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Autore: Kore Flavia    22/10/2015    1 recensioni
[Dal prompt di Silivia Patané: "Non portare sventure in giro" che da comica è divenuta angst] [Coppia: Kofuku/Daikoku]
Dopo il solito screzio tra i due, in cui Daikoku la rimproverava d’aver portato, nuovamente, sventura ad un povero malcapitato. [...]
E Kofuku era stufa, era arcistufa di portare sfortuna a chiunque entrasse in contatto con lei, era stufa che ciò le venisse rinfacciato ogni qualvolta capitasse qualcosa.[...]
Non avrebbe mai voluta vederla di nuovo in quel modo.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daikoku, Kofuku
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note d'autore: Salve, sono di nuovo io. Oggi sono in vena di pubblicazioni.
Lo so, sono una coppia "insolita", ma a me piacciono tanto e ho dovuto scriverci qualcosa sopra!
Il prompt come già annunciato è stato dato da Silivia Patané su facebook (il link per il mio profilo facebook) (per aggungermi vi consiglio di mandarmi prima un messaggio privato o c'è il rischio che non accetti l'amicizia)
Alcune piccole precisazioni sul personaggio di Kofuku:
Per me non è solo una dolcissima Cinnamon rolls, ma penso sia anche piuttosto frustrata da parecchie cose e non solo dal suo portare sventura in lungo e in largo.
Per me è un personaggio molto più profondo di quanto non sembri per questo è la mia precious baby in Noragami (assieme a Yato). 
Con questo spero di essermi chiarita al meglio, semmai vogliate fare domande non esitate!
(NO BETA, avvertitemi se secondo voi sono andata OOC)
Bye bye
Kore



Behind the dark line
 
 
Il sorriso furbo divenne in pochi istanti una smorfia di fastidio e qualcosa più, qualcosa di più profondo, di più doloroso e Daikoku se ne accorse, come poteva non farlo? In fin dei conti quella era la sua padrona, una padrona un po’ svampita e dagli insoliti capelli rosa, ma era la sua padrona e lui, nel profondo, ne era devoto.
Dopo il solito screzio tra i due, in cui Daikoku la rimproverava d’aver portato, nuovamente, sventura ad un povero malcapitato. Dopo che le aveva detto che non poteva continuare così e che sarebbe arrivato il giorno in cui l’avrebbe chiusa in casa per non farle creare catastrofi, Kofuku scosse veemente la testa e spostò con una mano il suo Tesoro sacro.
E Kofuku era stufa, era arcistufa di portare sfortuna a chiunque entrasse in contatto con lei, era stufa che ciò le venisse rinfacciato ogni qualvolta capitasse qualcosa. Sforzandosi di ridere e sorridere, di giocare il ruolo che aveva tessuto con tanta attenzione, quello della dea imbranata, svampita anche.
E a quella frase, all’ennesima frase di Daikoku in cui le diceva di non portare sventura in giro lei emise un sonoro sbuffo, chinò la testa e strinse i pugni, respirando il più profondamente possibile per seppellire dentro di sé quella frustrazione, ma per la prima volta non ci riuscì. La mortificazione tornò su come un rigurgito, un rigurgito di parole.
-Pensi che sia divertente? Portare sventura a tutti, sapere che, probabilmente, quando indico i prossimi portali ad aprirsi quelli si aprono proprio a causa mia? Pensi sia divertente dover scommettere su di uno per esser certo che questi perdi? Pensi che sia divertente non essere altro che una calamità? – Strinse ancor più forte i pugni, respirando pesantemente con le guance umide a causa delle lacrime.
-Pensi sia divertente? Be’, non lo è, non lo è mai. – Abbozzò un sorriso tirato alzando il capo, mostrando i canini affilati e, sotto lo sguardo impietrito di Daikoku, si asciugò le guance.
-Io… - Abbozzò l’altro allungando una mano verso la propria padrona. Non sapeva come rispondere, era ovvio, doveva averlo destabilizzato, se ne dispiacque un poco.
-Non fa niente, sono andata fuori di testa. Per cena cosa c’è?- Domandò candidamente la ragazza. –Ho una fame da lupi!- Enfatizzò mettendosi a sedere (o meglio, stravaccandosi sui cuscini), chiuse gli occhi e sospirò.
-Io… Ecco… non…- Balbettò l’uomo incerto sul da farsi, ma decise infine che la scelta migliore era fingere che non fosse accaduto, così da non turbare ulteriormente la dea. Non avrebbe mai voluta vederla di nuovo in quel modo. 






 
   
 
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