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Autore: rekichan    20/02/2009    13 recensioni
Seconda classificata alla quinta edizione del contest 2weeks indetto da Kurenai88
«Ascoltami bene, Sasuke Uchiha. – mormorò, con tono di voce che non lasciava repliche. – Non ho problemi riguardo al fatto che tu stia con Naruto. Ma azzardati a non rendere questo S. Valentino tra voi due memorabile e posso assicurarti che non avrete mai più il problema di chi sta sopra e chi sotto.»
[SasuNaru]
Genere: Romantico, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Festività, volpi e tanto mal di testa'
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Credits: citazione © di Ambrose Bierce

Credits: citazione © di Ambrose Bierce
Note dell’Autrice:

questa shot si può considerare quasi il proseguimento ideale di Christmas’ Carols, sebbene si possa leggere anche al di fuori di quel contesto.

Fatto resta che Sasuke è sempre lui: quello che detesta le feste e che, per costrizione dell’Uzumaki, è costretto a festeggiarle nel migliore (o peggiore, a seconda dei punti di vista) modo possibile.

Volevo fare una flash fic, ma poi mi ha preso la mano. Ed è apparsa Sakura.

So che potrà sembrare un po’ OOC, ma è la Sakura che mi immagino io (e che tutti ci possiamo aspettare dal famoso capitolo in cui Konohamaru fa quella splendida tecnica (L)): non più innamorata persa di Sasuke, sufficientemente matura da accettare una relazione tra i suoi compagni di squadra e abbastanza yaoi fan da esaltarsi per questo.

Dedicata a Kei_saiyu. Per S. Valentino, ovviamente XD.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tornaconto

Amore: parola inventata dai poeti per far rima con cuore.
[Ambrose Bierce]

 

 

Nella classifica strettamente personale di Sasuke Uchiha, riguardante le festività stupide che l’ essere umano poteva concepire, S. Valentino risultava, senza ombra di dubbio, al primo posto, seguita subitaneamente dal Natale, dall’ epifania, dalla pasqua e da quella tragedia chiamata: compleanno.

Ora, non che odiasse propriamente il quattordici Febbraio come giorno a sé, bensì ciò che rappresentava: un concentrato di cupidi con eccesso di pinguedine che facevano bella mostra di sé alle vetrine dei negozi; proliferare di cuori scarlatti con scritte smielate e, quel che è peggio, un moltiplicarsi quasi conigliesco della popolazione femminile.

Altro che festa degli innamorati! Festa delle fan girls la dovevano chiamare!

Le ragazze del villaggio, in quel giorno, si sentivano stranamente autorizzate a placcarlo per le strade di Konoha e seppellirlo sotto chili e chili di infernale cioccolato, più o meno mangiabile a seconda della bravura della cuoca, a forma di cuore.

E i ragazzi non erano messi meglio. Bastava parlare con uno di loro, per sentirlo confidare la propria speranza che questa o quella ragazza gli regalasse dei dolci. Molte volte, più che una confidenza, si trattava proprio di uno sbandieramento ai quattro venti, in modo che la fanciulla in questione recepisse il messaggio e provvedesse di conseguenza.

Pensare che esistessero dei folli desiderosi di ricevere il cioccolato da quei demoni travestiti da femmina, lo lasciava ogni anno basito e sconcertato.

Per lui, S. Valentino era un’ agonia che cominciava la mattina presto e terminava con la sospirata mezzanotte.

Alle sei del mattino, puntuali come un orologio svizzero, Sakura e Ino cominciavano ad appostarsi alla sua porta, cariche di cioccolato.

Dopo il primo anno, in cui l’ avevano preso alla sprovvista e gli erano rimaste appiccicate tutto il giorno, insistendo perché mangiasse il loro dono, Sasuke aveva escogitato vie di fuga sempre più fantasiose che prevedevano, dalla più banale uscita sul retro, all’utilizzo dell’ Henge per fingere una disgustosa e repellente esplosione d’ acne.

Purtroppo, quelle due erano solo il primo dei numerosi ostacoli che gli si presentavano durante la giornata.

Doveva mantenere sempre la guardia alzata, in modo da non farsi sorprendere da qualche fan girl particolarmente agguerrita e decisa nel consegnargli la sua cioccolata.

Di starsene in casa, neanche a parlarne: lo stress da S. Valentino, a quanto pareva, non era contemplato nella lista personale di Tsunade di “motivazioni valide per assentarsi dal lavoro”. E, in quanto mukenin reintegrato a Konoha, non poteva permettersi la minima insubordinazione.

Poi chi glielo aveva fatto fare di tornare a Konoha? Anzi, chi aveva chiesto a quei pazzi furiosi della Foglia di riaccoglierlo? Solo perché si era casualmente trovato dalla parte giusta nel compiere la sua vendetta, non stava a significare che gli importasse del villaggio. Tutt’altro, il disappunto provato nei confronti di quel pazzo di Pain, quando aveva visto Konoha rasa al suolo, era dovuto al fatto che gli aveva tolto il lavoro.

Ma, ovviamente, far valere le sue ragioni di cattivo era stato inutile. Erano tutti tragicamente propensi a riaccoglierlo tra loro, come se non se ne fosse mai andato.

Fortunatamente, il ritorno aveva anche i suoi lati piacevoli. Primo fra tutti, una certa kitsune bionda che, da più di due settimane, aspettava di festeggiare S. Valentino assieme.

Il che, come sempre quando Naruto Uzumaki dimostrava il suo incessante attaccamento alle festività più stupide e banali, costituiva per Sasuke Uchiha una serie interminabile di problemi.

Primo fra tutti: il regalo. Cosa si regala ad un ragazzo per S. Valentino?

