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Autore: Rota    21/10/2015    2 recensioni
Raccolta SouMako per la Soumako week (circa, almeno per quanto riguarda i prompt)
Capitolo uno: -Ben arrivato!
Makoto gli porge due rose dal colore tenue, un rosa chiaro su petali morbidamente aperti. Il suo gesto è fluido, quasi lo abbia fatto e rifatto innumerevoli volte perché non sembrasse artificiale; Sousuke lo conosce abbastanza da vedere dettagli insignificanti, in lui, che gli suggeriscono una premeditazione troppo studiata. Troppo dolce.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Makoto Tachibana, Sosuke Yamazaki
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Day 1: Flower language
Note e avvertimenti: Raccolta fic originariamente dedicata alla SouMako week, ma che in realtà è andata a cavolo per gli affari suoi perché io sono una brava persona ma mica tanto puntuale BD (qui i prompt e i riferimenti---- > http://soumakoweek.tumblr.com/prompts ).
Le varie fic non seguono un ordine cronologico ma solo i vari prompt dei days. Quindi, insomma, prestateci un attimo di attenzione xD
Questa cosa doveva essere molto più corta e strutturata in tutt'altro modo ma mi è venuta così xD Sono soddisfatta del risultato, dopotutto, e penso sia questo l'importante ùù/
Buona lettura (L)

 

 

 

 

 

Gli anni dell'adolescenza e della prima maturazione sono passati, ma Sousuke ha ancora l'abitudine di camminare con gli occhi bassi, rivolti verso il suolo, perché non gli piace essere distratto dalle espressioni della gente che lo circonda: è una piccola dose di burbero egocentrismo che gli permette di distribuire consapevolmente la propria empatia sensibilissima.

Per questo, quando scende dal treno che lo ha portato nella grande città di Tokyo, mentre la gente gli scorre attorno più o meno attenta e si allinea in corsie fluide, parte dai piedi poggiati sulla banchina scura a guardare l'altro, salendo poi la sua figura slanciata con l'intenzione di arrivare al viso e al suo solo sguardo – c'è nei suoi gesti anche l'intenzione di creare qualcosa di simile all'abitudine dolce, ripetendo quel preciso susseguirsi di azioni perl'ennesima volta.

Non si aspetta di trovare un particolare inconsueto, in tutto quello, che lo intrappola in un momento al di là della ragione e lo sorprende qualche istante.

-Ben arrivato!

Makoto gli porge due rose dal colore tenue, un rosa chiaro su petali morbidamente aperti. Il suo gesto è fluido, quasi lo abbia fatto e rifatto innumerevoli volte perché non sembrasse artificiale; Sousuke lo conosce abbastanza da vedere dettagli insignificanti, in lui, che gli suggeriscono una premeditazione troppo studiata. Troppo dolce.

Lo sguardo fermo in un punto.

Il sorriso solo accennato.

Le dita della mano rigide.

Il capotreno fischia non troppo distante da loro, sventolando la propria mano in aria per poi sparire all'interno del vagone di testa.

Sousuke gli sfiora la mano quando prende il suo omaggio, rispondendo alle sue parole solo con un cenno del capo.

 

 

Colore rosa: felicità perfetta.

 

 

Cinque fermate con la metropolitana, costretti in un angolo un poco stretto dalla folla della sera. Sousuke si guarda bene dallo spiegazzare un solo petalo delle rose che ha in mano, e cercando di proteggerle con il proprio corpo si piazza davanti a Makoto, distante quel tanto di spanna dalla sua persona da creare lo spazio perfetto. L'altro ragazzo gli sorride, quando solleva gli occhi al suo viso, ancora sulle guance il rossore lieve di prima – non sparirà finché rimarrà lì, e Sousuke lo sa.

Stringe le dita attorno alla sbarra di metallo, per reggersi meglio in piedi e non subire la gravità che lo spingerebbe di lato; si ritrova a sporgere il proprio volto verso Makoto, portandolo più vicino del consentito alla pelle scoperta del suo collo: la bella stagione è cominciata di nuovo, da poco, e persino una persona delicata come lui ha finalmente abbandonato sciarpa e guanti.

Sente il profumo di pulito del bagnoschiuma preferito di lui,e solo in quel momento nota il gonfiore non del tutto naturale dei suoi capelli, evidentemente appena lavati. Chiude gli occhi e respira piano quell'aroma, mischiato con quello accennato di rosa.

