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Autore: mughetto nella neve    21/10/2015    8 recensioni
"« Avvocato? Che avvocato? » domandò Minosse alzando un sopracciglio turbato. Appoggiò sulla scrivania una pergamena che aveva tirato fuori dal sottobanco e si sporse, di nuovo, in avanti per osservare con attenzione quell’anima insolente che non faceva che parlare. « Ah, giusto: siete americano! Ricordavo questa tendenza di voi, barbari oltreoceano, nel volere a tutti i costi difendere la vostra libertà personale … niente avvocato, Signor Riordan »"
[ Tribunale Infernale | Minosse VS. Rick Riordan | semplicemente un delirio ]
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Solita giornata frenetica al Tribunale Infernale.
Una lunga fila di anime si dipanava oltre le massicce mura in legno ed ognuna di queste teneva fra le mani una cartelletta che era stata loro data da una vecchia signora in peplo, la quale ripeteva con voce stanca di compilare la scheda della prima pagina con nome, data di nascita e bla bla bla - tante inutili sciocchezze burocratiche a cui i giudici non avrebbero presto alcuna attenzione.
Le quotidiane lamentale sul disordine e disorganizzazione dentro cui versava l’apparato giuridico dell’Oltretomba erano state già messe a tacere con un violento colpo di frustra di un addetto all’ordine; le anime, terrorizzate, si erano compattate ed avevano ridotto le proprie rimostranze ad un sommesso mormorio risentito.
Un altro suono, ben più profondo ed inquieto proveniva dal fondo del corridoio: Eaco aveva lamentato il bisogno di un caffè doppio e, messosi parallelo al muro, aveva preso a darvi forti testate blaterando in merito alla sua triste sorte. Radamanto lo aveva osservato per dieci minuti buoni e poi, stretto nelle sue carte, era tornato in aula. In fondo, le crisi esistenziali del fratellastro non lo riguardavano e si erano fatte tanto frequenti da passare ormai inosservate.
Minosse non aveva fatto una pausa quel giorno. Sedeva al proprio bancone e, sfogliando attentamente il fascicolo dei defunti che aveva da giudicare, batteva il mattarello sulla scrivania elargendo giudizi a destra e manca.
« Il prossimo! » urla con voce seccata, timbrando l’ultimo fascicolo appena visionato e prendendone uno nuovo fra le mani. Adocchiò di sfuggita una delle tante anime farsi strada fra la folla ed entrare in aula con fare incuriosito. Probabilmente aveva borbottato un saluto, ma Minosse aveva perso la buona educazione quando un defunto aveva apostrofato malamente la sua amata madre: si limitò dunque a siglare il nuovo documento con la data odierna e sporgersi un poco dal proprio bancone. « Ebbene? Chi ho l’onore di processare? »
« Rick Riordan, Onorevole. » si presentò l’anima per poi dedicargli un - non poi così tanto probabile - secondo saluto. Era fatto di mera luce, ma il suo viso ancora era marcato da forti lineamenti facciali che gli davano l’aria alla mano - quasi simpatica. Minosse lo vide contrarre la mascella mentre si portava la mano fra i capelli ‘a spazzola’ e riprendeva a parlare: « Ma credo ci sia uno sbaglio, io sono cristiano »
Minosse sfogliò il fascicolo e, corrucciando leggermente la fronte, si trovò ad annuire con gravità. Intuiva, già da quel poco che aveva visto, che quel caso avrebbe prosciugato la poca pazienza che gli era rimasta in giornata.
