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Autore: Fin Fish    19/02/2009    3 recensioni
"Kagome, giovane ladra in grado di rubare qualsiasi cosa con riflessi e agilità pari ai demoni. Custode non riconosciuta di un piccolo tempio circondato di leggende. La più spaventosa narra della sfera degli Shikon, un artefatto pericoloso in grado di portare sventura. Si credeva estinto...". Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin
Genere: Generale, Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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AkaTsuki

AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti.
Lo so, sono completamente matta ma questa storia è uscita dalla mia testa da sola, e prima di rendermene conto avevo già steso il primo capitolo.
E’ un AU, cercherò di stare il più possibile IC ma, purtroppo, per esigenze di copione devo finire nell’ OOC.
Non vi lascio accenni sulla trama, ma spero sia di vostro gradimento =).
Un grandissimo kiss dalla piccola Fin.

1° Capitolo: La ladra e il demone.

La notte era ormai calata.
Nell’aria si avvertiva un profumo diverso, segno evidente che la stagione stava cambiando.
L’inverno stava lasciando posto alle prime luci della primavera.

Nel palazzo del signore locale, Kouji, regnava la quiete assoluta scandita solo dal rumore del piccolo ruscello che scorreva all’interno del suo immenso giardino.
Una guardia, appoggiata alla parete principale, reggeva distrattamente la propria lancia lentamente rapito dal sonno.
Era stata una giornata pesante, i turni serali erano la cosa più noiosa; cosa mai poteva accadere?.
Avvolto dal suo torpore non si accorse di una rapida che superava senza alcuna fatica il muro d’ingresso.
Indossava una veste scura, in modo da confondersi con le ombre della notte.
Il volto era nascosto da un mantello, anch’esso scuro, lasciando soltanto un piccolo spazio per gli occhi.
Entrata nel giardino, si posizionò in cima ad un piccolo albero, aspettando paziente il cambio della guardia all’interno.
Non aveva armi con se, non avrebbe ferito nessuno perché nessuno l’avrebbe mai scoperta.
Con rapidità entrò nella grande casa.
Si guardò intorno, cercando di fare il minimo rumore possibile; persino il suo respiro poteva tradirla.
Seguii il lungo corridoio illuminato fino a raggiungere la stanza del signore.
Aprì lentamente la porta scorrevole, evitando di far entrare persino un piccolo filo di luce.
La stanza era al buio, ma i suoi occhi erano abituati a leggere nell’oscurità della notte.
Kouji, il signore del palazzo, era un uomo di mezza età.
I capelli grigi cadevano disordinati sul piccolo cuscino posto sotto la nuca, il respiro lento e regolare le fecero capire che era ancora nel mondo dei sogni.
Silenziosamente si avvicinò ad un piccolo altare.

Premendo delicatamente sulla statua di Budda, si aprì uno scomparto segreto che conteneva la chiave del magazzino; dove si trovavano i tesori.
Sorrise nell’oscurità, consapevole che il suo lavoro per quella sera era quasi terminato.
Non poteva uscire dalla porta dalla quale era passata, così optò per la piccola finestra all’altro lato della stanza.
La sua figura esile le consentì di passare senza dover aprirla maggiormente.
Era di nuovo nell’immenso giardino.
La stanza distava pochi metri dal magazzino, ma doveva prestare attenzione ugualmente.
Il lato sud della casa era poco sorvegliato, in quanto non temevano l’infiltrazione di un possibile ladro.
Con la chiave aprì la serratura del magazzino, cigolando per la lunga inattività.
Da una tasca della veste estrasse un piccolo foulard, abbastanza capiente per i piccoli oggetti di valore.
Le statue e le rappresentazioni non le interessavano; molto spesso non valevano la fatica.
Si concentrò sui piccoli monili, pergamene antiche, kimoni molto pregiati che avrebbe caricato a peso sulle spalle.
Sorrise ancora nell’oscurità.
Ancora una volta, per quella notte, aveva svolto più che egregiamente il suo lavoro.

