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Autore: SinisterKid    22/10/2015    1 recensioni
Grantaire, fino a quel momento, non aveva mai dubitato di chi fosse e cosa volesse dalla vita. Tutto gli era sempre stato chiaro e non aveva mai avuto motivo di rivoluzionare il suo cammino. Eppure, quella creatura dai biondi ricci scapigliati stava innescando qualcosa in lui, qualcosa a cui era impensabile ribellarsi. Qualcosa a cui Grantaire non avrebbe mai voluto rinunciare.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Enjolras
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lover's eyes

Lover’s Eyes

 

“Let me die where I lie

Neath the curse of my lover’s eyes”

(Per Daniela)

 

Era molto inusuale che Enjolras non riuscisse ad attirare l’attenzione di qualcuno e farla propria. Molto più che per il suo aspetto, egli sapeva come incantare e persuadere la gente intorno a lui grazie alla sua retorica. Parole dopo parole, piene, traboccanti di eroismo e voglia di cambiare la situazione, di attuare una rivoluzione che nessuno avrebbe mai dimenticato. Enjolras credeva fermamente in ciò che diceva, Enjolras era ciò in cui credeva. Enjolras era un colore impossibile da ignorare: era il rosso del sangue che sapeva avrebbe versato.

Chiunque lo avesse incontrato, lo aveva seguito senza pensarci due volte. Il suo richiamo era semplicemente irresistibile, come lo era stato il canto delle sirene per Odisseo, e quella sera, anche il giovane Grantaire sarebbe caduto in trappola.

Grantaire era solo un ragazzo, gli occhi ipnotici e bramosi, pieni di giovinezza e curiosità. Credeva di avere tutta la vita davanti a sé, una vita lunga e felice. Amava la vita, amava l’amore, amava la bellezza. Grantaire era ogni colore, ogni colore che inneggiasse a questi sentimenti.

Era solo un semplice ragazzo quando le sue orecchie udirono la voce squillante di Enjolras. Portò distrattamente la bottiglia alla bocca, bevve un sorso e si voltò lentamente, tentando di individuare la fonte di quell’emozionante discorso. C’era così tanta folla davanti a quel dio terreno, una gioventù assetata di cambiamento e ansiosa di darsi da fare. Grantaire si avvicinò, la bottiglia attaccata alla bocca, e cercò, invano, di conquistare uno spazio nell’improvvisata platea. La curiosità lo stava divorando dall’interno mentre la voce di Enjolras si faceva sempre più chiara e reale. Parlava di un domani migliore dove l’uguaglianza avrebbe trionfato, parlava di scendere in guerra e lottare non per se stessi, ma per l’intera comunità: mettere da parte la propria persona e lottare per uno scopo più alto, quasi sacro, che annullava il valore della vita di ognuno. “È ora di decidere chi siamo”, ripeteva affinché chiunque potesse capirlo. Grantaire bevve un altro sorso e finalmente scorse l’appassionato oratore dagli occhi accesi di passione e la furia nello sguardo. Enjolras apparve a Grantaire con una scomposta grazia e una bellezza fuori dal comune, una statua greca che Venere e Marte avevano trasformato in uomo. Il modo in cui si muoveva, discuteva, aveva qualcosa di divino. Lui stesso era divino, frutto dell’amore della dea della bellezza e del dio della guerra.

Grantaire, fino a quel momento, non aveva mai dubitato di chi fosse e cosa volesse dalla vita. Tutto gli era sempre stato chiaro e non aveva mai avuto motivo di rivoluzionare il suo cammino. Eppure, quella creatura dai biondi ricci scapigliati stava innescando qualcosa in lui, qualcosa a cui era impensabile ribellarsi. Qualcosa a cui Grantaire non avrebbe mai voluto rinunciare. Più di un bisogno, più di una necessità, più di un capriccio: doveva lottare al fianco di Enjolras, doveva senza sé e senza ma, fosse stata l’ultima cosa che avrebbe compiuto su questa terra.

Avrebbero combattuto insieme su quelle barricate, fianco a fianco. Grantaire ne era ormai persuaso.

“Gran bel discorso, Cicerone”, gli disse scherzosamente una volta che Enjolras ebbe finito.

