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Autore: Daisy_of_light    23/10/2015    8 recensioni
Tratto dal testo: "Era il 24 gennaio e questo voleva dire una cosa sola: Dean Winchester compiva gli anni!"
Dean è contento di compiere 16 anni, poiché suo padre gli ha fatto una promessa: guidare l'Impala per la prima volta. Tuttavia, giunto a casa, Dean si ritroverà di fronte a una situazione che lo porterà a dire qualcosa di cui si pentirà amaramente. Bromance garantita!
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
- Questa storia fa parte della serie 'A Big Brother's Tale'
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Note dell'autrice: ebbene sì! Sono vivaaaaaa! XD e sono tornata con una nuova OS! XD credo che siano passati mesi dall'ultima volta che ho pubblicato una ff! Purtroppo l'ispirazione, con me, si comporta da bastarda! Avevo iniziato a scrivere una long, ma non mi sembrava stesse venendo un granché, quindi è stata cestinata! XD comunque...tagliando corto, ecco una OS della raccolta dedicata alla bromance tra Dean e Sam! Senza dilungarmi oltre, vi lascio alla storia! Se correte leggerla, io vi aspetto alla fine! A dopo! XD 
 

A BIG BROTHER'S REMORSE


 

Era il 24 gennaio e questo voleva dire una cosa sola: Dean Winchester compiva gli anni!


Solitamente Dean non si interessava molto al giorno del suo compleanno: spesso, suo padre non era in casa e lui passava la giornata con il suo fratellino. Sammy cercava sempre, a suo modo, di rendere comunque speciale un giorno che, per le famiglie normali, era una ricorrenza da festeggiare. All'inizio, a Dean bastava una pizza o un hamburger, con pezzo di torta annessa, in compagnia della sua piccola e ristretta famiglia, quando John si degnava di dare un assaggio di normalità ai suoi figli. I regali non erano mai giganteschi, ma, per Dean, anche un disegno infantile datogli dal quel fratellino di cinque anni tutto impiastricciato di tempere, valeva moltissimo. Con gli anni, però, John era sempre meno presente e le cacce sempre più frequenti. Ciò nonostante Dean capiva...capiva che il suo compleanno era qualcosa da mettere in disparte se qualcuno rischiava la vita e loro potevano aiutare. Tuttavia, quell'anno in particolare, il 1995, segnava un traguardo importante per Dean! Era un traguardo che il giovane Winchester bramava da tempo, poiché quel giorno, il 24 gennaio del 1995, Dean Winchester compiva finalmente 16 anni! ! E niente poteva rendere speciale quel giorno, per Dean, del mantenimento di una promessa fattagli dal padre qualche giorno prima: al compimento di 16 anni, John gli avrebbe permesso di guidare l'amata Impala del '67 per la prima volta.

 

Per questo, Dean, tutto impettito, si stava dirigendo a casa dopo aver tardato a scuola, per un recupero. Sapeva che John era già passato a prendere Sammy e quindi non vedeva l'ora di raggiungerli per mettersi al volante di quella macchina che era sempre stata considerata dai ragazzi come una sorta di casa. Il ragazzo imboccò il vialetto che lo conduceva alla modesta abitazione fatta di due camere, bagno e cucina, che John aveva affittato per quel periodo. Tuttavia ancora prima di inserire la chiave nella toppa della serratura, Dean iniziò ad udire delle voci concitate poco beneauguranti provenire dall'interno. Si paralizzò, con la mano a mezz'aria, pensando:

"No! Non oggi... Tutti i giorni, ma non oggi! Ti prego!"

Il giovane aprì la porta e quello che si presentò ai suoi occhi fu proprio quello che temeva e che gli fece sprofondare il morale sotto terra: il borsone da viaggio di suo padre, aperto, sopra al tavolo della cucina, John che vi infilava dei vestiti alla rinfusa con una smorfia, a dir poco, terribile sul volto, e Sammy che, al suo fianco, lo guardava con un'espressione esasperata e riprendeva a dire:

-Non puoi! Non oggi! Non puoi andare a caccia adesso!-
John sembrò lanciare fiamme dagli occhi quando posò lo sguardo sul figlio più piccolo, mentre ringhiava:
-Delle vite sono in pericolo! È nostro dovere intervenire!-
-Il tuo dovere è quello di comportati da padre per una volta!- fu il grido di Sam.
-Papà, no!- si fece avanti, inutilmente, Dean, intuendo quello che stava per accadere.

