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Autore: Xau    19/10/2015    0 recensioni
La Sephelir è, alla prima visione, una piccola marginale colonia al servizio dell'Impero Enalico, esplorante nuovi pianeti per volontà della Reggente e portante come un'enorme bandiera il messaggio di un potere infermabile.
Un'arca dalle origini sconosciute incontrerà la Sephelir nella sua fuga, portando due piccoli monili celanti energie nuove. I giovani perlustratori riceventi tali doni alieni quanto potenti diventeranno la mira della Reggente Imperatrice.
E si sa, Ella non esita a sacrificare, pur di avere ciò che desidera.
Tranne un'unica, imperdibile persona.
Attenzione: lo scritto presenta scene carnali con descrizione poco particolareggiata, triangoli amorosi e/o carnali, descrizioni anche dettagliate di uccisioni, parole scurrili, scene di violenza breve come durata e lieve o media come intensità.
Genere: Introspettivo, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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La volontà del gran Rettore dell'Accademia Tattica di avere al suo capezzale i due piloti appena ritornati è tale che se non fosse per la modestia e silenziosità dell'arrivo la navetta avrebbe avuto un degno dirottamento in direzione dell'anello abitativo, in piena zona protetta. Se fosse stato materialmente possibile, i due ragazzi sarebbero stati esortati ad atterrare direttamente nel suo ufficio a costo di mandare in frantumi l'ampia vetrata del livello nove dell'accademia.
Ma il viaggio era stato, con fortuna e una rapida preparazione, privo di fronzoli e mancante di tali schizzinosità. Honat, il calmo e freddo uomo della sala magna -secondo solo al Rettore come importanza- ha capito che i due non dovevano essere provati, evitando ogni cosa si basasse sul caso e riparandoli da occhi indiscreti, non facendoli intaccare dalla psicosi di informazioni che serpeggia senza pudore ovunque in ogni anfratto della Sephelir.
Non c'è mezzo di comunicazione, sia esso radiofonico, audiovisivo o neuronale, che non consumi i suoi segnali a parlare e discutere dei due giovani perlustratori tattici.
Come potevano scomparire ben 5 dia-cicli con l'impressione di essere in viaggio per un tempo molto minore? Quali segreti avevano ricevuto i due da una o più presenze che sono protette dalla fredda e immobile superficie nera di quella sfera marmorea? Cosa avevano mormorato i due allievi dell'accademia, dicendo parole come "pericolo", "Reggente" e "scappare"?
I giovani riescono a trovare riposo e il cruciale occultamento che li tiene al sicuro. Il susseguirsi di periodi di luce e di buio continua imperturbabile scandito dai possenti meccanismi della colonia, aggiungendo impazienza a una situazione già pressante.
E' solo alla terza notte e con i dovuti permessi che pochi occhi -fra cui Ishmir non è uno di questi- si riuniscono con Ame per ricevere risposta a tutti quei dubbi che scavano il cuore di ogni abitante.
Lei in quanto sovraintendente riceve le dovute cure, per quanto possa essere importante una ragazza che gestisce tre squadre di osservazione e ne tiene le redini. Lui parimenti dopo un'attesa che lo fa tenere fermo in accademia fino al pomeriggio successivo, riceve solo un invito ad una visita medica di routine e un gentile suggerimento di riposare a casa, ignoranza di attenzione che lo lascia sostanzialmente amareggiato e con l'impressione di non avere valore per nessuno.
Il gioco di ombre fra i due anelli che anima il tramonto artificiale lo accompagna come uno spirito lungo tutto il cammino e quando il sole ha terminato di nascondersi, rendendosi solo un ricordo fino alla mattina successiva, Ishmir penetra nel buio del suo quartiere.
A differenza dell'ampia dimora della compagna e sovraintendente, il piccolo appartamento di Ishmir è minimo ed essenziale e qualche centinaio di cubiti quadrati rendono l'idea di abitabilità di una casa che il ragazzo ha sostanzialmente comprato da solo: la vicinanza sociale ad Ame non lo ha tirato fuori da una situazione ancora disastrosa, dove il concetto di merito è applicato in un modo alquanto strano.
La zona 13 è quella che più di tutte è considerata a "reddito minimo". Anche in una pulita e ben pianificata colonia, ci sono quartieri per gente che si limita a vivere pacificamente non aspirando a valori alti, gli hesekle, "trascinatori".
I palazzi di dieci piani, squadrati, ammassati gli uni sugli altri e formati da appartamenti piccoli, nascondono locali e negozi che non si vedono spesso in altre zone: discoteche, bar notturni, zone di divertimento e secretosi dedali di stanze policrome dove regnano gementi piaceri carnali. La fama che possiede è tale da riuscire a scavalcare l'Habitat 00 sia come quantità che come qualità ed attirare una considerevole fetta della popolazione di Sephelir. Per chi non vuole tuffarsi nel torrente di gente che la notte scorre nelle strade ai livelli inferiori, ponti ombrosi saltano da un condominio all'altro, permettendo non solo una deviazione evasiva, ma anche una pratica scorciatoia.
Ishmir libera rapidamente la mente e percorre a passo da bersagliere il più alto delle passeggiate sopraelevate che rigano i claustrofobici isolati della zona, tracciando un percorso lineare fino al suo monolocale, posto a metà altezza di una grossa isola-condominio e raggiungibile solo con un vecchio ascensore a catena meccanica. Aperto l'uscio di ingresso, abbandona il borsone col marchio dell'Accademia all'ingresso, ma non seguita ad entrare, in quanto dietro di lui un tizio abbastanza corpulento lo saluta amichevolmente. E' Læsir, il vicino nonché gestore del locale che si espande per quasi tre piani sulla strada sottostante.
- Vieni, ti posso chiedere qualcosa? Ti offro un caffè. Di quello vero -
Ishmir acconsente. L'omone della porta accanto è un amico dal cuore d'oro, a prima vista lo si crede rude, ma non demorde nel sorridere. E' l'unico visto dal ragazzo non avere impianti neuronali. Perfino l'immancabile codice di riconoscimento univoco necessario come l'anima lo porta all'interno di un braccialetto disfabile a piacimento, che contiene solo un chip a radiofrequenza e un semplice orologio sincronizzato. Non è mai stato propenso a essere osservato e controllato a bacchetta: Læsir è un "fantasma", mai rintracciabile con precisione, invisibile, imprendibile.
Il giovane ricorda bene le sue parole.
"Se vogliono conoscermi, devono farlo guardandomi in faccia, non sondandomi nel culo".
Appena Ishmir entra, l'altro chiude con un gesto quasi teatrale il portone. Con prontezza porge al ragazzo una sedia mentre accende il fornello a induzione e butta giù una caffettiera a doppio filtro, ottimo per la magica polvere scura dall'odore morbido e penetrante.
- Hei, bambino -
Chiama sempre Ishmir bambino. Un nomignolo che il ragazzo ha saputo associare, sempre più paternamente, al vicino che sta vis-a-vis della sua porta.
- Ho sentito che hai avuto qualche avvenimento inaspettato nel guardare da vicino la colonia nera che ci scorta, giusto? -
Ishmir si riprende. Sa che con lui può aprirsi a parole, spesso anche meglio di quanto possa riuscire con Ame, senza pericolo di far annoiare o di lasciar scappare troppo: Læsir ha una modestia e una sincerità quasi disarmanti, retaggio della funzione che lo ha forgiato -e segnato- fino a qualche Isat fa.
- Si, non menti. Il tempo scorre in modo diverso attorno alla colonia. E' più un rifugio di segreti che una vera colonia -, Ishmir guarda fuori dall'ampia finestra che illumina la zona del salone e l'angolo cottura. La risposta del suo compagno di dialogo si riduce ad un silenzio consenziente.
- Ho visto delle donne alate, che si indicavano guardiane. Parlavano di come l'impero distrugge per espandere, cancellando mondi viventi senza pietà -
Il ragazzo ferma la spiegazione quando gli viene messa una tazza di caffè sul tavolo, davanti al suo posto. Rivoli di vapore che si alzano pigri sembrano accarezzargli il mento.
