Libri > I Miserabili
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Autore: Crilu_98    20/10/2015    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se ai due personaggi più tragici e controversi dei Miserabili fosse stata data una seconda possibilità?
Se Javert non si fosse buttato nella Senna? Se Eponine fosse sopravvissuta alle barricate?
Una storia un po' inverosimile in cui si intrecciano amore, rimorso e desiderio di riscatto. Perché anche i miserabili hanno il diritto di essere felici.
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eponine, Javert, Jean Valjean, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Marius è vivo."
Il suo cuore guarì all'improvviso: il dolore sordo che l'aveva accompagnata per tutta la giornata sparì.
"Si sta per sposare."
Dio, come le aveva fatto male quella frase. Eppure era logico, era sicuro: Marius era sopravvissuto e ora era tornato da lei, da Cosette.
Sentì le lacrime pizzicarle gli angoli degli occhi e si maledisse per questo: lo sapeva, l'aveva sempre saputo, perché non riusciva ad accontentarsi del fatto che fosse vivo e avrebbe avuto una vita felice?
-Madmoiselle...- provò a dire Javert, preoccupato, ma lei non lo lasciò continuare. Si alzò in piedi di scatto, rovesciando la sedia, imboccò la porta e si precipitò giù per le scale. Giunse al portone che già singhiozzava e si accorse dei passi che l'avevano seguita quando fu troppo tardi. La presa di Javert sul suo braccio fu fulminea e forte.
-Lasciatemi!- sibilò la ragazza inviperita, dibattendosi furiosamente. Ma l'Ispettore sembrava deciso a non mollarla.
"Ma cosa vuole da me?" si chiese Eponine, disperata.
Ad un certo punto Javert perse la pazienza e la spinse con malgrazia contro il muro dell'atrio.
-Ora ascoltatemi!- ringhiò con occhi spaventosi ed Eponine ammutolì. Sembravano tornati ai vecchi tempi, a prima delle barricate, quando lei era una figlia della strada senza nome e lui l'inflessibile Ispettore, il braccio armato della Legge. Ora lei era diventata una sopravvissuta e lui... Lui cos'era? O meglio, chi era, questo nuovo Javert così... umano?
Solo allora Eponine si accorse della sua posizione: stretta tra il muro e il corpo dell'Ispettore, con le sue mani attorno ai polsi ossuti e il suo volto così vicino che poté osservare le pagliuzze grigie nei suoi occhi azzurri. I loro respiri si mescolavano leggeri, e per un attimo la ragazza pensò alla tentata violenza di Montparnasse; anche Javert sembrò essere colto dallo stesso pensiero e si allontanò un poco, posizionandosi però tra lei e la porta. Alla ragazza dispiacque non godere più di quel contatto: Javert era un uomo freddo, brusco e a tratti anche dispotico ma le aveva salvato la vita e questo dimostrava che forse c'era qualcosa di buono anche in lui. L'aveva cercata per tutti i vicoli di Parigi e aveva ucciso chi tentava di violentarla, dopotutto.
-Vi ascolto...- mormorò con lo sguardo basso, lisciandosi la gonna con le mani. L'Ispettore socchiuse gli occhi:
-Dove pensate di andare, a quest'ora della notte? Da vostro padre, forse? Non penso vi accoglierebbe a braccia aperte... Restate qui, vi cedo volentieri il mio letto.-
La ragazza non poté fare a meno di guardarlo a bocca aperta.
-Domani, se volete, farò in modo che possiate incontrare questo Marius... Ma non mettetevi strane idee in testa, madmoiselle, è fidanzato con la figlia di una donna che ho conosciuto... E mi dispiacerebbe rovinarle la vita una seconda volta.-
L'ultima parte era poco più di un sussurro. Javert si avviò su per le scale ed Eponine, dopo qualche tentennamento, lo seguì.
 
Eponine era altamente confusa, e per vari motivi. Non riusciva innanzitutto a spiegarsi lo stravolgimento del carattere di Javert... E poi l'Ispettore conosceva Cosette? Aveva fatto del male a sua madre? Se sì, Cosette lo sapeva?
"Perché mi sta aiutando?" si chiese per l'ennesima volta, mordendosi la lingua per evitare di pronunciare la domanda ad alta voce. "Vuole che io gli consegni mio padre, è vero, ma è solo questo?"