Un ceffone saettò con la velocità di un lampo. La mano di John colpì la guancia di Sam con tanta forza da far girare la testa di lato al piccolo Winchester.
Un pesante silenzio scese nella stanza, come una coltre di nebbia che cala su un lago dall'acqua cheta. Sam non aveva il coraggio di muoversi e Dean, invece, era paralizzato. Non faceva altro che spostare lo sguardo da suo padre a Sammy. Fu John a spezzare quell'atmosfera, con un tono che avrebbe potuto far gelare la lava di un vulcano:
-Non rivolgerti mai più a me usando un tono del genere.-
Sam non osò guardare suo padre in faccia, non permettendosi di tirare di più la corda, quindi sussurrò:
-Sissignore...-
-Non ho sentito!- lo incalzò John, con ira.
-Sissignore!- ripetè, un po' più forte, il ragazzino, continuando a fissare il pavimento.
Nonostante tutto, John sembrò accontentarsi, oppure voleva semplicemente fuggire da quella situazione, poiché raccolse il borsone e se lo mise in spalla, superò Sam senza degnarlo di uno sguardo e si affiancò a Dean. Gli mise una mano sulla spalla e si raccomandò:
-Dean, sai cosa devi fare.-
Dean alzò lo sguardo, incrociando gli occhi di John che gli sorrise lievemente e gli diede una pacca sulla spalla, dirigendosi verso la porta.
Il più grande dei fratelli Winchester rimase un attimo paralizzato, cercando di elaborare quello che stava accadendo. Dalla bocca iniziarono a sfuggirgli delle parole, senza pensare:
-Aspetta, papà! La tua promessa!-
SBAM!!
Il rumore della porta d'ingresso chiusa con forza inghiottì l'ultima parola e, con lei, tutte le aspettative e i pensieri positivi che Dean era riuscito a costruirsi per quella giornata. Il rombo del motore e lo sgommare a tutta forza lungo la strada davanti casa, confermò al ragazzo che non ci sarebbe stato nessun giro in macchina e che un'altra promessa non sarebbe stata mantenuta.
Probabilmente, anche Sam fece lo stesso pensiero di Dean e si sentì tremendamente in colpa per quello che era accaduto. Cercò di scusarsi con il fratello:
-Dean...io...mi...-
-Non dire che ti dispiace, Sam! Non è il tuo compleanno ad essere rovinato!- urlò Dean, voltandosi di scatto.
Sam rimase scioccato: sul volto di Dean c'era la stessa espressione terribile e spaventosa simile a quella di suo padre poco prima. Il piccolo Winchester non aveva mai visto una tale smorfia di rabbia sul volto di Dean...almeno non rivolta a lui, ma solo ai bulli che osavano toccarlo.
-Dean, ma io non...- cerco di difendersi, a stento, l'undicenne.
-Nessun ma! Si può sapere perché hai fatto arrabbiare papà?! Per una volta non potevi stare zitto ed ubbidire?!- gridò Dean, le braccia tese lungo i fianchi e i pugni stretti, come a volersi trattenere dal dare un pugno al ragazzino
Sammy era sconvolto, pallido in volto, gli occhi dilatati dalla paura. Balbettò a fatica una scusa:
-Mi...mi dispiace...-
-Al diavolo le tue scuse! Non me ne faccio nulla delle tue scuse! Tu rovini sempre tutto!-
Con quell'urlo, Dean si girò e uscì di casa, sbattendo la porta alle sue spalle, con ferocia.
Sam rimase immobile, ad osservare la vernice bianca del legno, lì, dove prima c'era quel fratello che, solitamente, lo proteggeva da tutto ciò che poteva fargli male, ma che oggi risultava essere la causa del suo dolore.
"Tu rovini sempre tutto!". Quella frase detta da Dean continuava a rimbombare nella mente di Sammy, mentre, senza rendersene conto, il suo corpo tremava leggermente e le sue gambe cedevano, facendolo cadere in ginocchio.




