Serie TV > I Borgia (Faith and Fear)
Segui la storia  |       
Autore: Greta Farnese    23/10/2015    1 recensioni
Perdonate la mia clamorosa assenza su EFP! Ritorno ora con una Fan Fiction ambientata in "Borgia - Faith and Fear", la serie francese dei Borgia, per intenderci, che ho cominciato a vedere un po' di tempo da dopo aver terminato la canadese.
Questa storia è un po' strana persino ai miei occhi, lo ammetto, ma ho voluto sperimentare e vedere cosa sarebbe successo.
Guardando la serie, dalla puntata in cui Alessandro aiuta Lucrezia ad ottenere l'annullamento dalle nozze con Giovanni Sforza, mi sono ritrovata a shippare troppo Alessandro&Lucrezia, e anche se so già che non accadrà niente tra loro (sebbene sia alla 2x02), la mia mente malata ha deciso di provare a scrivere di una loro love story.
Questa Fan Fiction esplorerà dunque il mutamento del loro rapporto dal funerale di Pedro Luis, dove si rivedono dopo un paio di anni.
Spero che possa piacere; le recensioni sono, come sempre, gradite.
Un abbraccio e buona lettura :))
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
LUCREZIA
Il riccolo ribelle sfuggì di nuovo dal velo nero dove mia madre l'aveva confinato, scivolandomi sulla fronte. Sospirai e decisi di lasciarlo fuori. Il velo e l'abito, anch'esso nero, risaltavano la mia pelle candida. Il nero: il colore del lutto, l'unico colore possibile per un funerale. Perché era ad una commemorazione funebre che mi stavo dirigendo, per ascoltare i canti che avrebbero accompagnato Pedro Luis, il mio cugino maggiore defunto pochi giorni prima, nel luogo dove la sua anima avrebbe riposato in eterno.
Non avevo mai incontrato Pedro Luis. D'altronde, quei miei primi tredici anni di vita li avevo trascorsi praticamente in casa di mia madre, senza mai avventurarmi fuori Roma, che non conoscevo nemmeno nella sua interezza. Pedro era figlio di mio zio, Rodrigo Borgia, Cancelliere di Santa Madre Chiesa, e di una cortigiana spagnola, e risiedeva in Spagna. Era compito dello zio spendere lacrime per quel lutto, e di mio fratello Juan, che aveva trascorso buona parte degli ultimi due anni con lui nella battaglia contro i Turchi. Il mio altro fratello, Cesare, l'aveva incontrato una sola volta, da bambini. Sospettavo che lui, a differenza mia, non avrebbe mormorato o formulato nemmeno una preghiera, per l'anima del giovane, tanto indifferente di fronte alla morte degli estranei quanto preoccupato per la sorte della sua famiglia.
In quel momento, udii due colpi alla porta, che si spalancò subito senza aspettare la mia conferma. Juan si considerava il padrone di tutto e tutti, per lui persino un semplice bussare era troppo. Credeva di essere sempre il benvenuto ovunque, e se non fosse stato così, beh, non gli sarebbe importato, e sarebbe entrato ugualmente.
- Cesare è arrivato. Scendi - mi intimò, sparendo l'attimo successivo. Non si poteva certo dire che il rapporto tra Juan e me fosse molto speciale. Ero invece felice che Cesare fosse tornato; anche se in occasione di un funerale.
Lanciai un'ultima occhiata alla mia immagine riflessa (non mi vedevo molto cambiata, sebbene il menarca mi avesse sorpresa solo due giorni prima, sancendo la mia trasformazione in donna vera e propria), e scesi le scale. Cesare era sotto la scalinata di legno, in un semplice completo nero, il colore che preferiva. Il volto era sbarbato e i capelli erano forse un po' più lunghi di quando l'avevo visto l'ultima volta, un anno e mezzo prima.
Presi una rincorsa e mi lanciai tra le sue braccia aperte. Profumava di corteccia, e di libri. Immaginai che aprisse molti libri all'università di Pisa. - Che bello vederti - mormorai, gli occhi chiusi, al suo collo.
MI scostò quel tanto che bastava per guardarmi in viso. - Sei cresciuta - disse, sfiorandomi uno zigomo con il pollice.
"Non sai quanto", avrei voluto dirgli, ma mi limitai a sorridere e ad abbracciarlo di nuovo.
- A proposito, - disse mio fratello dopo qualche istante, staccandosi da me e afferrandomi la mano, - ho portato un amico con me, che forse ricordi bene.
Effettivamente dietro Cesare c'era un giovane all'incirca della sua età. Anche lui portava le brache nere, ma sul petto aveva una camicia bianca. Aveva i capelli neri e gli occhi sulla variante del nocciola, che sembravano buoni, scrutatori e attenti.