- Un messaggio, praticamente -, Læsir prende la sua di tazza e si poggia con disinvoltura sul bancale della cucina, cambiando espressione come se la bevanda nera di cui ne respira l'aroma scacciasse di colpo le sue preoccupazioni.
- Evadono da noi. Si dirigono verso una stella che considerano luogo di salvezza dalla nostra patria -
L'uomo alza appena gli occhi, senza proferire voce e lasciando continuare il ragazzo.
- Mi hanno dato questo. Sembra racchiuda una mappa -, Ishmir sfila l'anello abilmente nascosto anche al secondo dell'accademia. L'uomo tiene in palmo il piccolo oggetto e lo studia con occhi quasi meditativi.
- Più che una mappa, ho l'impressione che sia qualcosa che dona chiaroveggenza -
Ishmir è perplesso, - Cioè? -
- Si parlava un tempo di oggetti che permettono di vedere avvenimenti come se fossi li, anche quando sei a distanza di milioni di aurali. La fama di racconti su tali oggetti, con tanto di prove e immagini, era così insinuata che la Reggente ne voleva creare uno. Poi sai come è andata a finire la serie di esperimenti. La luce nera -
Ishmir si rimette l'anello al dito, osservandolo con genuina curiosità.
- Anche la tua sovraintendente Ame ne ha uno? -
Le parole di Læsir fanno alzare lo sguardo del ragazzo. L'altro continua a spiegare per evitare stati di suspance.
- Se quelle guardiane -come le chiami- vi hanno parlato dell'Impero e quindi vi hanno dato l'anello, o si tratta della più grande bufala sentita, oppure gli anelli che portate hanno potenzialità potenzialmente illimitate. Cosa racchiudono? Possono anche essere intrisi di energie sconosciute e molto potenti -
L'uomo spalanca gli occhi indicando con le pupille il dito del ragazzo abbracciato dal gioiello alieno.
- La cosa sicura ora è che devi stare attento per un po'. Hanno sete di informazioni -, conclude mentre prende un altro sorso di caffè.
Proprio all'ultima sillaba, due tocchi decisi rischiano quasi di abbattere la porta. L'uomo apre con calma la porta, ignorando la forza che ha rischiato di abbattere ingresso e muro. E' la cassiera del locale, prorompente e muscolosa, che Ishmir conosce di sguardo. Lei riconosce il ragazzo.
- Ehi, salve, come ti butta? Mi dicono che sei famoso. I giornalisti sono gente malvagia -, proferisce la donna con voce squillante, mentre si risistema la maglietta senza maniche che lascia scoperto il ventre.
- Si, sono fantastici come il budino scaduto -, risponde il ragazzo quasi sorridente.
La donna ride di cuore, poi dice una veloce frase all'uomo.
- Venti nillit, il locale è già sotto attacco dai clienti in attesa -
Si salutano a gesti. La discoteca gestita da Læsir, che frutta ogni volta una quantità difficilmente calcolabile di crediti, è la più grande all'interno dell'areale ed una fra le più gettonate. Ishmir ha accesso libero e come cliente speciale sa a menadito ogni angolo, dall'ampio atrio anteriore alle stanze silenziose dedicate a giochi focosi di ogni tipo. Prima di sdrammatizzare la sua tristezza decidendo di gustare qualche coctail serale, decide di rinfrescarsi con una doccia e quindi di riposare per breve tempo, quasi impaziente di affondare nel giaciglio che non tocca -secondo i calcoli temporali confabulati dai rettori- da ben nove dia-cicli.
Il sonno seppur ben voluto non è agevole; uno strano tintinnio continuo gli risuona in testa, scuotendo il mondo onirico in cui si è rifugiato. Si accorge che l'anello brilla e manda impulsi insistenti lungo il suo braccio biomeccanico: solo quando lo avvolge con le dita dell'altra mano l'oggetto si calma, ritornando completamente inerme.
- Meglio svuotare la mente -, dice fra se e se a bassa voce.
Scende senza fatica, prendendo l'elevatore che serve una parte dei piani inferiori -ancor più vecchio di quello usato da lui per rincasare- che lo porta in un vialetto laterale molto stretto. Malgrado sia presto, le stradine sono animate da un viavai di persone; un paio di posterule che aprono sul vialetto, presidiate da donne creatrici del piacere, servono per smaltire la calca che oggi sembra essere più del solito.
Una delle mistress guarda Ishmir come per tentare di riconoscerlo.
- Tu! -, gli fa.
- Esfla -, gli risponde il ragazzo -, tante persone, vedo -
Lei vive tre piani più in alto, ma si chiamano vicini. Uno degli appartamenti è vuoto, l'altro abitato da un turnista che lavora come smistatore di merci e viene a casa solo tre oscillanti a notte.
- Troppe, oggi, ho servito già venti clienti e non sono passati nemmeno due oscillanti. Ho visto l'ometto della porta accanto pensieroso -, dice lei alludendo a Læsir.
- Il suo locale è già pieno. Anche lui è messo male con la calca -, mente. Non vuole dire ad Esfla riguardo il vero motivo. L'uomo tiene a lui e sta presumibilmente sta tentando di capire cosa fare riguardo agli avvenimenti che Ishmir stesso ha raccontato.
Il ragazzo si avvicina alla posterula. Esfla è formosa, vestita in una tunica di seta -senza biancheria intima- che lascia immaginare anche i più piccoli dettagli. Ha lunghi capelli dalle ampie boccolature riccie, candidi e quasi iridescenti, come le pupille estremamente grandi, da bambina. Lei e Læsir erano in precedenza in un rapporto amoroso durato poco, ma estremamente movimentato. Ishmir è praticamente la sua mentore di esperienze e sentimentalismi così imprevedibili. Quando il vicino non c'è, è lei ad offrirgli il caffè.
- Ancora birbante? -, dice lei sorridendo.
- No, per ora solo spensierato. Credo che non ti dispiaccia ritornare con l'ometto -, dice Ishmir alludendo anche lui alla stessa persona.
Lei gira la testa e arrossa. Si riprende in fretta.
- Non si sa mai -, conclude lei in modo criptico.
Il ragazzo la saluta con un piccolo gesto.
Appena piega l'angolo e mette piede sulla viaria maggiore, l'enorme locale gestito dal bonario vicino appare in tutta la sua imponenza.
L'Xtas è il regno dell'assoluta libertà dell'isolato e le sue insegne dalle mille luci si aggrappano come tentacoli sui ponti superiori, coprendo con una coltre di luci artificiali appartamenti, edifici, strutture portanti: il corridoio urbano rinchiuso fra la fila di palazzi è parte del locale stesso. Læsir sa il fatto suo e quali effetti porta la nascosta fama della notte.
Minuziosi ghirigori cingono l'ingresso inferiore, sovrastato dall'enorme immagine da 5 piani d'altezza dell'insegna del locale, nientemeno che una descrizione di cosa si trova all'interno: una donna completamente nuda, troneggiante dritta su una ninfea nera cristallina e tenente una fiamma in ogni mano, una scura del piacere e l'altra chiara del sonno che segue, circondata dalla policroma chioma di capelli vaporosi e dalle sottili e annodate decorazioni orientaleggianti.
Il ragazzo butta lo sguardo lungo quel canyon fatto di edifici, ponti e luci. Compara l'Xtas col locale dove lavora Esfla: l'ultimo sembra una piccola virgola in confronto al primo.
La cacofonica atmosfera che lo avvolge appena entra non lo intacca in nessun modo e rapido evade all'ultimo piano, dove trova posto l'area più riservata e costosa. Ad uno scambio di sguardi, il buttafuori a guardia della porta apre la strada a Ishmir e quindi richiude l'accesso. Ame può avere agevolazioni tattiche superiori, ma qui la situazione è ben diversa. La sua parola qui sarebbe solo una serie di sillabe smorte senza alcun minimo effetto di comando.
Il ragazzo ha sperimentato questa situazione di impotenza svariate volte. La zona 13 ha una propria protezione e necessita di propri permessi, tanto che ogni abitate è sempre armato di una carta nera, una scheda elettronica che da accesso i numerosi bar notturni qui presenti, vagando lontano dagli occhi del governo che difficilmente attecchisce con i suoi tentacoli in questi isolati letteralmente autogestiti.
