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Autore: milla4    23/10/2015    1 recensioni
Dal testo:
Ero nato pochi giorni dopo di te eppure a volte mi sentivo io il maggiore fra noi due, colui che ti doveva mostrare ciò che eri, aiutandoti in questa cosa chiamata vita.
Crescemmo insieme, dove c’eri tu io ero presente, se ti sentivi sola impaurita o abbandonata io ero lì per te senza chiedere nulla in cambio, sentivo che era giusto così.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli esseri umani provano continuamente dolore dell'animo. È perché l'animo soffre tanto facilmente che anche il vivere risulta doloroso. E in particolare il tuo animo, è delicato come il vetro, meritevole d'affezione. Cioè … ti voglio bene.”
(Kaworu, Neon Genesis Evangelion)



Ricordo la prima volta che ci siamo visti veramente, avevi cinque anni e mi osservavi con viva curiosità, come del resto feci io.
Fu un contatto unico, niente parole, solo sguardi che esprimevano vitalità ed esuberanza; le tue piccole guance color delle fragole erano accarezzate da due timide fossette dalle quali non ti separasti mai più.
 
Ero nato pochi giorni dopo di te eppure, a volte, mi sentivo io il maggiore fra noi due, colui che ti doveva mostrare ciò che eri, aiutandoti in questa cosa chiamata vita.
Crescemmo insieme, dove c’eri tu io ero presente, se ti sentivi sola, impaurita o abbandonata io ero lì per te senza chiedere nulla in cambio: sentivo che era giusto così.
Da bambini non ci frequentammo molto, nei tuoi occhi vidi sempre una sorta di diffidenza, forse perché ancora non ti convinceva quella strana connessione che avevamo e, le rare volte che eravamo vicini, tu non facevi caso a me, ma anzi, preferivi giocare da sola.
Tutto questo cambiò quando diventammo grandi.
 
Andavamo insieme a scuola, a fare compere, al parco con gli amici, insomma, ovunque.
Non ti mentii mai, mai… non avrei potuto, già ero coinvolto troppo; non ti dissi mai cosa provassi, ma in fondo non sarei stato in grado di farlo.
Improvvisamente hai cominciato ad odiarmi: odiavi tutto di me e non mi credevi.
 Quando ti mostravo com’eri veramente, cercando di farti capire quanto eri bella, tu mi urlavi contro e io non sapevo cosa fare. Sentivo di essere nel giusto eppure tu non comprendevi.
Ogni volta che vedevo i tuoi lunghi capelli color del tramonto ogni parte di me sussultava; i tuoi occhi erano una perfetta unione tra il verde del mare e l’azzurro del cielo e mi traportavano in terre lontane tutte le volte che mi fissavano.
Sentivo spesso tua madre dire che, quello che ti stava trasformando, era una cosa chiamata adolescenza, che il tuo corpo stava cambiando troppo in fretta e quindi, ormai, non ti riconoscevi più. Se devo essere sincero, mi sentii sollevato: non ero io a sbagliare, farti star male, ma questa strana malattia che non ti faceva sentire te stessa.
 
Non riuscii ad abbandonarti neanche in quei momenti così pesanti, sentivo di appartenerti e tu lo sapevi fin troppo bene.
Mi dicevi che ti sentivi sola e di come nessuno riuscisse a capirti… i tuoi genitori erano troppo occupati con il lavoro per accorgersi che stavi appassendo. Dopo poco arrivò il buio.
Smettesti di mangiare e pian piano, le tue forme delicate divennero sempre più spigolose, i momenti in cui, dopo aver rigettato l’ennesimo pasto, mi fissavi, mi laceravano l’anima.
Fortunatamente, Charlie arrivò prima che tu giungesti al tuo limite.
 
Non ho mai scordato le continue suppliche fatte ai tuoi genitori per avere qualcuno da poter amare e finalmente, quando avevi appena compiuto diciassette anni, arrivò la piccola Charlie.
Che non fosse di razza pura lo si capiva dalla piccola taglia e dal pelo nero e soffice, molto simili a quelli di un Volpino; i penetranti occhi blu e il muso affusolato, invece, non potevano che essere di un Siberian Husky, ma proprio per questo tu l'amavi ancora di più, perché era impura, come te.
 Al canile dove l’andasti a prendere ti dissero che, essendo un cane di già quattro anni, sarebbe stato molto difficile educarla. Mai cosa fu più falsa.
 
