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Autore: Marta_N    22/10/2015    5 recensioni
Un ascensore, una donna ed un uomo che si vogliono ma che non se lo dicono...e se fosse lui a parlare per primo? e se fosse lei a parlare per prima?
Buona lettura!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE: Buona sera, qualcuno di voi l'avrà già letta nella pagina Facebook, ma è la prima volta che pubblico su EFP... è venuta fuori una cosa un pò particolare, non so neanche da dove esattamente sia uscita fuori, forse dal miscuglio di mille idee catturate fra Grey's Anatomy, Squadra Antimafia e soprattutto Sliting Doors.
Sinceramente neanche mi piace troppo com'è venuta scritta, ma l'idea di prendere una situazione e ripresentarla con finale diverso a seconda della reazione di Camilla e Gaetano mi piaceva. Ditemi un pò la vostra e... buona lettura!
Le doppie virgolette sono per i dialoghi, mentre quelle singole sono per i pensieri. La prima parte è volutamente "senza protagonista" così siete liberi di interpretarla dalla parte che preferite, personalmente mi piace pensare che sia un pensiero di entrambi!
 
SLIDING DOORS
La mattina avevamo litigato … perché? Non me lo ricordo, ricordo solo che sono volate nell’aria parole che non avrei mai voluto sentire pronunciare da chi la mattina mi sveglia chiamandomi ‘tesoro’, ricordo solo che siamo andati a lavoro dandoci le spalle senza salutarci, ricordo solo l’amaro in bocca con il quale ho aperto la portiera della macchina, quel amaro in bocca che ho ogni volta che ci salutiamo e le mie labbra non si sono prima poggiate sulle sue, ma che quella mattina avevo soprattutto perché odio cominciare la giornata in collera con il mio amore, odio dovermi staccare dal mio ossigeno e non poter vedere il mio sorriso che si rispecchia nei suoi occhi.
 
Camilla
Le porte del ascensore aperte, corro per non dovermi fare tre piani di scale a piedi … “Scusi, scusi … aspetti …!” ombrello davanti alla cellula del ascensore e le porte non ancora chiuse si aprono davanti a me …
C’è Gaetano … troppo tardi per fare le scale a piedi, non sono una ragazzina che scappa e soprattutto sono maledettamente orgogliosa, non posso farmi vedere così vulnerabile proprio da lui … entro e gli do le spalle, lo sento muoversi per schiacciare il pulsante … ‘amore mio fai qualcosa ti prego, prendimi e non darmi più la possibilità di scappare, mai più … non voglio più passare le giornate a pensarti con un sorriso amaro sapendo di tornare a casa e non potermi rifugiare in un tuo abbraccio ’ … attendo un suo tocco …una sua parola … niente di tutto questo avviene.
L’ascensore arriva al nostro pianerottolo, mi precipito fuori appena le porte si aprono, non riesco a stare un attimo di più in questa situazione, quando sono con lui perdo la lucidità, le gambe diventano molli e ho le sensazione che il battito del mio cuore rimbombi come quello di un tamburo.
Senza voltarmi, entro in casa e mi chiudo la porta alle spalle … silenzio … e vuoto … mi giro verso la porta, ci appoggio le mani e poi la fronte chiudendo gli occhi “…se solo non fossi così orgogliosa”
 
Gaetano
Non ho voglia di fare le scale oggi, sono fiacco … no, sono a pezzi , come del resto tutte le volte che litigo con Camilla. E’ incredibile come la sintonia che hai con una persona sia capace di condizionarti le giornate; mi sveglio accanto a lei e anche nella peggiore delle giornate riesco sempre a trovare qualcosa di bello, discuto con lei e niente di tutto quello che succede dopo può in alcun modo rallegrarmi. Oggi è stato così, giornata calma in ufficio, che nel mio lavoro non dovrebbe far altro che farmi piacere, e invece sono stato scontroso con tutti, anche con il povero Torre che or’mai ha capito perfettamente da cosa, o meglio da chi, dipende il mio stato d’animo.
Schiaccio il pulsante per salire al terzo piano … un ombrello si insinua fra le porte scorrevoli e queste si riaprono …
C’è Camilla … rimaniamo a guardarci per qualche istante, poi entra e mi volta le spalle… Dio che male mi fai Camilla … sono io a muovermi e schiacciare il pulsante … d’altronde è sempre stato così … da sempre … sono sempre stato io a fare la prima mossa … tu sei sempre stata solo in balia di quello che io facevo, delle iniziative che io prendevo … ed era giusto così … eri spostata e per me era già importante che tu non scappassi dalle situazioni  in cui ci mettevo quando proprio non riuscivo a resisterti; ma ora … perché non ti volti e mi guardi?...
L’ascensore arriva al piano, le porte si aprono e Camilla schizza via, anche io esco e mi ritrovo davanti a casa mia.
Senza voltarmi, entro in casa e mi chiudo la porta alle spalle … silenzio … e vuoto … mi giro verso la porta, ci appoggio le mani e poi la fronte chiudendo gli occhi “…se solo non fossi così orgoglioso”
 