Inserisce la sua carta color carbone all'interno del lettore che sovrasta un tavolino vicino ad un secondo ingresso e digita il codice di transazione a sette cifre, sbloccando privilegi dedicati a lui e ad altre due persone fra quelli che a migliaia riempiono l'Xtas ogni notte.
- Uhu... Stanotte solo tu hai il dominio della zona VIP -
Una voce femminile con un'ombra lievemente sensuale riempie la stanza completa di un piccolo bancone ed un'area di riposo a se stante. Normalmente quella stanza è luogo di chi sfoggia soldi consistenti o carte nere piene di promettenti codici di pagamento e non certo di ragazzi senza sonno, ma la donna in abito da sera che serve al bancone sa molto riguardo la vita passata di Ishmir. Anche lui, allo scambio di sguardi, riconosce il viso della giovane donna dalle pupille scarlatte.
- Solo io. Devo pur staccarmi per una notte, dopo le notizie che mi tartassano -
Il ragazzo fa un impercettibile sospiro, ma non smette di staccare gli occhi da lei, una persona che da quando lui vive in questo quartiere del divertimento, non l'ha abbandonato. I due si conoscono prima ancora che il giovane venisse a conoscenza del suo attuale vicino e amico.
- Riconosco quello sguardo -, risponde lei all'espressione del ragazzo: - Non hai mai perso il tuo vecchio io, vero Ishmir? -
Lui sorride appena, dicendo tutt'altro che la risposta.
- Un coctail alla ghiacciomenta, fatta dalla migliore della zona 13 -
Lei è lusingata da quella frase. La migliore. Non è una barwoman con i fiocchi, non è nemmeno fra le migliori, ma non vuole ribattere: il tono di quella frase del ragazzo sembrava quasi attraente e maturo.
Lo osserva con la coda dell'occhio attendere composto, mentre prepara con rapidità il coctail chiesto. E' lei la guardiana assoluta di quella zona e nessuno, nemmeno la testa dell'Xtas, può entrare senza suo esplicito permesso. Sono solo loro due, in un'oasi di silenzio che con difficoltà può essere profanata.
Il bicchiere di cristallo, contenete la bevanda leggermente granitata, è poggiato con un gesto enfatizzato sul bancone, sotto il naso di Ishmir.
- Credi che un io libertino e quasi lussurioso venga cancellato facilmente? -
Lei, alla domanda del ragazzo, arrossisce. Lussurioso. Si gira subito dall'altra parte e strizza gli occhi, pensando al divertimento avuto insieme, loro due. La differenza di età non è molto grande, lei avendo appena un quarto degli anni del ragazzo in più.
I pensieri viaggiano veloci, conosce la vita duale di Ishmir: lei è compagna della parte scura e focosa, mentre Ame -sua sovraintendente- trebisonda della parte più modesta e calma. Cadetto stipendiato, ha viaggiato con le sue uniche forze, lei vedendo quel ragazzo maturare, poi evadere con la mente e dopo le ronde tartassanti di perlustrazioni da allievo fresco d'accademia, scappare via anche col corpo.
Ishmir non è mai stato un tipo da servitù e Ame, seppur amica d'infanzia del giovane, appariva quasi un'intrusa che ha interrotto il viaggio di fuga del ragazzo, riportandolo qui. Tutt'ora vibra di un'energia che fatica ad essere tenuto dentro un solo corpo.
- Ehi... -
Quella ragazza, seppur col cuore inseparabile da quello del suo compagno carnale, non sarebbe mai riuscita a scoprire completamente la seconda intricata natura che gi permea il cuor--
- Zemla -
Una voce chiama il suo nome, interrompendole i pensieri. Si accorge solo adesso che la mente viaggiava senza freni. Si gira e vede gli occhi neri di Ishmir, come fossero di perfetto vetro, osservarla con un lieve tocco di preoccupazione, sentendo le dita sicure avvolgere la sua mano.
- Zemla, smettila di perderti. Ho per caso fatto scattare qualcosa? -
Lei sorride, nascondendo un poco la faccia coi capelli rosso scuro. Stupido lui, chiedere se ha esagerato mentre le tiene la mano.
- Tutto a posto -
Il ragazzo porta dietro la mano della donna, facendola girare e portandola a meno di un palmo distanza. Sembra quasi proteggerla, malgrado lui sia più alto di solo una mezza testa.
- Non ti credo, perché? -, lui avvicina maggiormente la donna, arrivando ad essere petto contro petto.
Lui cinge delicatamente la vita di Zemla, invitandola a guardare negli occhi neri, ora permeati della matura empatia e preoccupazione che segnano solo ed esclusivamente lo sguardo di Ishmir. Seppur nascosta, la poliedrica parte scura e calda del cuore del ragazzo non è per nulla spenta e dissolta: solo paziente e in attesa del momento giusto.
- Non ti preoccupare -
- Pensavi di nuovo a me? E' stata solo una fuga disperata, per nulla calma. Solo uno sfogo -
Lei spezza l'abbraccio, allontanandosi e invitando il giovane a sedersi dalla parte giusta del bancone.
- Non è stato uno sfogo, sono ancora triste e arrabbiata per non avermi detto niente -, lei gira lo sguardo, crivellando il ragazzo, che risponde con uno sguardo calmo e per nulla accidioso.
Ha ragione. Alla donna davanti a se deve tutto, le deve l'amicizia ora ben consolidata con Læsir, le deve i privilegi all'interno di questo locale, le deve le numerose persone che in questo isolato lo hanno aiutato, le deve la forza che lo ha portato fin qui.
Le deve la sua stessa vita.
Abbassa lo sguardo e a Zemla non sfugge.
- Si. Scusa per essere fuggito senza averti detto niente, senza averti presa con me -
Il momento di silenzio sembra dare peso ad un'ultima semplice frase.
- Grazie di tutto, Zemla -, conclude il ragazzo con una nota melanconica.
Lei inclina la testa, colpito dall'alleggerimento del ragazzo. Si gira e scompare nell'area posteriore a riprendersi dall'incontro singolare. Sente passi e si gira, vedendo che il ragazzo l'ha seguita. Nota uno sguardo calmo ma penetrante.
- Che c'è? -
Lui sospira appena.
- Ancora una volta, come in passato -, risponde breve Ishmir.
Zemla è perduta, agita leggermente la testa per l'incredulità. Il ragazzo è sull'uscio, retto e sicuro, fermo sui piedi, forte con lo sguardo. La natura più focosa del ragazzo aleggia nell'aria e lei sembra quasi percepirne le punzecchiature che la stuzzicano.
- Non proverai colpe? -, lei si sforza di non avere il respiro affannoso.
- Per stanotte, no -
Il tono dell'altro appare sincero, senza tremolii. Ha visto tante volte un Ishmir irrefrenabile, dotato della capacità di liberarsi completamente.
Viene abbracciata sensualmente dal ragazzo, mentre viene portata verso il letto che usa per riposarsi fra un turno e quello successivo. Gli ritorna in mente l'energia senza limiti del giovane di un tempo, che sembra riaccendersi e quasi se ne compiace. Ha ragione in fondo: per una notte, è bello liberarsi di tutto.
Ishmir la sovrasta, liberando le chiusure inferiori dell'abito da sera e scoprendo le gambe nude e lisce della donna. Lei incentiva ulteriormente il gioco carnale, sbloccando le chiusure pettorali del vestito e scoprendosi completamente, quindi si abbandona al piacere sfrenato e sudato.
 
~~~
 
La voce del giorno rischiara la penombra che ha dominio sul quartiere. La notte si ritira nel suo riposo di luce, mentre l'ampia finestra dell'appartamento lascia passare i raggi soffusi che con toni rosati arrivano a sfiorare il letto.
Ishmir, lento come se giocasse un anemico balletto, apre gli occhi e scosta con delicatezza le coperte che nascondono una Zemla dai capelli scompigliati e dal respiro ancora fremente.