Makoto fa un accenno di movimento e anche lui sa che devono scendere. Prende lo zaino che gli fa da bagaglio, per quei tre giorni di visita, per quindi seguirlo.

Si lascia condurre per la stazione della metropolitana, piccola e un po' povera di gente; non ha molta voglia di guardarsi attorno, anche se gli basta poco per capire che è un posto nuovo, dove mai sono andati prima. Non chiede e prosegue in silenzio assieme al ragazzo, che affiancandolo non manca neanche un secondo di sorridergli a pieno viso.

È felice, ed è qualcosa di contagioso.

Le luci e i rumori della città si riconsegnano alla loro percezione e li accompagnano per un pezzo di strada, finché Makoto non lo conduce in un vicolo un poco secondario dove possono passare soltanto i pedoni. Pochi minuti e appare ai loro occhi un piccolo negozietto di ramen con una bella scritta incoraggiante con tanto di mascotte allegra e tutta colorata: "specialità ramen al maiale".

-Eccoci qua. Che te ne pare?

Sousuke non risponde subito, preferendo guardare prima con attenzione il luogo che hanno raggiunto e poi il ragazzo che lo ha condotto fino a lì.

Makoto ridacchia un po' di fronte alla sua perplessità, forse anche per nascondere una ragione talmente tanto stupida da risultare più che gradevole – di quel tipo di attenzioni particolari che fanno capire quanto ogni singola cosa condivisa sia importante.

-Dicevi spesso che non ti piace particolarmente mangiare sempre negli stessi posti, e quindi ho pensato di provare qualcosa di nuovo.

-L'ho detto solo due volte.

-Credo siano sufficienti.

-E se poi non è buono?

-Fidati di me.

Lo guarda con una certa sicurezza e una certa aspettativa; Sousuke potrebbe scommettere che è già stato in quel posto, a provare ogni piazzo del menù per sincerarsi che fosse buono, aspettando l'occasione giusta per portarci anche lui. Ma non glielo chiede, e non lo insinua neppure, perché non vuole correre il rischio di vanificare tutto il suo impegno e tutta la sua dolcezza.

Lui apprezza quel tipo di cose, Makoto lo sa bene.

Fa un cenno del capo e quindi sono dentro entrambi. Makoto saluta il cuoco al di là del bancone, così come il cameriere in divisa che lo accoglie con un gran sorriso; si avvicina a uno dei tavolini quadrati allineati alla parte lunga del locale, quello rimasto libero vicino ai servizi. Si accomoda con calma, così che anche Sousuke possa fare lo stesso.

Il menù del negozio non è molto fornito, ma presenza alcune particolarità che Sousuke non ha mai assaggiato. Più i vari prezzi, divisi in tre colonne, che riguardano prettamente la dose del cibo.

-Hai tanta fame? Ci sono anche le razioni super.

-Ho mangiato uno spuntino in treno, un paio di ore fa. La porzione normale dovrebbe bastare.

-Al massimo c'è sempre il negozio di dolci vicino casa, che ne dici?

Makoto lo guarda con occhi vispi, senza riuscire a trattenere un certo interesse su questa parte del programma del tempo da trascorrere assieme. Sousuke si è chiesto diverse volte se fosse stato un caso che l'appartamento scelto come alloggio durante l'università sia proprio vicino a un negozio di dolci, ma ha preferito non indagare. In certe cose, anche Makoto è vizioso, tende a non trattenersi.

Il cameriere arriva subito e prende le loro ordinazioni, lasciandoli poi con un sorriso e un inchino.

Le due rose sono a un lato del tavolo, accanto alla mano di Makoto, posata quasi per sbaglio.

Sousuke ne guarda il palmo e le dita appena aperte, i polpastrelli morbidi rivolti verso l'alto; poi l'altro ragazzo lo guarda, e lui si ricorda del perché tende a non toccarlo in pubblico.

Perché poi non si accontenterebbe.

Si stringe nelle proprie spalle, ora scoperte dalla giacca che si è portato per il viaggio, cercando di adattarsi alla temperatura piacevolmente tiepida del locale.

-Come mai tutto questo?

Makoto è preso alla sprovvista, ma non può dire di non essersersi aspettato una domanda del genere. Sousuke non insinua mai niente, è sempre molto chiaro e diretto, così com'è attento a tutto ciò che gli capita.

