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Autore: Broken    20/10/2015    0 recensioni
[Apocalypse GDR]
In effetti, avevano trascorso tanto tempo a chiacchierare seduti su quello stesso divano, con una cioccolata calda in mano, una speciale che Daisy preparava solo per lui. Aggiungeva sempre un pizzico di cannella, perché sapeva che lui ne andava matto, ma non glielo aveva mai detto, come non gli aveva mai detto di conoscere perfettamente i suoi gusti..
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Episodi improbabili nella vita di due personaggi dell'Apocalypse Rpg. Perché far soffrire i tuoi pg è dannatamente bello!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenze!
I personaggi di questa storia sono OC dell'Apocalypse Rpg,
ma ritengo che questa fic in particolare sia comprensibile
anche senza conoscere il ruolo dei personaggi!
Spero che la storia vi piaccia e ringrazio in anticipo chi
perderà cinque minuti del suo tempo a leggerla.
Buona lettura:3

La gamba di Daisy ciondolava stancamente giù dal divanetto posto sotto la sua finestra, i capelli le ricadevano disordinatamente davanti agli occhi, ancora non del tutto asciutti, mentre le parole del libro cominciavano pian piano a divenire sfocate. Sarebbe stata a metà tra lo stato di dormiveglia ed il più placido sonno, se non fosse stato per Timothy che, quando vedeva la sua testa cedere sotto il peso della stanchezza, prontamente le saltava in braccio svegliandola e spaventandola a morte. Non era mai abbastanza veloce da prenderlo e scaraventarlo lontano ed in quel momento non aveva neppure voglia di lasciare la comoda posizione che aveva assunto. Passarono forse una ventina di minuti da che quello stato di torpore prese possesso del suo corpo, istanti in cui la mente di Daisy fu invasa da immagini troppo familiari per poter essere sogni. Persino in quello stato, la ragazza non faceva altro che pensare al volto serio di Tristane, alla sua espressione accigliata, gli occhi severi e le labbra serrate che in un attimo erano in grado di schiudersi nel più caldo dei sorrisi. Avrebbe voluto essere lei la causa di quella felicità che spesso aveva visto sul viso del ragazzo, essere lei l’unica a cui egli riservava determinati sguardi, ma la verità era che il cuore di Tristane era già impegnato e lei sarebbe rimasta per sempre niente più che la migliore amica di sua sorella. Eppure, nelle ultime settimane, qualcosa sembrava cambiato tra loro, cosa di preciso non avrebbe saputo dirlo, ma alle volte aveva come la sensazione che Tristane avesse bisogno di lei. Tutte fantasie, ovviamente, che, per quanta gioia potessero donarle in determinati attimi della giornata, contribuivano a renderla triste per il resto del tempo. Doveva accettare il fatto di non essere niente più che una piacevole compagnia per il ragazzo, una confidente, alle volte, forse un conforto nei momenti difficili, anche se per lei Tristane era tutto ciò ed anche di più.
La testa scattò all’indietro, all’udire il suono del campanello proveniente dal piano di sotto, gli occhiali quasi sbalzati via dal brusco movimento del capo e gli occhi sgranati al di là di essi, un po’ per il fastidio di aver perso quel meraviglioso attimo che si era creato nella sua testa, un po’ per la sorpresa di ricevere visite a quell’ora. Si alzò svogliatamente dal divanetto, rischiando di cadere a terra per il mancato supporto nella gamba che era rimasta piegata sino ad allora ed era completamente addormentata, e zoppicò fino alla porta, rischiando di morire due o tre volte sulle scale grazie anche all’immancabile contributo del gatto. Non era esattamente in tenuta adatta per farsi vedere da qualcuno, il pantalone bianco lasciava intravedere la biancheria al di sotto di esso e la canottierina stringeva forse un po’ troppo sui seni della ragazza, ma non si era ancora accorta di quel piccolo particolare e non vi fece caso fino a che, una volta aperta la porta, non intravide il viso di Tristane, illuminato dal solito sorriso che le arrossava le gote. Si chiese se stesse ancora sognando, ma, seppur avesse strofinato forte le palpebre sotto le lenti degli occhiali, quella meravigliosa visione sembrava non voler sparire.
-Tris…tane-
La bocca era ancora secca per il sonnellino di poco prima e la voce le uscì di qualche tono più basso del normale, abbastanza perché il ragazzo potesse farsi beffe di lei.