Lei ha avuto esperienze con la libido estrema del ragazzo, ma stanotte sembrava quasi che lui volesse far l'amore fino alla morte per la sfrenatezza e l'eccesso di estasi provata.
Il ragazzo l'ha portata in braccio, di corsa, dentro il piccolo appartamento, non volendo interrompere per nessun motivo il gioco paradisiaco nemmeno dopo l'orario di chiusura del locale. Completamente priva di forze, non può -e non vuole- ribattere contro l'abbraccio che lui fa per ristorarla, calmarla e scaldarla. Zemla lo guarda brevemente con gli occhi stropicciati, sfiorandogli appena il torace che a lei sembra ben formato, ma al contempo quasi in procinto di crepare in schegge. Tocca con delicatezza il petto nudo, percependo la compenetrazione fra metallo e carne che si spinge fino allo sterno del giovane, proteggendo morbosamente il reattore energetico portatile che funge da pompa per il sangue impuro. Risale con la mano lungo la parte sinistra del torso, dove l'altra metà del torace si modella in fasci muscolari avvolti dalla pelle ancora morbida e piena di calore.
- Ehi, scusami per stanotte, sono stato troppo infrenabile -, sospira appena Ishmir. Lei non lo guarda, assorbita dal battito vagamente metallico che ascolta morbosamente poggiando l'orecchio.
- No, non è vero. M-mi hai fatto stare bene. Uh... Vale la pena aspettare... -
Lei, nata a Zhenlhar, pianeta che vive solo di locali notturni e alcolici, è stata sempre abituata, tristemente e inesorabilmente, a essere solo una schiava del piacere che poteva essere profanata a seconda di come giravano i soldi. Ma fu proprio il suo capo e protettivo amico, Læsir, allora un modesto e recalcitrante Sephelirano, a prenderla con se e ad allontanarla da quel maledetto quanto decadente posto.
"Vedo in te cosa non ho visto in nessun'altra."
- Vedo in te cosa non ho visto in nessun'altra -
La frase allora detta da chi ha spezzato quello che sembrava un destino forzato si sovrappone a quella detta dal giovane i cui occhi sono animati dalla stessa luce che ha percepito allora, isat e isat prima. Si è promessa che solo con una persona per lei speciale e unica si fosse scoperta con fiducia, con cuore e con corpo, quella persona rivelandosi Ishmir. Per lei è uno strano amante, col cuore diviso fra due ragazze.
- Oggi non ho insegnamento all'accademia, sono presi dai resoconti riguardo l'altra colonia -, parla lui spezzando il silenzio sbrinato dall'alba, come a prevedere la domanda di Zemla e ad alleggerire il suo dubbio.
Muove gli occhi ad affermare tutto, sopratutto quello che pensa la donna: si, lui ha un cuore diviso fra due ragazze, e senza una metà l'altra cade.
- Cosa è successo esattamente? -, chiede lei, stringendosi maggiormente al ragazzo come a voler sentire ogni parola da lui detta.
- Tre donne di luce, dentro la colonia. Mi hanno inviato i loro pensieri su come l'impero distrugge interi mondi seguendo le voglie della Reggente. Poi mi hanno dato un anello. Per ora, è solo un piccolo oggetto freddo e inerme -
Per non destare sospetti, fa vedere il candido oggetto davanti agli occhi di Zemla, che lo prende e lo studia. Anche per lei appare solo un silenzioso manufatto fatto di una vetrosa pietra candida, levigato alla perfezione e senza scritte.
- Angeli di Luce, che dicevano di essere Sablin -, conclude lui, mentre impercettibilmente asseconda la volontà di Zemla di rimanerle attaccata, corpo contro corpo. A lei vengono in mente dicerie su un'antica razza di guardiani eterni, esseri di luce che plasmerebbero stelle e pianeti per mantenere in equilibrio dimensionale il cosmo.
- Ben un intero diaciclo senza dover andare all'accademia, eh? -
- I doveri di perlustratore premono molto. E' anche per questo che ci vediamo di rado -, il ragazzo parla con un tono vagamente cupo.
- Ma come hai detto tu, vale la pena aspettare -, conclude, poi bacia la donna sul petto, alla base del collo, facendola tremare leggermente. Prende quindi il lenzuolo e lo scosta, lasciando il corpo nudo di Zemla in balia della frescura dispettosa.
Ishmir prepara svariate cialde che decora con sciroppo e affianca con malkar, un succo di frutti scuro e tanto dolce da dover essere versato in tazze opportunamente refrigerate per evitare che fermenti eccessivamente. La donna mangia corposamente e ben presto si ritrova più sazia di quanto anche lei stessa si aspetti.
- Dannazione... Ogni volta mi fai venire troppa fame... -, dice con un'espressione corrucciata, ma non si lamenta più di tanto. Succede ogni volta che le notti gementi avute con lui l'abbiano seccata di tutte le energie, come fosse una strana firma del ragazzo sul suo corpo.
Dopo la colazione, Ishmir decide di accompagnare Zemla a casa. La via fino a poche ore piena fino allo stremo è deserta e solo qualche drone di sorveglianza vola come ubriaco fra le gole urbane.
La strada che separa le dimore dei due copre una notevole distanza all'interno della zona e anche scegliendo le passerelle sopraelevate, che permettono il percorso più breve, si devono percorrere almeno nove isolati a piedi.
Anche i più sperduti reduci delle peggiori bevute sembrano aver ritrovato la loro strada di ritirata e non si vede anima viva. Le insegne che a decine coprono e celano la passerella su cui camminano sono spente.
La casa di Zemla è in un torrione che si alza per un paio di piani sopra il condominio soprastante, pertanto risulta molto illuminata e areata. Normalmente una casa di questo tipo avrebbe un prezzo esoso, ma quando la acquisì era ancora abituata ad una vita decadente e pertanto riuscì con successo a pagare in natura, per quell'ultima volta in cui necessitava di farlo per costruirsi un nuovo percorso di esistenza.
Ishmir conosce la costruzione senza difficoltà e sa che, seppur molto vicina alle nuvole, essa offre una sorpresa ancor più grande agli amanti del cielo.
Una passerella di ferro che parte da uno dei balconi salta due campate fra vecchie antenne e parabole macchiate dalla pioggia, arrivando ai piedi della struttura metallica e scheletrica di un ripetitore dismesso. La torre metallica si erge con una punta di lancia per oltre trenta tese, offrendo una piccola piattaforma di osservazione su cui salgono i due. Da lassù, la vista spazia tutto intorno: verso l'alto, si nota il cerchio dello spazio abitabile della colonia, tagliando la volta celeste accompagnato dall'asse della colonia; verso il basso, l'orizzonte arriva alle mura di contenimento che cingono i bordi dell'enorme anello. Ci si sente perduti nell'aria; se si alza il braccio si potrebbe sfiorare con il dito il resto della colonia, percependo le fini pieghe delle montagne, le strutture delle città, l'acqua dei laghi e dei fiumi che bagnano le valli.
Poggiati schiena contro schiena, i due non si dicono niente, perché non sentono il bisogno di parlarsi. Lui sfiora le nocche leggermente screpolate della donna, mentre non esita a fissare il pilastro sede dell'accademia, dove probabilmente Ame è sotto le incessanti domande del governatorato.
- Pensi che la tua sovraintendente sia a contemplare il cielo, come noi? -, Zemla percepisce l'immobilità di Ishmir.
- Spero solo che non venga tartassata... Lei ha molto a cuore la sensazione della brezza sulla sua pelle... Di questi ultimi tempi, è l'unica cosa che le porta pace -
Dall'altra parte della colonia, Ame ha finalmente un momento di tregua dopo che per sei incessanti oscillanti ha dovuto spiegare ogni minimo dettaglio di cosa ha visto nella colonia.
Non avendo cipiglio, forza e tempo per riordinare i pensieri durante la seduta per prepararsi anche minimamente alla domanda successiva, ha risposto meccanicamente a tutto, parlando anche del candido anello che si è ostinato a rimanere immobile e freddo anche sotto le più ardue verifiche degli scienziati ritiratisi nei laboratori dell'accademia.
