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Autore: bran of hell    07/03/2005    5 recensioni
Un cacciatore di taglie...una ladra senza pudore...cosa può succedere se due persone simili sono costretti a stare in sieme per un pò di tempo?
Genere: Avventura, Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA VOLPE E IL CACCIATORE

LA VOLPE E IL CACCIATORE

"PER SOLDI O PER..."

di

Saille (racconto tratto da http://www.thedarkage.com)

 

NOTA: questo è un racconto che una mia amica mi ha chiesto di postare su EFP. Mi è sempre piaciuto, quindi lo faccio con estremo piacere. Spero che piaccia anche a voi.

 

 

    Era una splendida giornata e Joel Fox si sentiva completamente a suo agio. Joel era una ragazza di ventitré anni dal corpo snello e le movenze agili. Gli occhi ambrati brillavano sempre di una luce indecifrabile, astuta ed un po’ selvatica.

     Era per tutto questo e per quei capelli fiammanti, una massa folta e lucente che sembrava non aver mai conosciuto l’onta delle forbici, che la giovane ladra era stata soprannominata “La Volpe”.

     La fama della sua abilità faceva trascorrere sogni agitati a chiunque possedesse qualche oggetto prezioso quando entrava spavaldamente nei paesi delle Terre dell’Ovest, troppo sicura di sé per nascondere la sua identità. La divertivano gli sguardi di rabbia e timore dei ricchi possidenti, di divertita soddisfazione dei poveri, di sfida o di rassegnazione delle guardie. Perché in ogni caso tutti sapevano che, quando avesse deciso di portare a termine un colpo, nulla l’avrebbe fermata.

     Non più.

     Già. Perché anche lei aveva conosciuto il carcere, il morso gelido dei ferri e la bruttura della prigionia. Dopo tutto la sua arte poteva dare adito a qualche imprevisto e, per una praticante alle prime armi, non era difficile rimanere scottata.

     Ma se nessuno pareva rammentarsene e la chiamavano l’Inafferrabile Volpe, lei non se n'era scordata affatto e, prima di ogni colpo, ripeteva in cuor suo il giuramento. Mai più avrebbe posto piede in un carcere. Come mai più sarebbe stata povera.

     Ora però, completamente immersa nella pozza fresca in quella piccola radura, non pensava a tutto questo. Si sentiva semplicemente a suo agio. Era una luminosa giornata primaverile, il suo ultimo colpo era andato bene e il contenuto delle bisacce le avrebbe permesso di fare la bella vita per parecchio tempo. Sospirò soddisfatta stiracchiandosi nell’acqua bassa. Una giornata ideale per un bagno. Si girò verso riva e... tutta la sua gioia svanì di colpo.

     Tranquillamente accoccolato sulla sponda, proprio vicino ai suoi abiti, c’era un uomo abbigliato di bruno. La larga tesa del cappello gli ombreggiava il volto escludendole la vista dei lineamenti e dell’espressione, ma la spada che teneva appoggiata con noncuranza sulle gambe lasciava spazio a pochi dubbio.

     "Non è da gentiluomini spiare una signora mentre fa il bagno!" esclamò irritata la giovane donna.

     "Giusto! Ma questo non è certo il nostro caso. Nessuno mi ha mai considerato un gentiluomo e tu... una signora?" rise."Penso che il termine ladra ti si addica meglio" concluse con una nota sarcastica nella voce profonda.

     Si alzò lentamente e ricacciò un poco indietro il cappello malconcio, rivelando un volto magro dai lineamenti decisi. Il naso era lungo ed affilato, come tutto in lui del resto. Negli occhi nerissimi, come la capigliatura raccolta da un laccio di cuoio, c’era una scintilla guizzante di divertimento, anche se le labbra sottili non tradivano alcuna emozione. L’uomo non doveva avere più di quarant'anni.

     "E adesso che hai chiarito che non siamo persone rispettabili, si può sapere cosa hai intenzione di fare?" chiese lei stizzita. Essere trovata impreparata a quel modo non era da lei e la cosa l’aveva fatta andare letteralmente in bestia. Se si fosse saputo in giro, la sua reputazione di ladra scaltra ed inafferrabile ne sarebbe stata irrimediabilmente rovinata.

     L’uomo diede un’alzata di spalle.

     "Bé, immagino che ti dovresti vestire. Non credo che sia conveniente per te viaggiare così. Non so cosa tu abbia fatto ai Greystone, ma mi hanno dato parecchie piastre d’oro perché ti catturassi, promettendomene altrettante se ti avessi consegnata in perfette condizioni."

     L’espressione della donna non mutò, ma in cuor suo iniziò a preoccuparsi seriamente. E non del cacciatore di taglie, del quale contava di liberarsi piuttosto in fretta, quanto del fatto, invece, che fossero stati i Greystone ad averlo ingaggiato.

     Era stato uno dei colpi più difficili della sua carriera, tanto da spingerla a domandarsi se il bottino valesse tanti rischi, nonostante fosse stato indubbiamente ricco. La lacrima della Sirena, una perla di incomparabile bellezza, le aveva fruttato un bel gruzzolo d’oro, ma per conquistarla aveva dovuto superare un incredibile numero di trappole e trabocchetti di ogni genere. La dimora dei Greystone ne era letteralmente costellata. Senza poi contare il dopo. Per giorni e giorni era stata inseguita da uomini armati e da mute di cani addestrati ad uccidere. Non aveva mai incontrato tanto accanimento.

     Ma anche quella volta era riuscita a scappare. Non per niente era una delle migliori nel suo campo.

     Ora, dopo più di un anno trascorso da quella faccenda, l’avventura più rischiosa della sua vita, trovarvisi nuovamente coinvolta la sconcertò non poco.

     "Va bene..." disse apparentemente rassegnata."Credo proprio di non avere altra scelta che seguirti. Ma se hai un po’ di cuore, non vorrai togliermi quel poco di dignità che mi è rimasta. Quindi, avrai la cortesia di girarti mentre mi vesto..."

L’uomo diede un’altra alzata di spalle.

     "Per me va bene. Ma ti avverto! Non provare a far scherzi, perché potresti pentirtene" E, detto questo, si voltò.

     "Come no, amico mio... Come no..." pensò lei dentro di sé muovendosi con calma verso i vestiti.

     Come aveva immaginato fra il manto ed il cappello la spada non c’era più. il cacciatore non sarebbe stato così inetto da voltarle le spalle senza essersi prima assicurato di averla disarmata. O almeno crederlo. Poiché non poteva saper nulla della tasca nascosta all’interno dello stivale destro dove alloggiava un sottile e mortale pugnale.

     Infatti lo trovò al suo posto lo estrasse con calma e:"Senza rancore, amico!"esclamò lanciandolo fulminea.

     Ma non abbastanza.

     In una frazione di secondo l’uomo si era voltato sguainando la spada e deviando con un colpo rapidissimo lo stiletto, che si conficcò in un tronco senza procurargli alcun danno.

     Il cacciatore sospirò stancamente.

     "Sapevo che avresti tentato qualcosa anche se ti avevo detto di non farlo. Forse la tua dignità soffrirà un altro duro colpo, ma ti dovrò guardare mentre ti vesti" concluse con una smorfia divertita sulle labbra, mentre gli occhi bruni la osservarono attentamente.

     La donna sollevò il mento con alterigia. Non poteva esprimere molto disprezzo senza nulla addosso oltre ai lunghi capelli rossi gocciolanti. Ad ogni modo si vestì sfoggiando la più completa noncuranza per la sua presenza.

 

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     Il sentiero fra gli alberi si strinse ulteriormente, così che i due cavalli dovettero procedere in fila indiana.

     Ramirez Montoya, il cacciatore di taglie, faceva strada. Joel fox, subito dietro di lui decise che quello era proprio il momento che stava aspettando.

     Il cacciatore le aveva legato le mani al pomo della sella, pensando che con ciò non avrebbe avuto più problemi. Ma non aveva fatto i conti con la Volpe. Conosceva alcuni piccoli incantesimi, sufficienti a sciogliere il più ostinato dei nodi. Così in un batter d’occhio fu libera e, scesa da cavallo, si dileguò fra i cespugli senza il minimo rumore.

     Joel rise dentro di sé. Era stato sin troppo facile. Se Ramirez non si fosse mai voltato, non si sarebbe accorto della sua assenza prima di smontare da cavallo. E se solo il castello dei Greystone fosse stato sufficientemente vicino, sarebbe potuto arrivar sin là senza rendersi conto di condurre un cavallo vuoto.

     Tutta presa nel figurarsi la sorpresa dell’uomo, si addentrò in una macchia di cespugli, senza accorgersi dell’improvviso dislivello del terreno. Poggiò un piede nel vuoto e si ritrovò a ruzzolare giù per diversi metri.

     Si rialzò con poco più di qualche sbucciatura e diverse foglie intrappolate nei capelli. Era caduta su qualcosa di morbido che aveva attutito l’impatto. E si ritenne fortunata, fino a quando la cosa si sollevò ringhiando, mostrando di non essere stata per nulla soddisfatta di fungerle da cuscino.

     Joel indietreggiò lentamente.

     "Buono piccolo.... Buono..." balbettò.

     L’orso continuò ad avanzare digrignando le fauci e ruggendo. Poi, ad un tratto, si sollevò sulle zampe posteriori. A questo punto la donna girò sui tacchi ed iniziò a correre con quanta forza aveva. Sentiva il bestione dietro di lei muoversi come un masso rotolante fra i cespugli, con una velocità pazzesca. Come diavolo poteva una cosa tanto grossa spostarsi così rapidamente?

     Conscia del fatto che presto le sarebbe stato addosso, prese lo slancio, si aggrappò ad un ramo basso che attraversava la pista e, con una piroetta degna di un’acrobata, ne fu a cavalcioni. L’animale la sorpassò mentre tirava su le gambe.

     Respirando affannosamente, tentò di ricordare se gli orsi sapessero o meno arrampicarsi. In ogni caso ritenne opportuno salire più in alto... E fu una saggia decisione.

     Il bestione era tornato furente sui suoi passi, con la ben chiara intenzione di ridurre in piccoli pezzi chi aveva osato interrompere la sua penNickella. Ed il ramo basso, una volta che si sollevò sulle due zampe posteriori, si trovò perfettamente alla sua portata.

     Joel stava pensando a come trarsi da quella scomoda posizione, quando il plantigrado, iniziò a prendere a spallate l’albero. La ladra dovette aggrapparsi al tronco per non cadere di sotto.

     Mentre si convinceva che in quella giornata le erano ormai accadute tutte le disgrazie possibili, il ramo sul quale era seduta iniziò a scricchiolare sinistramente.

     "Uccisa dalla sfortuna..." sospirò rassegnata. Aveva sempre dato per scontato che, prima o poi, durante un colpo qualcosa sarebbe andato storto e lei ci sarebbe rimasta, ma mai si sarebbe sognata di diventare la colazione di un orso!

     Non c’erano altri rami abbastanza robusti da sostenerla e l’albero continuava a vibrare.

     "è proprio la fine..." Era una semplice constatazione.