-Non dirmi che stavi dormendo..è quasi ora di cena!-
-Non stavo..- le guance si gonfiarono appena per il fastidio, rendendola simile ad un criceto, mentre osservava il ragazzo superarla ed infilarsi in casa senza permesso, lasciandola impalata sulla porta
-..ok, stavo dormendo, ma non è questo il punto! Che ci fai qui?-
Forse, il tono con cui pose quella domanda tradì più astio di quanto in realtà ne stesse provando. Era una domanda di cortesia, più che d’interesse, poiché a Daisy, del perché lui si trovasse lì, non importava realmente. Le importava solo che ci fosse, anche se per pochi minuti, anche solo per un saluto od un bicchiere d’acqua, poiché il solo vederlo serviva ad allontanare qualsiasi pensiero negativo avesse avuto durante la giornata.
-Ti sembra questo il modo di accogliere colui che ti sta salvando la serata?-
-La sera..Tristane, che stai dicendo?-
Daisy era ancora sull’uscio di casa, la porta spalancata e stretta tra le sottili dita finché non fu Tristane a chiuderla, afferrandola poi per le spalle e scuotendola come se volesse risvegliarla. Peccato che il volto di lui a così pochi centimetri dal suo non facesse altro che rimbambirla ancora di più.
-Ho ordinato una pizza ed ho noleggiato un DVD. Non mi andava di saperti da sola a casa, in pigia..- 
Gli occhi del ragazzo caddero per un breve istante sulla tenuta di Daisy, che poco aveva a che fare con un qualsiasi tipo di pigiama, prima di finire a vagare imbarazzati su tutto il resto della casa.
-..in quello che è.-
Si affrettò ad aggiungere prima di dirigersi dritto in salotto trascinandola con sé. Daisy lo seguì, inciampando un paio di volte nei suoi stessi piedi nudi e si fermò davanti a lui quando egli si abbandonò comodamente sul divano rosso vermiglio, quasi come fosse a casa sua. In effetti, avevano trascorso tanto tempo a chiacchierare seduti su quello stesso divano, con una cioccolata calda in mano, una speciale che Daisy preparava solo per lui. Aggiungeva sempre un pizzico di cannella, perché sapeva che lui ne andava matto, ma non glielo aveva mai detto, come non gli aveva mai detto di conoscere perfettamente i suoi gusti e non solo culinari. Alle volte le sembrava di conoscere meglio lui di se stessa e troppo spesso si era ritrovata a chiedersi se anche la sua ragazza fosse così, se non si lasciasse sfuggire nessuna sua parola od espressione, se lo guardasse sempre con gli occhi di chi scopre l’amore per la prima volta o se si perdesse, ancora dopo anni, nel verde smeraldo di quegli occhi. La ragazza sbuffò, sprofondando anch’ella nel divano accanto a lui, abbastanza vicina da sentire il calore del suo corpo, ma non troppo da sfiorarlo. Si tirò le ginocchia al petto, incrociando le mani al di là di esse quasi non volesse lasciarle andare e scosse appena il capo, con un’espressione vagamente colpevole in viso.
-Non sono sola, Tris..c’è Timothy con me-
Sorrise appena nel pronunciare quella mezza verità. Da quando sua nonna non c’era più, Timothy era realmente la sua unica compagnia, una compagnia non troppo gradita, certo, ma persino lui aveva i suoi rarissimi attimi di dolcezza, più o meno una volta ogni due settimane. Tristane, da canto suo, la guardò con l’espressione di chi sa perfettamente che, qualunque cosa dica o faccia, il risultato sarà sempre lo stesso.