La ragazza si ricordò dell'impacciata conversazione avuta a cena, prima della rivelazione su Marius.
"Possibile che voglia proprio... Quello?" si chiese sgomenta.
"E se io acconsentissi, poi mi lascerebbe in pace? Tentar non nuoce..."
Javert era appena entrato nella sua camera per cambiarsi e poi lasciarle la stanza. Eponine fece un respiro profondo, si sistemò i capelli con le mani e si diresse decisa verso la porta chiusa.
-Ma cosa...?- esclamò l'Ispettore, girandosi verso di lei che aveva nuovamente chiuso la porta dietro di sé. La ragazza lo guardò con espressione seria e rassegnata.
"Forza 'Ponine: l'hai fatto con uomini peggiori!"
Javert la fissava stranito dal centro della stanza: si era liberato della camicia e si stava sbottonando i pantaloni. Eponine si avvicinò, gli cinse il collo con le braccia e lo baciò.
Era strano dover prendere l'iniziativa con un uomo, ma la ragazza lo trovò fantastico: Javert era troppo stupito per reagire così lei poté gustarsi a fondo il sapore particolare della sua bocca. Senza staccarsi da lui lo spinse verso il letto e gli cadde sopra; quando però iniziò a sollevare la gonna, l'Ispettore sembrò risvegliarsi dalla sua sorpresa:
-No!- gridò, fermando la sua mano. Eponine lo guardò confusa. La faccia dell'Ispettore era un misto di rabbia e delusione e i suoi occhi azzurri mandavano scintille.
"Dio santo, sembra addolorato!" si disse la ragazza, intimorita.
Javert la spinse via e, messosi a sedere sul letto, si prese la testa fra le mani.
-Io... Io sto cercando di scendere a patti con questa nuova realtà, sto cercando di essere un uomo migliore e voi... Voi... Mi fate questo? Davvero è questa la considerazione che avete di me?-
Alzò lo sguardo tormentato su di lei ed Eponine comprese di aver fatto un terribile errore.
-Non vi azzardate a tentarmi in quel modo... Mai più! Altrimenti giuro su Dio che vi sbatto in galera!-
Detto questo, l'Ispettore uscì dalla stanza e chiuse la porta dietro di sé.
 
Eponine si torturava la gonna che da bianca era già diventata grigia e per l'ennesima volta si chiese chi stessero aspettando sotto quell'anonimo palazzo. L'Ispettore non le aveva più rivolto la parola e neanche lei aveva osato parlare, limitandosi a seguirlo sulla carrozza che aveva fermato per strada. Ad un certo punto Javert aprì la portiera e salì un uomo piuttosto in là con gli anni, ma ancora imponente e caratterizzato da un'espressione mite.
Quando i suoi occhi si posarono su di lei si addolcirono immediatamente e lui si toccò la visiera del cappello con rispetto, sorridendole:
-Eponine Thernardhier!- esclamò, come se la conoscesse da tempo. La ragazza non riuscì a trovare parole adatte ad esprimere la sua confusione, ma il suo viso doveva essere abbastanza eloquente perché l'uomo continuò:
-L'ultima volta che ci siamo incontrati eravate uno scricciolo vestito di fiocchi, custodito gelosamente da vostra madre e sempre seguito dalla vostra sorellina... Azelma, giusto? Mi pare che Cosette mi abbia detto così...-
Un ricordo affiorò nella sua mente: la locanda losca dei suoi genitori, una bambina magra e sporca e un uomo grande che un giorno venne e la portò via.
-Voi... Voi siete l'uomo che portò via Cosette!- esclamò sbalordita. L'uomo sorrise:
-Mi piace considerarmi suo padre, bambina mia. E vi devo dei ringraziamenti: senza la vostra coraggiosa azione ora Marius sarebbe morto, Cosette infelice ed io con lei. Come vedete, è a voi che dobbiamo la nostra felicità.-
La ragazza rifletté un poco su quelle parole: era triste per il matrimonio di Marius, vero, ma non riusciva a rammaricarsi della felicità sua e di Cosette, soprattutto al pensiero che fosse opera sua.
"Dovrei commiserarmi, e invece sono quasi... Contenta per loro"
-Qual è il vostro nome, Monsieur?- chiese poi allo sconosciuto. Udì un singulto provenire dalla sua sinistra e con sorpresa notò che Javert stava soffocando una risata.