**

 

Il sole sorse rapido tra le montagne, inondando con la sua tenue luce tutta la regione.
Una ragazza dai lunghi capelli scuri, si alzò lentamente dal suo giaciglio per dirigersi verso il piccolo ruscello fuori dalla sua capanna.
Indossava un byakue* e un paio di hakama* *(*pantaloni scarlatti).
I capelli neri come la notte ricadevano delicati lungo il corpo, mentre con le mani raccoglieva un po’ di acqua per sciacquare il viso.
Il piccolo santuario che custodiva insieme alla sorella era un’eredità, lasciata dai tempi antichi fino a loro.
Erano molti gli uomini che pregavano presso il santuario della Shikon no Tama, luogo che l’aveva vista come custode.
La leggenda racconta che la sfera, dopo una cruenta battaglia, sia come scomparsa nel nulla dal tempio.
Nessuno ne sentì più parlare, i demoni non avvertirono più la sua presenza.
Tuttavia, nonostante questo, il piccolo tempio della sua famiglia era meta di molti uomini che avevano perso la speranza e che desideravano vedere i propri sogni realizzati.
Erano nel cuore della foresta, protetta da Goshinboku; l’albero sacro.
-Kikyo nee-sama-.
Una voce cristallina, proveniente dal fondo della foresta catturò la sua attenzione.
Gli occhi marroni della giovane miko scorsero in lontananza l’esile figura della sorella, avvolta ancora da quegli abiti scuri.
-Kagome -chan-, disse, la voce velata dal rimprovero della sorella oscurarono il volto della giovane. –Non avrai di nuovo rubato, insomma quando smetterai?-
Kagome. La secondogenita della famiglia Higurashi, aveva lasciato la via della spiritualità per diventare una ladra.
Era la migliore, nessuno si accorgeva mai della sua presenza e i furti andavano sempre a segno.
Con occhio critico Kikyo, la sorella maggiore, scrutò con attenzione gli oggetti portati dalla sorella.
Kimoni di pregiata fattura e molti altri gioielli.
-Quanto sei difficile nee-sama-, sbottò Kagome, entrando nella capanna.
Si sfilò rapida la veste scura, usata per il suo lavoro notturno.
Sciolse i capelli scuri, decisamente più corti rispetto alla sorella, indossando uno yukata dalle tinte azzurre e bianche.
I suoi occhi nocciola scrutarono la piccola capanna che condivideva con la sorella, fino ad arrivare all’angolo a lei assegnato.
Appoggiati al muro si trovavano un arco, assieme ad una faretra ricolma di frecce. Ciò che catturò l’attenzione di Kagome però fu la spada posta accanto ad esse.
Sorrise, mentre con passo rapido si avvicinò verso di essa.
Era un dono fattole da un demone cane in punto di morte, il suo “grazie” per averlo protetto da un demone che voleva finirlo.
Era legata a quell’oggetto, forse perché era l’unico vero regalo che le era stato fatto in vita sua.
Estrasse la lama dal suo fodero scuro, scoprendo una spada dalla lama arrugginita e rovinata; era sempre stata così.
Le piaceva, era come lei; diversa.
Uscì dalla capanna, lo sguardo severo della sorella la seguì per metà percorso.
-Kagome-chan-, disse richiamando l’attenzione della sorella minore.
Si girò lentamente, fino ad incontrare lo sguardo freddo della sorella.