-Ok Daisy..allora mettiamola così, ero io a volere compagnia, ok?-
Il tono leggermente seccato della sua voce la costrinse ad abbassare lo sguardo e ad arrossire, massimo segno di gratitudine di cui era capace al momento. Le labbra si schiusero nel tentativo di dire qualcosa, ma il suono del campanello le fece morire le parole in bocca. Tristane si alzò facendo perno sulle di lei ginocchia ed andò ad aprire, tornando poco dopo con due cartoni di pizza fumanti dai quali proveniva un odorino invitante che ricordò a Daisy che sì, era effettivamente ora di cena. Mangiarono la pizza, avvolti da uno strano silenzio, evitando di accendere la tv o persino di parlare più del dovuto, quasi quello fosse un momento sacro in cui solo lo scambio di sguardi gli era concesso, e Dio solo sa quanto quell’attimo di massima intimità che avrebbe potuto chiedere, piacesse a Daisy. Solo dopo aver ripulito il tavolino dinanzi a loro si decisero a mettere su il DVD, un vecchio film in bianco e nero di quelli che –lei lo sapeva- a lui piacevano tanto. Lei non amava i film troppo vecchi, ma vederlo rilassato a quel modo compensava piuttosto bene la cosa. Forse si concessero di avvicinarsi un po’ più di com’erano prima, quanto bastava affinché Daisy, dopo un po’, crollasse col capo sulla sua spalla lasciandolo solo a terminare la visione del film. A Tristane non importava che lei si fosse addormentata, non gli importava di niente finché lei era ancora lì, così vicina e così bella. Si sentiva un verme, da qualche tempo a questa parte, da quando si era accorto che ciò che lo legava a Daisy era più profondo di ciò che condivideva con la sua ragazza. La amava, certo, ma non più come prima, non come amava lei, e si dannava ogni santa sera per essere arrivate a quel punto con entrambe. Non riusciva a lasciare la sua ragazza, poiché nessuna giustificazione gli sembrava abbastanza valida, e non riusciva a dichiararsi a Daisy, non dopo che, qualche anno prima, l’aveva respinta con tanta convinzione. “È solo una ragazzina, e poi è la migliore amica di tua sorella, per la miseria!”, si era detto all’epoca, ma gli anni erano passati e Daisy era cresciuta e gli era rimasta amica nonostante la sofferenza e l’imbarazzo di quel pomeriggio fossero ancora vividi nella sua mente. Ed ora Tristane si trovava così, in bilico tra un amore forte ma sfiorito ed uno ancora più intenso che probabilmente non sarebbe mai nato. Il film era finito da parecchio, ed ora il ragazzo aveva preso a fare zapping, fingendosi interessato a qualsiasi canale –persino alle televendite- pur di poter restare in quella posizione, col capo di Daisy che lentamente era scivolato sulle sue gambe, permettendogli di accarezzarle i capelli. Solo quando finì sul canale musicale, la ragazza si svegliò, spaventata dal volume troppo alto.
-Mmm. Che ore sono?-
Biascicò, ancora troppo intontita per realizzare dove e con chi si trovasse. Allungò una mano verso il tavolino in cerca degli occhiali e quando se li inforcò –ormai si era stancamente tirata su e messa a sedere- notò l’orario lampeggiante sul piccolo display del lettore DVD.
-Le tre e mezza?!? Accidenti Tris, quanti film hai visto?-
-Eri sdraiata su di me con tutto il tuo peso, non è che avessi molta altra scelta-
Disse lapidario, ma celando un sorriso divertito nel buio della stanza. Sarebbe rimasto sveglio altre sei ore a guardarla dormire, per quel che gli riguardava. Daisy tacque, avvolta dal più totale imbarazzo e si schiarì la voce sollevandosi goffamente dal divano.
-..sistemo il letto nella stanza degli ospiti, ho capito-
E sparì su per le scale, seguita poco dopo da Tristane che si offrì gentilmente di tenere Timothy con sé, per quella notte, levandole l’impiccio di trovarselo disteso per lungo sul letto.
Daisy provò a riaddormentarsi, ma il pensiero di lui che dormiva nella stanza affianco non le dava pace. Era talmente agitata che credeva di poter sentire il suo respiro al di là della parete, cosa ovviamente impossibile; Tristane, da canto suo, non aveva neppure un minimo di sonno e continuava a tendere l’orecchio sperando di sentire un suono qualsiasi proveniente dalla camera di Daisy. E solo quando la sentì alzarsi, scattò in piedi anche lui, aprendo la porta della stanza per incontrare gli occhi assonnati ma brillanti di lei. Si fissarono per un istante che parve un’eternità e forse lo era, incapaci entrambi di proferire parola alcuna, ma non di continuare ad osservarsi, a studiarsi, a sorridersi. Solo dopo qualche minuto di quel silenzio neanche troppo imbarazzante, Daisy trovò il coraggio di dire qualcosa.
-Ti preparo una cioccolata calda-
E superò l’imponente figura di lui ancora ferma nel corridoio. Tristane di decise a seguirla solo quando lei era già distante di qualche passo, ma gli bastò allungare un braccio verso di lei per poterle afferrare la mano ed incrociare le dita con le sue. Daisy quella notte dimenticò di mettere la cannella nella tazza di Tristane, ma per lui fu comunque la cioccolata più buona di sempre.


N.d.a.
Sappiate che tutto ciò non avverrà mai, la mia partner di role mi odia e mi maltratta i personaggi (Non è vero, ci vogliamo un gran bene <3)
Grazie a chi è arrivato fino in fondo :)

 
  
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