     Ma ecco che, proprio in quel momento, un fitto di cespugli si aprì ed apparve Ramirez a cavallo, con le redini di quello di Joel avvolte attorno al pomo della sella.

     L’orso si girò verso il nuovo venuto ringhiando tutto il suo dispetto. Il cavallo della ladra non lo sopportò. Folle di paura iniziò ad impennarsi, nel tentativo di liberarsi e fuggire. La cavalcatura di Ramirez iniziò a scartare, fra gli sforzi del cacciatore di calmarla e gli strattoni furiosi dell’altro animale.

     Fu a quel punto che l’orso caricò.

     Joel non vide altro. Appena l’animale spostò la sua attenzione, lei balzò giù dal suo ramo e corse, corse, corse fino a quando il cuore fu sul punto di balzarle dal petto. Poi cadde al suolo e per lunghi momenti rimase immobile, completamente concentrata nello sforzo di respirare. Quando il ritmo del respiro tornò ad essere regolare, lentamente si sollevò a sedere. La foresta era silenziosa. Persino troppo... Una gelida atmosfera gravava l’aria. Un sentore di... morte.

     Joel sentì qualcosa muoversi dietro di sé; forse definirlo rimorso era eccessivo, anche se vi si avvicinava molto.

     Ramirez Montoya, il cacciatore di taglie che avrebbe dovuto consegnarla ai Greystone, era sicuramente morto in quel momento. Questa per la ladra doveva essere una buona, anzi, un’ottima notizia. Perché, allora, non si sentiva per nulla soddisfatta?

     Lentamente tornò sui suoi passi e quando giunse ai margini della radura spiò oltre i cespugli.

     La carcassa del cavallo di Ramirez giaceva al suolo in una pozza di sangue. Aveva la gola ed una spalla squarciate.

     Ma la cosa più incredibile era che anche l’orso stava a terra, morto. E del cacciatore non c’era nessuna traccia.

     Joel si inoltrò nella radura alla ricerca di qualche indizio utile. Provava ancora un certo timore ad avvicinarsi all’enorme massa del plantigrado, e fu per sfatare quella sciocca paura che lo colpì con una pedata.

     "Tanto è morto..." si rassicurò ad alta voce.

     In quel momento una delle zampe anteriori dell’animale si sollevò.

     La ladra urlò per lo spavento tentando di saltar via, ma, già afferrata per una caviglia, cadde seduta per terra. Continuando a gridare cercò di indietreggiare... fino a quando udì imprecare una voce soffocata.

     "Maledizione! Piantala di strillare e aiutami..."

     La sorpresa l’ammutolì di colpo. Solo allora si accorse che era una mano a trattenerla. La massa dell’orso sussultò.

     "Sbrigati, dannazione! Sto soffocando qui sotto..."

     Non c’era alcun dubbio. Era la voce di Ramirez!

     "Per quel che mi riguarda puoi anche metterci radici..." borbottò lei rimettendosi in piedi e cercando di liberarsi.

     La mano del cacciatore aumentò dolorosamente la stretta e la tirò nuovamente a sedere.

     "Fammi uscire o ti spezzo la caviglia!" ruggì furioso stringendo più forte.

     "Va bene! Va bene! Stavo scherzando! Non mi pare il caso di prendersela tanto..." si affrettò a rassicurarlo.

     Un po’ spingendo, un po’ tirando, l’uomo riuscì a sgusciar fuori, ammaccato, imbrattato di sangue non suo e sostanzialmente intero.

     Senza degnare di uno sguardo la donna, Ramirez si avvicinò ai resti del cavallo. Si chinò e gli carezzò il muso con dolcezza.

     "Povero Banjo... Non sarà più lo stesso senza di te..." mormorò tristemente.

     Joel lo fissava allibita. Raramente aveva scorto tanto dolore nello sguardo di qualcuno.

     "Bene, Piccola Volpe..." disse lui ad un tratto con acredine."Hai fatto il tuo tentativo di fuggire. Sappi che non avrai altre possibilità di riprovarci."

     La ladra ebbe paura. Che dopo tutto avesse deciso che l’oro promessogli dai Greystone non valesse la seccatura di consegnarla... viva? La ragazza indietreggiò maledicendo di essere tornata indietro. Sembrava che tutti gli eventi cospirassero affinché non riuscisse a vedere il sorgere del nuovo giorno.

     Ora, con nessun'altra difesa oltre alle proprie mani, le sue possibilità contro il cacciatore erano forse inferiori a quelle avute contro l’orso. Le sole mani di Ramirez costituivano un pericolo micidiale, prova ne era la caviglia dolorante come se fosse stata stretta in una morsa d’acciaio.

     Joel continuò ad indietreggiare lentamente ed appena l’uomo si chinò sul cavallo, lei si slanciò verso il folto.

     Ma non fece molta strada.

     Sentì il sibilo inseguirla, poi il cappio calarle giù oltre le spalle a serrarle le braccia contro il busto. Presa in trappola, incespicò e cadde a terra. Nella caduta batté la testa contro un tronco e perse i sensi.

 

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     Il dolore pulsante alla tempia riportò la donna alla coscienza. Si mosse lentamente e, prima che si rendesse pienamente conto di essere di traverso sulla schiena di un cavallo, una mano l’afferrò per la cinta dei pantaloni, sollevandola e scaricandola a terra senza troppi complimenti.

     "Questo é tuo..." disse ramirez lanciandole il cappello d’in groppa al destriero.

     Joel lo raccolse e lo batté sulle gambe per liberarlo dalla polvere, ancora troppo scombussolata nell’essersi ritrovata viva per decidere di esserne felice o, invece, essere infuriata per il rozzo trattamento appena subito. Il brusco risveglio la fece ripiegare sulla seconda alternativa.

     "Cosa ti dà il diritto di trattarmi così!?" strillò inviperita.

     Il cacciatore rispose tranquillamente.

     "Solo la considerazione che il cavallo si stancherebbe troppo a trasportarci entrambi. E visto che adesso sei sveglia e puoi camminare..."

     La ladra si arrabbiò ulteriormente.

     "Questo cavallo è MIO!!"

     "Questo cavallo forse era tuo" si intromise l’uomo. "Quasi sicuramente l’hai rubato... E se anche non fosse, lo ritengo il minimo risarcimento visto che il mio è stato sventrato da un orso solo ed esclusivamente per colpa tua. Perciò dovrai rassegnarti e camminare..." concluse dando un paio di strattoni ad una catena che gli pendeva dal polso sinistro.

     Fu un duro colpo per la Volpe scoprire che l’altro capo del lungo serpente metallico era assicurato, tramite un robusto anello d’acciaio, al suo polso destro.

     "E questa?! Cosa significa!?!" sibilò furiosa.

     Le labbra d Ramirez si piegarono in un sorrisetto beffardo.

     "è un regalino da parte dei Greystone per te... Mi avevano consigliato di mettertela appena ti avessi scovata. Devo ammettere di averti sottovalutata e che utilizzandola subito avrei incontrato meno problemi. Ma speravo di poterne fare a meno. In fondo, è una seccatura anche per me" concluse sospirando e dando uno sguardo sconsolato alla sua manetta. "Dunque, come ti avevo promesso, hai tentato per l’ultima volta di fuggire. Immagino che sarà inutile dirtelo, ma puoi risparmiarti lo sforzo di provare ad aprire quel braccialetto con grimaldelli nascosti, incantesimi o non"so"neppure"io"cosa... Perché, vedi, senza la chiave, che i Greystone non mi hanno consegnato, sarebbe solo fatica sprecata. Io ti ho avvertita e adesso cammina. Per le mie abitudini ho parlato anche troppo e la strada che ci attende è ancora lunga."

     Joel tenne fra i denti orgoglio e insulti. Se Ramirez l’avesse creduta sconfitta, le sarebbe stato più facile fuggire. Perché, naturalmente, era ovvio che ci sarebbe riuscita.

 

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     Era chiaramente vero che la Volpe nascondeva qualche giocattolino e conosceva alcuni piccoli incantesimi per aprire anche le serrature più ostinate.

     Fu quindi scontato che, non appena Ramirez si avvolse nelle coperte ed il suo respiro assunse il ritmo regolare del sonno, la ladra mettesse al lavoro tutta la propria abilità, fermandosi solo di tanto in tanto per assicurarsi che l’uomo dormisse.

     Doveva essere mezzanotte quando, con un moto di dispetto, la donna buttò per terra i suoi arnesi.

     In quel preciso istante udì una risatina sommessa e, voltandosi di scatto, scorse gli occhi di ramirez, luccicanti al chiarore delle braci, fissarla divertiti.

     "Sei testarda Piccola Volpe..."

     "Smettila di chiamarmi con quel nomignolo!" sbottò lei irritata.

     "Come vuoi, Piccola Volpe... Ma lasciami dire che te l’avevo detto. In ogni caso, adesso che te ne sei accertata, perché non provi a dormire? Ci sarà da camminare parecchio domani" concluse sbadigliando e riavvolgendosi meglio nella coperta.

     La donna non sopportò oltre la sua ostentata sicurezza. Si aggrappò alla catena e con tutte le sue forze le diede uno strattone, così violento che Ramirez rotolò via dal suo giaciglio.

     "E adesso che diavolo ti prende?" borbottò l’uomo, disperando di poter chiudere occhio per quella notte.

     "Cosa mi prende? COSA MI PRENDE!?!"strillò stizzita schizzando in piedi. "Ma TU chi diavolo credi di essere? D’accordo! Non sono riuscita a scassinare questo stramaledetto arnese... Ma non credere che mi arrenda così facilmente!"

     La rabbia che le bruciava in corpo la spinse a parlare anche oltre la prudenza.

     "Potrei tagliarti la gola mentre dormi! Potrei tagliarti la mano e..."

     "E non ti pare imprudente venirmelo a raccontare?" la interruppe Ramirez riaggiustandosi le coperte.

     Joel si morse un labbro, rendendosi conto di essere andata veramente troppo oltre.

     Ma il cacciatore non sembrava preoccupato.

     "Non temere, non ti legherò! Una corda non riuscirebbe a fermarti e poi, non ce n’é bisogno. Ho il sonno leggero e me ne accorgerei se volessi tentare qualcosa. Chiarito questo... PER"FAVORE..." disse in tono supplichevole "prova a dormire... O almeno sta tranquilla per un po’ e fa finta di riposare. Lo dico anche per il tuo bene. Sia io che tu saremo stanchi e nervosi se non riposiamo per un po’."

     Ramirez si tirò la falda del cappello sugli occhi e si rilassò.

     "Cacciatore..." disse dopo qualche minuto la ragazza.

     "Hmm?"

     "Non credere che mi sia arresa!"

     "Lo so..." confermò lui "Adesso dormi."

 

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     Per diversi giorni la ladra ed il cacciatore praticamente non si scambiarono parola, come se tutto il loro repertorio di conversazione fosse esaurito quella notte.

     Ogni giorno avanzavano di parecchie miglia e Ramirez, sebbene sembrasse non degnare di uno sguardo la prigioniera, in realtà sapeva esattamente quando non sarebbe stata in grado di muovere un altro passo. Ed a quel punto si fermava con la scusa di lasciar pascolare il cavallo.