-Per quale motivo, almeno per una volta, non fai pratica con arco e frecce. Sono giorni che ti dedichi a quella spada, mentre come sacerdotessa anche tu hai un dovere da assolvere qui-, disse con voce seria.
Kagome scosse lentamente il capo, per poi voltarsi in direzione della foresta. –No-, disse risoluta.
Si rigirò rapida verso la sorella, mantenendo un’espressione distaccata. –Nee-sama, io non sono come te-, disse risoluta, una punta di amarezza nella voce. –Con arco e frecce me la cavo, ma infondo, nee-sama, quella che ha un grande potere sei tu. Per questo, la nostra onorata madre ti ha affidato il tempio-.
Senza aggiungere altro s’inoltrò nel profondo del bosco, lasciando la povera Kikyo completamente senza parole.
Fissava perplessa la sorella allontanarsi. Avrebbe voluto raggiungerla, spiegarle che si sbagliava di grosso a pensare a queste cose.
“Ti sbagli, tu sei molto più forte di me… Spero che un giorno tu lo capisca”. Pensò tristemente, mentre si dirigeva verso il tempietto per la consueta preghiera.
Kagome procedeva rapida, dirigendosi a grandi passi verso il Goshinboku.
Come ogni mattina, dopo un furto, si dedicava alla miglioria nell’uso della spada lasciatale da quel demone.
Arco e frecce non avevano segreti per lei, ma la sfida dell’usare quella spada era troppo forte per lei.
Estrasse la spada dal fodero, gettandolo ai piedi del grande albero protettore.
Cominciò a colpire l’aria.
Fendenti rapidi e precisi, venivano lanciati in tutte le direzioni mentre, con maestria, provava diverse posizioni di attacco e difesa.
Le parole della sorella, il suo disgusto rimbombava nella sua mente.
Scosse il capo, cacciando quei pensieri molesti e concentrandosi solo sulla spada.
Era una ladra, lo era da quando aveva dieci anni.
Durante quel periodo, quando aveva deciso di prendere la sua via, venne trovata dallo stesso demone cane che le affidò la spada.
Si prese cura di lei, addestrandola nell’arte del combattimento e insegnandole come infiltrarsi in luoghi pericolosi senza essere scoperta.
Ora il suo mentore era morto, restava solo quella spada.
Gocce di sudore imperlavano il suo volto, cadendo prepotentemente al suolo durante i suoi movimenti.
Sentiva le braccia affaticate, ma non poteva cedere.
Continuò il suo addestramento per diverse ore, era stanca ma tuttavia soddisfatta come non mai.
Si sedette sotto i rami di Goshinboku, il quale la proteggeva dai fastidiosi raggi di sole.
Sospirò, mentre con una mano si spostava la frangia resa umida dal sudore del suo viso.
Le gote erano leggermente imporporate per lo sforzo.
I suoi occhi si persero verso l’azzurro del cielo, osservando le nuvole rincorrersi rapide spostate dal vento.
Chiuse gli occhi, godendosi quel momento di serenità.
Più tardi sarebbe dovuta andare al villaggio più vicino, cercando di scambiare la refurtiva con denaro e provviste.
Con questo pensiero si alzò dirigendosi verso il lago poco distante, dopotutto un bagno era quello di cui aveva bisogno.
Non era necessario essere prudenti, dopotutto quella zona era scarsamente popolata e non era possibile  imbattersi in qualche maniaco.
Raggiunse la sua meta.
Il suo volto s’illuminò osservando la superficie cristallina dell’acqua, illuminata dal sole sembrava cosparsa da piccoli gioielli.
Senza esitazione si tolse lo yukata, sciogliendo la cintura dell’obi e lasciando a terra la spada.
L’acqua era fredda, ma niente d’insopportabile.
S’immerse completamente, lasciandosi avvolgere da quella dolce frescura.
Poi, improvvisamente, un rumore sospetto catturò la sua attenzione.
Il suo sguardo si fece serio, mentre scrutava la zona con attenzione.
Avvertiva una presenza demoniaca, quindi non era un essere umano.