Quest’ultimo sorrise mostrando a Grantaire un sorriso incantevole che solo Michelangelo avrebbe potuto dipingere sul volto di un essere umano. Gli offrì un sorso e lo invitò a sedere, lontano dalla confusione. Enjolras sembrò apprezzare la sua cortesia e prese posto di fronte a Grantaire, in modo da poterlo guardare dritto negli occhi. Iniziò a descrivere i suoi piani, le sue intenzioni, i suoi sogni e anche le sue paure. La moltitudine di colori di Grantaire lo aveva inizialmente intimidito, ma Enjolras imparò in fretta a muoversi in quell’arcobaleno che lo aveva colto di sorpresa. Grantaire era tante, tantissime cose e gli fece ricordare cosa fosse la vita prima che i moti rivoluzionari lo travolgessero e gli facessero davvero dimenticare se stesso. La vita era arte, la vita era passione, la vita era amore: al di là della sua impetuosa battaglia, c’era la vita che stava lasciando indietro in nome della sua patria.

E adesso c’era anche Grantaire. Grantaire e quel sorriso strano, incredibilmente felice. Grantaire e quella sua espressione incredibilmente rapita da ogni parola pronunciata da lui. Grantaire che lo ammirava di sottecchi come un dipinto di inestimabile valore. C’era meraviglia in lui, una meraviglia che Enjolras non aveva mai voluto vedere, tanto si era ormai fatto distrarre dalla sua lotta. Aveva gli occhi di un amante e Enjolras si sentì come se entrambi fossero stati maledetti.

Liquidò come stupidi e insignificanti i pensieri che lo spingevano a scappare con un estraneo che aveva conosciuto da appena qualche ora. La vita della sua patria dipendeva dalla sua, al diavolo il resto. Si alzò di scatto e provò con tutte le forze a scacciare dalla mente la sensazione di benessere che aveva provato grazie a Grantaire. Non si sentiva così da tempo, ma lasciarsi andare avrebbe voluto dire sacrificare il destino di migliaia di povere persone.

“Le nostre piccole vite non contano proprio nulla, Grantaire”, disse più a se stesso che a quest’ultimo. “È bene che tu lo ricorda se vuoi cambiare il destino della nostra patria”.

Grantaire lo guardò allontanarsi, immobilizzato dalla delusione. Cosa aveva creduto di poter fare? Fermarlo, per caso? Gli dei sono irraggiungibili e la loro nobiltà d’animo spesso può combaciare con la crudeltà che mostrano nei confronti degli uomini. Ma Enjolras non era stato crudele con lui: lo era stato con se stesso e Grantaire non riusciva a darsi pace, ad accettare che colui di cui si stava innamorando rifiutasse di vivere a causa della sua devozione.

Grantaire uscì dalla locanda e rincorse, sotto la pioggia, la sagoma di Enjolras che andava via via svanendo nell’oscurità. Urlò il suo nome più e più volte senza ottenere risposta.

Enjolras l’aveva sentito eccome e ogni grido era stato un’impietosa coltellata al suo cuore maledetto. Resistette faticosamente all’impulso di voltarsi verso Grantaire e marciò verso il suo eroico avvenire. Il destino di molti vale più del destino di uno solo.

“Fermati”

Ed Enjolras si fermò, senza neppure rendersene conto. Grantaire gli stava a qualche metro di distanza, fradicio.

“Guardami di nuovo in faccia, se hai il coraggio”.

Enjolras non ci riuscì. Pensava che non valesse la pena mettere da parte i propri ideali per qualcuno, non importa quanto unico e speciale fosse. Quante volte aveva rimproverato a Marius questi frivoli e infantili atteggiamenti!

“Non ti sto chiedendo di scegliere tra me e i tuoi ideali. Ti sto chiedendo di combattere insieme. Ti sto implorando di combattere insieme a me”.

Grantaire avanzò appena e Enjolras, di colpo, indietreggiò.

“Combatti con me, Enjolras, per favore. Sii il mio Achille, io sarò il tuo Patroclo”.

Nelle parole di Grantaire traspariva tutta l’innocenza che solo un giovane innamorato può provare. In quel momento avrebbe potuto anche giurare di essere pronto alla morte pur di seguire il ragazzo di cui si era infatuato. Si avvicinò a Enjolras e lo afferrò per le braccia, costringendolo a guardare nient’altro che il suo viso. Non avrebbe permesso che quel dio sparisse ancora e portasse via con se la sua grazia. Liberò la presa dalle braccia e prese il suo volto tra le mani, sorprendendolo in lacrime.

Enjolras adesso era un colore impossibile da ignorare: bianco come la purezza di un bambino appena nato che cerca conforto nel petto della madre.

Grantaire sorrise – un sorriso maledetto, pensò Enjolras – e gli accarezzò una guancia, naso contro naso, fronte contro fronte.

“Insieme, Enjolras. Insieme”.

Ed Enjolras sorrise, consapevole che quello di fronte a sé sarebbe stato l’ultimo meraviglioso viso che avrebbe mai visto, e pregò, contro ogni suo principio morale, di poter morire lì, in quel preciso istante, sotto la maledizione degli occhi del suo amato.

   
 
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