Il sonno di stanotte non l'ha nemmeno rimessa in sesto, così come nei giorni precedenti. I permessi di ritorno a casa in un momento così delicato sono zelanti e non di rado concedono solo pochi oscillanti per il riposo.
Col fiatone per la stanchezza dialogativa e per lo stress che la avvolge come filo spinato, sente il bisogno di stare un po' alla luce del giorno, intiepidendosi l'anima. Arriva al primo luogo panoramico di ristoro che trova lungo i corridoi, buttandosi di peso sulla panchina vicino all'ampia vetrata. Alza gli occhi a guardare la zona 13, che da quella distanza appare come un reticolo ordinato di palazzi squadrati che occupano quasi tutta la larghezza della fascia abitabile dell'anello, coprendo il relativo spicchio che la zona occupa con una brunastra colorazione rigata da passeggiate sopraelevate.
La zona dei fantasmi e di chi cerca fuoco notturno. Veramente Ishmir è un hesekle fra gli hesekle? Oppure il suo sottoposto è un cuore più luminoso, finalmente cambiato dopo quella fuga disperata?
Allora, lei era triste ed è vero: anche lei era fuggita in fretta e furia per rincorrerlo. Si ricorda ancora come piangeva continuamente mentre guidava la navetta, sempre così lontana nel non riuscire a recuperare il giovane, sempre così vicina nel vedergli un sorriso, o gli occhi tremendamente preoccupati.
- Coordinatrice Ak'an Tau, vi sentite bene? -
Al tono cupo di un membro della seconda quadra che lei controlla, Zaphin, si accorge che piange silenziosamente. Si asciuga velocemente le lacrime che rigano le sue guance e annacquano gli occhi enormi e lattescenti.
- S-si. Tutto a posto, è solo la tensione dell'interrogatorio -
Ame risponde con voce anemica, riuscendo a liquidare con gentilezza il ragazzo. Poggia il palmo contro uno dei distributori automatici nella piazzola panoramica, inviando attraverso grazie agli impianti un silenzioso comando per la preparazione di una bevanda calda. Sotto, il tessuto cittadino che circonda il pilastro è parzialmente nascosto da rivoli di nebbia mossi dal vento lieve e costante. Dalla parte opposta dell'habitat, sopra la sua testa ed oltre i piccoli batuffoli di nube, nota come grosse e lampeggianti nuvole coprano la superficie interna del sottile arco d'anello con scuri e burberi temporali, strisciando in direzione della zona dove ha dimora Ishmir.
Ah... Voleva fare qualcosa, affinché lui non viva più in quella zona. Aveva sottoscritto cinquantatre volte la richiesta per una nuova casa e cinquantatre volte le è stata respinta.
Mentre beve il tè appena preparato, sfregando col dito sottile il margine vetroso del bicchierino, pensa a quanto pesante sarà l'ottavo e ultimo interrogatorio, il più lungo.
Ogni persona dell'accademia deve essere dotato di una forte e resistente salute mentale, il motto dell'accademia conferma questa necessità con semplice carisma.
Il nostro occhio sano guarda per voi lontano.
Un occhio che deve essere mantenuto sveglio, perché non c'è miglior persona sulla Sephelir se non quella che osserva e mappa nuovi spazi galattici, una funzione che non deve dare errori.
La colonia è stata creata proprio per questo.
Lei si sottoporrà fra poco proprio al dialogo che proverà che è ancora logica di pensiero e che niente sia stato solo una semplice macchinazione della sua mente. Possono interrogare pure il suo compagno Ishmir, ma non è abbastanza importante: dei 7 livelli di classificazione, il giovane appartiene al livello bianco, il più basso. Lei è sostanzialmente più vicina come livello di importanza al gran rettore che a quelli che non rare persone chiamano suoi "schiavetti", in fondo una mezza verità, che accentua come le tre squadre che ha sotto le sue redini siano in tutto e per tutto sue estensioni sensoriali.
Ogni tanto, aveva rimorsi sul fatto di essere al livello giallo.
- Signorina Ame Ak'an 39-Tau, ho notizie per lei -, si presenta nella piazzola una donna in uniforme modesta ed elegante, che schiocca un piccolo colpo di tosse per assicurarsi che la ragazza l'ascolti
- L'ultima sessione dell'interrogatorio è stata annullata. Le abbiamo dato la possibilità di riposarsi per tre dia-cicli, prima di ricominciare la sua funzione di sovraintendente tattico. La vostra squadra numero uno, unico membro Ishmir Atbe 18-Pha, è stata dichiarata temporaneamente non adatta a funzioni accademiche -
Alle parole della messaggera, Ame gira la testa. Una squadra temporaneamente non adatta può anche essere irradiata dall'accademia a priori. Ishmir è sul punto di essere exmatricolato. L'altra non è intaccata minimamente dallo sguardo dubbioso che la martella e continua con indifferenza.
- La vostra squadra numero due, composta dai membri Ezos Esem 73-Huj, Eper Zaphin 06-Hne e Oji Nake 98-Ji è attualmente sotto comando del sovraintendente Klensir. La vostra squadra numero tre, composta dai membri Lifraya Ezina 52-Khu e Jonfla Esloy 02-A'a, è sotto la sovraintendenza diretta di Honat -
La donna interrompe  per qualche momento la sua parlata, prima di concludere con un saluto e allontanarsi non prestando minimamente attenzione ad un'eventuale risposta della giovane.
- Buona giornata -
Ame è incredula. Se non fosse per la sua diplomazia, si sarebbe buttata addosso a quella donna che come un essere astrale nefasto aveva dettato la caterva di brutte notizie tutte in una volta. Ma non può prendersela con una semplice addetta. La situazione è oltre le sue capacità gestionali, tra l'altro ora sospese.
L'anello che rinchiude segreti donati a lei sono sotto le mani della squadra di ricerca, che ha ricevuto l'ordine di stabilire il contenuto delle informazioni anche a costo di dover distruggere l'innocente oggetto.
Non può fare altro che attendere, decidendo di uscire. La situazione è completamente esaurita, come una torcia dalle pile oramai scariche e si nota anche con i più basilari permessi. Solita chiamare i mezzi di trasporto con un rapido tocco di anulare, basandosi sulla maestria della comunicazione delle sue neuro-estensioni, stavolta l'impeccabile gesto è rovinato dalla scadenza voluta dei permessi all'interno del pilastro: deve confermare la chiamata di un semplice ascensore ben cinque volte, arrivando ad attenderlo mettendosi seduta vicina alle porte scorrevoli.
- Ame -
Nel momento esatto in cui le porte si aprono, la ragazza è chiamata da Honat. Riconosce immediatamente lo sguardo freddo e immobile, che caratterizza un viso macchiato dall'età ma forte nei lineamenti.
- Vieni -
Cosa non rara ma che la sorprende sempre, lui allunga la mano ed Ame arrossa quasi per questo gesto. Uomo bonario e gentile, lei rappresenta per esso praticamente una figlia, come una figlia è solo lei per Honat. Gli altri sovraintendenti, forse perché -escludendo un paio di strateghi- poco brillanti e poco rispettosi delle loro squadre, non sono mai stati a genio di chi coordina le operazioni di ogni persona che si presenta ogni mattina qui.
Non ha fatto trasparire niente di quello che tiene nel suo animo: il valore della sua giovane discepola come "figlia" di accademia, la dedizione che le ha riservato, un rispetto per lei che forse nemmeno Ame stessa può immaginare.
Ma sopratutto, non può far trasparire la storia su come lei è arrivata all'improvviso. Sarebbe, se trasposta a parole stampate, una storia degna di un romanzo di fantascienza.
Un secondo ascensore, più spazioso, si apre esattamente quando lui è davanti alla porta. Una volta i due all'interno, Honat fa salire l'elevatore e arrivano in poco tempo nella zona di ricerca.
I corridoi sono cerulei e a dare il benvenuto è un droide sferico completamente bianco, che levita senza minimo rumore scrutando il viso dell'uomo in modo sommario, poi quello della giovane in modo più insistente.