Si avvicinò rapida ai suoi abiti, premendoli contro il petto cercando di nascondere il suo corpo anche, ormai, aveva il sentore che il misterioso visitatore l’avesse vista nuda.
Estrasse la spada dal fodero, tenendo la lama davanti a se.
-Youkai, mostrati!-, gridò, mantenendo la voce seria e senza sfumature di paura. –Ormai sei stato scoperto, mostrati e non ti farò del male-.
Un ombra rapida emerse dalla foresta, avvicinandosi a lei.
La ragazza rimase sorpresa.
Davanti a lei c’era un bellissimo hanyou. I lunghi capelli argentati sembravano aver tratto i propri colori direttamente dalla luna, sulla testa c’erano due orecchie da cane che si muovevano in modo quasi impercettibile.
I lineamenti del viso le erano familiari, ma non riuscì a ricordare di preciso la persona.
Strinse a se il suo yukata con maggiore forza, la lama della spada sempre davanti a se.
-Allontana la spada-, disse l’hanyou. Le dita della sua mano schioccarono in modo sinistro mettendo in risalto gli artigli della mano. –Non puoi competere con la mia forza-.
Kagome si morse il labbro inferiore con forza. Odiava quella sensazione, odiava i demoni che la consideravano un essere inferiore, quando se voleva poteva essere loro pari.
-Dimmi dove si trova la Shikon, in cambio  ti farò tornare al tuo villaggio senza un graffio-.
Un sorriso ironico le dipinse il viso.
Ignorando la minaccia del demone si sollevò da terra, raggiungendo finalmente l’altezza dei suoi occhi.
L’hanyou era perplesso, era la prima volta che un essere umano lo guardava in volto senza provare disgusto.
-Sei in ritardo di un centinaio di anni, quella sfera non esiste più-, spiegò Kagome, senza allentare la presa dalla spada. –Tuttavia, se speri di poter sconfiggere la sottoscritta, la più abile ladra di Musashi, allora sappi che hai sbagliato i tuoi conti-.

Senza pensarci fece cadere a terra il suo yukata, in modo da stringere la spada con entrambe le mani.
Si avvicinò veloce, vibrando un colpo con la spada. Il ragazzo non se lo aspettava, era una mossa che non aveva previsto.
Si scostò di lato, in questo modo la spada graffiò soltanto leggermente la stoffa del suo kariginu rosso.
Infastidita, lanciò la spada che riuscì a trafiggere la sua spalla destra.
L’urto lo fece cadere nell’acqua, ma non fece in tempo a rialzarsi che la ragazza era già di fronte a lui.
I palmi della mani aperti davanti a se rilasciarono una forte aura purificatrice, lanciandolo contro un albero poco distante.
-D-dannata-, mormorò, estraendo la spada dalla sua spalla.
Kagome, nel frattempo, aveva recuperato i suoi abiti e li stava tranquillamente indossando sotto lo sguardo esterrefatto dell’hanyou.
Era forte, davvero troppo.
Con il sorriso sulle labbra si avvicinò a lui, ignorando le occhiate di fuoco che gli lanciava.
-Ora siamo pari-, sussurrò dolcemente la ragazza, mentre rinfoderava la spada.
Pari per cosa?
La guardò perplesso, mentre un moto di consapevolezza lo invase.
Non aveva mai voluto attaccarlo per ferirlo, la sua intenzione era solo quella di punirlo perché l’aveva vista nuda.
-Come ti chiami?-, chiese Kagome, accucciandosi davanti a lui.
Il ragazzo scostò lo sguardo, arrabbiato e ferito nell’orgoglio.
Con la coda dell’occhio fissò ancora una volta l’aspetto della giovane donna, decisamente non era un semplice essere umano.
Il suo volto stava lentamente abbandonando i tratti dell’adolescenza, ma nei suoi occhi c’era qualcosa che lo aveva colpito fin dal primo momento; erano spenti, sofferenti come i suoi.
-Inuyasha-, rispose l’hanyou.
-Io sono Kagome, ladra e custode del tempio degli Shikon-.

E il primo capitolo è concluso.
Strana storia, vero? Mi raccomando recensite, così mi direte se continuarla oppure no =).

Un grandissimo kiss dalla piccola Fin
Dizionario:
*casacca bianca;
** pantaloni scarlatti.

  
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