     La sera Joel era così stanca che riusciva a malapena a mangiare, prima di crollare esausta.

     Le cose andarono avanti così per diversi giorni.

     Poi accadde qualcosa che mutò profondamente il corso delle loro vite.

     Da qualche tempo Ramirez appariva stranamente inquieto. Spesso si fermava ad osservare il terreno o ad ascoltare; oppure si portava sulla cresta di un colle per avere un’ampia visione del territorio all’intorno. E sempre più spesso evitava di accendere il fuoco quando si accampavano.

     Se inizialmente la donna non vi aveva fatto caso, troppo presa dai suoi crucci per preoccuparsi di quelli altrui, presto la curiosità ed una segreta soddisfazione crebbero in lei.

     Dunque anche quell’uomo impossibile temeva qualcosa! Ed era da sperare che per lei ne potesse venire un vantaggio.

     Un giorno non seppe resistere.

“Ebbene? Anche il cacciatore è braccato?" chiese con un sorrisetto maligno.

     Ramirez le lanciò un'occhiata inceneritrice.

     "Cosa te lo fa credere?" replicò asciutto.

     Joel ridacchiò divertita.

     "Adesso non far finta di non capire! Ma ti sei visto? Fiuti l’aria come un animale inseguito. A chi vorresti darla a bere?" La ragazza sospirò, simulando un’aria afflitta. "Forse, dopotutto, le nostre strade si separano prima del previsto" concluse scoppiando in una gran risata.

     Il cacciatore la fissò con una smorfia divertita.

     "Immagino che tu non abbia considerato che chi mi segue potrebbe essere una compagnia molto peggiore della mia" sogghignò.

     "Credo che sia un'eventualità molto improbabile" ribatté Joel sarcastica.

     Ma già il suo buon umore era scomparso. Perché le parole di Ramirez potevano avere un fondo di verità, e non era detto che i suoi nemici si sarebbero dimostrati benevoli con lei.

     In questo clima di attesa che capitasse qualcosa trascorsero un altro paio di giorni, durante i quali il fatto che qualcuno fosse sulle loro tracce divenne una certezza. Il cacciatore, seguendo strade traverse, era tornato su vie già percorse. Orme di un piccolo gruppo a cavallo seguivano, senza ombra di dubbio, le loro. Ipotizzare che si trattasse di un caso era, chiaramente, piuttosto fantasioso.

     Ramirez non lasciava trapelare nulla dal suo comportamento circa gli ovvi tumori che doveva provare, ma la tensione intorno a lui era un’entità tangibile, quasi fisicamente.

     Poi, una sera...

     Il sole era già scomparso dietro le cime degli alberi e le ombre nel bosco si erano infittite. Giunti ad una radura nei pressi di un ruscello, Ramirez decise che il posto era adatto per trascorrere la notte. Smontò da cavallo e si apprestò a liberarlo dalla sella, quando l’animale nitrì... E, troppo vicino, si udì un nitrito di risposta.

     L’imprecazione che, spontanea, sorse alle labbra del cacciatore, fu l’unica reazione che ebbe tempo di manifestare, poiché in un attimo...

     Agli occhi di Joel parve che ogni cespuglio balzasse in piedi urlando.

     Si sentì afferrare ed in breve si rese conto di non avere possibilità di fuga.

     Quando il clamore si stabilizzò in un vociare soddisfatto e lei riuscì a mettere a fuoco la scena, poté scorgere quattro uomini dall’aria losca, con abiti che avevano visto tempi migliori, in piedi attorno ad una figura riversa al suolo. Scoprire che si trattava di Ramirez non le fece provare alcuna soddisfazione.

     "Bisogna riconoscere che sa battersi bene!" disse uno dei quattro massaggiandosi cautamente il mento.

     "Vero! Ma noi gliele abbiamo suonate più forte!" rise soddisfatto l’uomo di fronte a lui.

     "E di questa che ne faccio capo?" chiese quello che la teneva per le braccia. L’uomo che aveva riso abbassò lo sguardo e fischiò.

     "Cosa ci fa una bamboletta come te con un tipaccio come Ramirez?" sghignazzò avvicinandosi lentamente e valutandone la figura snella.

     Joel ostentò un sorriso e parlò con sarcasmo.

"Non credo sia sua abitudine incatenare la sua ultima conquista!" esclamò liberando con uno strattone il braccio destro e mostrando la catena che le pendeva dal polso. "In realtà…" continuò con una voce addolorata "sono sua prigioniera, ma…" e la sua espressione divenne maliziosa, mentre il tono si faceva suadente. "Ma ora... voi... mi potreste liberare... Ed io vi mostrerei tutta la mia gratitudine..." concluse fissandolo con uno sguardo pieno di sottintesi.

     L’uomo si avvicinò ulteriormente con un gran sorriso. Ma all’ultimo momento le labbra assunsero una piega feroce, mentre un luccichio malvagio gli accese lo sguardo. Affondò una mano nella massa scomposta dei capelli rossi costringendola a tenere il volto a pochi centimetri dal suo.

     "Ascoltami bene, sgualdrina!" sibilò. "Se Ramirez ti ha catturata può esserci solo una ragione: vali molti SOLDI! Quindi, non ti illudere. Lo costringeremo a dirci a chi sei indirizzata e ritireremo il gruzzolo al posto suo. Se speravi di potertene andare, puoi anche scordartelo!"

     E con questo la lasciò e le voltò le spalle.

     Quello che teneva Joel si preoccupò.

     "Vuoi dire che dobbiamo proprio consegnarla... così com’è?" si lamentò.

     Il capo rise sguaiatamente.

     "Ragnor, ragazzo mio, ma che cosa hai capito? Il viaggio, dopo tutto, sarà lungo. E non ho mai detto che non avremmo avuto tempo per spassarcela un po’…"

     I cinque individui sghignazzarono soddisfatti, mentre la ladra iniziò a snocciolare un'incredibile varietà di epiteti al loro indirizzo.

     Ragnor, intanto, aveva provveduto a legarla insieme a Ramirez, senza trascurare di rubarle un bacio, a suggellare quanto sarebbe avvenuto da lì a non molto.

     Joel stava ancora borbottando fra i denti una serie di insulti molto originali, quando il cacciatore parlò.

     "Il cambio, dunque, non è stato così favorevole?" mormorò con acredine.

     "Sta zitto, maledizione!" sibilò lei di rimando.

     "Offesa perché le tue moine non hanno avuto il successo sperato?" continuò lui provando a muoversi e fermandosi con un lamento.

     "Chiudi il becco, accidenti a te!" ringhiò a bassa voce.

     "Avresti dovuto immaginarlo che avrebbero cercato di ottenere da te... il massimo vantaggio possibile..." Nella sua voce questa volta non c’era sarcasmo, ma solo amarezza.

     "Se credono che riusciranno ad avere tutto così facilmente, si sbagliano di grosso!" assicurò lei con tono risoluto, mentre il suo sguardo andava ai cinque uomini intenti a bere intorno al fuoco.

     Ramirez sentì le sue mani armeggiare con qualcosa di metallico.

     "Che stai facendo?"

     "Sto cercando di grattarmi la schiena..." disse candidamente. "Cosa mai credi che stia facendo?" sbottò. "Tento di tagliare le corde, stupido! Quello che più mi secca e che non c’è nessun modo di andarmene lasciandoti qui!"

     Il cacciatore sospirò.

     "Già, Piccola Volpe... Questa opportunità proprio non c’è..."

     In breve la piccola, ma affilata lama, che Joel teneva nascosta nella cintura, adempì al suo compito e lei e Ramirez poterono dileguarsi silenziosi nella notte. Non molto lontano ebbero pure la fortuna di trovare il loro cavallo, fuggito durante la colluttazione, con le loro armi ancora assicurate alla sella.

 

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     Durante tutto il corso della notte i due fuggitivi avevano cercato di interporre la maggiore distanza possibile fra loro e gli inseguitori.

     E Joel, a cavallo dietro Ramirez, aveva preteso delle risposte.

     "È per colpa tua se sono rimasta coinvolta in questo pasticcio! Quindi ho diritto di sapere! Dopotutto è grazie a me se sei libero!"

      Dopo una lunga serie di recriminazioni simili a questa, il cacciatore si convinse che, se non le avesse riposto, sarebbe stato costretto a strangolarla per avere un po’ di pace e poter pensare.

     "E va bene, dannazione!" esclamò esasperato "Tre mesi fa sono riuscito ad assicurare alle carceri di Beltan quasi tutta la banda di Jeremy Ross, lo Sfregiato. I cinque gentiluomini che abbiamo appena lasciato, sono quel quasi ancora in libertà. Quello che chiamavano capo è Rouger Dalton, il braccio destro di Jeremy... E adesso, per piacere, TACI!!"

     A metà mattina passarono nei pressi di un torrentello e si fermarono per dissetarsi.

     Fu allora che Joel poté scorgere chiaramente, per la prima volta da quella notte, il volto di Ramirez.

     "Certo che ti hanno conciato proprio male" mormorò vedendo l’occhio destro pesto, la mascella gonfia ed un taglio piuttosto lungo sul sopracciglio sinistro.

     Il cacciatore non fece commenti limitandosi a bagnare il volto ammaccato.

     Mentre la ladra cercava di rinfrescarsi nella scarsa intimità lasciatale dalla lunghezza della catena, l’uomo osservò meditabondo le vette rocciose ormai prossime.

     "Dobbiamo muoverci" disse dopo un po’.

     Fecero avanzare il cavallo nel letto del torrente per un certo tratto. Poi ne abbandonarono il corso e si inerpicarono su per un sentiero sassoso. Per piste che probabilmente erano note solo agli animali selvatici, oltre che al cacciatore, giunsero al bordo di una gola profondamente incassata nella roccia, sul fondo della quale scorreva un fiume impetuoso. La spaccatura era attraversata da un ponte di corde ed assi dall’aspetto precario.

     Smontarono da cavallo.

     Ramirez osservò ora il ponte traballante, ora le acque tumultuose. Sospirò profondamente, poi prese le spade, l’arco, la faretra con le frecce ed alcune cose dalle bisacce. Ed infine fece allontanare il cavallo sotto lo sguardo allibito di Joel.

     "Non mi dirai che vuoi passare di lì?!" strillò.

     "Ammetto che la cosa non soddisfa neanche me e che gli ultimi due anni non hanno giovato molto al suo aspetto, ma non abbiamo scelta. Quel ponte è la via più rapida per il passo del monte Cregan. Ed è lì che dobbiamo andare."

     Detto questo, Ramirez si incamminò e la donna, suo malgrado, lo seguì rassegnata.

     Il cacciatore avanzava cautamente sulle assi malconce, saggiandone la resistenza con un piede.

     Ma, nonostante la prudenza, improvvisamente una tavola si schiantò sotto il suo peso e Ramirez piombò giù, trascinando Joel con sé.

     All’ultimo momento la ragazza riuscì ad aggrapparsi ed entrambi rimasero sospesi sul baratro.

     Probabilmente le braccia della ladra non avrebbero retto a lungo allo sforzo, ma il suo appiglio resistette ancor meno. Il legno scricchiolò sinistramente ed un secondo dopo precipitarono nel fiume.