- Klafnè sho, Azmàl es'nhe da -, sillabe squadrate dette da Honat calmano l'automa, che si ritira a debita distanza. Ame riconosce il parlato aulico che solo scienziati, politici e tecnospiritici conoscono. Il droide è programmato per non dialogare con la gente comune.
- Ame Ak'n Sebl-Hoth-Tau, azòlne kron'l-lè sha -
Con un comando di permesso per la ragazza, Honat allontana il droide, che prontamente autorizza all'apertura del portone di sicurezza che da accesso ai laboratori. Gli ambienti asettici, minimalistici e sterili dell'ambiente di ricerca circondano i due fino all'arrivo della stanza in cui è presente l'anello.
Ame non vede nessuno, come se fossero tutti scappati. O scomparsi nel nulla.
- I ricercatori? Dove sono? -
- Lo scoprirai, devi conservare ciò che ti darò dal laboratorio, cioè l'anello e la matrice di memoria con i resoconti. Non lasciarli a nessun altro per nessun motivo -
Il sovraintendente modifica i registri elettronici con pochi tocchi, prendendo l'anello e poi il dispositivo di memoria da uno slot del tavolo pieno di ologrammi.
- Questi sono tuoi. Dobbiamo evitare che la Reggente debba sapere qualcosa, non è una persona molto consenziente con chi non le da ciò che desidera -
- Cosa sta succedendo? -
L'uomo sospira, - Sembra che l'anello abbia qualcosa di potente dentro di se. Credo che solo tu puoi gestirlo -
Ame ha lo sguardo preoccupato mentre scendono con l'ascensore al piano più basso del complesso.
- Honat, cosa farai? -
- Cancellerò i registri neuronali che ti riguardano, che riguardano i vostri oggetti. Sembra che il Rettore voglia parlare con la Reggente ed evitare che la voce si sparga -
- Aspetta... Cosa?! -
Honat si limita ad annuire. Indica il pilastro 1, sede del governo.
- E' un anello bramato quello che hai, Ame. L'Impero ci manderà tutti alla deriva -
Escono dall'ascensore direttamente a livello terra. Lui si congeda rapidamente, ma non prima di rispondere all'ultima domanda di Ame.
- La Reggente sarebbe in grado anche di eliminarci? -
- Ci eliminerà. Non porlo come una domanda. Una volta avuti gli anelli, ci manderà tutti al sonno senza fine. Vai nella zona 13, so che li abita il tuo sottoposto Ishmir. In quella zona non ti possono rintracciare. Parla di questo con modestia e solo a pochi -
Manda Ame a ritirarsi, prima di dirigersi a passo sicuro verso il pilastro 1, sede anche della Guardiana Mnemonica. Ame è colpita dalla preoccupazione del secondo dell'accademia.
Sale nel più accessibile treno a levitazione e decide di ritornare a casa per riprendersi. Almeno incontra Ishmir e riceve anche lei qualche chiarezza, anche se con tutta probabilità il giovane ne sa quanto lei adesso. Gira fra le mani l'anello, che rimette al dito, sentendo un tepore provenire dal piccolo monile.
Fissa poi la sua attenzione sul piccolo dispositivo prismatico di cui fra poco saprà solo lei: accedere alla Guardiana permette praticamente di controllare la memoria di chiunque nella colonia detenga impianti di espansione cerebrale.
Quasi correndo, entra in casa con tale foga che una volta superato l'uscio cade a terra distesa. Tremante e col fiatone per la fretta, collega subito il dispositivo al proprio tavolo olografico e attende la lettura della matrice di memoria.
Resoconto #79-31795, Anello Sablin.
La ragazza tocca l'icona di riproduzione, facendo avviare il video.
Nella piccola finestra, vede come un dispositivo di eccitazione invia un impulso luminoso all'anello incastonato in un supporto sperimentale, facendo apparire l'eterea mappa di centinaia di galassie. Nota le stesse immagini che ha percepito dalle donne alate dentro la colonia, poi sente una voce disperata urlare il suo nome. Nel video, l'anello sembra quasi piangere, chiamando insistentemente la giovane con una voce di spirito che assorda tutti i presenti, fino a quando il video comincia ad essere sgranato a causa delle perturbazioni che colpiscono la telecamera. Appena i disturbi scompaiono e il video ritorna nitido e chiaro, la ragazza sgrana gli occhi.
- L'anello... -
Non riesce a dire altro, mentre i fotogrammi scorrono animando l'ologramma di riproduzione. Dal candido oggetto donato dalle Sablin si sprigiona una grossa sagoma di luce, che con velocità prende e abbraccia tutte persone, assorbendone l'essenza vitale come avesse invisibili e saettanti tentacoli. Gli ultimi attimi di video fanno vedere come i corpi inermi, cadendo, si riducono in fine polvere che prende posto della carne e dei vestiti, mentre l'essere di luce riscompare di nuovo nell'anello e lascia spazio ad un silenzio surreale.
E' questo che lei tiene in mano? Un fautore di morte?
Stringe l'anello, lanciandolo lontano. Vuole disfarsene, ma non può andare contro le parole di Honat.
L'unica soluzione è--
I pensieri della ragazza vengono interrotti da un improvviso senso di appesantimento. Sente come i suoi impianti si spengono, mentre nella casa ogni oggetto elettronico cade uno dopo l'altro all'assenza di energia. Il tavolo, senza più sostentatori a levitazione operativi, cade con un tonfo secco per terra.
A terra, l'anello inizia a levitare e una grossa sagoma di luce, simile a quella vista nella registrazione, punta verso la ragazza immobile dal terrore.
Gli occhi tremanti vedono la mano dell'essere di luce avvicinarsi alla sua testa... e carezzarla.
Ame sente la mano sfiorarle la fronte e percepisce un tocco amichevole. Quelle dita di energia scendono lungo il collo, poi si poggiano sul petto della ragazza, all'altezza del cuore.
Una voce eterea risuona dall'anello, prendendo dominio dell'aria.
- Non mi lasciare... Non mi lasciare alla paura... -
La sagoma scompare e la ragazza solo allora si rende conto della tristezza nella voce dell'anello. Le necessita di oltre un paio di nillit per ripiombare nella realtà e si accorge di centinaia di voci concitate provenire dall'esterno, come scandalizzate. Uscita sul terrazzo, riesce a richiamare l'attenzione di un vicino affacciatosi anch'esso e chiede spiegazioni.
- Cosa sta succedendo? -
- Parlano di un blackout. Ho appena contattato i servizi col comunicatore di emergenza. Dicono che almeno un paio di isolati sono al buio e ogni sistema elettronico spento o distrutto -
Ame si gira d'istinto e rientra in casa, prendendo il dispositivo di memorizzazione e mettendoselo in tasca. Con mano tremula recupera anche l'anello, caldo, luminoso ed ancora permeato da una lieve elettricità statica.
 
~~~
 
Ishmir si alza d'improvviso, spezzando il fuggevole sonno pomeridiano che lo aveva silenziato appena rincasato dall'incontro con Zemla. Camminando in tondo per il saloncino, si riprende e diluisce completamente il torpore mentale che lascia spazio ad un'altra sensazione, ben più pressante.
Ha una strana sensazione di perdimento, come se qualcuno avesse scaricato su di lui tutte le preoccupazioni. Si tocca velocemente la mano, assicurandosi che il piccolo monile sia ben avvolto attorno alla falange metallica del suo anulare.
Anche con respiri profondi, non riesce a placare la pressione che lo punge e gli comprime ogni emozione.
E' forse successo qualcosa ad Ame?
Proprio quando sta per uscire, sente battere alla porta. In un primo momento pensa sia Læsir o la commessa del piano terra dell'Xtas, che ogni volta rischiano di sfondare la porta nel bussare, ma si deve ricredere quando sente una voce sottile chiamare disperata.
Appena apre la porta, viene preso in pieno da un corpo fragile che lo butta a terra.
- A-ame! -
- Ishmir, aiutami! -, lei alza lo sguardo stanco dalla corsa terminata contro il ragazzo.
Lui l'aiuta ad alzarsi e la accomoda sul letto, ma lei non riesce a calmarsi.
