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Autore: Shirokuro    20/10/2015    2 recensioni
{ add (arc tracer) centric; add/ciel | raccolta di 4 flashfics di varia lunghezza | fluff?, slince of life, romantico (+ quel pizzico di introspezione che non manca mai) | au! | terza classificata (pari merito) al contest Quattro stagioni indetto da NeuPreussen sul forum di efp }
#2 - dormiveglia del sadico invadente, estate ;
«Spiegami di nuovo perché hai deciso di morire sul mio divano» ordinò senza deconcentrarsi. L’albino voltò il capo nella sua direzione e restò in silenzio, infastidito in parte. Anche da dietro, il moro sembrava composto e la sua figura in controluce degna di un vero signore. Provava invidia nei suoi confronti: era bravo a fare qualsiasi cosa ed incantava chiunque, abbagliando il suo interlocutore con un’aura delicata, avvolto nella sua buona educazione. Add non era certo una persona sciatta, anzi, si riteneva affascinante a modo suo e con l’altro sesso riscuoteva un certo successo, ma era comunque invidioso. Forse era la sua abilità nel preparare il caffè.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Add, Altri
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore EFP: Shirokuro.
Fandom: Elsword.
Rating: verde/giallo.

Genere: fluff?, slince of life, romantico (+ introspettivo).
Personaggi/Coppie: (Arc Tracer!)Add, Ciel. Add/Ciel.
Note: in fondo.

 




Piccoli fiocchi di caffè che cadono in primavera, ovunque
   #1 - la caffettiera del maggiordomo, (stagione:) primavera, (numero parole:) duecentosessantaquattro [264] parole ;
   Add era quel tipo di ragazzo che amava il freddo, tutto il gelo del mondo poteva – anzi, doveva – venirgli addosso. Non amava molto il caldo. Anzi. C’era solo una cosa che amava di caldo, e quella era una necessità primaria come il respirare ed il mangiare, se si fosse mai perso in un deserto – improbabile prospettiva, visto che non ci sarebbe mai andato in primo luogo, ma supponendo – al primo passante invece di acqua, avrebbe chiesto caffè.
   «Te lo faccio io» aveva proposto senza motivo Ciel, una volta, tanto tempo prima. Add accettò per pura curiosità. Dopo accettò il secondo invito, il terzo e così via, fino a quando divenne un’abitudine. Il caffè che preparava il damerino, fiero sin dalle prime ore del giorno, quando gli albori tingevano di verde la città in principio spenta in un tenero nero, era il migliore che avesse mai provato. Sarà stato come tastava tutte le confezioni di alimenti vari sulla mensola sopra il fornello a gas, o la precisione ed il tempismo con cui lo preparava, ma Add era incredibilmente sorpreso, ogni volta, di come quella stessa tazza fosse sempre più buona senza che il moro cambiasse mai la ricetta. Il vecchio è sempre meglio del buono, pensò, mentre lo sorseggiava un’ultima, teatrale volta prima di abbandonare anche quella mattina l’appartamento ordinato di Ciel. D’altronde, un’abitudine non era altro che qualcosa che iniziava in passato e con insistenza ed arroganza si ripeteva continuamente in un presente di non appartenenza. Tuttavia, non aveva mai provato quel pensiero concretamente, perché non aveva più bevuto caffè che non fosse il suo.

   #2 - dormiveglia del sadico invadente, estate, trecentodiciannove [319] parole ;
   «Fa caldo» biascicò Add, il viso contro il bracciolo del divano blu – suo grande amico – sul quale era sdraiato beato. Si rendeva conto che una tazza della sua bevanda preferita sarebbe stato un suicidio o comunque una pratica di pesante masochismo, con quaranta gradi all’esterno ed il condizionatore fuori uso. Eppure era ancora una volta da Ciel – il padrone di casa che scriveva su fogli sparsi sul tavolo al centro del salotto.
   «Spiegami di nuovo perché hai deciso di morire sul mio divano» ordinò senza deconcentrarsi. L’albino voltò il capo nella sua direzione e restò in silenzio, infastidito in parte. Anche da dietro, il moro sembrava composto e la sua figura in controluce degna di un vero signore. Provava invidia nei suoi confronti: era bravo a fare qualsiasi cosa ed incantava chiunque, abbagliando il suo interlocutore con un’aura delicata, avvolto nella sua buona educazione. Add non era certo una persona sciatta, anzi, si riteneva affascinante a modo suo e con l’altro sesso riscuoteva un certo successo, ma era comunque invidioso. Forse era la sua abilità nel preparare il caffè. «Mi annoiavo da solo – solo soletto –, a casa senza nessuno che mi rompesse le scatole» sentenziò a gran voce, mentre chiudeva pacato gli occhi, facendosi circondare dai capelli ora spettinati. Avvertì la sedia spostarsi, passi avvicinarsi e Ciel sedersi vicino a lui. Si fece sistemare la chioma, senza dir parola. Non era una brutta sensazione, quella delle sue mani che giocavano con i fili di perla e testa sempre più a fondo nel bracciolo. Ad un certo punto smise. Add non aprì comunque gli occhi ed aspettò, immaginando già che si sarebbe presto addormentato nell’afa di una giornata noiosa.
   «Tieni» disse poi Ciel, impedendo all’albino di abbandonarsi a Morfeo. Aprì pigramente le palpebre e vide una coppetta di cartone marrone davanti al suo viso. Gelato al caffè. «È di soia, ma penso ti piacerà comunque». Sorrise, afferrando l’oggetto freddo.
   «Grazie».