Dean camminava con passo velocissimo lungo le vie del quartiere. In quel momento doveva sbollire tutta la rabbia accumulata. Non capiva come mai dovesse essere sempre lui, o ciò che interessava a lui, a sacrificarsi a causa dei bisticci tra Sammy e suo padre. Perché, per una dannata volta, Sammy non era stato zitto e aveva ubbidito a suo padre?
Era da qualche tempo che Sam aveva iniziato a comportarsi in modo ribelle. Rispondeva a tono a John e si rifiutava di ubbidire, dando via a liti spaventose e a settimane di aria pensante in famiglia. Delle volte, Dean non riusciva a sopportare quelle situazioni. Gli veniva voglia di mollare tutto e fuggire, ma, poi, ragionando, capiva lo stato d'animo del fratellino che, sballottato da una parte all'altra dell'America come una valigia, non aveva altra compagnia che il suo fratellone. Questa volta, però, il maggiore dei Winchester non riusciva a controllare la sua rabbia. Per una cavolo di volta, era toccato a lui riversare la sua frustrazione e delusione sul fratellino, uscendo di corsa da quelle quattro mura che risultavano troppo strette e opprimenti. Probabilmente, in altre circostanze, avrebbe cercato di controllarsi, di non giungere subito a conclusioni affrettate, di ascoltare la versione di Sammy, prima di saltargli, quasi, 'alla giugulare', rabbioso, ma la delusione era stata davvero troppa ed era scoppiato con la forza di una supernova.

Dean si fermò in mezzo al marciapiede, erano appena le 16 e lui aveva in tasca praticamente tutti i suoi risparmi, cinquanta dollari che aveva accumulato e custodito con parsimonia, giorno dopo giorno, nel caso fossero giunti tempi bui. Per una stramaledettissima volta, però, Dean decise di comportarsi da egoista e di spendere quei soldi per se stesso. Sapeva che i suoi amici si sarebbero diretti in sala giochi quel pomeriggio. Lo avevano invitato, ma lui aveva declinato, perché doveva guidare una certa macchina, ma, viste le circostanze, adesso non  aveva nulla di meglio da fare. Mentre si dirigeva verso il centro della città, Dean passò davanti a quell'invitante negozio di torte e crostate che aveva puntato dal primo giorno in cui era giunto in quella città di cui non si era sprecato ad imparare il nome. Spiaccicò il naso contro la vetrina, il richiamo invitante di una torta di mele che lo attirava come il canto di una sirena di mitiche origini, e fu proprio lì che pensò:
"Fanculo tutti per una volta! Oggi è il mio compleanno e me lo voglio godere!"
Si ripromise che, per cena, si sarebbe comprato una bella fettona di quella torta.

 