Le prime volte, rendere conto delle motivazioni dei propri gesti non è stato semplice, e lo ha gettato in un imbarazzo ben poco superabile. L'effettiva timidezza è un lato del suo carattere con cui ha dovuto fare i conti, perché non è una cosa che fa in modo consueto ma soltanto nelle questioni che riguardano esplicitamente loro due.

Anche in questo momento non ha una risposta pronta e la sua espressione si tinge di una mortificazione che non ha ragion d'essere. Sorride, un po' teso, e alza la mano al proprio capo, in un gesto di nervosismo.

-Non mi lasci neanche un po' di tregua, eh?

-Ho aspettato che fossi seduto davanti a me per chiedertelo.

La calma dell'uno contagia l'altro; sul viso di Makoto rimane soltanto quel velo consueto di imbarazzo, ma nulla di più.

A Sousuke non piace molto che si agiti per nulla, sembra dover giustificare ogni cosa quando non è necessario. Il suo carattere si mostra molle in questo, e ogni tanto Sousuke preferirebbe non dover sentire sempre una voce accomodante, necessitante di indulgenza, con quell'ansia implicita quasi gli stesse imputanto un misfatto incredibile.

Hanno imparato l'uno a portare pazienza, nel tempo, e l'altro a calmarsi almeno un poco.

Il risultato è quello sguardo basso di Makoto, che schizza da ogni parte tranne che sull'interlocutore davanti a lui, e una frase senza balbetii o interruzioni. Un gran passo avanti.

-Hai detto che avevi qualcosa di importante da dirmi, no? E poi sono tre mesi che non ci vediamo. Non era mai successo prima che non ci vedessimo per così tanto tempo.

È solamente dolcezza, quella che gli rimane in mano. Sousuke lo sa, ma ogni volta ci si scontra e ne esce sconfitto.

Ora è lui quello mortificato, da consolare.

-Mi dispiace.

-Oh, no. Non ti devi scusare. Anche io ho avuto tanti impegni, no? È normale per noi. È sempre stato così.

-Beh, d'ora in poi non lo sarà più.

Stava per dire ancora qualcosa, ma si blocca per qualche secondo, ben più che sorpreso. Sousuke alza los guardo al suo viso e lo vede piuttosto confuso, in attesa di un ulteriore indizio che lo possa aiutare a ritrovare il senso delle parole appena ascoltate.

-Cosa vuoi dire?

-Ho trovato lavoro a Tokyo.

-Davvero?

-Mi hanno preso all'accademia di polizia.

-Allora... non è propriamente un lavoro. Non ancora.

-No, ma fra qualche anno lo sarà. E sarà un lavoro fisso.

Makoto ha quasi finito l'università, ormai, ed è quasi pronto a intraprendere la propria carriera di insegnante. Ha iniziato la loro relazione con questo obiettivo già in testa, già davanti a sé, e il tempo e la caparbietà lo hanno aiutato a raggiungerlo. Non ha mai mostrato dubbi su cosa volesse dalla propria vita.

Sousuke si è ritrovato, volente o nolente, a confrontarsi con questo stile di vita molto finalizzato. Dopo la scuola ha vissuto un periodo allo sbando, fatto di molti viaggi e altrettanti piccoli lavori stagionali, da una parte all'altra del Giappone. Hanno vissuto una relazione a distanza per questo motivo: Sousuke non è rimasto fermo per più di due mesi nello stesso posto, e per Makoto sarebbe stato ben difficile seguirlo nelle sue perinigrazioni.

Lo hanno accettato e approvato entrambi, così che le piccole tensioni dovute alla malinconia e alla solitudine potessero essere risolte in breve tempo e nel migliore dei modi possibili.

Ma così cambia tutto. Così, la prospettiva di qualcosa di più può andare oltre la mera progettazione teorica e assumere una valenza più pratica e fisica.

Per questo motivo Makoto sorride tanto, con tutta la luminosità di cui è capace – e Sousuke lo vede, rimane abbagliato per qualche istante tanto che abbassa lo sguardo.

-Sono così felice per te, Sou! Questa è davvero una bella notizia!

Il cameriere finalmente arriva con i loro ramen. Guarda quel Makoto raggiante e ricambia con un entusiasmo vivo, saltellando quindi via e lasciando i due da soli.

Sousuke ha l'ardire di pronunciare qualche parola, giusto per non lasciare solo il fidanzato nel proprio giubilio.