« Sì, ha ragione. Lei è stato registrato come cristiano e, dunque, il documento esteso sulla sua vita è ancora nelle mani dei nostri … colleghi » borbottò sul finire Minosse alzando gli occhi al cielo, quasi facesse enorme fatica nell’anche solo nominare i loquaci colleghi monoteisti. « Tuttavia è stato sepolto secondo le nostre di leggi quindi la sua anima spetta - sfortunatamente - a noi »
« Oh, capisco » annuì, in risposta, l’anima. Si guardò intorno, squadrando le alte e maestose colonne in alabastro, e tornò presto ad osservare il volto arcigno del giudice che continua a sfogliare le proprie carte in silenzio. Lo sentiva borbottare ma poco riusciva a comprendere delle sue lamentele circa l’organizzazione dell’oltretomba cristiana. Prese un bel respiro e cercò di attirare di nuovo l’attenzione del giurista. « E il mio avvocato? »
« Avvocato? Che avvocato? » domandò Minosse alzando un sopracciglio turbato. Appoggiò sulla scrivania una pergamena che aveva tirato fuori dal sottobanco e si sporse, di nuovo, in avanti per osservare con attenzione quell’anima insolente che non faceva che parlare. « Ah, giusto: siete americano! Ricordavo questa tendenza di voi, barbari oltreoceano, nel volere a tutti i costi difendere la vostra libertà personale … niente avvocato, Signor Riordan »
Calò immediatamente in silenzio.
Quello che era stato Rick Riordan si portò le mani fra i capelli e sbatté un paio di volte le proprie ciglia fatte di luce durante urlando: « Ma come “niente avvocato”? Ed i miei diritti? »
« Diritti? Diritti?! Questo è un tribunale infernale, non una conversazione a cuore aperto con Pietro e i suoi putti obesi! » urlò Minosse a pieni polmoni, balzando in piedi dalla propria sedia e battendo compulsivamente il martello contro il tavolo. Riordan si ritrasse spaventato e Minosse sospirò irritato.
 Non era certo la prima volta che affrontava una scenata isterica da parte di qualche anima americana … certo, capitavano per la maggior parte a Radamanto, ma altrettanto spesso toccavano a lui. Non li sopportava. Si era scoperto subito ad odiarli per quel loro carattere da attori di tragedie. Poco contavano ai suoi occhi le meste parole del Divino Ade nell’ordinare ai giudici la massima educazione per i defunti: fosse dipeso da lui, un soggiorno nei Campi della Pena sarebbe stato d’obbligo ad ogni statunitense!
Notando l’immediato silenzio dell’anima imputata, Minosse tornò a sedersi e riprese in mano le scartoffie che gli erano state portate: « Dunque, Signor Riordan, le poche informazioni sul suo conto riportano che ha scritto una saga di libri sulla nostra religione in cui appare anche il Divino Ade »
« Già » annuì il defunto scrittore mostrando un sorriso orgoglioso nel sentir nominare una delle saghe che più gli erano state a cuore. Minosse diede un veloce segno di assenso e, portando di nuovo la penna sul foglio, fece un veloce segno.
« Inoltre, sempre le nostre fonti, riportano che il Divino Ade è da lei dipinto come un - testuali parole del documento - malvagio fedifrago figuro ed egocentrica divinità incattivita nei confronti dell’Olimpo » parlò ancora il giudice, portando il video sulla carta e sottolineando le seguenti parole dopo averle scandite con chiarezza. Le sue sopracciglia si aggrottarono, mostrando la palese incredulità di Minosse per simile periodo formulato. Probabilmente non credeva a ciò che era stato scritto - lo trovava decisamente assurdo - e per questo si vide costretto a buttare un’occhiata all’anima.
« Ma no, veramente- » tentò di intervenire l’autore gesticolando imbarazzato.
Minosse gli fece segno di tacere.