     Joel, lottando contro i flutti, riemerse ansante. Istintivamente cercò di nuotare verso riva, ma un peso al braccio destro le impedì di muoverlo liberamente.

     Il cacciatore, assicurato all’altro capo della catena, non riusciva a galleggiare e stava trascinando anche lei!

     In poche bracciate lo raggiunse e lo sostenne col capo fuori dall’acqua.

     Non seppe per quanto tempo la corrente li trascinò, ma ad un certo punto la sua forza scemò e Joel riuscì a portare se stessa e l’uomo in salvo sulla riva, dove entrambi si lasciarono cadere esausti sui ciottoli levigati.

     "Dunque... il grande cacciatore... non sa nuotare!" ansimò la ladra non appena ebbe sufficiente fiato per farlo.

     L’uomo si spinse a sedere coi gomiti.

     "Non posso farci niente se sono originario delle Terre Aride e se la sola vista di una pozzanghera mi inquieta!" borbottò lui.

     Joel rise amaramente.

     "Splendido! Per colpa di questa stupida catena è la seconda opportunità che perdo di liberarmi di te..."

     "Quindi non ti offenderai se evito di ringraziarti per avermi salvato la pelle..." asserì evidentemente seccato.

     "Infatti!" ribatté lei acida.

     E per diverso tempo non si dissero altro.

     Quando ritennero di averne l’energia, i due compagni per forza si avviarono a recuperare il tempo perduto. L’incidente li aveva portati fuori strada di un lungo tratto ed ora li attendeva un percorso affatto facile.

     "Per lo meno... gli sarà difficile... ritrovare... le nostre tracce..." ansimò Ramirez mentre si inerpicava dietro a Joel su per un cornicione poco più largo di un paio di piedi.

     La ladra pareva non far caso allo strapiombo che si apriva alla sua sinistra, ma il cacciatore era preoccupato, più che dall’altezza, in verità, dalle acque spumeggianti sul fondo.

     Solo quando la cornice si allargò si sentì tranquillo.

     Joel, intanto, camminava con noncuranza.

     Aveva fatto un’arte dello scalare edifici e passeggiare sui tetti ed una parete rocciosa non presentava difficoltà molto diverse. Ora come ora avrebbe potuto percorrere quel sentiero ad occhi bendati.

     Poneva un piede d’innanzi all’altro come per un riflesso automatico, con tutto il tempo per valutare la sua situazione.

     Al momento non era certo delle più rosee. Visti i tentativi falliti per scassinare la serratura, avrebbe dovuto dedicare la sua attenzione alla catena. Molto logico... se non fosse stato per un piccolissimo problema: con quali mezzi? Non era solita portarsi appresso un solido martello od una buona lima robusta e, francamente, non conosceva altri arnesi efficaci per un lavoretto come quello.

     Effettivamente un’altra via ci sarebbe stata, anche se il solo pensarla le ripugnava. Si trattava... dell’omicidio. Ovvero assassinare Ramirez e tagliargli la mano, liberando così l’altro capo della catena.

     Certo, non era sua abitudine uccidere. I suoi colpi si erano sempre basati sull’abilità e sull’astuzia.

     Ma con quel dannato ammasso di ferro, la prima non era servita a nulla e la seconda... Come diavolo si poteva imbrogliare uno stupido pezzo di metallo?

     In quel preciso istante decise che non aveva altra scelta, ammettendo con se stessa che non era una soluzione molto onorevole. Ma, dopotutto, non si trattava di un prezioso pezzo d’arte, ma era la sua stessa vita ad essere in gioco. O lei o Ramirez. E, fino a quando fosse rimasta col cacciatore, non avrebbe scommesso una monetina di rame sulla propria pelle.

     Stava già valutando come potersi appropriare della spada dell’uomo quando lo udì gridare.

     "Attenta!!!"

     Si ritrovò buttata a terra, il corpo di lui schiacciato sul suo, mentre una pioggia di sassi franava rombando andando a cadere a neanche un palmo dalla loro posizione.

     Ramirez si rialzò tossendo e scrollandosi la polvere dal mantello.

     "Ti sei ferita?" chiese vedendo che esitava a rimettersi in piedi.

     Lo sguardo di Joel era carico d’odio quando si fissò nel suo.

     "Perché diavolo lo hai fatto?" urlò furiosa.

     L’uomo la guardò a sua volta, le sopracciglia inarcate per la sorpresa.

     "Vuoi dirmi che avresti preferito indossare un bell’abito di sassi?"

     "Cosa te ne importa di quello che preferisco o meno?" strillò lei con voce incrinata.

"Se la metti così, farò in modo che tu possa goderti pienamente la prossima occasione... E credo che non dovrai attendere molto" concluse lanciando uno sguardo significativo verso l'alto, dove già altri ciottoli cominciavano a rotolare.

Joel scattò in piedi ed in breve lei e Ramirez si portarono lontano dal pericolo.

Mentre la ladra correva, formulò mentalmente una discreta quantità di appellativi poco riguardosi per il cacciatore.

Lo odiava per quello che aveva appena fatto, perché anche lei aveva un suo codice d’onore.

La ladra non aveva avuto altra scelta quando aveva lottato contro i vortici del torrente, poiché se Ramirez fosse andato a fondo, lei sarebbe colata a picco con lui. Il cacciatore, invece, avrebbe potuto tranquillamente risparmiarsi i1 rischio. Quella stramaledettissima catena era sufficientemente lunga da evitargli ogni pericolo.

Come avrebbe potuto uccidere l’uomo che aveva messo a repentaglio la sua vita per lei?

 

 

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I morsi della fame erano ormai feroci e, anche se ciò che il cacciatore riusciva a trovare di commestibile permetteva loro di reggersi in piedi, non si poteva certo dire che riempisse veramente lo stomaco.

"Ho fameò" si lamentò Joel per l’ennesima volta.

"Se ti può consolare, anch’io."

"Saperlo non mi riempie certo lo stomaco!" Poi, dopo qualche minuto. "Accidenti a te! Possibile che oltre agli esseri umani, tu non sappia cacciare niente di commestibile? E non intendo radici crude e bacche, ma qualcosa che si mangia davvero. Non pretendo certo un arrosto di cinghiale, ma, che ne so, almeno un coniglio potresti..."

Ramirez si fermò così bruscamente, che Joel quasi gli andò a sbattere contro.

"Ascoltami bene, Piccola Volpe rompiscatole!" scandì l’uomo con una calma che trasudava un’irritazione a stento contenuta "L'arco e le frecce le ho perse nel fiume e fermarsi a tendere trappole può richiedere tempo, molto tempo... Voglio solo ricordarti che cinque delinquenti della peggiore specie ci stanno inseguendo, col piccolo vantaggio di avere dei cavalli a loro disposizione, mentre noi siamo a piedi. Potrebbero avere già ritrovato le nostre tracce e..."

"So benissimo cosa potrebbe capitarci, dannazione!" urlò lei. "Ma se dobbiamo morire di inedia qui, tanto valeva annegare o lasciarsi travolgere da una frana! Sono cinque giorni che scappiamo ed è da sei che non facciamo un pasto decente. Io voglio mangiare! Ed intendo dire masticare e mandar giù del cibo vero! Vada come vada, per lo meno avrò la pancia piena!"

     Ramirez le voltò le spalle e sembrò sul punto di riprendere il cammino... Ma non si mosse.

     "E va bene!" sospirò esasperato. "Avrai i1 tuo coniglio. Ma se succede qualcosa, non dirmi che non ti avevo avvertita!"

     II cacciatore tese il suo laccio e non dovette attendere molto perché un coniglio vi restasse preso. Forse non era molto grande. Forse non fu cucinato proprio a dovere. Ma dopo che ebbero spolpato finanche il più piccolo ossicino, lo stesso Ramirez dovette ammettere che, dopotutto, catturarlo non era stata una pessima idea.

     Joel già dormiva placidamente avvolta nel mantello.

     L’uomo coprì le braci di terra mentre l’idea tentatrice di un sonno ristoratore si affacciava alla sua mente. Un po’ di riposo... Solo un sonnellino...

 

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     "Sveglia, marmotte!" ringhiò una voce sgradevole, mentre Ramirez veniva destato da un calcio nelle costole.

Istintivamente cercò di afferrare la spada, ma chi lo aveva colpito gli fu addosso ed entrambi lottarono avvinghiati sul terreno.

     Joel, svegliata dalla confusione, si mosse per aiutare il cacciatore, ma due mani robuste l’afferrarono per le braccia e dopo una breve colluttazione fu ridotta all'impotenza. Era semistordita per un colpo al volto, ma questo non le impedì di sentire la punta acuminata premutale sul collo.

     "Ramirez!" tuonò quello che la tratteneva. "Ho un coltello in mano ed è puntato alla gola di questa bamboletta.. Potrebbe sfuggirmi e ferirla se non ti arrendessi..."

     Il cacciatore cessò di lottare ed il suo avversario, profittando dell'improvviso vantaggio, infierì pesantemente.

     La ladra assistette sgomenta alla scena, senza essere in grado di comprendere.

     Perché Ramirez non reagiva? Cosa poteva importargliene di ciò che le sarebbe accaduto?

     "Basta! Figlio di puttana, lascialo stare! Smettila!!" gridò con voce incrinata, incapace di sopportare oltre.

     L’uomo la guardò ghignando e levò il pugno per colpire ancora, ma l'altro lo fermò.

     "Adesso basta, Antoine. Non dobbiamo sciuparlo troppo... Non ancora almeno. Decideremo di lui quando Rouger e gli altri saranno qui. Per ora legalo a quell'albero."

     Antoine trascinò il cacciatore di peso sino a dove gli era stato indicato e ve lo legò saldamente.

     "E di lei, Lee, cosa ne facciamo?" ghignò fissando la donna.

     "C’è tempo... Per adesso proporrei di festeggiare con una bevutina. Vedrai che ci verrà in mente qualcosa..." ridacchiò mentre la ladra si svincolava con una mossa di stizza.

     "Voglio dell'acqua!" sibilò con occhi fiammeggianti. "Devo sciacquarmi la bocca, perché mi avete dato il voltastomaco!!"

     Antoine si mosse per reagire, ma Lee lo bloccò con un gesto.

     "Lasciala dire e per adesso... facciamola contenta" disse tirandole la borraccia. "Fra poco ci pagherà bene questo piccolo favore" concluse scoppiando a ridere.

     Joel si avvicinò silenziosa a Ramirez e, strappatasi un lembo della camicia, gli inumidì il volto pesto. L’uomo ebbe un sussulto e sollevò il capo, poi, vedendola, parve tranquillizzarsi e la lasciò fare senza protestare.

     "Di qualcosa maledizione..." mormorò la ladra.

     Lui la fissò tranquillo attraverso le palpebre gonfie.

     "E che dovrei dire?" sospirò.

     "Qualsiasi cosa, accidenti! Ma non limitarti a fissarmi! Dovresti essere furioso. È colpa mia se sono riusciti a trovarci..."

     "Probabile..." assentì lui calmo.

     "Tutto qui? E non sai dire altro?! Perché non urli o non ti arrabbi come una persona normale?... E perché ti sei lasciato picchiare a quel modo?" disse sul punto di scoppiare in lacrime.