-Sono piuttosto veloci con il servizio, qui.

-Sì, è vero!

Inizia a mangiare in silenzio, guardando unicamente il proprio brodo.

È squisito, anche se non sa bene se sia per il proprio umore o se per l'abilità effettiva del cuoco lì presente. Mangia di gusto, però, riempiendosi la bocca a più non posso, in modo tale da non correre il rischio di parlare di nuovo a vanvera e rovinare ancora di più il momento.

Makoto allunga la mano verso di lui, sfiorandolo appena al polso e richiamando la sua attenzione.

-Sou... Vivremo vicini.

Lui non osa dire di più, perché sembra che già quell'idea lo commuova oltre il consentito.

Per un attimo, Sousuke si disinteressa di ciò che sta loro attorno e del cibo che sta mangiando: intreccia le dita con quelle di lui e gli prende saldamente la mano, per portarla al proprio viso.

Makoto è tutto rosso, a quel punto.

-Ti piacerebbe vivere assieme a me?

 

 

Color corallo: desiderio.

 

 

Lo ha toccato e com'era prevedibile non resiste più del tempo necessario – non è un maniaco nè un incontinente, e ha davvero grande rispetto per l'imbarazzo di Makoto, per quanto certe volte ritenga che sia esagerato persino per il suo essere Giapponese; in lui, l'intensità del desiderio va di pari passo all'intensità del sentimento che lo lega all'altro, e se ogni giorno se ne innamora sempre più ogni giorno, ogni ora, ogni minuto lo desidera in maniera maggiore rispetto a poco prima.

Schiena contro il muro, mani ai lati del capo.

Lo ferma sulla rampa delle scale del suo condominio, in un pezzo di corridoio dove l'estensione della luce non arriva e un pezzo di buio li protegge dallo sguardo del mondo. C'è ancora traffico nelle strade, e un rumore di città che copre persino i loro pensieri.

Makoto sente però benissimo il suo respiro quando si avvicina a lui: ha un ritmo lento, ma la profondità dell'inalazione tradisce un'agitazione più che profonda. Lo guarda con uno sguardo liquido mentre si china verso il suo collo e respira ancora il profumo della sua pelle; alza le mani e gli prende le braccia, stringendo con le dita, mentre strofina la propria guancia contro la sua.

Il primo bacio è uno schiocco dolce. Anche il secondo, in realtà, e pure il terzo. Quelli che restano, vengono sparsi sulla superficie del suo mento e sulla linea della mascella, con delicatezza e garbo. Un piccolo morso tradisce un poco l'atmosfera, ma permette loro di ridere del proprio stesso essere melensi e quindi unire ancora le labbra.

Bacio che sospende i respiri.

-Non mi hai ancora risposto.

Makoto scivola via, sotto le sue braccia, e non risponde ancora.

Sotto la luce del lampione, si può notare quanto rosso sia diventato il suo viso – più o meno dello stesso colore sparso sul volto di Sousuke.

-Siamo arrivati a casa mia.

Estrae la chiave da una tasca del giubbino, la fa girare un paio di volte nella toppa e quasi apre laporta, prima di ricordarsi di un particolare ben importante. È costretto quindi ha guardare negli occhi il fidanzato.

-Puoi aspettare qui e contare trenta secondi prima di entrare?

-Perché?

-Per favore!

Sousuke sbuffa, sistemandosi meglio lo spallino del proprio zaino sulla spalla sana.

Vuole toccarlo. Vuole farci l'amore. Vuole riposare. E magari vuole anche farsi una doccia, in tutto quello.

-Makoto, sono piuttosto stanco.

Lo bacia a tradimento, e gli sfugge persino qualcosa che assomiglia a un piccolo gemito mentre muove la bocca contro la sua.

Potrebbe anche non chiederglielo di nuovo, che tanto sa bene di aver già vinto.

-Per favore...

Sousuke asserisce in silenzio e lo lascia andare senza muovere un altro muscolo in segno di protesta. Lo vede sparire dietro l'ingresso in un lampo, lasciando peròlaporta socchiusa. La luce viene accesa solo qualche secondo, poi rimane un alone tenue che fa intuire l'accensione di una luce meno potente.

Sbatte contro qualcosa, tanto che Sousuke è tentato di entrare di corsa per vedere che accade, ma viene fermato dalla sua voce ovattata che tenta di tranquillizzarlo.

