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Autore: Rin Hisegawa    19/02/2009    1 recensioni
La nascita di Nemu Kurotsuchi. [NEMU & MAYURI KUROTSUCHI]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Urahara Kisuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole entra prepotentemente nella stanza, nonostante che le tende siano chiuse. Impertinenti, i suoi raggi si infrangono sul vetro delle provette e dei contenitori, rendendo gli scaffali che li custodiscono simili a giganteschi specchi abbaglianti.
La luce si imprime sulla mia retina, tanto che riesco a vederne le chiazze persino a occhi chiusi. Mi guardo attorno come se fosse la prima volta: ogni cosa appare estranea, ostile. Il sole imprime sul ogni forma il suo sorriso beffardo.
È di me che sta ridendo.
Nonostante i ripetuti tentativi di infondere in lei un soffio vitale, la creatura resta immobile di fronte a me, distesa, rilassata. Le ombre definiscono i lineamenti del suo volto, identici a come volevo che essi fossero.
Tutto di lei è esattamente come volevo.
Forza fisica, resistenza, agilità. Una figura attraente, perchè spesso la gente valuta le cose solo in base al loro aspetto. Sarebbe dotata anche di una intelligenza fuori dal comune, se solo riuscissi a farle aprire gli occhi...!
Ripercorro con la mente tutte le nozioni di biologia che ho appreso, sia all’Accademia che durante i miei esperimenti. Niente.
Dolorosamente, mi assale un pensiero.
Lui avrebbe saputo come fare. Lui, aveva sempre pronta una soluzione. Oppure, questo è quello che credevo: che fosse invincibile, insuperabile, un Dio fra gli insetti.
Poi, il Dio era caduto; si era spinto troppo oltre, era stato scoperto, era stato condannato. E io avevo camminato sulle macerie del suo regno, per raccogliere il suo scettro.
Uno scettro che, adesso, mi sento dannatamente indegno di portare.
Urahara Taichou è di fronte a me, e mi dà le spalle. Non riesco a vedere il suo volto. Quanto ho odiato quell’uomo, per pura gelosia! Senza riuscire, neppure una volta, a trasformare quel sentimento in emulazione. Senza osare ammettere a me stesso che in lui c’era qualcosa di geniale.
Mi dirigo, come in sogno, verso i barattoli sullo scaffale. Il mio campo visivo è confuso dalle macchie di luce abbagliante che continuano sul vetro. Sollevo un contenitore con entrambe le mani.
Il liquido verde luccica per un istante, oscillando per lo spostamento, poi si immobilizza. Adesso sembra più scuro, inerte; ogni tanto, tuttavia, tradisce un bagliore dorato. Appoggio il barattolo sul tavolo, lo apro con reverenziale attenzione. Immergo le mani nel liquido, che è freddo e emana un forte odore di alcol. Le mie dita sfiorano una liscia sfera argentata.
Continuo ad avere in testa quella immagine: il Capitano è immobile, dice qualcosa, ma non riesco a capire le sue parole. Immagino il suo volto, percorso dall’abituale sorriso gentile.
Spingo la sfera argentata contro il ventre della creatura addormentata di fronte a me; il corpo la assorbe immediatamente. Attendo, trepidante.
Con un sussulto, la piccola figura si scuote, poi torna immobile. Lentamente, apre gli occhi e mi guarda, confusa, tentando di mettermi a fuoco.
Nemu.
La mia più grande vittoria.
- Dove mi trovo? -
Le sue parole sono incerte: non ha mai parlato prima d'ora. Se fossi un tipo più sentimentale, forse mi commuoverei di fronte al successo del mio esperimento. Ma non è così.
L’immagine nella mia mente si volta lentamente a guardarmi. Sul volto di Urahara Taichou, dove credevo di trovare quel suo sorriso così irritante, e rassicurante al contempo, è dipinta un’espressione di profonda tristezza.
Vorrei gridare, ma la ragione mi dice che sarebbe del tutto inutile.
Capitano.
Dopo tutto ciò che ho fatto, non sei orgoglioso di me?
Non capisci la grandezza della mia opera?
Mi sono spinto più in là di qualunque essere umano, ho creato dal nulla la vita. Eppure, tu non stai sorridendo. Ti limiti a restare lì, immobile, trasformando in amarezza l’euforia del mio successo.
- Dove mi trovo? – Ripete Nemu.
Esco di scatto dalla stanza lasciandola lì, immobile, insicura, perplessa.
Cosa importa ormai? Con che diritto fai una simile domanda? Tu, che non dovresti neppure esistere.
Che sei nata dall’invidia e dall’arrivismo, anziché dall’amore e dal desiderio. Nemu.
Il mio fallimento più clamoroso.
  
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