« Inoltre, sempre nella stessa saga, il Divino Ade non solo ha una relazione extraconiugale con una mortale con derivata prole; ma è anche disposto a lasciar morire il proprio parentado per poi servirsi del Caos generato dal conflitto fra Dei e Titani per conquistare l'Olimpo » Minosse pronunciò le ultime parole con spiccata irritazione, continuando ad osservare di sbieco l’imputato che cominciava sempre più a non sopportare. « La descrizione che ne fa di lui  è di uno stressato e stanco un uomo d'affari, esaurito dalla propria moglie e dalla propria suocera. Non solo, in gran parte dei primi libri, è una creatura malvagia che si oppone al protagonista ... Questo Perseo Figlio di Gianni»
« Percy Jackson » lo corresse a bassa voce lo scrittore fingendo un colpo di tosse.
Minosse alzò un sopracciglio, incerto se cogliere la provocazione - e lanciarlo personalmente fra le fauci di Cerbero - o fingere nulla e continuare nel proprio processo. Scelse la seconda perché, almeno secondo Radamanto, il segugio infernale era una creatura dallo stomaco delicato e male gli avrebbe fatto un simile pasto fuori orario.
Sospirò stanco, domandandosi perché era toccato a lui simile caso e non ad Eaco. Poi ricordò il fratellastro intento a prendere a testate la parete e ciò lo convinse a rimandare a dopo le sue lamentele circa lo smistamento dei casi.
« Sa?, Signor Riordan, lei non è certo il primo che capita sotto la nostra giurisdizione nonostante il suo credo … ehm, monoteistico » arrancò sul finale il giudice muovendo la propria mano sinistra quasi volesse pizzicare le corde di un’arpa immaginaria. Trattenne leggermente il proprio respiro nel pronunciare l’aggettivo scelto e si protese un poco verso lo spirito, come a cercar di far capire ciò che stava tentando di dire.
L’anima non sembrò cogliere. Alzò leggermente il suo sopracciglio fatto di luce e posizionò le mani sui fianchi: « Ah no? »
« No » ribadì Minosse dando un leggero segno di assenso con la propria testa. Il suo viso parve rilassarsi tanto quasi l’idea che fosse più a suo agio nel rapportarsi con il barbaro oltreoceano. Portò entrambe le mani sul tavolo e le incrociò quasi volesse parlare di un fatto del tutto personale che ancora lo divertiva nonostante gli anni passati. « Prima di voi, molti autori si sono dilettati in questa attività di riscrittura del mito. Mi ricordo ancora di un certo fiorentino del 1300 che osò dipingere il Divino Pluto come - aspetti qualche secondo, ho giusto appuntato la dicitura, qui, su qualche fogliaccio … oh, eccolo qua! - “grande nemico”. Sì, lo ha proprio chiamato così e gli ha fatto pronunciare parole prive di senso compiuto che hanno fatto ridere me e i miei fratelli per una settimana intera! »
Se Rick Riordan fosse stato ancora dotato di un corpo - dunque di ossa, muscoli e quant’altro - probabilmente avrebbe sentito il proprio sangue fermarsi nelle vene e congelarsi per l’improvvisa consapevolezza del danno che aveva portato a se stesso nello scrivere quella serie di libri per ragazzi.
« E che fine ha fatto? » balbettò curioso.
« Non me ne sono occupato io » tergiversò Minosse incrociando le braccia al petto mentre appoggiando la schiena alla sedia. Un sorriso sottile, tremendamente ambiguo, si dipinse sul suo volto. « Ad amministrare il processo fu Eaco. Tra l’altro, per correttezza professionale, si vide costretto a leggere la suddetta Commedia dal primo al trentaseiesimo canto. Povero, il mio caro fratellastro: ne rimase così turbato! »
C’era una sincera punta di affetto nel tono di Minosse tanto che l’anima non poté fare a meno che sciogliere il suo viso - contrito dalla paura - in un sorriso intenerito. Mai avrebbe immaginato simile affinità fra i Tre Giudici Infernali.
« Dunque, torniamo a lei, Signor Riordan » sospirò Minosse sciogliendo la presa alle braccia e portando fra le mani le scartoffie - ormai pesantemente scritte e corrette - che gli erano state portate sul conto dello scrittore e professore americano. « Quali scuse ha per l’accusa di diffamazione che pende sul suo caso? »
« Diffamazione? » ripeté lo spirito colto di sorpresa.