Invece, i piani di Dean non andarono come prestabilito, alla fine, lui e i suoi compagni di classe, dopo essersi attardati in sala giochi fino alle 20, decisero di cenare in una tavola calda lì vicino. Un doppio cheeseburger con cipolla, bacon e patatine, una mega cola e qualche chiacchiera, fecero trascorrere il tempo in velocità, tanto che Dean non si rese conto dell'ora, finché non gli suonò il cellulare. Sul display lampeggiava un numero privato e ciò poteva dire una sola cosa...a chiamare era John Winchester in persona. Si scusò con i suoi amici velocemente e uscì dal ristorante, rispondendo al telefono:
-Pronto?-
Come previsto, dall'altro capo dell'apparecchio, la voce bassa e controllata di suo padre:
-Dean...sono io!-
-Tutto bene, papà?- chiese Dean. Solitamente, suo padre non lo chiamava mai durante una caccia, a meno che non fosse successo qualcosa di grave.
-Tutto bene. Mi sono fermato a casa di Jim a riposare. La caccia è stata piuttosto rapida, ma molto dura. Tu, piuttosto? Tutto bene?-
Dean strabuzzò gli occhi, stupito a causa di quello che aveva sentito. Raramente suo padre si sprecava a chiedere se i suoi figli stavano bene. La situazione si faceva sempre più preoccupante.
-Papà...ti stai comportando in modo strano...-
Un sospiro dall'altra parte del telefono, poi John spiegò:
-In verità, ti ho chiamato per dirti che mi dispiace... So che ti avevo fatto una promessa e mi dispiace di non averla mantenuta. Sapevo quanto ci tenevi a guidare l'Impala, ma questa caccia è spuntata all'improvviso ed era mio dovere partire.-
Dean non sapeva che dire: forse era una specie di regalo di compleanno sostitutivo, oppure suo padre aveva sbattuto la testa, perché ricevere delle scuse da parte di John Winchester era un'occasione più unica che rara. Altre parole di suo padre lo riscossero dalla sua trance:
-Forse avrei fatto meglio ad ascoltare Sammy e a rinunciare alla caccia, però era urgente e non erano disponibili altri cacciatori.-
Un sospetto iniziò a sorgere dentro Dean che chiese:
-In che senso 'Sammy aveva ragione'?-
Dal tono un po' malinconico e un po' divertito, Dean dedusse che John stesse sorridendo mentre spiegava:
-Non credo di rovinare nulla, visto che sono le 22 passate e quindi dovresti aver già festeggiato con tuo fratello. Comunque, devi sapere che Sam era quasi più entusiasta di te all'idea di poter festeggiare il tuo sedicesimo compleanno! È uscito da scuola tutto felice e contento, pronto per farti una sorpresa non appena tu fossi giunto a casa, ma poi, verso le 15, ho ricevuto una chiamata da parte di Jim e Caleb e mi sono dovuto preparare per la caccia. Non appena Sam ha capito che stavo partendo, è andato su tutte le furie! Sapeva quanto tu tenevi al fatto di poter guidare l'Impala. Non voleva sentire ragioni. Si è opposto in tutti i modi, però molte vite erano in pericolo e sapevo che tu mi avresti capito. Tuttavia non posso fare a meno di sentirmi in colpa per averti deluso, Dean, e per aver urlato contro Sammy in quel modo.-
"Oh, merda!" pensò Dean, iniziando a sudare: non aveva capito un cazzo di quello che era successo! Sammy aveva solo cercato di fermare John dal partire, per cercare di rendere quel giorno speciale! E lui, il fratellone per cui Sammy si era battuto come un leone contro suo padre, lo aveva aggredito come una furia e lo aveva accusato pesantemente di rovinare tutto.

"Al diavolo le tue scuse! Non me ne faccio nulla delle tue scuse! Tu rovini sempre tutto!"

Al ricordo delle sue stesse parole e dell'espressione sconvolta e sofferente che era comparsa sul volto del fratellino, Dean rabbrividì, sentendosi schifato da se stesso.
-Dean! Dean! Ci sei ancora?- fece la voce imperiosa e, leggermente in allarme, di papà Winchester.
Dean si riscosse dallo stato di trance in cui era caduto e rispose:
-Sì! Sì, sono qui!- fece un sospiro per calmarsi e proseguì -Non preoccuparti, papà, capisco perché te ne sei dovuto andare.-
-Meno male... Ti prometto che, non appena tornerò, manterrò la mia promessa. Ora vai a mettere a letto Sammy.-
-Sissignore.-
-Ah, Dean!- chiamò John, prima di riattaccare -Buon compleanno, figliolo! Quando tornerò, ti farò guidare l'Impala.- e riattacò senza aspettare risposta. Come in uno stato catatonico, Dean richiuse, a sua volta, la chiamata e si rimise il cellulare in tasca. In mente, aveva una sola cosa: fare ammenda per la sua colpa.
Rientrò velocemente nella tavola calda, saluto e ringraziò i suoi amici e ripartì di corsa verso casa.