Riconobbi subito anche lui. - Alessandro, che bello, non sapevo che saremmo stati onorati! - esclamai, quindi abbracciai anche lui, con l'entusiasmo e la spontaneità che solo la giovinezza sa dare.

ALESSANDRO
Me la ritrovai con le sue braccia attorno al mio collo, il suo respiro nelle orecchie, il suo mento sulla mia spalla, prima che potessi pensare qualunque cosa. Cercai di impormi di ricambiare l'abbraccio e di uscire dallo stato di trance che era entrato in me quando i miei  occhi avevano incontrato i suoi.
Conoscevo già Lucrezia, la sorella del mio migliore amico Cesare. L'avevo già vista due volte, la seconda della quale un anno e mezzo prima. Era cambiata parecchio in quel breve lasso di tempo. I capelli erano più lunghi, di un rosso caldo che alcuni momenti sembrava biondo. Gli occhi erano più luminosi, era più alta e slanciata, aggraziata ma decisa. Mi sembrava impossibile riconoscere in lei la ragazzina con la quale io e Cesare avevamo giocato a palla e a nascondino.
L'abbraccio fu breve, anche troppo, per i miei gusti. A quel punto però pensai che dovessi dire qualcosa di intelligente, così parlai, anche se non dissi nessuna delle frasi brillanti che stupivano tanto il professore di filosofia: - Ho pensato che la famiglia avesse bisogno di quanto più conforto possibile. Condoglianze, comunque.
Mi morsi la lingua subito dopo che la "e" di "comunque" uscì dalle mie labbra, ma Lucrezia alzò le spalle come se stessimo andando in campagna, non ad un funerale. Come era stato per Cesare, evidentemente anche per lei la scomparsa di Pedro Luis non significava molto. Dopotutto, non l'aveva mai incontrato prima. Juan forse avrebbe anche potuto fare lo sforzo di sembrare dispiaciuto, invece se ne stava lì, appoggiato alla colonna, come se a morire fosse stato il figlio del panettiere e non il giovane che era stato al suo fianco per gli ultimi due anni.
La voce di Vannozza dei Cattanei mi riscosse dai miei pensieri. - Forse è il caso che vi avviate - osservò. Lei non sarebbe stata presente al rito funebre. Dopotutto, cos'era Pedro Luis per lei? Nulla, assolutamente nulla. E anche se l'avesse conosciuto, anche se fosse stata legata a lui o gli avesse voluto bene, non avrebbe fatto differenza. Sarebbe rimasta a casa comunque, esclusa come sempre da tutte le celebrazioni, liete o nefaste che fossero, che riguardavano la famiglia Borgia. Mi domandai cosa ne pensasse Lucrezia, e subito dopo perché avessi pensato a lei.
Notai che mi stava guardando di sottecchi (senza dubbio perché mi reputava più intelligente di così). Stavo riflettendo sul se fosse meglio parlare, sorriderle o muovermi, quando Juan abbaiò: - Muovetevi, o faremo tardi!
Uscimmo così dalla casa. Juan marciava in testa, noi arrancavamo dietro di lui. 
- Quando dovrete ritornare a Pisa? - sentii che Lucrezia chiedeva. "Dovrete", aveva detto "dovrete". Si era riferita anche a me. Cesare anticipò la mia risposta. - Se fosse per me, non ci tornerei mai - sbuffò, dando un calcio ad una pietra che colpì un'anatra che razzolava nella piazza, che si afflosciò a terra.
Le imprecazioni del proprietario seguirono i nostri passi. - Francamente, Roma getta su di te uno strano incantesimo - risi. Lucrezia abbozzò un sorriso.

LUCREZIA
Ero davvero contenta di rivedere anche Alessandro. Io, lui e Cesare ci trovavamo bene assieme, da piccoli. Speravo che il rapporto non si fosse rotto, adesso che eravamo cresciuti (io più di tutti), ma non capivo per quale motivo avesse reagito così quando mi aveva vista. Pareva... Imbarazzato. Forse avrebbe voluto mandarmi delle lettere, ma se n'era scordato? Era possibile, ma non era solo quello. Sembrava distante, con me in particolare. Però forse era solo una sensazione, dopotutto era appena arrivato. Decisi però di sondare il terreno, e rivolsi la parola a lui in persona.
- Ti fermi a cena con noi, vero? 
Non era proprio quello che avevo pensato di chiedergli, ma le parole mi erano uscite di bocca da sole. Lui quasi incespicò in un sassolino.
- Naturalmente, -mormorò. 
Non riuscii a strappargli di più perché eravamo arrivati sul sagrato della Chiesa. Lo guardai mentre entravamo, finché i suoi occhi nocciola incontrarono i miei. Mi sorrise. Debolmente, ricambiai.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > I Borgia (Faith and Fear) / Vai alla pagina dell'autore: Greta Farnese