   #3 - gli impegni del maggiordomo assente, autunno, duecentonovantotto [298] parole ;
   Add era in piedi davanti al portone del condominio dove abitava Ciel da dieci minuti buoni. Era alto due metri, largo uno, di un blu che ogni volta che il Sole vi si rifletteva brillava come cosparso di imbarazzanti brillantini. «Esco un attimo, aspettami» recitava il messaggio che il moro aveva inviato al giovane che ora giocava nel freddo pungente di un inizio stagione incerto con i capelli lunghi e lucenti; la felpa rossa che lo costringeva in quello che credeva un caldo soffocante, mentre con il piede schiacciava una povera foglia rinsecchita. Il problema, però, arrivò quando Add realizzò che provava freddo, nella solitudine di una noia infinita, in piedi davanti al portone che ricominciava a splendere. Quelle temperature, nemmeno troppo basse, non avevano mai avuto alcun effetto su di lui, mai, in diciotto lunghi anni di vita. Ma sentiva la pelle d’oca. Prese un respiro e, nonostante la preoccupazione, fece uno sforzo per ignorare la novità. Si tormentava, però, continuava a tormentarsi, continuava senza tregua. Non era un cambiamento normale, era qualcosa che riguardava il suo corpo, non la sua psiche come era già successo.
   Gli esseri umani sono unità biopsicosociali, ricordò le lezioni di psicologia all’improvviso. Ognuna di quelle parti di una parola quasi buffa, influenzava le altre. Quindi sarebbe potuto essere stato sempre un cambiamento nella sua mente ad aver distrutto l’equilibrio. Abbassò lo sguardo, interdetto. Sapeva già cos’era, sorrideva perché ne era pienamente cosciente, ma era intimidito dal fatto stesso. Non era mai stato felice, prima, ma ora, che aveva finalmente trovato qualcuno che lo accoglieva e che lo aiutava quando era in difficoltà, poteva avvertire il cuore piangere dalla gioia e che scoppiava, sepolto da sottili veli bagnati di acqua di mare. Un «Buongiorno, Add» lo destò dai suoi pensieri.
   «’Giorno, Ciel».

   #3.5 (4) - una notte del sadico innamorato, inverno, duecentoquarantacinque [245] parole ;
   Ciel era gentile, composto, offriva sempre il caffè ad Add, gli legava i capelli delicati, lo accarezzava e, quando arrivava il Sabato sera, si faceva accarezzare a sua volta. Non era il suo ruolo viziare l’albino, non lo era mai stato, eppure era diventato come il suo guardiano e la cosa indispettiva il più giovane: era un adulto, era più che autosufficiente. Non voleva che fosse Ciel l’unico a prendersi cura dell’altro. Poggiò la propria fronte su quella del moro, concentrandosi per un attimo sul respiro che lo raggiungeva. È caldo, constatò. Scostò le lenzuola, scoprendo la schiena. Il riscaldamento spento. Eppure, nonostante la neve copiosa all’esterno – che, se avesse voluto, avrebbe visto scendere dalla finestra –, non sentiva nulla, solo tepore, e con la sua intelligenza, poteva dedurre che non fosse solo per i loro corpi esageratamente vicini – la massa più è concentrata, più si riscalda, ma non era il caso specifico –, piuttosto, per qualcosa che andava leggermente oltre. Erano, sì, loro due la causa, ma finalmente le rotelline iniziavano a girare ed Add respirò la soluzione; era la lontananza da Ciel a renderlo malinconico, a dargli i brividi. Era il bere il nero di veglia indotta che lo riscaldava oramai. Si eresse sopra di lui, lo studiò – più di quanto avesse fatto nelle ore passate insieme negli ultimi mesi – e ridacchiando, morse il labbro e poi si risistemò su di lui, mordendo anche il suo, come a condividere quella piccola sofferenza.
   «Io volevo solo del caffè».


