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Autore: neverforgetwhatyouare    19/10/2015    0 recensioni
"Non posso decidere adesso cosa ne sarà di me. Lui mi aveva dato un compito, e io devo portarlo a termine. La mia vita è stata distrutta dalle sue scelte."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Silente, James Sirius Potter, Neville Paciock, Nuova generazione di streghe e maghi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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«Che hai sulla faccia?». Istintivamente mi tocco la guancia. La ferita brucia ancora, e granelli di sangue raggrumato si spargono sui polpastrelli.
«Lo specchio è esploso», rispondo con semplicità, evitando di guardarlo negli occhi.
«Guardandoti lo specchio deve essere impazzito, Scarabocchio», mi dice James con fare sarcastico. Alzo gli occhi al cielo. In un certo senso sono obbligata ad essere sua amica, perché lui era il migliore amico di Adam, e devo farmelo piacere. Specialmente quando usa questo tono odioso nei miei confronti.
«So cosa stai pensando, ma non è successo». Poso gli occhi sul libro di Erbologia.  In questi giorni non faccio altro che studiare, perché è una delle poche cose che posso fare per stare vicina ad Adam e sentire che lui sarebbe orgoglioso di me.
«Tu sei molto stupida, Leann, ma io no, e ho imparato a conoscerti abbastanza per capire quello che hai fatto».
Roteo gli occhi. «Primo. Non sei tu il Corvonero qui dentro. Secondo. Non sono un’autolesionista che si taglia per amore».
«Ma ripeto, sei una stupida, e Adam non ti ha solo lasciato mentalmente. Lo ha fatto anche fisicamente».
«Grazie per avermelo ricordato, Potter. Sei sempre molto confortante».
«Allora, che è successo alla tua faccia?».
Sospiro. «Lo specchio è esploso», ripeto.
«Ce ne sono altri?».
«Uno sulla pancia».
«E credi che questo lo riporti in vita?».
«Credo che se verserò abbastanza sangue sarò io a raggiungerlo», sputo senza pensare.
«Allora sei tu lo specchio esploso».
«Probabile», non lo guardo in faccia. Non voglio incontrare la noia, la rabbia, meno improbabile la delusione, nel suo sguardo. Ma lui mi alza il mento e studia la mia ferita, poi si concentra sui miei occhi. Non c’è noia, rabbia o delusione, c’è tristezza.
«Sai che lui non avrebbe voluto».
«Lui è morto, la sua opinione non conta più».
«Non pensi a chi ti circonda? Ai tuoi amici, i tuoi parenti?».
«Penso che se guardo ciò che mi circonda, trovo luoghi in cui sono stata con lui, oggetti, odori, sensazioni, che mi riportano a quando lui era vivo».
«E ora è morto. Andato, disperso, puff. Tu non puoi farci niente. È morto per destino, non lo ha scelto lui. Tu stai scegliendo di andare via, e non è giusto. Cerca di non farmi più fare questi discorsi sdolcinati, non è da me».
«Sdolcinati», sbuffo. «Mi stai solo rinfacciando quello che ho visto con i miei occhi, e non mi inciti a restare in vita».
Lui sospira e si avvicina, e con tono incredibilmente addolcito pronuncia semplici parole: «Quando è morta mia sorella, sono stato mesi e mesi a struggermi per lei. Poi ho ripercorso con la mente tutti i nostri momenti, e il dolore si è affievolito. La nostalgia era maggiore, ma quella sequenza di ricordi mi ha fatto pensare a quanto bella fosse stata la sua vita e quanto ingiusto sarebbe stato uccidermi per lei. Prova a fare lo stesso».
E quando se ne va, nella mia mente si apre il vuoto.
   
 
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