 



Dean corse come se avesse le ali ai piedi. La colpa lo corrodeva dentro e voleva gridare al mondo quanto era stato sordo e stupido. Non aveva permesso a Sammy di spiegare e giustificarsi e gli aveva rivolto delle parole talmente terribili da dare la nausea anche a se stesso. Non sapeva come avrebbe potuto far ammenda, ma sapeva che doveva volare dal suo fratellino per provare a scusarsi e fargli capire che quelle parole non erano vere. Sammy non aveva mai rovinato nulla, anzi! Era l'unico motivo che lo motivava ad alzarsi la mattina e andare avanti con la sua vita. Per una volta, Dean avrebbe dovuto fare un passo indietro, ingoiare l'orgoglio, abbattere la sua regola del 'nessun momento da femminuccia' e far capire a Sammy quanto era importante per lui.
Il ragazzo si accorse di avere le mani che tremavano mentre recuperava la chiave di casa e la inseriva nella serratura. Fece un respiro profondo per cercare di calmarsi, girò la chiave ed entrò.
Quello che si ritrovò davanti, non appena chiusa la porta alle spalle, lo bloccò sul posto e gli procurò uno strano pizzicore agli occhi: una tovaglietta era stesa sulla tavola, in corrispondenza del posto in cui si sedeva sempre e, sopra, vi era posata una scatola quadrata decorata con il nome di quella invitantissima pasticceria che Dean amava. Di fianco alla scatola, un pacchettino tutto incartato da una speciale carta da regalo dedicata a Batman. Il giovane si avvicinò alla tavola, togliendosi il giaccone e posandolo sulla sedia. Aprì la scatola della pasticceria, rivelandone il contenuto.