Non aspettando un solo secondo oltre quello che gli sono stati chiesti, entra nella piccola abitazione e chiude la porta alle proprie spalle.

Il corridoio dell'entrata è disseminato di piccole candele bianche, poste ognuna sopra un piattino da tè. Sul parquet, sparsi in maniera decisamente poco ordinata, petali rossi di fiori che non riconosce subito ma intuisce siano rose.

E alcuni dei vestiti di Makoto.

Sousuke decide di spogliarsi nella penombra, appendendo il soprabito all'ingresso e togliendosi le scarpe rimanendo con le sole scarpe sul pavimento liscio della casa; lascia lo zaino lì, che non crede gli serviranno molti indumenti nelle prossime ore. Procede piano, seguendo un odore dolciastro di fiori che lo condice avanti, verso la camera da letto di Makoto: è un percorso che ha fatto tantissime altre volte, ma in quel momento sarebbe sorpreso di trovarci cose normali, di tutti i giorni.

Apre la porta della camera e vede altre candele sparse sui comodini accanto al letto e sulla piccola scrivania nell'angolo. Lo sguardo andrebbe anche a Makoto, immobile nella penombra con le dita che si torturano tra di loro, ma gli cade per sbaglio sul letto un po' sfatto, cosparso di altri petali di diverse sfumature di arancio e di rosso.

Ammutolisce, senza sapere come reagire.

Makoto gli si avvicina piano, in assoluto silenzio. Addosso ha soltanto una camicia candida – e Sousuke spera della biancheria intima, o non risponderà delle proprie reazioni. Balbetta decisamente imbarazzato, e per la prima volta Sousuke lo trova tutto fuorché fastidioso.

-Ecco... Doveva festeggiare qualcos'altro. Ma direi che va bene, no?

Vorrebbe mangiarlo lì, invece lo guarda dritto in viso e l'effetto è ancora più forte di prima. Perde qualche battito nel ritrovarsi quasi contro di lui, a sfiorarsi.

C'è un odore di rosa ovunque. Decisamente troppo dolce.

-Cosa ti è saltato in mente?

-Volevo fare qualcosa di carino.

-Hai chiesto consiglio ai tuoi amici?

-Si vede tanto?

-Solo un po'.

Makoto ride appena e poi torna serio. Si azzarda a toccargli il petto, sopra la maglia, con due sole dita. Sembra guardare le proprie unghie, invece segue il movimento lemme che quelle prendono a formare sopra di lui, con tranquillità seducente.

-E ha fatto effetto, almeno un po'?

Makoto non è così innocente come potrebbe sembrare. L'imbarazzo e la timidezza non gli impediscono di essere consapevole di se stesso e del proprio sentimento, non più almeno, perché Sousuke lo ha quasi obbligato a prendere inconsiderazione quel lato della propria essenza, forse in modo un po' forzato ma di sicuro efficacie.

Makoto è fatto di carne, oltre che di dolcezza. È fatto di sangue e di ossa, oltre che di gentilezza e buone maniere. Makoto ricorda dove gli piace essere sfiorato, e il gioco sensuale di cercare e farsi trovare piano, anche solo con lo sguardo.

Gli occhi di Sousuke sono puntati all'indumento che ha addosso, non altro.

-Hai quella addosso.

-Oh! La devo togliere?

Fa per toglierla, quando l'altro gli ferma le mani e comincia a sbottonarlo piano, rivelando sempre più pelle candida. La luce della candela colora tutto di un grigio appena rossastro, e c'è più ombra che zona chiara sul suo corpo. Ha dei boxer neri sotto, morbidi ma aderenti abbastanza.

Sousuke è stordito dal suo odore, Makoto sorride con gli angoli della bocca.

-In effetti è meglio se me la togli tu...

Gli accarezza il fianco con una mano mentre l'altra abbassa la spalla della camicia bianca, in modo da rivelare l'avambraccio morbido. Si china in avanti e lo bacia alla base del collo, lasciandolo sospirare.

-Sei audace.

Lo morde e lo stringe all'improvviso all'altezza della vita, spingendolo indietro verso il letto. Lo tiene stretto a sè fino a incontrare il bordo del materasso, dove lo lascia andare – Makoto cade da solo all'indietro, e nell'impatto con lelenzuola fa balzare in aria molti dei petali di rosa sparsi ovunque, che ricadendo lo coprono in buona parte e segnano prime impronte sulla sua pelle.

