Storie originali > Comico
Ricorda la storia  |      
Autore: KeyLimner    23/10/2015    2 recensioni
"Sono le tre e un quarto.
La festa sembra iniziata da poco più di una manciata di minuti, e invece sono passate ore dall’ultima volta che Susanna ha controllato lo schermo del suo cellulare. Ora che lo fa, si accorge anche di avere ben quindici chiamate perse di sua madre. Lancia un’imprecazione. Le manda un messaggio per dirle che sta tornando, e si prepara psicologicamente alla ramanzina.
Si avvia verso la fermata con le mani strette intorno alla borsa di Carpisa. È maledettamente buio per le strade di Roma..."
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Ma insomma, non c’è nessuno che possa accompagnarvi a questa benedetta festa?».
Il tono di sua madre è volutamente casuale. Non distoglie neanche lo sguardo dalle stoviglie che sta lavando. Ma Susanna può sentire la tempesta in arrivo.
«No, te l’ho detto», risponde, con la stessa noncuranza. «Il padre di Benedetta ha il turno di notte, e i genitori di Michela sono fuori città».
«E come avete intenzione di tornare?».
«Passa l’N4 lì vicino».
Rumore di stoviglie.
«Susanna, te l’ho detto un miliardo di volte: non mi piace che tu te ne vada in giro da sola a quell’ora. È pericoloso. Se almeno avessi un ragazzo ad accompagnarti…».
Ecco che vengono al punto.
«Stai dicendo che se avessi un ragazzo mi lasceresti uscire senza fare storie?».
«Non sto dicendo…». La donna smette finalmente di sbatacchiare pentole e sospira. «Dico solo che starei più tranquilla se nel vostro gruppo ci fosse anche qualche ragazzo, tutto qui».
«Mamma… non è colpa mia se sono in una classe femminile, d’accordo? E poi» - solleva un indice ammonitore perché percepisce che sua madre sta per interromperla - «non ho nessun bisogno di un fottuto ragazzo che mi difenda. Ho il mio spray al peperoncino, e fidati che i miei calci nelle palle non se li scorda nessuno. Accidenti, ma dov’è che siamo? Nel Medioevo? È inutile che ti attacchi quelle stupide calamite femministe al frigo se poi te ne esci con queste stronzate retrograde».
«Susanna…». La voce di sua madre suona esasperata. È la centesima volta che affrontano quel discorso. Si gira verso di lei e la guarda come per dire qualcosa, e Susanna comincia già a preparare la propria arringa. Ma poi scuote il capo e torna a lavare i piatti.
Ci siamo. È il segnale di resa.
«Fa’ un po’ come ti pare».
 
Sono le tre e un quarto.
La festa sembra iniziata da poco più di una manciata di minuti, e invece sono passate ore dall’ultima volta che Susanna ha controllato lo schermo del suo cellulare. Ora che lo fa, si accorge anche di avere ben quindici chiamate perse di sua madre. Lancia un’imprecazione. Le manda un messaggio per dirle che sta tornando, e si prepara psicologicamente alla ramanzina.
Si avvia verso la fermata con le mani strette intorno alla borsa di Carpisa. È maledettamente buio per le strade di Roma. Si guarda continuamente alle spalle, scattando ad ogni rumore sinistro. La spavalderia di poche ore fa sembra sparita del tutto. A un certo punto passa davanti a un ponte e intravede una sagoma accasciata nell’ombra. È una donna. Qualcosa scintilla fra le sue mani quando viene illuminata dai fari di un’auto di passaggio. Sembra una siringa. Santo cielo, è proprio una siringa! Susanna affetta il passo.
Quando finalmente sale sull’autobus, c’è così tanta gente che è costretta a restare in piedi. Si aggrappa ad uno dei pali di sostegno, mentre seguita a lanciare occhiate furtive ai passeggeri, perlopiù extracomunitari. Ha l’impressione che un tizio su un sedile in fondo la stia fissando, e si affretta a distogliere lo sguardo. Ricorda a sé stessa di non essere razzista. La maggior parte di quelle persone ha l’aria piuttosto stanca: probabilmente sono solo dei poveri diavoli che abitano fuori città, di ritorno dal lavoro. Ma stringe ancor più violentemente a sé la borsa.
Ecco, è la sua fermata. Scende quasi di corsa. Quasi di corsa macina gli ultimi metri che la separano da casa.
Quando finalmente si chiude il portone del palazzo alle spalle, tira un sospiro di sollievo. La prospettiva della ramanzina adesso non sembra poi tanto brutta...
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Comico / Vai alla pagina dell'autore: KeyLimner