"Oh, Sammy!" fu il pensiero di Dean quando vide la torta di mele che tanto aveva desiderato comprare e mangiare. Il suo fratellino lo conosceva bene e aveva deciso di sorprenderlo in quel giorno speciale. E lui aveva mandato tutto a monte come il peggiore degli stronzi!
-Dean...- fece una voce fioca.
Dean alzò lo sguardo e incrociò due enormi occhi verdi da cucciolo che lo osservavano dalla porta della camera in fondo al corridoio.
-Sammy...- sussurro di rimando il fratello maggiore, mentre osservava il fratellino.
"Merda...ha gli occhi tutti gonfi...deve aver pianto fino a poco fa...Cazzo, Dean! L'hai combinata proprio grossa questa volta!" pensò tra sè e sè il maggiore dei Winchester mentre si avvicinava alla porta della camera e osservava il fratellino. La guancia su cui aveva impattato la mano di John era ancora gonfia e rossa...dove a fare davvero male. E quegli occhi grandi e multicolore, gonfi e cerchiati di rosso, erano  una stilettata al cuore di Dean.
Sammy, vedendo il fratello avanzare verso di lui, cercò di spiegare:
-Dean...mi dispiace davvero tanto...io...io non volevo rovinare tutto...-
-Sammy, no...- fu il sussurro flebile di Dean che alzò una mano per accarezzare i capelli di Sam, ma il più piccolo si ritrasse con uno scatto, come spaventato e timoroso di essere colpito un'altra volta.
Dean si paralizzò con la mano a mezz'aria: Sammy non si era mai comportato così con lui. Quella paura, quel rannicchiarsi su se stesso per proteggersi, era una manovra difensiva che il minore usava solo quando era terrorizzato dai bulli o da suo padre. Il maggiore non demorse, prese il coraggio a due mani e si avvicinò al fratellino con velocità, accogliendolo nel suo abbraccio e stringendoselo forte al petto. Sentì Sammy irrigidirsi e tremare leggermente nel suo abbraccio, ma durò poco. Dopo qualche secondo, Sam avvolse le sue braccia magre attorno alla vita di Dean, affinando il volto nella camicia del fratello, iniziando a balbettare scuse:
-Mi dispiace, Dean...mi dispiace tantissimo! Non volevo rovinarti il compleanno! Mi dispiace rovinare sempre tutto! Scusami! Scusami!-
L'undicenne piangeva e tremava tra le braccia del fratellone, lasciando che le parole uscissero dalla sua bocca con la forza di un maremoto. Dean strinse ancora più forte il fratellino al petto, posando il mento sulla testolina piena di capelli del più piccolo.
-Ascolta, Sammy. Ascoltami bene!- iniziò Dean, separandosi un po' dal ragazzino, in modo da poterlo guardare negli occhi, in quelle pozze multicolore dilatate dalle lacrime -Mi dispiace per quello che ti ho detto. Non meritavi nulla di quello che ti ho detto! Tu non mi hai rovinato il compleanno! Tu non hai mai rovinato nulla!-
-Ma papà non ha mantenuto la sua promessa per colpa mia...- sussurrò Sammy, cercando di asciugarsi gli occhi e incolpandosi di qualcosa che non aveva fatto, troppo perso nei suoi pensieri oscuri per credere alle parole di Dean.
-Cazzate! So che non è stata colpa tua! Papà mi ha chiamato e mi ha raccontato quello che è successo. Sapevi quanto tenevo alla promessa che mi aveva fatto e hai cercato di farlo ragionare e impedirgli di partire. Ha detto che gli dispiace di avermi deluso e di aver alzato la voce con te.- spiegò il fratellone, sorridendo all'espressione stupita che si dipinse sul volto di Sam nel sentire che John aveva ammesso le sue colpe e si era addirittura scusato.
-Ti prego, Sammy, perdonami per non averti dato la possibilità di spiegare. Ti giuro che non credo nemmeno a una parola di quelle che ti ho detto.-
-Ma...- cerco di replicare Sam, ancora incerto.
-Nessun ma!-
Dean sospirò e decise di buttare a puttane la sua facciata di uomo duro e parlare a cuore aperto:
-Ti giuro che se andrai a dire a qualcuno quello che ti ho detto, prima negherò e poi ti prenderò a calci da qui all'eternità! Chiaro?- aspettò che Sammy annuisse e continuò -Fratellino, sai...il giorno che ho compiuto quattro anni, ero seduto sulla sedia, sulle ginocchia della mamma, e stavamo facendo un disegno per papà, aspettando che tornasse da lavoro. Ad un certo punto, dal  pancione della mamma, dietro di me, ho sentito un calcetto. Mi sono girato di scatto, spaventato, temendo di aver fatto del male alla mamma o a te. Invece la mamma mi ha sorriso e mi ha detto di stare calmo e che quello eri tu che volevi farmi gli auguri! Tecnicamente era presto perché tu ti muovessi, almeno così mi ha detto nostra madre, ma ha aggiunto che, probabilmente, avevi voglia di rendere speciale il mio compleanno e quindi ti eri fatto sentire.-
Dean sorrise, radioso e un po' imbarazzato, a quel pensiero un po' sbiadito, ma sempre prezioso, poi riprese:
-Ricordo di essermi sentito davvero felicissimo a quelle parole! Ho passato la giornata sdraiato sul divano con la mamma ad ascoltare i tuoi calcetti. E, da quel momento, tu non hai fatto altro che rendere speciale ogni giorno e ogni compleanno.-
A quelle parole, gli occhi di Sammy si riempirono di nuovo di lacrime, ma, questa volta, attraverso di esse, fece capolino un sorriso luminoso. Sorriso che Dean ricambiò, gli occhi, a sua volta, lucidi di lacrime, prima di stringere di nuovo il fratellino al petto.
Rimasero abbracciati per qualche altro attimo, assaporando quel contatto che così raramente si concedevano, poi il maggiore si schiarì la gola, imbarazzato ed esclamò:
-Adesso basta smancerie, però, prima che ci crescano gli attributi femminili! A te mancano solo quelli e poi sei una femminuccia a tutti gli effetti!-
-Ah! Ah! Molto divertente, Dean!- rispose Sam, staccandosi dall'abbraccio e asciugandosi gli occhi, facendo una breve smorfia di dolore quando strofinò sulla guancia arrossata dallo schiaffo di quel pomeriggio.
-Vuoi metterci del ghiaccio?- chiese il fratellone, preoccupato.
-No...va tutto bene. Si sgonfierà da solo. Piuttosto...hai visto cosa c'è in cucina?- domandò, a sua volta, il fratellino, sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori.
Dean si diresse subito in cucina e si sedette al suo posto, aprendo di nuovo la scatola della pasticceria e inalando l'inebriante profumo della torta di mele.
-Come facevi a sapere che volevo una torta di mele di quella pasticceria?-
Sammy gli rivolse subito quella smorfia da stronzetto che lo contraddistingueva e rispose:
-Davvero me lo stai chiedendo? Ma è da quando siamo entrati la prima volta in quel negozio che non fai altro che ripetere quanto ti è piaciuto quel dolce e quanto vorresti mangiarlo di nuovo!-
Dean sfoderò uno dei suoi ghigni migliori, mentre afferrava il pacchettino di fianco alla scatola.
Sammy arrossì e spiegò:
-Quello è solo un pensierino... Dopo aver comprato il dolce, non mi rimanevano altri soldi, quindi non ho potuto fare di più...-
Il maggiore dei Winchester non esitò ad aprire il regalo e a rivelarne il contenuto: due semplici bandane, una verde e una blu, dal complicato disegno ondulato in bianco.
Mentre Dean se le rigirava tra le dita, con espressione indecifrabile, Sam cercò di spiegare meglio, timoroso di aver fatto una cavolata gigantesca:
-La signorina del negozio mi ha detto che le bandane sono usate da molti giovani in questo periodo...sono molto di moda...- abbassò lo sguardo, improvvisamente interessato alla verniciatura del tavolo -A dire la verità, non so bene cosa tu possa fartene, ma mi sembrava comunque un'idea carina... Se non ti piacciono, puoi buttarle via...-
-Sammy...- fu il sussurro di Dean.
Sam alzò lo sguardo sul fratello che lo guardava e gli sorrideva.
-Grazie mille, Sammy! Sono dei regali magnifici!- e, in quelle parole, Dean cercò di metterci tutta la gratitudine e l'affetto che provava per il suo fratellino.
Il minore dei Winchester sorrise, radioso, e approfittò del momento per dire:
-Tanti auguri, Dean! Buon sedicesimo compleanno!-
Il festeggiato gli rispose con uno dei suoi ghigni migliori e scompigliandoli amorevolmente i capelli.
-Allora me la dai una fetta di dolce?- fu l'uscita del minore.
-Ahahahahahah! Piccolo stronzetto! Te ne volevi approfittare, eh?!- esclamò Dean, ridendo, mentre già tagliava due fette dalla torta, una gigantesca per lui e una più piccola per Sammy.
-Scemo! Certo che sì! Te ne sei accorto solo ora? Ahahahahahah!- scoppiò a ridere Sammy, a pieni polmoni. Dean ringraziò chiunque fosse in ascolto, forse la sua mamma, per essere riuscito a sistemare le cose con il suo fratellino e, mentre ascoltava la risata allegra del più piccolo, si rese conto che non avrebbe voluto ricevere nulla per il suo compleanno se non esattamente quello che aveva già: la compagnia di Sammy.