"Non credevo fosse capace di ridere!"
L'uomo sorrise, a disagio.
-Ho avuto molti nomi, madmoiselle Eponine. In questa vita potete però chiamarmi Monsieur Ultime Fauchlevant.-
Erano arrivati davanti ad un palazzo signorile, probabilmente la dimora del nonno di Marius.
La ragazza entrò intimidita nel giardino, sentendosi piccola, insignificante e fuori posto; stava per seguire il suo istinto e fuggire, quando lo vide. Zoppicava un po' e aveva ancora una benda sul braccio, ma era lui, era il suo Marius.
"Non è mai stato tuo, sciocca!" si rimproverò nel vedere la ragazza che gli camminava al fianco. Cosette era radiosa e genuinamente innamorata: Eponine non riusciva a vedere in lei nulla della piccola orfana della sua infanzia.
Quando Marius si accorse di lei spalancò la bocca per la sorpresa; poi iniziò ad avanzare il più velocemente possibile verso di lei, trascinando la gamba ferita. L'abbracciò stretta e in quel momento Eponine sentì di aver fatto la cosa giusta ad andare lì: non avrebbe mai ottenuto il suo amore, ma l'amicizia di Marius era quanto di più prezioso il mondo le avesse concesso.
-E-Eponine!- balbettò il ragazzo, commosso -Mi era stato detto... Mi era stato detto che erano tutti morti. E tu... Oh Signore che sei nei cieli, tu eri morta, io ti ho visto! E' un miracolo...- continuò con le lacrime agli occhi.
-Cosette! Voglio presentarti una persona...-
-Non ce n'è bisogno.- lo interruppe pacata la sua fidanzata. Eponine si sentì a disagio in sua presenza: erano state bambine insieme, ma in condizioni diversissime e opposte a quelle attuali. Non sapeva come comportarsi e iniziò a farsi prendere dal panico... Proprio allora Cosette fece una cosa che la spiazzò. Le gettò le braccia al collo e l'abbracciò stretta. In quell'abbraccio Eponine sentì e infuse tante cose non dette: scuse, ringraziamenti, congratulazioni, lacrime, un pizzico d'invidia e i semi di una duratura amicizia.
 
-Non è possibile, non è neanche qui!- urlò Eponine furiosa, vedendo anche l'ultimo dei rifugi di suo padre deserto. Lei e l'Ispettore battevano da giorni i bassifondi della città alla ricerca di Thernardier, ma l'uomo sembrava svanito nel nulla: probabilmente la morte violenta di Montparnasse e i sussurri dell'implicazione di Javert lo avevano allarmato.
-Calmatevi!- sbottò Javert alle sue spalle. Eponine strinse i pugni, sul punto di esplodere: l'unico sollievo in quella frustrante situazione era non dover condividere più l'abitazione con l'Ispettore. Cosette si era offerta di ospitarla finché non avesse trovato un lavoro e una sistemazione... L'unico problema era che passando tutto il suo tempo con Javert non aveva l'occasione di cercarsi un impiego. Si girò verso di lui: dopo il suo imbarazzante tentativo di andarci a letto, il loro rapporto era decisamente più freddo e scarno.
-Non so più dove cercare...- mormorò distrutta. All'improvviso le braccia dell'Ispettore la circondarono e la strinsero contro di lui con dolcezza.
-Non preoccupatevi: ho diramato avvisi a tutte le cittadine intorno Parigi, se vostro padre tenta di lasciare la capitale lo scoveranno subito. Piuttosto voi, non avete una sorella da ritrovare?-
Eponine scosse la testa:
-Azelma sarà sicuramente al fianco di mio padre. Però...-
-Però?-
-Però ci sono i miei fratelli. Uno di loro, Gavroche, è morto sulla barricata, nonostante fosse solo un bambino...-
Sentì Javert irrigidirsi e il suo fiato spezzarsi sul suo collo.
-E gli altri?- chiese l'uomo staccandosi da lei.
-Sono con una donna, una truffatrice.-
-Non volete aiutarli?-
-Certo che lo voglio! Ma come posso fare, non ho i mezzi necessari...-
-Voi no... Io forse sì.-
   
 
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