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Autore: moonwhisper    19/02/2009    5 recensioni
Lentamente, piacevolmente, inesorabilmente. Muoio. Cazzo. Muoio.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ci nevica nello stomaco”

 

 

 

 

 

Ho paura di me. E di questo freddo.

Mi pulsano le tempie, come due fottuti tamburi di guerra.

Guardala, la neve. Come brilla. Com’è bianca.

Com’è bianca, la neve.

Non so come sono finita qui. E’ una domanda che non mi sono ancora posta. Fino a pochi minuti fa, vagavo. E’ tutta una vita che vago. Non ho mai avuto mete precise e, del resto, non ho mai raggiunto nulla. Più che altro ho camminato in tondo. Per tanto, tantissimo tempo.

Adesso invece sono. Qui. La neve ovunque. Ho le budella ripiene di neve candida.

C’è un lago. E sopra il lago niente ghiaccio, ma notte. Notte e luna. Di quella cazzo di luna da farti male agli occhi, tanto illumina.

Ma fa un tale freddo. Di quel freddo che ti sbriciola le ossa.

Con questi capelli rossi davanti al viso, tutti scompigliati, tutti lerci, che puzzano di miele da lontano. Ed una canottiera sottile. Mi si accappona la pelle ad immaginarmela addosso. Quando l’avrò messa? Due, tre giorni fa?

Curioso. Non ricordo quasi nulla della mia esistenza, ora. E non mi manca. Non mi manca niente di quello che nascondo dietro le spalle. Di adolescenze turbate. Giovinezze bruciate. Non mi importa.

Non ci avevo riflettuto. Potrei anche cancellare tutto. Ora.

Improvvisamente credo sia una buona idea. Avrò un porco motivo per essere qui, giusto?!

GIUSTO?!

Guarda come urlo al cielo nero. Come una bestiola in gabbia. Guarda come urlo. Guarda come mi ignora il cielo, e come si vergogna di ammirarmi, mentre affondo i piedi nella neve gelida e sorrido, con una smorfia crudele. Da demonio.

Guarda come urlo al cielo nero.

Trascino due occhi smarriti per terra, e fingo di non vedere in quanta disperazione affogo. Piano.

Sono vecchia. Mi sento vecchia in ogni mio gesto. E in un istante realizzo di aver già visto troppo. Troppo, troppo, per continuare a vedere. Sono esausta. Sono rattrappita, inerme.

Un passo dietro l’altro. Intrecciare le dita in grembo. Graffiarsi le braccia a sangue. E poi immergersi. Nel lago di vetro, che non si muove mai.

Mai. Mai. Mai.

Una lieve increspatura. E scompaiono le caviglie, risucchiate dal buio senza fine. Sono ormai sprovvista di gambe. In un battito di ciglia il mio busto si dissolve. Sono fatta di aghi infuocati.

Non ho più nome. Non ho età. Non ho perché. Non ho futuro.

Lentamente, piacevolmente, inesorabilmente. Muoio. Cazzo. Muoio.

Nessun rumore.

Il lago di vetro. Non si muove mai.

Mai.

  
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