Fine. 

 

 

Nota dell'autrice (di nuovo): allora? Che dite? Spero che non sia venuta totalmente una schifezza e non ci risulti una OS totalmente vuota e noiosa! Spero che vi abbia suscitato un po' di emozioni e che i ragazzi non siano risultati troppo ooc! Purtroppo faccio un po' fatica a muovere John Winchester! Volevo che risultasse severo, ma, allo stesso tempo, in grado di essere un po' flessibile con i suoi figli e di fare un passo indietro quando necessario...dopotutto è anche un genitore e non solo un sergente istruttore. Piccola postilla sul pancione di Mary: non sono un medico e nemmeno una madre. Dalle info che ho raccolto, sembra che la madre inizi a percepire il feto al quinto mese. Però ci sono anche opinioni di madri che dicono di aver sentito movimenti anche prima! Ergo, licenza poetica is The Way complice il fatto che il 24 gennaio fosse circa all'inizio del quinto mese di Mary, circa! XD ci tengo anche a precisare che le bandane di cui parlo sono quelle che compaiono ogni tanto negli episodi, tipo la 8x23! Dean usa quella blu per fasciare la mano di Sammy! XD quella verde, nella 10x19! Tagliando corto, ringrazio Nala91 per farmi da Beta! Se sono sfuggiti comunque degli errori, mea culpa! XD ringrazio tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggere questa ff, se ce ne saranno, e anche coloro che mi concederanno un altro po' di tempo lasciandomi una opinione! Grazie mille a tutti e alla prossima! Ciao ciao XD

 

  
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