     "Prendermela con te, in questo momento, non cambierebbe molto la situazione. Senza contare che anch’io ho la mia parte di colpa. Mi sono fatto sorprendere nel sonno come un emerito imbecille... In quanto all’ultima domanda…" e le sue labbra si piegarono in una smorfia che voleva essere un sorriso "bé, dopotutto, vali bene qualche livido..."

     "Come puoi pensare alla mia taglia in questo momento?!" sibilò lei fraintendendo il senso delle sue parole. "Cosa te ne farai dell'oro se sarai morto?"

     Girò il capo con rabbia ed in quel momento scorse i due banditi levarsi in piedi.

     "Tieni!" bisbigliò passandogli rapidamente in una mano la piccola lama tagliente che ancora celava nella cintura. "Se per me finirà male... almeno tu potrai andartene. Sono talmente ubriachi che quando avranno finito cadranno addormentati come sassi."

     Aveva parlato con apparente noncuranza, come se si trattasse del destino di qualcun altro, ma Ramirez aveva percepito chiaramente nella sua voce un leggero tremito che non era riuscita a dissimulare completamente.

     Ora taceva, mostrandosi intenta a tamponargli il viso, la mano resa pesante dall'agitazione mentre i due uomini si avvicinavano con passi malfermi.

     Lee si fermò dietro di lei. La mano dell’uomo le ghermì aggressiva una spalla, costringendo Joel ad alzarsi ed a voltarsi verso di lui.

     Osservò compiaciuto le curve gentili mal dissimulate dai rustici abiti da viaggio.

     "È giunto il momento di pagare l’acqua" ghignò con voce impastata.

     Le fece scorrere una mano dietro la nuca e la obbligò a rovesciare indietro la testa. Le labbra di lui si impossessarono brutalmente delle sue, mentre la stringeva a sé con furia.

     Joel, attanagliata dalla paura e del disgusto, lottò riuscendo a svincolarsi e si allontanò sino al limite della catena. Li vide avvicinarsi lentamente, divertiti del suo terrore. Cercò di opporre resistenza, ma si trattava di una battaglia persa in partenza. In breve mani rudi l'afferrarono impedendole i movimenti ed il peso dei due uomini la rovesciò al suolo.

     Ramirez, intanto, non era rimasto inattivo, per nulla intenzionato ad attendere che tutto fosse finito. Non appena i banditi gli avevano voltato le spalle, aveva iniziato a lottare contro i legami che lo trattenevano. Non gli fu facile riuscire a sfregare la lama contro le funi, ma dopo un paio di tentativi infruttuosi, le sentì cedere lentamente contro il bordo tagliente. Poi fu libero.

     Gli ci volle un attimo per valutare che la catena non era sufficientemente lunga da consentirgli di raggiungere le armi.

     Con cos’altro avrebbe potuto affrontare i due uomini allora, si chiedeva disperato?

     Fu come se un lampo gli attraversasse il cervello e già le sue mani avevano afferrato, prima ancora che il pensiero stesso fosse chiaramente formulato.

     Prima che i manigoldi se ne rendessero conto, fu alle loro spalle e le maglie di ferro della catena si strinsero attorno alla gola di Antoine. L’uomo lottò sempre più debolmente e Lee stava ancora cercando di scrollarsi di dosso Joel, che tentava di trattenerlo, quando il suo compagno scivolò al suolo ormai privo di vita.

     L'altro bandito levò il pugno per colpire la donna, ma in quell'istante un calcio in pieno volto lo mandò a ruzzolare sull’erba. Ramirez non gli diede tempo di reagire. Le spire di acciaio si avvolsero intorno al collo di Lee senza dargli scampo. In breve fu tutto finito.

     Ansante per lo sforzo, il cacciatore si avvicinò lentamente alla ragazza. La trasse a sé con delicatezza, parlandole dolcemente fino a quando il tremito che la pervadeva s’acquietò e la paura si sciolse dapprima in grosse lacrime silenziose, poi in singhiozzi soffocati contro il suo petto.

     "È tutto finito, Piccola Volpe... E’ tutto finito..."

 

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     Il passo del Monte Cregan era ormai lontano alle loro spalle. Già appariva qualche albero, la dove la roccia lasciava il posto ai primi lembi di terra, quando Ramirez guardandosi oltre la spalla lanciò un’imprecazione.

     Joel si voltò sulla sella del cavallo di uno dei banditi e sentì una fitta allo stomaco.

     Tre figure a cavallo scendevano lentamente lungo il fianco della montagna... E non c’era alcun dubbio sulla loro identità.

     "Fra poco ci saranno nuovamente addosso" constatò il cacciatore con tono piatto. "Non ci resta che raggiungere la foresta e sperare che non ci abbiano ancora visti" sospirò poco convinto. Il luogo dove si trovavano era privo di vegetazione, se si escludevano bassi cespugli spinosi. Invero c’erano anche massi spaccati di una certa dimensione, ma da quell’altezza non potevano ostruire seriamente gli sguardi degli inseguitori.

     I cavalli incespicarono ancora per un po’ sul suolo roccioso, poi aumentarono l’andatura sul terreno soffice. In breve gli alberi li circondarono con le loro ombre.

     Era il primo pomeriggio quando Ramirez diede il segnale.

     "Presto, al galoppo! Vai! Vai!!"

     Gli animali si tuffarono nel folto a tutta velocità. Stavano correndo già da un po’ quando Joel udì i banditi. Erano alle loro spalle e guadagnavano terreno.

     "Che cosa facciamo? Stanno per raggiungerci!" esclamò la donna allarmata.

     Ramirez non parlò e continuò a fissare il sentiero di fronte a loro. La pista curvò ed in quel momento il cacciatore parlò.

     "Aggrappati a quel ramo!" esclamò indicandolo. Era teso sul sentiero ad una distanza che in un attimo fu coperta.

     Joel attese ed al momento giusto saltò, imitata dall’uomo. In breve, anche se non proprio con la stessa abilità, entrambi si erano tranquillamente seduti a cavalcioni del ramo. Appena i banditi passarono oltre, balzarono a terra e si inoltrarono nella macchia.

Camminarono fino a notte fonda.

Quando Ramirez decise di fermarsi, Joel si accoccolò contro una quercia e si addormentò immediatamente.

Il cacciatore la svegliò alle prime luci.

"È tempo di muoversi..." spiegò semplicemente.

Si muoveva silenzioso come un’ombra in un ambiente che gli appariva perfettamente congeniale. Quelle sue lunghe gambe sembravano non conoscere la stanchezza e Joel stentava non poco a reggere quel ritmo tremendo.

Ad un tratto l’uomo si fermò, tutto teso ad inseguire chissà quale segnale trasmessogli dai suoi sensi di animale selvatico.

"Sono qui vicino..." mormorò.

Tutto era silenzio nel bosco, l’atmosfera greve di tensione.

Dopo qualche tempo anche la ladra udì le loro voci. Parlavano di loro e con accenti tutt’altro che amichevoli. Ad un certo punto decisero di dividersi per perlustrare una zona più ampia.

Ramirez avanzava lentamente ora, piegato quasi a sfiorar la terra con le mani. La ragazza temeva che il tumulto del proprio cuore, in quel silenzio, potesse rivelare la loro posizione. Non sapeva dire da quanto si stessero muovendo a quel modo, quando, ad un tratto, una sgradevole sensazione le fece correre brividi lungo la schiena. Si guardò intorno e...

Non gridò. Non ce ne era il tempo e non ne fu capace.

Si gettò in avanti, spinse Ramirez a terra e, quasi contemporaneamente, senti il morso atroce alla spalla sinistra. Portò istintivamente la mano al dolore e la ritrasse sporca di sangue.

"Rouger! Nick! Venite! Sono qui!" gridò Ragnor poco distante, l’arco col quale aveva scoccato il dardo ancora in pugno.

Il cacciatore fissò attonito la ladra per qualche momento, con l’unica certezza che gli pulsava nel cervello che quella freccia era diretta a lui.

Joel non vide quello sguardo. Afferrò l’asta e, con un movimento deciso, la strappò soffocando un gemito.

"Dobbiamo andarcene di qui..." disse una voce che le parve stranamente distante.

Corsero.

I cavalli erano poco lontani.

Corsero.

Il cuore sembrava sul punto di scoppiarle.

Corsero.

Ad un tratto Ramirez la trascinò con sé in un fosso. Rimasero immobili mentre i tre banditi galoppavano oltre, senza vederli.

Quando si trascinarono fuori il dolore alla spalla era ormai lancinante. Aveva tentato di tamponare la ferita, ma con scarsi risultati.

Poi il cacciatore aveva ripreso il cammino. Lo seguì come un automa, fino a quando ne ebbe le forze. Ma dopo qualche tempo la vista le si annebbiò e le orecchie presero a ronzarle. E d’improvviso tutto fu nero.

 

"Piccola Volpe! Piccola Volpe, svegliati!"

La voce le pareva giungesse da molto distante. Lentamente la trascinò su, verso gli strati superficiali della coscienza.

"Piccola Volpe!" chiamò ancora una volta Ramirez.

"Ti ho già detto di non chiamarmi con quel nomignolo..." mormorò lei debolmente, sollevando faticosamente le palpebre e mettendo a fuoco l’ambiente circostante.

Si trovavano all'interno di una piccola grotta, le cui ombre erano allontanate un poco dal debole lucore delle bragi.

"Perché hai acceso il fuoco? Dopo quanto è successo l’ultima volta..." protestò lei mentre l’uomo l’aiutava a sedersi.

"Credo che sia un buon segno che tu già abbia l’energia per brontolare su quanto faccio. Ma per recuperare completamente le forze devi mangiare qualcosa di caldo" spiegò tranquillamente, porgendole un pesce arrostito infilzato in uno stecco.

Joel lo fissò assorta.

"Perché stai facendo tutto questo per me?" chiese dopo qualche momento.

"Non credi che prima sarebbe meglio mangiare?" sospirò il cacciatore.

"Dannazione. NO!!" strillò lei di rimandoò; "Evidentemente tu mi hai portata sin qui e mi hai curata. E ora vuoi anche nutrirmi... Perché?!" Gli occhi di lei si fissarono in quelli di lui attendendo una risposta, ma cogliendo per il momento solo una strana scintilla che la sconcertò.

L’uomo chinò un attimo il capo prima di rispondere. Poi tornò a fissarla.

"Perché l’ho fatto? Dopo tutto, puoi ben valere qualcosa per me. Ad esempio..." E per un momento sembrò incerto su cosa dire. Sollevò le spalle e riprese. "Ad esempio, denaro... Ma tu?" Ed il suo sguardo si fece acuto, quasi volesse leggerle dentro. "Tu quale vantaggio hai avuto rischiando la tua vita per la mia? Ti rivolgo la tua stessa domanda! Sai rispondermi?"

Joel distolse lo sguardo, sentendosi improvvisamente a disagio.

"Non... Non stavo pensando in quel momento... L’ho fatto per istinto, ecco... Non c’è nessun altro motivo" disse alternando balbettii a parole farfugliate troppo in fretta.