Cioccolata? Neanche per sogno! Lui era un Uchiha, non una ragazzina esagitata!

Fiori? Naruto glieli avrebbe tirati dietro urlando che non era una donna.

Cuori di peluche destinati a fungere da raccogli polvere nella camera? Probabilmente l’ Uzumaki avrebbe gradito, ma si rifiutava di regalare l’ ennesimo pupazzo che si sarebbe frapposto tra sé e il fondoschiena del proprio ragazzo durante la notte.

Secondo: come evitare le ragazze che avrebbero assediato la porta di casa la mattina del quattordici febbraio?

Insomma, prima di pensare al regalo, doveva trovare il modo di evitare il placcaggio. Altrimenti addio S. Valentino.

Sperava che la notizia sulla sua relazione con Naruto avesse fatto il giro del villaggio. Se non altro, molte ragazze si sarebbero arrese scoprendo che era gay. Sì, forse l’averlo baciato in pubblico durante il capodanno non era stata proprio una cattiva idea, anche se, da allora, Sakura squadrava lui e la kitsune con occhi strani.

Bramosi, per non dire famelici.

Tuttavia, da bravo Uchiha menefreghista quale era, aveva deciso di far finta di nulla e ignorare lo strano comportamento della compagna di squadra.

Così, quando alle tre di mattina del quattordici febbraio se la ritrovò improvvisamente in casa, non poté fare a meno di reprimere un moto di stupore terribilmente poco Uchiha.

Sakura non si era scomposta, né nel vederlo mentre annaspava nel tentativo di tirare su le coperte quanto bastava a coprirsi le parti basse, né nel provocare l’ ira del ragazzo.

«Come hai fatto ad entrare?»

Gli aveva chiesto Sasuke, una volta eliminato l’ imbarazzo causato dalla sua malsana abitudine di dormire nudo.

Promemoria per il futuro: indossare sempre almeno i boxer. Sempre.

La ragazza lo aveva bellamente ignorato, esordendo con un:

«Cosa farete tu e Naruto per S. Valentino?»

A quella domanda, lo sconcerto di Sasuke era aumentato esponenzialmente. Sakura Haruno, suo incubo ricorrente per svariati anni, faceva irruzione in casa sua, alle tre del mattino, non per abusare sessualmente di lui, bensì per chiedergli cosa avrebbe fatto col suo ragazzo il giorno di S. Valentino?

Follia pura.

«Sicura di non aver sbagliato casa? Per spettegolare di faccende amorose c’è quella di Ino, solo sei isolati più in là.»

«Non fare l’antipatico e rispondi.»

«Con tutto il rispetto, non sono affari tuoi.»

«Scommetto che non gli hai ancora fatto il regalo, vero?»

«Cosa di: “Non sono affari tuoi”, ti risulta di difficile comprensione?»

Sbottò. Sakura parve ignorarlo ancora.

«Tipico da maschio. – sbuffò. – Ti informo che Naruto si aspetta almeno un invito a cena. E mandagli delle rose. E i cioccolatini, Sasuke. Gli piacciono quelli al latte con le nocciole.»

«So che tipo di cioccolata piace al mio ragazzo, grazie.»

«Ah sì?»

Sakura si mise minacciosamente le mani sui fianchi. Sasuke faticò a reprimere un brivido di puro terrore: la ragazza era diventata quasi spaventosa, da quando se ne era andato.

«Sì.»

Affermò, deciso a non lasciar trapelare il proprio timore. Era un Uchiha, dopotutto!

Ciò nonostante, andò leggermente nel panico quando Sakura lo afferrò per la maglietta e, sollevatolo, lo fissò furente.

«Ascoltami bene, Sasuke Uchiha. – mormorò, con tono di voce che non lasciava repliche. – Non ho problemi riguardo al fatto che tu stia con Naruto. Ma azzardati a non rendere questo S. Valentino tra voi due memorabile e posso assicurarti che non avrete mai più il problema di chi sta sopra e chi sotto.»

Se era una minaccia di evirazione, era sufficientemente velata da non suonare volgare, ma abbastanza esplicita da far recepire il messaggio a Sasuke che, lentamente, annuì.

«Perfetto! – esclamò Sakura, improvvisamente tornata allegra e gioviale come sempre. – Allora mi raccomando! Rose, cioccolatini e cena fuori. Ah, ho già prenotato per voi! Questo è l’indirizzo del ristorante. Fanno un buon ramen. Mi raccomando, mettiti la camicia per una volta nella tua vita. E la cravatta. Sono così eccitanti le cravatte!»

Sasuke accettò il foglio con la prenotazione che la ragazza gli porgeva, studiandola perplesso.

Aveva sempre sospettato che l’Haruno non avesse tutte le rotelle a posto, ma da lì ad esaltarsi per un S. Valentino di altre due persone ne correva di acqua sotto i ponti.

«Sakura… una sola domanda: perché?»

La ragazza lo squadrò un secondo. Sasuke riuscì appena a notare un lieve imporporarsi delle sue gote, prima che lei si voltasse, borbottando un flebile:

«Ho le mie motivazioni.»

Quali fossero, Sasuke non le venne mai a conoscere. Fatto restò che, durante il suo appuntamento con Naruto, nel bel mezzo della cena e perfino una volta nella camera da letto – dove la cravatta si dimostrò davvero eccitante, specie attorno ai polsi della kitsune -, Sasuke non riuscì a liberarsi dalla sensazione di essere spiato.

Inoltre, era solo una sua allucinazione, o quelle luci ad intermittenza che scorgeva dalla finestra erano i flash di una macchina fotografica?

   
 
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