- Ehi, smettila di tremare, sembri una foglia -
- V-va bene... -, Ame si copre la faccia, sperando che il ragazzo la accarezzi, ma lui la abbraccia rilassandola oltre ciò che lei stessa attende. Ishmir si accorge che è fredda e i tremolii arrivano anche per via della febbre.
- Ti è successo qualcosa...? Non hai mai avuto la febbre. Cosa ti hanno fatto? -
- Non loro, è l'anello. Il mio anello contiene un essere di luce, che nel venire fuori ha provocato una caduta di elettricità nella mia zona... -
Lui rimane abbracciato, per tentare di mantenere calda la ragazza.
- Un blackout? -
- S-si, anche i miei impianti sono caduti... Honat mi ha detto di ritirarmi qui... Questa è veramente una zona a sviluppo nullo... -
Lui rimane pensieroso. Qualsiasi cosa accada, qui si può guadagnare tempo. In una colonia, dove lo spazio vitale è limitato, si necessita di rinnovare e mantenere funzionale ogni minimo spazio, ma sulla Sephelir hanno fatto un'eccezione, la zona 13 è una zona in più, come l'abitat 04, non ha reale necessità. E' più un quartiere parco giochi, dove è quasi fondamentale avere zone labirintiche in cui regna l'effimera calma diurna e la sfrenatezza notturna.
Si alza e porge ad Ame un asciugamano e una maglia bianca, l'unica biancheria che lui ha e che considera accettabile per la ragazza. Lei conferma la preoccupazione del ragazzo di non avere cambi.
- Per ora vai a fare la doccia e riscaldati. Il sistema termico ci mette un po' ad avviarsi, quindi non buttarti immediatamente sotto l'acqua -
Ishmir deve confermare le parole di Ame. Appena lei si ritira nel piccolo bagno, prende un cubo nero dalla superficie gommata, cui un lato è occupato da un altoparlante e l'altro da alcuni pulsanti e un piccolo display. E' un dispositivo semplice ma potente e utile, un predettore, in grado di ascoltare e decodificare qualsiasi comunicazione su qualsiasi frequenza, sia essa criptata o meno. Questa fa di questa multifunzionale radiolina una risorsa di ascolto tale che oramai dispositivi come questo sono difficili da trovare per la loro capacità di ricezione.
Proprio con cosa tiene in mano, durante la fuga dalla colonia Ishmir ha sentito ogni mossa delle squadre di perlustrazione che lo cercavano e ha predetto con largo anticipo ogni loro decisione.
Talmente efficiente, che per recuperare il suo sottoposto Ame ha dovuto dichiarare silenzio radio, riuscendo solo allora a sorprenderlo e catturarlo su una vecchia stazione con habitat a cilindro.
Comanda il predettore sintonizzandolo su un'emittente radio locale e ascolta il notiziario.
- Per chi si fosse collegato ora con la nostra emittente, ripetiamo la notizia dell'ultimo oscillante. La zona 28 è stata colpita da un blackout che ha portato al disturbo di ogni sistema elettrico degli isolati più ad oriente. La situazione è ancora critica, in quanto le infrastrutture più sensibili sono state danneggiate da quello che per la prima ed unica attuale ipotesi, sembra essere stato un impulso elettromagnetico. La fonte di tale impulso è ancora ignota, ma correlazioni fra l'incidente e la presenza della colonia che si trova nei pressi della Sephelir sono state smentite. Grazie alla prontezza delle autorità, non si riporta alcuna vittima. Passiamo ora alla seguente notizia-- -
Il ragazzo spegne l'apparecchio. Ame non mente, ha l'assoluta conferma di ciò che è accaduto. Un piccolo anello è stato in grado di fare tutto quel baccano? Cosa porta al dito?
E' un'arma? E' un protettore?
Se è un'arma, contro chi è?
Se invece ha fatto quello per difesa, ha protetto Ame?
Non si accorge, immerso nei pensieri, che la ragazza ha terminato la doccia e che con timidezza si è avvolta nell'asciugamano, non avendo biancheria di ricambio.
- Ame, cosa è successo con l'anello esattamente? -
- Una sagoma di luce, che mi ha detto di non abbandonarla alla paura -
Ishmir perde per un attimo lo sguardo, poi nota il corpo della ragazza coperta esclusivamente dall'asciugamano celestino. Sorride appena, mentre l'altra arrossa.
- E-ehi, basta guardarmi -, dice lei con voce tremula mentre si ritira nel bagno. Si raccoglie i capelli leggermente ondulati in un unico fascio e si copre la parte alta del petto. Ishmir capisce il disagio della ragazza e si ritira nell'angolo cottura.
- Preparo del tè, ne vuoi una tazza? -, domanda prontamente. Lei rimane ancora sull'uscio del bagno, affacciandosi timidamente oltre l'angolo e squadrando il ragazzo di spalle.
- S-si, ma dammela chiudendo gli occhi, non mi guardare... -
Lui preferisce non confrontare la ragazza ora timida con le immagini mentali di loro due nella nave, durante il viaggio verso l'arca nera venuta dal nulla. Riesce a frenare i pensieri mugolando una canzoncina pubblicitaria.
- Dimmi... Quanto vuoi stare qui? -
- Fino a quando la situazione si calma... -
- Risposta strana -, Ishmir annuisce appena mentre tiene d'occhio il termostato della teiera elettrica.
- Come sarebbe a dire che è una risposta strana? -
- Beh, considera che non hai nemmeno vestiti di ricambio, hai messo le gambe in moto e sei scappata... Se vuoi li vado a prendere io -
Ame non dice niente. Rimane in attesa mentre riceve la bevanda e si rinchiude in bagno. Lui si poggia contro la porta ascoltando il respiro pesante della ragazza.
- Ame, vuoi che ti riattivi gli impianti? Percepisco la tua fatica -
- Sono a posto, li riattivo dopo. Per ora sto qui -
- Fino a quando? Dammi almeno come posso accedere alla tua abitazione, almeno ti porto i cambi. Non voglio vederti così -
Uno spazietto si ritaglia fra uscio e anta, una mano tremolante stringe la sua biomeccanica.
- Nella mia zona residenziale, le porte hanno anche un sistema di blocco meccanico. Combina sul regolatore meccanico Bha Lhe 9 4 1 e attendi che l'arco carichi le serrature. Il regolatore si trova alla base della porta, a sinistra -
- Bha Lhe 9 4 1, capito -
Lei stacca la mano e la porta si richiude con foga, separando di nuovo i due.
- Vado e torno -, il ragazzo attende qualche risposta da lei, ma riceve solo silenzio. Con passo leggero esce e si dirige verso l'ascensore.
Nella casa ora vuota, risuona una frase dalla voce sottile e debole per la timidezza proveniente dal bagno.
- Ishmir... Ritorna veloce... Mi sei mancato durante questi interrogatori e voglio stare con te un po'... -
L'arrivo nella zona residenziale dove abita Ame è veloce e senza intoppi, anche se la situazione è ancora irrisolta. Le piccole monorotaie che servono i pendii terrazzati degli ampi complessi residenziali sono spente e senza alcun elevatore funzionante il ragazzo fronteggia la scalinata che serpeggia con classe fra piccoli giardini prensili e cafè dedicati agli inquilini.
Apre un piccolo portello vicino all'ingresso di casa, riuscendo a sbloccare il sistema meccanico ed aprire la porta. L'ampio appartamento è avvolto in un silenzio innaturale.
Riesce a trovare l'armadio dei vestiti ed una busta e con logica e velocità, a mettere circa una decina di cambi fra intimo, vestiti per l'aperto e abbigliamento per il coperto.
Ancor più veloce è il tragitto dalla casa alla più vicina stazione di treno: difficilmente sopporta la situazione in cui deve far aspettare qualcuno. Durante l'attesa, nota come diversi droidi guardiani -con funzione di poliziotto- si spengano e si riattivino tutti assieme, come se avessero deciso di riprogrammarli tutti assieme. Un messaggio arriva neuronalmente.