Ramirez sospirò.

"Va bene, allora. Mettiamola così. Io l’ho fatto per la taglia e tu per istinto" disse con una nota nella voce che non le fu possibile definire. "Adesso credo che tu possa mangiare."

Il giorno seguente ripresero il cammino. Ed il cacciatore la stupì nuovamente.

Non procedeva con la solita falcata veloce che riusciva a seguire a stento. Il suo passo era quasi forzatamente misurato. Senza contare che si concedevano diverse soste, non altrimenti giustificabili che dalle sue condizioni.

Tutti i giorni, inoltre, sostavano per pescare nel corso d’acqua che stavano fiancheggiando.

Joel non aveva mai visto qualcuno farlo con la spada, eppure Ramirez vi riusciva splendidamente. Avanzava un poco nell’acqua bassa ed attendeva. Quando un pesce si avvicinava... zac!... lo infilzava con un movimento fulmineo.

Dopo di che regolarmente accendeva il fuoco, scegliendo accuratamente il combustibile, affinché l’emissione di fumo fosse minima, e arrostiva i pesci, lasciando poi a lei le prede migliori.

"Mi stai viziando!" disse un giorno con un sorrisetto.

Ramirez fece spallucce, ma non disse nulla.

"Se solo potessi fare anche un bagno vero, sarei quasi completamente soddisfatta. Credo che ormai potrebbero individuarci col solo aiuto del naso."

Il cacciatore la fissò stranamente, ma, ancora una volta, non disse nulla.

Il mattino seguente abbandonarono il ruscello e si diressero verso Nord-Ovest. Non era ancora mezzogiorno quando Ramirez si fermò indicandole la radura oltre i cespugli. In una conca di roccia c’era una piccola polla, alimentata da una sorgente sotterranea. Il laghetto, a sua volta, dava origine ad un ruscelletto gorgogliante.

"Può andar bene?" chiese l’uomo studiando la sua reazione.

"Ma come?... Perché?" balbettò stupita.

"Mi pareva che volessi fare un bagno o mi sbagliavo?" chiese con ancora quella luce nello sguardo.

Joel storse le labbra, poi, assumendo un’aria candidamente maliziosa, decise di sfidarlo.

"Mi aiuteresti anche a lavarmi la schiena se te lo chiedessi?"

Ramirez fece una smorfia divertita.

"Avevo intenzione di stendermi su una di quelle rocce e dormire un po', ma se proprio..."

Joel lo interruppe spazientita.

"No-no-no!" si affrettò a negare. "Stavo solo scherzando! Sai che sei diventato un po’ troppo tenero ultimamente? Quasi ti preferivo com’eri prima! Ti devo forse ricordare che sono solamente una prigioniera? E tu il mio guardiano?" disse aspramente.

Ramirez non si scompose.

"Come preferisci, mia Piccola Volpe scorbutica. Se proprio vuoi andartene..."

"Non ho detto questo, maledizione!" gridò esasperata. "Senti! Vai a sdraiarti sul tuo sasso ed io farò il bagno..."

"Come desideri, Piccola Volpe..."

"Ah! Un’altra cosa..."

L’uomo si voltò sorridendole amabilmente.

"Cosa posso fare ancora per te, Piccola Volpe?" chiese dolcemente.

"Non chiamarmi più PICCOLA VOLPE!!!"

"Mi dispiace deluderti, ma questa volta non posso accontentarti. Privarmi del piccolo divertimento che è il farti arrabbiare è veramente troppo... Piccola Volpe!" ridacchiò voltandole le spalle.

"Sei insopportabile!! Ti detesto!!!" gli urlò dietro battendo i piedi.

"Naturalmente, Piccola Volpe" assentì con un burlesco inchino evitando per un soffio, con un lesto spostamento, una pietra di discrete dimensioni che lei gli aveva lanciato.

 

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L’acqua era deliziosamente fresca in quella calda giornata estiva.

Joel nuotava lentamente godendosi quei momenti di tranquillità. Levò lo sguardo e vide il cacciatore che, steso su di una roccia con addosso i soli pantaloni, prendeva il sole come una lucertola. I suoi occhi erano chiusi. Probabilmente dormiva.

Le labbra di Joel si incurvarono in un piccolo sorrisetto maligno, mentre le sue mani afferravano la catena e, con tutta la sua energia, fece forza e tirò.

Splash!!

Ramirez ruzzolò in acqua con un grido mentre la ladra rideva di gusto.

L’uomo si aggrappò al suo sasso sbuffando e tossendo.

"Accidenti a te! Cosa diavolo ti è preso?" gridò rabbioso. "Guarda i miei vestiti!" continuò accennando ai pantaloni ed alla camicia malinconicamente gocciolante appesa alla catena.

Joel continuò a ridere.

"Pensavo che sia tu che loro aveste bisogno di un buon bagno..."

"La prossima volta non te ne preoccupare, va bene?! Sempre se non conti di fermi annegare!"

La donna soffocò le risa e tentò di assumere un tono più serio.

"Penso che non sarebbe un male, se ti decidessi ad imparare a nuotare... Dopotutto, non potrò esserci sempre io a toglierti dai guai."

"E chi dovrebbe insegnarmelo? Tu?!" fece lui sarcastico.

"Dunque non me ne ritieni capace?!" esclamò lei indispettita. "Come preferisci! Non insisto. Se proprio hai paura..."

"Così secondo te sarei un vigliacco!" esclamò toccato nell’orgoglio.

"Non oserei mai dire una cosa simile..." assicurò Joel con tono comicamente scandalizzato.

"Ma pensarlo probabilmente sì!" ribatté lui sempre più irritato. "E va bene, Piccola Volpe petulante!" esclamò con tono determinato, rimettendosi la camicia e gettando d'un canto i calzoni. "Mi auguro che tu sia davvero un’ottima insegnante, perché quando il sole tramonterà io voglio aver imparato a nuotare!"

Ramirez era testardo e Joel, che lo era altrettanto, sapeva cosa fare. Inizialmente gli fece prendere confidenza con l’acqua dove avrebbe potuto toccare facilmente il fondo. Poi, con l’aiuto di un vecchio tronco, gli insegnò a lasciarsi galleggiare. E, quando fu abbastanza sicuro, gli insegnò a muoversi.

"Il tuo corpo è come quel tronco. Braccia e gambe saranno i tuoi remi e il tuo timone..."

Poi gli spiegò come nuotare sott’acqua, trattenendo il fiato senza che gli facessero male le orecchie. Forse fu questa l’esperienza più esaltante per Ramirez, quel muoversi senza peso, sospeso come un uccello in un cielo liquido...

Il sole era ormai basso sulle cime degli alberi, quando Joel ritenne che fosse giunto il momento per l’ultima lezione.

"Devo ammettere che sei stato un allievo esemplare" disse guardandolo soddisfatta. "Ora non ti resta che nuotare in acque più profonde... Seguimi!" disse spostandosi verso il centro della polla.

Ramirez la seguì per un passo o due, ma quando l’acqua gli fu alla gola si fermò.

"Ebbene? Cosa stai aspettando?"

Ci volle qualche secondo prima che lui borbottasse una risposta.

"Non me la sento..."

"Come!?!"

"Ho detto che non me la sento!!" gridò.

"Questo l’avevo capito! Ti stavo chiedendo, come mai hai paura? Non devi fare nulla di diverso da quanto hai fatto fin ora!"

"Non ne dubito, ma... non posso!"

"A che diavolo ti serve nuotare dove puoi tranquillamente camminare, se poi non vuoi farlo dove ti servirebbe veramente!?" insistette lei.

"Insomma, basta! Per oggi sono stanco... E poi comincio ad avere freddo" ribatté.

Non erano scuse molto originali e lo sapeva, ma al momento non gli era venuto in mente niente di meglio.

"Sei solo un codardo!!!" gli urlò dietro lei prima di immergersi.

Il cacciatore strinse i denti e serrò i pugni furioso. Non con lei però, ma con sé stesso.

In quel momento la donna riemerse ansando.

"Aiuto! Aiutami... Un crampo... Non riesco a nuotare!" Il capo di Joel scomparve per qualche secondo sotto lo sguardo spaventato di Ramirez.

"Resisti! Ti tiro a riva!" gridò afferrando la catena con entrambe le mani per tirarla... ma la catena non si mosse.

"Dannazione!! Si è impigliata!"

"Ti scongiuro! Aiutami!!" gridò la ladra affondando ancora per riemergere boccheggiante.

Il cacciatore cercò di tendersi verso il tronco galleggiante. Troppo lontano.

"Non ce la faccio più!... Non ce la faccio!... Ramirez!!!" Affondò. Non riemerse.

Preso dal panico e con le invocazioni che ancora gli martellavano nella testa, si slanciò verso il punto dove era scomparsa. Poi si tuffò.

La scorse immobile, sospesa nell'acqua, i capelli fluttuanti intorno al corpo, mentre lui si sospingeva ancora più giù, a liberare la catena incastrata tra le rocce. Infine, ormai senza fiato, afferrò la ragazza e si spinse verso l'alto con lei.

L'aria gli invase i polmoni con violenza e gli ci volle un po' prima di poter controllare il ritmo convulso del respiro.

E la giovane donna non si era mossa...

"Joel? Joel?! Per favore, dì qualcosa! Joel!?!"

Lei spalancò gli occhi e sorrise.

"Finalmente mi hai chiamata per nome!" disse allegra ansando appena.

Lo sguardo di Ramirez si incupì.

"Tu eri veramente in pericolo, vero?" Joel non disse nulla. "VERO!?!"

La donna distolse lo sguardo.

"Dunque ce l’hai fatta ad imbrogliarmi!" sibilò furioso lasciandola di colpo e dirigendosi verso riva.

"Ramirez, mi dispiace!" disse lei seguendolo.

"Ed io che ci sono cascato..."

"Non sapevo come convincerti..."

"Ed io che mi sono pure preoccupato!!"

La ladra lo superò, lo abbracciò e soffocò ogni ulteriore protesta con un lungo bacio.

"Non volevo prendermi gioco di te" disse con dolcezza staccandosi da lui. "Per il tuo bene dovevi superare quella sciocca paura. E ce l’hai fatta! Sei stato bravissimo... Davvero! E... guarda!... Il sole non è ancora tramontato!" esclamò.

Ramirez non seppe dire cosa gli fosse successo. In quel momento la sua rabbia si era sciolta senza lasciare traccia. Forse era la consapevolezza del corpo di lei stretto al suo, col solo diaframma delle camice bagnate. Forse quella luce calda in fondo ai suoi occhi ambrati. O forse quella nota mai udita prima nella sua voce.

Provò l’impulso di baciarla e lei accolse le sue labbra stringendosi a lui più saldamente.

Raggiunta la riva, Ramirez distese il suo mantello e, sollevatala ancora bagnata e tremante, ve la depose con delicatezza. Poi si distese accanto a lei.

Quello che accadde in seguito, fece dimenticare ad entrambi il respiro dell'aria sulla pelle bagnata e che, forse anche troppo vicini, tre banditi gli davano ancora la caccia.

Quando il fuoco lasciò il posto a braci fumanti, giacquero silenziosi l’una nelle braccia dell'altro.