-Troppo.

 

 

Colore rosso: passione.

 

 

Trova subito spazio tra le sue gambe, e puntando subito al suo viso gattona poco elegantemente sul materasso del letto, spostando il suo peso da una parte all'altra. Appena in parte alle labbra di Makoto, è caduto un petalo di rosa, che rimane in bilico e non cade ancora. Sousuke bacia prima quello e lo trascina sulle sue labbra; per un attimo hanno quella barriera profumata tra di loro, e ci giocano più che volentieri. Makoto rise appena, mentre il suo sguardo diventa ancora più molle e profondo, desideroso.

Sousuke mangia il petalo, impregnando la propria lingua del sapore di un fiore rossissimo.

La pretesa di rimanere incollato alla sua bocca rende difficile il gesto di togliersi gli abiti di dosso. Ma Sousuke bacia le sue labbra e Makoto lo intrappola in un abbraccio alto, tutt'altro che scontento delle sue attenzioni. E appena la schiena viene denudata, non senza qualche grugnito poco signorile da parte dell'ospite e alcuni movimenti secchi che tradiscono un certo nervosismo, subito le dita dell'altro ragazzo lo toccano ovunque, strisciando i polpastrelli ovunque.

Non lo graffia mai, preferisce imprimere la propria impronta in altri modi.

Sousuke si stende meglio sopra di lui, aderendo al suo bacino e al basso ventre, mentre si sorregge sui gomiti e seguita a mangiargli le labbra con le proprie. Ha gli occhi socchiusi, per gustarsi meglio il momento – e volentieri si lascia accarezzare da lui a quel modo, freme ogni volta che le dita di lui risalgono sapientemente vicino alla nuca e insistono su un punto particolare.

Le cosce di Makoto cominciano ad accarezzargli piano i fianchi, ad un certo punto, e il suo bacino a strofinare piano contro il suo. Sousuke segue il suo movimento, senza alterarlo in qualche modo, ma si spinge nella sua bocca più a fondo e Makoto precisa il proprio gradimento con una serie di gemiti meno accennati.

Si interrompono ma rimangono con i volti vicini, a respirarsi addosso.

Makoto formula il proprio sorriso dopo qualche incertezza, mentre lo accarezza sul profilo del viso con due dita morbide. Lo bacia sul naso, un po' per gioco un po' per desiderio. E anche sul mento, dove è cresciuta un po' di barbetta dall'ultima volta che l'altro si è rasato.

Sousuke scende lungo il suo corpo, sfilandosi piano dal suo abbraccio. Lì dove c'erano i petali di rosa, lo bacia e ne succhia la pelle, distribuendo propri segni rossi dal colore appena meno intenso. Il fidanzato segue il suo percorso accompagnandolo con sospiri e piccoli singulti, specialmente quando si ferma sul capezzolo destro e poco distante dall'ombelico.

L'ultima tappa è l'inguine, coperto ancora dalla biancheria intima.

Makoto gioca con i suoi capelli, che ha sempre definito morbidi e belli, e ci passa le dita lento mentre si tende con tutto il corpo al movimento delle sue dita: Sousuke lo denuda totalmente e bacia le sue cosce, le sue ginocchia, le sue caviglie, ritrovandosi alzato sulle ginocchia a mirarlo.

Ogni tanto pensa di non dimostrare abbastanza l'amore che prova nei suoi confronti. Le telefonate, i messaggi, il trovare in ogni modo soldi e tempo di andare a incontrarlo: Makoto non gli ha mai rinfacciato freddezza sentimentale, in questo verso, ma è come se Sousuke temesse che in realtà è il carattere di Makoto a essere troppo permissivo, e non si ritrovi critiche addosso perché l'altro non è capace di farlo, nascondendo così le sue mancanze.

Vorrebbe farlo sentire speciale, come si sente speciale lui ogni volta che lo tocca e ogni volta che sussurra quelle frasi smielate da commedia romantica – gli piacciono solo dette da lui, specialmente dopo un amplesso selvaggio.

Non gli porta spesso regali perché non se li può permettere e comunque non vuole compensare in quel modo così mortificante. Si ritrova in un limbo, tra senso di colpa e frustrazione.