Honat ha dato l'ordine di rimanere per almeno una decina di diacicli nella zona 13, stando al sicuro e divertendosi fin quando la situazione sarà completa.
Arriva come il vento.
- Ame, ci sei? Ho ricevuto un messaggio da Honat, ci dice di rimanere qui. Ho visto i droidi moderatori resettarsi.
- Vuol dire che sta iniziando il filtraggio mnemonico, per proteggerci -
- Dalla Reggente? -
- Non solo. L'accademia è un leccasedere di quella despota, non credo i grandi della Sepehlir ci difendano nel caso succeda qualcosa -
La ragazza, ricevuta la busta, si veste ed esce dal bagno indossando un leggero vestito candido che la avvolge a spirale in modo semplice e modesto.
- Meglio? -
- Più coperta -, risponde lei con un lieve sorriso.
- Bene, allora rivitalizziamo i tuoi impianti. Non resisteresti ancora -
Lei, dubbiosa, segue Ishmir che bussa alla porta davanti alla loro. Læsir si presenta sull'uscio con il tipico atteggiamento disinvolto.
- Salve, piccioncini -, saluta con tono scherzoso dando una delicata pacca sulla spalla di Ame.
- Guarda quanto è carina la tua sovraintendente, bambino -, conclude con una risata bonaria. La ragazza sorride alleggerita, - A proposito, sembra che ti abbiano investito con un treno a levitazione -
- La situazione riguardo ai monili si è un po' complicata... -
Læsir si limita ad annuire, - Nel caso succeda qualcosa, sapete che ho sempre qualche asso nella manica... -
Si avvicina all'orecchio del ragazzo e sospira appena, per evitare che la ragazza senta le parole successive, - ...inoltre Zemla è ancora colpita dal fuoco che hai avuto stanotte e per questo ti ha donato altre risorse in caso di eventi complessi -
Si rimette dritto con la schiena e fermo sulle gambe e continua ad osservare il ragazzo.
- Giovanotto, sento che hai da chiedermi qualcosa -
- Si, lei ha bisogno di una rivitalizzazione -, Ishmir poggia la mano sul fianco di Ame, ma lei non sembra sgradire la cosa. Tiene ferma la mano con la propria, come per assicurarsi della presenza del giovane vicino a se.
- Bene, seguitemi -
Læsir taglia corto e invita i due a seguirlo. Superato un cancelletto che apre sul pianerottolo, i due continuano lungo uno stretto corridoio malamente illuminato da lampadine economiche fino ad un elevatore molto piccolo, che corre all'esterno dell'isola condominio su cui si trovano. A fatica centrano tutti e tre.
- Scusate, è la mia pancia -, ribatte sorridente l'uomo.
- Secondo me è l'ascensore che è dimagrito -, Ishmir risponde con una faccia inespressiva ma guardando con occhi biricchini gli altri due.
Saliti di una decina di piani fin quasi vicino la superficie formata di tetti dell'isolato, si affacciano lungo un corridoio più sottile di quello per l'accesso all'elevatore -in passato un canale di servizio per cavi- che corre fin dove l'occhio vede sotto il livello di una delle passeggiate prensili, dando via di accesso a decine e decine di cancelli e porte di ferro. Ame si disorienta facilmente e non si immagina che ci fosse un tale labirinto in questa zona.
E' logico, pensa lei, anche perché fino ad adesso questa zona l'ha vista solo da lontano, apparendole come un regolare reticolo di grossi edifici.
Dopo aver attraversato da parte a parte tre isole condominio, Læsir si gira davanti ad una porta di ferro e bussa quattro volte con tale forza che Ishmir, per l'ennesima volta, pensa che l'uomo sia in procinto di demolire tutta la parete.
- Avanti -
Una voce femminile incita i tre ad entrare. In una stanza elaborata, ma ben pulita, si presenta una ragazza vestita con una larga fascia copriseno e pantaloni dalla stoffa scura e resistente. Ha capelli corti, blu elettrico ed occhi neri a mandorla, con tratti facciali rotondosi e leggermente carnosi.
Le labbra rosa scuro si inarcano in un sorriso e lei saluta per prima l'uomo.
- Ciao ragazzi -, volge la sua voce squillante ai due ragazzi.
- Il mio nome è Khefhla -
Rimane al centro della stanza, fittamente decorata da disegni, cavi, poster e luci di ogni tipo e collegata alla stanza superiore, più ampia, da una scala. Anche questa è riccamente decorata e illuminata da una larga vetrata che ne forma una delle pareti lunghe. In un angolo, si presenta una poltrona imbottita, circondata da cavi e da elettrodi adesivi molto larghi, oltre che da connettori di svariati tipi.
- Chi dobbiamo rivitalizzare? -, domanda la ragazza.
Læsir indica con modestia Ame e la guida verso la poltrona.
- Non preoccuparti, non farà male. Se la risonanza è impostata bene, non sentirai niente -
La tensione della giovane è sbrinata dalle mani dell'uomo, che per assicurarla e calmarla la massaggiano lentamente sulle spalle. Una volta accomodata, Ishmir viene allontanato e Læsir indietreggia dando il via libera. Per effettuare la risonanza, il corpo della persona da rivitalizzare deve essere nudo, per evitare interferenze con gli elettrodi. La situazione è oramai sotto controllo quando Khefhla, apparsa da dietro la tenda che nasconde da tutto Ame e la poltrona, si accomoda davanti ad una plancia olografica già animata da una manciata di grafici.
All'inserimento di un breve codice, impulsi elettrici viaggiano verso il corpo di Ame.
- Uh, ha una frequenza di sincronismo alta... Quasi milleseicento oscillazioni a esy... Ci vorrà un po' di tempo per raggiungere la situazione ottimale, ma è tutto a posto -
Appena inizia ad accordare il grafico, si deve subito ricredere, e scandalizzarsi preme sulla tastiera codici senza fine. Una delle schermate si illumina in rosso.
- Siete sicuri che il neuroasse della ragazza sia veramente spento? -
Ishmir sgrana gli occhi, mentre Læsir si avvicina alla ragazza che controlla il computer.
- Come sarebbe a dire? -
- Guarda, le armoniche si stanno alzando... -
- L'anello! Togliete l'anello! -, Ishmir inizia ad agitarsi, intuendo qualcosa.
Khefla si alza e gira di scatto la testa, lanciandosi verso la ragazza. Nel tentare di togliere l'anello, si brucia i polpastrelli e deve ritirare la mano. Appena apre il palmo, la pelle appare rossa e profondamente irritata.
- N-non ci riesco. E' bollente. Sta emanando una gran quantità di ener-- -
Ishmir non riesce ad ascoltare tutto il dialogo: un ronzio straziante gli affoga la testa e non riesce più a tenersi in piedi. La preoccupazione maggiore proviene da una serie di flash che traspaiono da dietro la tenda.
- No... Non pensate a me... Ame, vedete lei! -
Una luce accecante illumina tutto, mentre nel silenzio più totale, il giovane non sa se mentale o reale, vede la ragazza infusa di una luce brillante volteggiare a mezz'aria. Khefhla si ritira impaurita in un angolo, mentre Læsir d'istinto si butta sul ragazzo a proteggerlo.
La ragazza in volo ha il corpo nudo completamente bianco e luminoso e presenta ampie ali fatte di cristallina pietra bianca e superfici trasparenti di energia. Osserva per qualche attimo Ishmir, prima di accelerare di colpo verso l'alto, sventrando diversi piani prima di scomparire oltre i cornicioni e lasciare danni all'edificio. Ishmir si avvicina disperato alla tenda, scoprendo con i proprio occhi la poltrona danneggiata e il vestito a brandelli. Guardando verso l'alto, scopre che la ragazza non ha sventrato il palazzo di forza: il buco che lascia il salon in balia alla visione delle nuvole è perfettamente circolare, come sezionato da un campo di protezione.
Il ragazzo, Khefhla e Læsir si scambiano uno sguardo preoccupato.
Ishmir non riesce a dire una parola, mentre l'anello che indossa è bollente e rosso fuoco, quasi pronto anch'esso a sprigionare la sua energia.
   
 
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