Joel si mosse pigramente stringendosi di più a lui.

"Ora che non devi più temere che fugga da te, potremmo finalmente trovare un modo per liberarci di questa stupida catena" mormorò gaiamente facendo tintinnare gli anelli.

A quelle parole sentì Ramirez irrigidirsi. Fissandolo con aria interrogativa, incontrò i suoi occhi, duri.

"Che cos’hai?" chiese dolcemente.

Lui la scostò bruscamente e questa volta la voce della ladra era chiaramente irritata.

"Che cosa diavolo ti è preso, adesso?"

Ramirez l'afferrò rudemente per le spalle.

"Devo pure spiegartelo? Finalmente ho capito il tuo gioco. L’insegnarmi a nuotare, gli sguardi dolci, i baci, l’amore... Ah! Amore!!! Se solo non avessi parlato tradendoti, ti avrei liberata davvero! Ma l’aver raggiunto i tuoi scopi era troppo esaltante, vero?!" sibilò aumentando la stretta.

"Lasciami andare! Mi fai male! Lasciami!!" gridò.

Il cacciatore la lasciò e le voltò le spalle.

"Per chi mi hai presa?" urlò con voce incrinata dall'odio. "Sono una ladra, non una puttana. E ho una dignità, che non venderei neanche per la mia libertà! Ed è solo per essa che sei ancora vivo, perché il mio onore mi impedisce di uccidere chi mi ha fatta salva la vita, anche se mi insulta come mai avrei permesso ad alcuno senza strappargli gli occhi con le mie mani!!!" disse prima di correre a rivestirsi, asciugandosi rabbiosamente le lacrime che le inondavano il volto.

Ramirez non disse più nulla, ma nel suo sguardo rannuvolato si fece strada un’ombra dubbiosa.

 

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Joel era esausta quando, per l’ennesima volta, incespicò sul fondo sassoso e cadde pesantemente a terra. Lentamente si mise in ginocchio ed alzando il capo vide la mano di Ramirez tesa verso di lei. Lo sguardo della ladra si incupì e caparbiamente rifiutò l’aiuto. Da quell’uomo non avrebbe accettato soccorso, neppure se ne fosse dipesa la sua vita.

Erano trascorsi ormai tre giorni dalla discussione al laghetto e da allora non si erano più rivolti la parola.

Lei si rialzò lentamente e Ramirez, lasciando ricadere la mano con un sospiro, si apprestò a riprendere il cammino.

Appariva stanco, il volto tirato. E, soprattutto, triste.

Ma a Joel non importava. Semplicemente lo ignorava e si augurava che quella storia finisse il prima possibile.

Avanzarono ancora su per il monte e, superato il punto più alto del sentiero, iniziarono lentamente la discesa.

Enormi massi, ad intervalli, erano posti ai lati del sentiero, ostruendo ora la vista della parete che si arrampicava verso 1e nuvole, ora quella del ripido pendio sassoso, ora di entrambi i lati, creando passaggi più o meno angusti dall'aspetto poco rassicurante, ideali per un agguato.

Stavano proprio per raggiungere uno di quei punti, quando Ramirez si fermò incerto.

Lanciò un’occhiata alla ladra, forse in cerca di una conferma, ma lei girò il capo con sdegno, senza, per questo, perdere di vista i suoi movimenti. Il cacciatore sospirò stancamente e stava per rimettersi in cammino, quando nuovamente qualcosa lo bloccò. Senza esitare estrasse dalle pieghe del mantello una spada e la lanciò alla donna, che l’afferrò al volo. Contemporaneamente snudò la sua.

"Ci stanno aspettando fra quelle rocce" disse senza lasciare che alcuna emozione trapelasse dalla sua voce. "Se adesso tentassimo di fuggire, non avremmo scampo. Quindi, vada come vada, non ci resta che arrenderci o affrontarli..."

La ragazza sfoderò la spada sotto i suoi occhi, il sibilo del metallo più esauriente di qualsiasi altra risposta.

Ramirez approvò col capo.

"Bene, Piccola Volpe. Per una volta siamo d’accordo."

Si girò e fece per riprendere il cammino... ma non si mosse.

"Ascolta!" disse rompendo bruscamente il silenzio. Joel lo vide stringere i pugni, chinare il capo per poi rialzarlo risoluto. "Volevo... volevo dire un’ultima cosa... prima... prima di andare... Io... non sono molto bravo a fare dei discorsi e... immagino che non te ne importerà nulla, ma... ecco... io... Mi dispiace! Sono successe cose che non sarebbero dovute accadere e... e ho detto... ho detto cose..." Si interruppe scuotendo il capo e facendo spallucce. "Oh, insomma, basta! Tanto, ormai, che cosa. importa!" sospirò cominciando ad avanzare a grandi passi.

"E invece si che mi importa, stupido!" gridò Joel... dentro di sé.

Ramirez era un uomo di poche parole, orgoglioso e testardo, forse... forse quasi quanto lei. E quindi capiva quanto gli fossero costate quelle smozzicate parole di scusa. Solo che adesso, mentre gli camminava dietro fiduciosa, si rendeva conto che era il suo turno di ignorare il proprio orgoglio offeso e parlare. E non si trattava di una cosa facile.

Si era quasi decisa a farlo quando, giunto a pochi passi dai massi spaccati, il cacciatore si fermò e gridò in tono di sfida:

"Sappiamo che siete lì! Venite fuori se ne avete il coraggio!"

"Spavaldo sino all’ultimo, vero Ramirez?" rispose la voce di Rouger, apparso da dietro le rocce con Nick che conduceva i cavalli. Poi, vedendo le spade sguainate. "A quanto pare non avete intenzione di arrendervi..."

"Sei meno stupido di quanto credessi!" ghignò Ramirez di rimando.

Il tono di Rouger Si fece minaccioso.

"Ridi pure finché hai fiato in corpo!" disse snudando la spada, subito imitato dal suo socio.

La lotta si accese furibonda ed i ferri cozzavano senza tregua.

Mentre il cacciatore era impegnato con Rouger, Joel dava prova di una abilità notevole nel tenere a bada un avversario fisicamente molto più forte di lei. Le movenze rapide della ragazza disorientarono l’uomo a tal punto che, in breve, si ritrovò disarmato.

Ma Nick non era un combattente leale e, quando la sua arma rotolò giù per il pendio, non si perse d'animo. In una frazione di secondo si chinò e, presa una manciata di polvere, la tirò in faccia alla donna. Momentaneamente accecata, Joel barcollò all’indietro sino a trovarsi con la schiena contro uno dei massi, continuando a mulinare la spada innanzi a sé. L’uomo, intanto, saltato in groppa ad uno dei cavalli, si apprestò a caricarla con l’animale.

Ramirez vide la cavalcatura impennarsi, gli zoccoli frustare l’aria appena un attimo sufficientemente distanti da Joel per non colpirla. Solo un attimo...

Con un urlo rabbioso il cacciatore rovesciò Rouger al suolo e si scagliò su Nick che, preso alle spalle, perse il controllo del cavallo e precipitò a terra avvinghiato all’avversario, mentre il suo destriero fuggiva spaventato.

Quando la donna riuscì a mettere a fuoco le immagini, vide Ramirez addosso al bandito e... Rouger nell'atto di calare su di lui la frusta, apparsa chissà come nelle sue mani.

Il grido di dolore di Joel fece sussultare il cacciatore. Si girò in tempo per vedere la donna scivolare in ginocchio, una lunga striscia scarlatta sulla schiena, là dove la stoffa sottile della camicia non aveva potuto nulla.

Quell'attimo di distrazione, nel quale l’ira feroce travolse la sorpresa nel cuore di Ramirez, bastò perché Nick potesse capovolgere la situazione.

Il cacciatore fu colpito in pieno volto da un pugno e finì a terra semistordito, dando modo all'altro di disarmarlo.

Rouger allontanò ogni altra speranza di resistenza gettando lontano l’arma di Joel con un altro colpo del nerbo.

Ramirez si trascinò sino alla donna e la prese delicatamente fra le braccia. Tremava ed un'unica lacrima le rigava il volto.

"Come hai potuto osare, lurido bastardo?" disse con qual cosa di molto più simile al ringhio furioso di una fiera, che non ad un grido umano.

"No, Ramirez. Dovresti conoscermi, ornai! Sai benissimo che con le donne uso ben altri mezzi..." ghignò lanciando un’eloquente occhiata al fondo dei pantaloni, scoppiando a ridere. "No" continuò. "Un trattamento simile lo riservo a carogne come te. Non è colpa mia se questa stupida si è voluta intromettere..."

"Non avresti dovuto, Piccola Volpe" mormorò Ramirez aiutandola gentilmente a rialzarsi.

"Che scenetta commovente!" sghignazzò Rouger. "Sai, Ramirez? Vederti fare lo sdolcinato con quella sgualdrinella è una scena che spezza il cuore. Ma ora lei dovrà venire con me..." disse montando a cavallo e facendosi indietro sulla sella.

Joel si irrigidì a quelle parole.

"Preferisco andare a piedi sino all'Inferno!" sibilò con astio.

"Qui non è questione di quello che preferisci, ma di quello che voglio io! Vieni qui immediatamente!" ringhiò l’uomo. E poiché non accennava a muoversi, ordinò a Nick di condurgliela.

Ma il cacciatore, di ben altro avviso, strinse la catena ed iniziò a farla roteare minacciosamente.

"Sei un maledetto testardo, Ramirez" disse Rouger tentennando il capo ed impugnando nuovamente la frusta.

Il nerbo schioccò e si annodò all’estremità della catena.

"Nick! Prendila!" tuonò il bandito tendendo il nerbo.

Ramirez strinse gli anelli di metallo ed iniziò a tirare con tutte le sue forze insieme a Joel, minacciando di trascinare l’uomo nella polvere.

Rouger aveva già il suo da fare col cavallo che, innervosito dagli strattoni, stava sfuggendo al suo controllo. Ad un certo punto l’animale imbizzarrito s’impennò. Per non cadere l’uomo lasciò la frusta, aggrappandosi alla sella ed alle redini. Ma il cavallo continuò a scartare ed a sgroppare.

Ramirez, con Joel stretta a sé, se lo vide venire addosso. Erano sull'orlo del dirupo e, quando il destriero li investì, rotolarono giù per la china.

 

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La prima percezione di Joel, quando riprese conoscenza, fu che non c’era un solo centimetro del suo corpo che non le dolesse. Lentamente sollevò le palpebre cercando di mettere a fuoco le immagini.

Un’ombra si mosse a poca distanza da lei e, quando finalmente divenne nitida, un urlo le si gelò in gola. La punta scintillante di una spada era a pochi centimetri dal petto di Ramirez, abbandonato al suolo apparentemente senza vita. La vide spostarsi all'altezza del cuore, sollevarsi prima di...

Con uno scatto disperato, la ladra si gettò su chi brandiva l’arma.

Ragnor, colto di sorpresa, cadde all’indietro con lei sopra.

Ma il disorientamento durò solo un attimo e dopo pochi momenti, fu la Volpe a dibattersi inutilmente sotto il peso dell’uomo.