Mi ricordo il momento in cui la incontrai, era arrivata da poco e girava con un’aria spaurita per casa, tu non la lasciavi neanche un secondo, volevi darle conforto e questo ti permise di non pensare troppo a ciò che ti opprimeva e a come ti sentissi inadeguata o fuori posto: Charlie fece ciò che io avevo provato a fare ormai da anni e ci era riuscita con grande maestria.
Occhi blu scintillanti, ecco la prima cosa che mi viene in mente pensando a quell’angelo dal folto pelo scuro. Ti aveva salvata e gliene sarei stato grato per sempre.
Ovviamente non fu una cosa immediata e molti medici ti aiutarono, ma sono sicuro che, senza quel cane, tu saresti affogata nel tuoi pensieri.
 
Lei ti era sempre accanto e, se all’inizio mi ringhiava, con il passare del tempo si abituò a me, alla mia silenziosa presenza e quasi mi accettò come parte della famiglia facendomi sentire vivo per la prima volta.
Amavo quel cane quasi quanto amavo te: quando andavi al parco vi osservavo giocare e divertirvi come due bambini, il mio cuore si riempiva di gioia, volevo essere lì con te ma sapevo di non poterlo fare. Il mio posto er lì, accanto ate ma comunque lontano.
 
L’arrivo di Lady, l’anno dopo, poi fu la goccia che fece nascere il bellissimo fiore che in realtà eri sempre stata.
Lady era un Volpino, un ammasso di pelo bianco che amava ululare alla luna e mangiarsi le tue scarpe; la conoscesti quasi per caso, quando tu e il suo padrone diventaste prima amici e poi una coppia, ed io divenni il tuo mortale nemico.
 
Jacopo poteva toccarti, baciarti, odorarti mentre io non potevo far altro che bearmi dei pochi attimi che mi concedevi e, questo, mi rese furioso, forse pazzo; nel momento che in cui andasti a vivere con lui decisi che dovevo fare qualcosa.
Sapevo che non avrei mai potuto ferirti intenzionalmente, ma che tu avresti fatto tutto da sola: io dovevo solo aiutarti nella caduta.
Mi sarei fatto del male ma tu avresti sofferto di più.
Gelosia, dicono si chiami così questa cosa che ti logora l’anima: ebbene, io ero geloso.
 
Ricominciasti a perdere peso quando non ti riconoscesti più nell’immagine idealizzata che avevi di te, io cercai di mostrarti che era così, niente bugie non significa verità.
Né Charlie né Jacopo né Lady poterono aiutarti, ora la tua attenzione era solo su di me.
Far crollare una persona non è per niente semplice, lei deve essere convinta di te, si deve fidare con tutta se stessa, deve essere tua e tu lo eri. Eri mia.
 
Cibo, vomito, paura… questa era la tua vita ormai, le discussioni non finivano mai in quella grande casa privata dell' amore.
Quando Jacopo se ne andò, lasciandoti sola, si portò via anche la tua Charlie: non eri in grado di badare a te stessa figurarsi di un animale.
 
Eri diventata l’ombra di te stessa, le tue ossa spuntavano ovunque, strisciavi verso la tazza per eliminare ogni traccia di vita da quel tuo corpo martoriato.  E io ti osservavo in silenzio.
 
Era il 12 Novembre quando decidesti che ormai era finita: avevi in mano un fermacarte di marmo e me lo scagliasti contro poi, con i pezzi di vetro scaturiti dalla rottura dello specchio in cui ero rinchiuso, ti togliesti la vita.
 
Eravamo finalmente insieme, tutta un’esistenza a bramare un contatto e ora, i piccoli frammenti della mia gabbia mi permisero di toccarti anche se, ormai, quasi privo di vita.
Saremmo stati per sempre insieme. Mentre mi morivi accanto, cominciai a riflettere sul fatto che gli esseri umani provano continuamente dolore dell'animo. È perché l'animo soffre tanto facilmente che anche il vivere risulta doloroso. E in particolare il tuo animo, era delicato come il vetro, meritevole d'affezione. Cioè … ti amavo come solo un riflesso potrà mai fare.

Il mio amore ti aveva distrutto, non il mio odio.



Image and video hosting by TinyPic Lei è Charlie la volpina/ husky della storia che avete appena letto. Sia la citazione che "lei" facevano parte dei pacchetti di un contest ( http://freeforumzone.leonardo.it/d/11200850/Fidatevi-del-Fiuto-Multifandom-e-Originali-/discussione.aspx) in cui era richiesta la presenza di un amico peloso! Ringrazio zenzero91 per l'opportunità che mi ha dato per scrivere questa storia emozionante, pe me!
   
 
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