Lo amerebbe ogni giorno, se ce ne fosse la possibilità. Lo riempirebbe di coccole e carezze, insisterebbe per avere una quotidianità rilassata e piacevole con lui, fatta di tante piccole cose dolci. E probabilmente rimedierebbe alla pancetta che si è fatto negli anni dell'università, cucinando per lui tutti i giorni cose sane e giustamente nutrienti.

Sarebbe la sua felicità, come lui è la propria.

Makoto sempre gli sorride, anche quando allunga una mano verso di lui, perché in quei due secondi di stasi gli è mancato il contatto con il suo corpo. Sousuke si stende nuovamente, e ricomincia a baciarlo più lento.

Mangia i suoi sospiri quando si fanno accellerati.

E il calore della pelle su pelle nuda.

Dita conficcate nella schiena.

Il suo nome confuso tra petali di rosa.

 

 

Colore verde: stabilità e costanza.

 

 

Si sveglia prima con un occhio e poi con l'altro, quando un peso sul materasso lo fa sbilanciare appena in avanti.

-Buongiorno, Sousuke.

Makoto lo bacia sulla guancia, morbidamente, prima che lui si chieda come mai non è tra le sue braccia, nel letto rimasto sfatto di lenzuola e rose ovunque.

Ha vestiti da esterno addosso e un sacchettino di carta che emana un profumo dolce. Quando Sousuke guarda meglio, oltre al piccolo bordo blu della pasticceria vicino casa, nota anche una piccola rosa intrappolata nel fiocchettino, e crede bene che sia stato lui personalmente a chiedere alla commessa di metterlo.

Si mette a sedere sul letto, prendendo la propria colazione.

-Questa cosa delle rose ti sta sfuggendo di mano.

Makoto sorride e lo guarda mentre comincia ad addentare la sua brioches alla crema, sporcandosi mezzo viso di zucchero a velo.

-Non essere così cattivo. Dopo pulisco tutto.

È visibilmente eccitato e Sousuke lo nota. Tuttavia, continua a mangiare in silenzio: è raro che la mattina sia abbastanza arzillo da rispondere alla vivacità dell'altro, e questo gli ha permesso il più delle volte di godere delle sue premure e delle sue coccole. Come in questo momento.

Ma Makoto non attende se non tre morsi e gli fa vedere tutto contento il volantino che ha piegato in tasca.

-Guarda qui.

Legge veloce il volantino di propaganda sparso dal nuovo sindaco della città, che vanta la riuscita dell'apparlto per tre nuove palazzine condominiali lì dove una volta c'era un edificio comunale in disuso.

È scritto chiaro, forse un po' troppo pomposo, e se è capitato nelle mani di Makoto deve essere stato messo proprio ovunque. C'è persino il numero dell'agenzia che si occupa degli affitti, in basso.

-Dovrebbe essere vicino alla centrale di polizia del distretto, no?

-Quel condominio sarà pronto fra più di un anno. E gli appartamenti non saranno disponibili entro i due.

-Possiamo anche trasferirci in un altro posto. Questa mi sembrava una buona idea... Che ne dici di rimanere qui? Si sta un po' stretti, ma è sempre meglio che non avere un tetto.

Makoto non è scoraggiato più di tanto dal suo appunto, brilla ancora di entusiasmo.

Sousuke non risponde subito a tutte le sue domande, un po' per sonnolenza un po' anche per il dolce che gli sta impastando tutta la bocca. Il fidanzato rimane paziente al suo posto, godendosi la vista di lui che mangia ancora mezzo nudo.

Poi Sousuke lo prende e lo afferra, rotolandosi con lui tra le lenzuola del letto.

Ci scappa anche qualche bacio, nel frattempo, e non poche risa.

-Quindi è un sì?

-Sì a cosa?

-Sì alla mia proposta.

-Devo per forza risponderti?

-Non ti lascio finché non lo fai.

-Non credo di volerti rispondere, allora.

Ride ancora mentre lo bacia e lo tiene fermo sotto di sè, tanto che per dispetto lo morde piano sulla guanca. Si ritrovano a fissarsi l'un l'altro, stretti nel tessuto del lenzuolo; Makoto alza la mano per accarezzarlo con il dorso di un dito, finendo con il polpastrello sulla sua bocca.

Non emette voce, non ci riesce, ma la risposta è chiara quando muove le labbra – un po' inutile, molto formale, e serve a Sousuke come prova tangibile della realtà all'improvviso bellissima.

Lo ama, lo ama da impazzire.

   
 
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