 
Soundtrack(s); mnemonic (yanaginagi), Asymmetry (Reol), Mitsuba no Musubi Me (yanaginagi), Setsuna Plus (Kano). Mh, mh, mh, mh, mh!! Non riesco a credere che, finalmente, in un modo o nell'altro, ho scritto su Elsword. ;____; sebbene nel che ho tipo bevuto e ora sono tipo fusa e tipo non so cosa sia venuto fuori. MA! La sentite la mia commozione che lascia una scia arcobaleno, guidata da Nyan Cat che piange anche lui? Io sì. E non solo sono riuscita a scrivere su Elsword, ma anche sulla mia otippì perché non c'è nulla che mi scaldi il cuore come (a differenza del mio bimbo) un buon cappuccino ed una bella otp fiammante sotto le mie dita, trascinata come Ettore dalla tastiera (pace all'anima di Ettore, papà di tutti noi e figlio di Troia, amen). COMUNQUE. Allora, ringrazio infinitamente colei che ha indetto questo contest che ho scoperto oggi per puro caso durante il cambio dell'ora prima di Spagnolo (che ho passato benissimo perché ho pensato solo a questa piccola cavolata sui miei ghei e mi sono fatta fare gli esercizi da un compagno awww). Non brilla molto per qualità, ma posso dire che mi soddisfa abbastanza – sebbene io sia negata in yaoi/shonen-ai. Inoltre da un po' di tempo a questa parte scrivo segretamente fluff, per occulte ragioni, scrivere questa Raccolta mi ha riempita di felicità e palloncini rosa. MA. Basta sproloquiare e penso di dover dare due spiegazioncine.
Ho scelto l'ordine che iniziava con la primavera perché, come al solito, volevo raccontare un graduale passaggio, ambientandolo proprio nelle stagioni che suggeriva la traccia. Il caffè perché, uno, oltre che il cappuccino, amo da straimpazzire il caffè ed ha subito attirato la mia attenzione; due, Ciel is a butler, so I thought of him making it e non so, mi sembrava semplicemente una scena decente, anzi, l'idea di Ciel che prepara il caffè come nessuno oramai è nella mia testa, fissa come nulla; tre, Add è sempre all'erta e passa sicuramente notti insonni per studiare/lavorare ai Nasod e le Dynamo, quindi anche l'idea di lui che il caffè lo beve per necessità ma che poi se ne innamora mi è molto piaciuta (ovviamente tutto questo in chiave AU! perché capiamo da noi che sia improbabile un bambino rinchiuso in una libreria possa mai farsi del caffè lol). Ora, per quanto riguarda il testo in sé, andiamo in ordine.
primavera; scelte: teatrale perché Arc Tracer dà un po' l'impressione di essere esagerato, come scherzasse sempre manco fosse cretino per davvero; un po' un Add megalomane, non so, mi piaceva inserirlo. Grammatica: ond'evitare fraintendimenti, provato in questo caso non ha il valore di sentire qualcosa, ma di verificare, dare prova.
estate; scelte: Non era una brutta sensazione, quella delle sue mani che giocavano coi fili di perla, oltre al fatto che è un mio headcanon quello di Arc Tracer e Mastermind che si fanno volentieri conciare da Ciel solo per farseli toccare, volevo un po' lasciar intendere proprio il conforto che prova nel stargli accanto, quei piccoli gesti che lasciano già intuire la relazione che andrà sviluppandosi. È di soia: /pubblicità occulta/ so che può sembrare stupido, ma questo passo è importante perché quando Add accetta è un po' come se decidesse di fidarsi del giudizio di Ciel che i porge qualcosa che apparentemente non merita di essere accettato (mentre invece, sappiatelo, a lui quel gelato piacerà un sacco). Grammatica: la ripetizione di solo è voluta.
autunno; scelte (+ grammatica): da Prese un respiro senza tregua la continua ritorsione della frase è puramente voluta proprio per rendere come si sente Add.
inverno; nulla da dire, il leggero lime (/leggerissimo) è chiaro. "il nero di veglia indotta" è il caffe, la questione della veglia è abbastanza semplice da capire. [e per la cronaca, sì, sì, sì, sì, il dolce bimbino della mamma è seme]
Okaaay!! Grazie mille di aver letto! Au revoir!
   
 
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