SLIDING DOORS
 
Schiaccio il pulsante per salire al terzo piano … un ombrello si insinua fra le porte scorrevoli e queste si riaprono … c’è Camilla … rimaniamo a guardarci per qualche istante, poi entra e mi volta le spalle … sono io a muovermi e schiacciare il pulsante.
Il suo profumo mi invade la testa e il cuore, al diavolo l’orgoglio, con lei non ha mai funzionato, le afferro le mani e le appoggio alla parete dell’ascensore, le mie intrecciate alle sue. Lei sussulta ma non si scosta, lo vuole quanto me ma questa volta non può pretendere che sia “facile” come sempre, anche io ho bisogno di sentire il suo desiderio. Oso lo so, ma non mi importa, schiaccio il pulsante rosso dell’ascensore e questa si blocca al istante … con lei anche i nostri respiri si fermano. Le mie mani sono di nuovo sulle sue e questa volta anche il mio corpo aderisce al suo perfettamente, “non-ti-muovere” le sussurro all’orecchio, prendo coraggio e le sgancio il bottone dei jeans, una delle mie mani comincia ad esplorare territori proibiti per un ascensore, mentre con l’altra le afferro i capelli e le tiro indietro la testa ponendo il suo collo alla mercè della mia bocca, ma io mi limito a sfiorarle il collo con labbra e naso. I suoi respiri si trasformano in gemiti, non so come riesce a lasciare le sue mani, che intanto si sono chiuse a pugno, sulla parete dell’ascensore. Trovo la lucidità per parlare: “Guarda che io posso stare qui tutta la sera”, un gemito più forte degli altri, il messaggio è chiaro: lei no; “Quindi? Che devo fare? Voglio sentirtelo dire …”. So che le ci vuole tutto il suo autocontrollo per non urlare “Ti prego portami a casa … e prendimi … non mi importa come … fallo e basta … è tutto quello che voglio”.
Mi basta, so che per la mia dolce Camilla ancora vulnerabile esporsi così tanto le costa fatica, la lascio i capelli e con la mano schiaccio il pulsante del terzo piano; quando le porte si aprono e mi sono assicurato di avere il pianerottolo libero da sguardi indiscreti, inforco le chiavi di casa ,mentre con l’altra mano continuo a giocare nei suoi pantaloni. Finalmente riesco ad aprire la porta e ci catapultiamo dentro … ma questa è un’altra storia.
 
SLIDING DOORS
Le porte del ascensore aperte, corro per non dovermi fare tre piani di scale a piedi … ombrello davanti alla cellula del ascensore e le porte non ancora chiuse si aprono davanti a me … c’è Gaetano … entro e gli do le spalle, lo sento muoversi per schiacciare il pulsante …
I miei occhi si posano sull’ombrello che ancora stringo tra le mani, e ho un idea folle, al diavolo l’orgoglio, Gaetano si merita di più … “Io dico che sta per piovere …” silenzio, ‘ti prego amore mio non lasciarmi così’, lo sento sospirare e poi, come una boccata d’aria pura dopo troppa apnea
“Io dico di no” si avvicina …
“Io dico di si” sorrido …
“No, io dico di no” mi sfiora la mano …
“Io dico di si” mi volto e trovo davanti a me i suoi occhi azzurri come il mare, mare in cui potrei cullarmi fino a perdermi nell’eternità.
“Dovremmo affidarci al caso”, 10 anni dopo, ruoli invertiti, forse il desino esiste davvero;
“Sai quel’è l’anagramma di caso? Caos e a me il caos … piace da impazzire, è sempre piaciuto … è arrivato quando meno me lo aspettavo, proprio come un colpo di fulmine” piccola deviazione sul tema, ma quando mai fra di noi le cose sono andate come dovevano?
“A me invece … il caos fa paura,e lo sai perché? perché non posso gestirlo, perché mi sfugge dal controllo con cui sono abituata ad affrontare tutto, perché ne sono diventata talmente tanto dipendente che non ragiono più se non ci sono dentro fino al collo ” lo bacio guardandolo negli occhi, non è un bacio passionale come abbiamo imparato fin troppo bene a scambiarci, è un bacio che sigilla le mie parole alla sua bocca, il mio pensiero nella sua testa, il mio cuore nel suo “Gaetano … sei mio caos … sei il mio colpo di … tuono! che arriva dopo il fulmine, si lo so, avvolte sembra passare un’eternità,  ma poi arriva … e tu sei arrivato come un uragano a stravolgermi la vita quando ti ho incontrato, e sei rimasto per rimetterne insieme i pezzi quando ne avevo bisogno”
“Camilla …” mi guarda emozionato “non importa se non riesci ancora a dirmi che mi ami, questa per me è la migliore dichiarazione d’amore che tu potessi farmi, ed io non posso che amarti sempre di più!”
Mi prende in braccio, come uno sposo prende la sua sposa, mi guarda con quella intensità che mi lascia sempre disarmata, attende che le porte dell’ascensore siano perfettamente aperte e senza lasciarmi andare riesce ad prendere le chiavi di casa ed inforcare la porta. Mentre io poggio la mia testa sul incavo del suo collo lui chiude la porta alle nostre spalle … ma questa è un’altra storia.
   
 
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