"Sempre piena di energia, piccola, eh?" ridacchiò il bandito stringendola più forte. "Sarà divertente giocare un po' con te aspettando che ci raggiungano i miei compagni!"

L’uomo si impossessò di forza delle labbra della donna, ma dopo un secondo si ritrasse con un grido.

Un rivolo di sangue gli colava sul mento.

Joel, profittando del suo sconcerto, lo spinse di lato e tentò di raggiungere la spada abbandonata.

Il bandito fu lesto a bloccarla. Trovatosi la catena fra le mani, trascinò la ladra a sé e la colpì con violenza al volto ributtandola a terra. Gli occhi di Joel fissarono con terrore l'espressione soddisfatta di Ragnor. Per un momento le parve che fosse sul punto di dire qualcosa, poi... il suo volto si contorse in una smorfia e cadde in avanti con un gemito soffocato.

La donna si scansò un attimo prima che le piombasse addosso e con meraviglia scorse il manico di un pugnale sporgere dalla schiena del cadavere. Quando levò gli occhi incontrò quelli di un Ramirez ferito, sfinito, appena in grado di sostenersi su di un gomito, ma, con l’inconfondibile sorrisetto sul volto, indubbiamente, inequivocabilmente vivo.

"Non ho abbastanza forza per affrontare il tuo affetto, Piccola Volpe..." ansimò il cacciatore cercando di liberarsi dal suo abbraccio.

"Ti aiuto ad alzarti e ce ne andiamo... quella canaglia aveva un cavallo" disse lei.

"Aspetta! Prima portami la sua spada."

Joel corse ad ubbidire.

"Bene!" sussurrò lui sfiorando la lama affilata a saggiarne il taglio. "Qui le nostre strade si dividono, Piccola Volpe. Credo di avere una gamba spezzata e, ora come ora, non sarei che un peso inutile. Quindi te ne andrai da sola..."

Il volto di Joel si fece esangue. Tutto le apparve chiaro. Quella spada, quindi... Si slanciò su Ramirez nel tentativo di disarmarlo.

"Non ti permetterò di farlo! Ridammi la spada! Ridammela!!!"

"Ma che diavolo ti prende?! Smettila!" disse lui spingendola a sedere. Poi, vedendo la sua espressione sconvolta, capì e dovette penare non poco per non scoppiare a ridere. "Non temere! Non voglio uccidermi ma solo staccare il tacco dello stivale. Anzi..." disse porgendole l’arma. "Fallo tu... Quello destro... E non guardarmi a quel modo! Fallo e basta!"

Joel non ne capiva lo scopo, ma non essendoci nulla di dannoso, non esitò oltre.

Il tacco, che si rivelò cavo, conteneva un cilindretto di metallo, apparentemente liscio e senza intaccature, se si escludeva l’anello fissato ad un'estremità. Era lungo all'incirca mezzo pollice e del diametro del mignolo della ladra che, soppesandolo, giudicò l’oggetto vuoto all’interno.

"E questo cosa sarebbe?!"

Ramirez non disse nulla. Le prese delicatamente la mano destra facendole girare la palma verso l'alto. Poi, tenendo l’oggetto misterioso per l’anello, lo inserì in un foro del bracciale. Qualcosa scattò e la manetta si aprì e cadde a terra sotto gli occhi esterrefatti della donna. Mentre ancora incredula fissava il polso libero, il cacciatore si liberò a sua volta.

"Adesso puoi andartene..." disse semplicemente gettando chiave e catena in un canto.

"Maledetto bastardo..." sibilò Joel mentre l’ira prendeva il sopravvento sulla sorpresa. "E così non avevi la chiave, eh? Carogna! Mi hai mentito!"

"No, Piccola Volpe. Ti dissi solo che i Greystone non me la diedero... Verissimo! Infatti, me la presi di nascosto..."

"Lurido figlio di puttana!!!" urlò fuori di sé dalla rabbia iniziando a tempestargli il petto di pugni. Poi le lacrime le inondarono il volto e si rilasciò contro di lui.

"Adesso che ti sei sfogata dicendomi cosa pensi di me, puoi anche andartene" lui mitemente.

"Non meriti altro, dopo quello che mi hai fatto passare!" singhiozzò. Ma non si mosse.

Ramirez le sollevò il volto e le asciugò le lacrime.

"Rouger non tarderà ancora molto... Adesso prendi il cavallo e non voltarti indietro."

"No!!" protestò con calore. "Non ti lascio qui! Ti sei preso cura di me quando mi hanno ferita... Mi hai difesa..."

"Quella freccia era diretta a me. E non ti sarebbe successo nulla se ti avessi lasciata andare prima..." sospirò tristemente Ramirez.

"Sei uno stupido!" strillò lei con voce incrinata. "Come te lo devo far capire? Ti sto dicendo che TI AMO!!!"

Il cacciatore non batté ciglio.

"A me queste cose non interessano" disse freddo. "Amo solo il denaro e nient’altro. Non mi è mai importato molto di te oltre alla taglia, anche se ammetto che al laghetto mi sono divertito. Col mio genere di mestiere, non posso concedermi molto spesso degli svaghi e devo dire che, in un certo senso, sei stata un diversivo interessante..."

Lo schiaffo di Joel lo interruppe bruscamente.

"Sei un bastardo!" sibilò furiosa.

"E tu ripetitiva. Prendi la spada!... E anche la catena, se vuoi. Te la regalo..." concluse con un sospiro, mentre lei se ne correva via piangendo.

Ramirez si pose in attesa mentre il galoppo del cavallo si faceva sempre più distante. Rouger e Nick non avrebbero tardato ancora molto ad arrivare. Farsi odiare era stato l’unico modo che gli fosse venuto in mente per porre in salvo la donna che amava.

 

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Se le sue mani non fossero state legate al pomolo della sella, probabilmente il cacciatore sarebbe caduto da cavallo già molte volte. La gamba sinistra era inutilizzabile e gli doleva in modo atroce. In tutta la sua vita era la prima volta che fosse praticamente certo di non uscire vivo da un’avventura.

Dopo la tortura del sole cocente, la frescura del bosco lo fece rabbrividire. La febbre lo consumava ed una sete inestinguibile lo tormentava già da due giorni.

Per questo credette di avere le traveggole, quando vide Joel in piedi in mezzo al sentiero.

"Credevo che non sareste mai arrivati!" disse la giovane evidentemente seccata dall'attesa.

"Sei venuta per unirti alla compagnia?" domandò Rouger con sarcasmo, la mano destra casualmente andata all’impugnatura della frusta.

"Assolutamente no! Se la volete, dovrete guadagnarvela... Dopotutto la mia testa vale almeno cinquecento pezzi d’oro. E per una sommetta come quella... anche un grosso maiale come te dovrebbe essere in grado di smuovere la ciccia!" concluse scomparendo fra i cespugli, evitando la sferzata della frusta.

Un cavallo nitrì nella boscaglia.

"Ti è già venuto il fiatone? Per facilitarti forse dovrei fuggire con un cavallo zoppo!" lo schernì di tra la boscaglia.

"Ora basta!!! Scuoierò quella dannata volpe, fosse l’ultima cosa che faccio nella mia vita! Nick! Bada a Ramirez fintanto che non torno." E con queste parole sparì nella selva.

L’interpellato, intanto, andò a sedersi sbuffando su di un tronco caduto, tenendo le redini del cavallo montato dal cacciatore.

Quello ed il destriero di Rouger erano gli unici rimasti, così il bandito si era trovato appiedato a condurre la cavalcatura col prigioniero.

Prigioniero che ora, profittando della disattenzione del suo guardiano, stava tentando di liberarsi con molto impegno. Non fu una cosa affatto facile.

Ad un tratto nella foresta risuonò un grido.

Lungo.

Terribile.

Di donna...

Nick, che si era appisolato, balzò in piedi.

"Rouger ha preso la tua volpe" ridacchiò. "Mi chiedo se l’idea della taglia basterà a farlo ritornare con in mano qualcosa di riconoscibile... Ha una fantasia sfrenata su cosa si può fare con coltello."

Il cacciatore si liberò in quel preciso momento.

Nick si vide venire addosso il cavallo, troppo stupito per gridare. Quando cadde sotto gli zoccoli aveva la stessa espressione incredula.

Ramirez si era gettato a tutta velocità nella direzione dalla quale gli era parso fosse giunto il grido. Non sapeva cosa avrebbe potuto fare nelle sue condizioni, ma pregava solo di poter arrivare prima che accadesse qualcosa di irreparabile.

Ma ora, tutto attorno, non c’era che un denso silenzio.

L’uomo temette di aver sbagliato strada. Iniziò ad invocare il nome di Joel, tendendosi di tanto in tanto ad ascoltare.

Invano.

Chiamò e gridò finché ebbe fiato per farlo.

Invano.

Cercò e vagò finché ebbe la forza di reggersi sulla sella.

Poi scivolò a terra e non sentì più nulla.

 

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Un taglialegna, di ritorno dal suo lavoro, lo trovò qualche ora prima del tramonto.

Al momento lo credette morto, ma poi si rese conto che respirava ancora, seppur debolmente.

Così lo aveva issato sul suo carretto e lo aveva trasportato alla casa di guarigione di Serimon, un paese appena oltre il limite settentrionale della foresta che Ramirez, nel suo girovagare, aveva involontariamente quasi raggiunto.

Gli apprendisti guaritori non avrebbero scommesso una moneta sulla possibilità che l’uomo superasse la nottata. I guaritori forse l’avrebbero fatto dopo lunghe insistenze. Ma Maestro Ellamon aveva sorriso, anche se la sua lunga barba non aveva permesso a nessuno di accorgersene.

La mattina dopo Ramirez era ancora vivo.

C’era un motivo se Ellamon era il Maestro dei maestri.

Così, grazie alle abili cure ed alla sua tempra resistente, nel giro di poco più di una settimana Ramirez era già in grado di compiere brevi tragitti sulle stampelle.

Stava sulla veranda dell’edificio a sonnecchiare, la gamba steccata sostenuta da molti cuscini, quando un tonfo improvviso lo risvegliò bruscamente.

Il cacciatore spalancò gli occhi e, proprio davanti a sé, gettato sull'assito, avvolto in molti giri di una ben nota catena, scorse un Rouger imbavagliato e furente.

In quel momento udì un nitrito provenire dall'altro lato della strada. Una figura a cavallo, ammantata e con un cappello a larghe falde, partì al galoppo. Non abbastanza in fretta, però, perché gli occhi di Ramirez non notassero una ciocca ramata sotto alla tesa del copricapo.

L’uomo si rilasciò sulla poltrona gettando indietro la testa, mentre una risata gli saliva alle labbra.

"Ti ha gabbato, Rouger, eh?... Non te la prendere troppo! Non sei stato i1 primo ed immagino neanche l’ultimo..." Sospirò, E quando parlò di nuovo, quasi più rivolto a se stesso, nella sua voce c’era una nota calda mai udita prima. "Ah... Ma presto ti riprenderò, Piccola Volpe... E non sarà con una catena di metallo che ti legherò a me... Sarà qualcosa di più solido... E definitivo..."

 

 

F I N E

 

 

 

  
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