« Signor Riordan, lei capisce bene che il quadro che fa del Divino Ade non è particolarmente … lusinghiero, ecco. Come giudice - e, soprattutto, diretto sottoposto alla volontà del Divino Ade  - non posso passarvi sopra. Capite bene che la mia posizione mi impone serietà e rettitudine mora- » Improvvisamente gli occhi di Minosse si fecero brillanti e, sorridendo con l’innocenza di un bambino, alzò gli occhi dal grosso volume giuridico che aveva tenuto per tutto il tempo sul lato sinistro della scrivania. Si guardò attorno - cercando forse i divini colleghi, quasi a voler mostrare loro la propria scoperta - ed, infine, con una inattesa felicità, tornò ad osservare l’americano seduto a terra: « Ma voi avete scritto di me! »
« Come? » chiese completamente in confusione il defunto portandosi una mano sul cuore.
« In questo libro - “La Battaglia del Labirinto” - si parla di me! Che cosa gentile da parte sua, signor Riordan! Raramente si scrive di me in questi ultimi secoli! » esclamò raggiante il giudice appoggiando il martelletto sulla scrivania e prendendo in mano il volume precedentemente dimenticato. « Vediamo un po’ cosa dice di me … »
Cadde un silenzio pesante in aula. Così pesante che Rick Riordan valutò l’opzione di indietreggiare lentamente verso  i corridoi del Tribunale sperando di non essere prontamente agguantato. Forse avrebbe anche potuta farla franca o forse Minosse, contrariamente a quello che dava a vedere, era un gran burlone e si sarebbe fatto una sonora risata della descrizione - poco lusinghiera - che aveva fatto di lui.
Minosse lo osservava, invece. Lo osservava con occhi iniettati di sangue e l’espressione glaciale in viso. Il martelletto tremava nelle sue mani. Pareva quasi pesare venti chili in più e nonostante tutto Minosse volle comunque portarlo sopra la sua testa e, con gesto teatrale, picchiare il suddetto oggetto sul tavolo: « Tartaro »
 
« Fratello mio, vi vedo stanco » parlò con voce atona Radamanto riordinando le proprie carte « Cosa vi turba? Lo scrittore americano vi ha spossato più del dovuto? »
« Chi c’è dopo di lui? » domandò Minosse con il viso chino sul volume che teneva ancora aperto sulla sua scrivania.
« Un giapponese: Masami Kurumada. » rispose brevemente Radamanto lasciando scorrere la propria pergamena lunga la propria mano destra. « A quanto pare, in vita, ha scritto una sequenza di immagini cronologicamente collegate fra loro sulla nostra religione. Ed, in esso, il Divino Ade è di nuovo malvagio »
Minosse sbatté la testa contro la scrivania, arrivando finalmente a comprendere lo stress esistenziale dentro cui versava il suo fratellastro.
 
 
 
 
 
~Il Mughetto dice~
So che siete armati e che mi attendete sotto casa ma … non pensate che sia così facile: corro veloce! Avrete la mia testa solo una volta acchiappatami!
Seriamente parlando, non ho nulla contro Rick Riordan o Masami Kurumada … ma, volendo essere sinceri, quella di Minosse è una reazione del tutto giustificata. Ho letto ( di entrambi ) tutte le opere edite in Italia che trattano sul mito greco ed alcune loro “aggiustatine” mi hanno fatto storcere non poco il naso. Ora, a voi il giudizio, ma ricordate che si fa per scherzare e che - naturalmente - non auguro a nessuno dei due un soggiorno nel Tartaro.
Forse a Dante sì, ma questo è un altro discorso.
Grazie per aver letto questa one-shot assai delirante e, se avete tempo o modo, vi prego di lasciare un commento! ~

  
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