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Autore: Peanuts_e_Chocolate    23/10/2015    1 recensioni
[Spoiler per chi non avesse letto il quarto libro!]
Non me l’ero più sentita di restare, di vedere Lissa che si preoccupava per me, ma nei suoi pensieri ardeva di desiderio per usare il suo potere e quando lo faceva, anche solo per far migliorare la fioritura delle piante sul balcone o per guarire qualche ferita o per piccole cose, la mia testa esplodeva, il mio umore iniziava a variare da triste, ad arrabbiato senza un motivo.
Ma sentire le sue emozioni mi ha fatto riflettere molto, o meglio agire con il mio solito carattere irresponsabile.
E alla fine presi l’unica decisione che avrebbe permesso alle mie emozioni di sfogarsi senza far del male a nessuno e a lei di usare il suo potere. Scappare, di nuovo.
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dimitri Belikov, Lissa Dragomir, Nuovo personaggio, Rose Hathaway
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuga.


Non vedevo, non sentivo. In quel momento, tutti i miei arti e ogni fibra dei miei muscoli era concentrato in un’unica cosa. Correre.
La nebbia era fitta, tanto che non riuscivo a vedere più di qualche metro dal mio naso, ma sentivo distintamente altri passi dietro di noi. 
Il panico mi attanagliava le vene e fitti brividi mi attraversavano il corpo.
La milza, i reni e i polmoni strillavano per il dolore e per lo sforzo immane a cui li stavo sottoponendo da parecchio tempo ma il peggio era che il dolore peggiore lo sentivo nella mia mente, tramite Lissa. 
*
Dopo quello che era accaduto con Victor Dashkov, dopo tutto ciò che era successo, Lissa e anche io non eravamo più le stesse. Lissa aveva scoperto un nuovo potere ed io invece avevo ritrovato e allo stesso tempo perso, di nuovo, Dimitri.
E lo sapevamo, sia io che Lissa quanto tutto ciò aveva portato enormi cambiamenti in entrambe.
I miei allenamenti non erano stati più equilibrati, all’inizio pensavo che era per il dolore che Dimitri mi aveva causato rifiutando il mio amore, ma pian piano mi sono resa conto che non era così, era per colpa dello spirito. Lentamente mi stava logorando dentro.
Ovviamente non avrei mai potuto dirlo anche a Lissa, non volevo che proprio adesso che aveva scoperto quello che era in grado di fare, doveva privarsene a causa mia. Non avrei mai permesso niente di simile e così facendo avevo preso la mia decisione, a cuore spezzato e con la testa che scoppiava di tenebra, avevo deciso di andarmene da Lissa. Per sempre.
*
Non me l’ero più sentita di restare, di vedere Lissa che si preoccupava per me, ma nei suoi pensieri ardeva di desiderio per usare il suo potere e quando lo faceva, anche solo per far migliorare la fioritura delle piante sul balcone o per guarire qualche ferita o per piccole cose, la mia testa esplodeva, il mio umore iniziava a variare da triste, ad arrabbiato senza un motivo.
Ma sentire le sue emozioni mi ha fatto riflettere molto, o meglio agire con il mio solito carattere irresponsabile.
E alla fine presi l’unica decisione che avrebbe permesso alle mie emozioni di sfogarsi senza far del male a nessuno e a lei di usare il suo potere. Scappare, di nuovo.
*
Ero andata via con una stupida scusa, avevo detto a Lissa che sarei uscita a fare un giro appena il sole fosse sorto, perché dopo tutto quello che era successo avevo bisogno di passare del tempo sola e portandomi dietro solo un paletto, soldi e un cambio in una piccola borsa me ne ero andata. Non avevo immaginato che sarebbe stato così semplice, alla fine mi ero allontanata e avevo preso svariati autobus allontanandomi nel giro di poco e appena si era fatta sera, quando Lissa iniziò ad allarmarsi, ero già lontana di almeno qualche ora e in una mediocre stanza di un motel a fare la doccia e inconsciamente, come al solito, mi ritrovai nella sua testa. Lei era nel panico e stava girando per tutta la corte reale nel disperato tentativo di trovarmi, perché la sua mente aveva già capito cosa era successo anche se non lo voleva ammettere.
 E così, adesso, a distanza di due settimane sapevo che i guardiani mi stavano cercando e li avevo già alle calcagna. Me ne ero accorta già da qualche giorno, i primi segnali avevo cercato di evitarli, di non vederli. Pensavo di immaginarmi le ombre dietro gli alberi che mi osservavano e le persone furtive che si nascondevano quando mi voltavo. 
Ma qualche sera dopo mentre mi rilassavo, sempre in una stanza di albergo la mia mente era scivolata in quella di Lissa. Stranamente per qualche motivo, non riuscivo più a farlo sempre, sembrava quasi che lei stessa non volesse. Come se avesse imparato a bloccarmi, ma quella volta, fui risucchiata in un mare di emozione che avevo identificato come: Felicità.
*
“L’avete trovata? Veramente?” La sua voce era stata quasi rotta da un singhiozzo mentre un guardiano reale le riveriva delle coordinate della mia posizione.
“Rosemary Hathaway è stata avvistata nei pressi di Spokane, in una cittadina di montagna dove i nostri guardiani stanno già per entrare in azione per cercare spiegazioni e riportarla a corte.”
*

Sentii ancora una volta riecheggiare i pensieri di Lissa in un misto di emozioni indescrivibili e di ricordi per quel posto e poi uscii di colpo dalla sua testa.  
  “Merda.”
L’esclamazione mi uscì senza pensarci e in un attimo ero in piedi. Dovevo andarmene immediatamente. Chiamai il proprietario dell’hotel tramite il telefono della camera dicendogli se poteva farmi avere un taxi in meno di dieci minuti perché avevo ricevuto una chiamata urgente e avrei dovuto lasciare immediatamente la camera, il signore stesso mi disse che appena sarebbe arrivato mi avrebbe avvertito. 
 Cercai di calmarmi e ispezionai fuori dalla camera, tramite la finestra, notando che dei guardiani che già conoscevo controllavano l’area attorno all’hotel. “Sono circondata.” Nel mentre mi sussurravo quelle parole il telefono squillò, risposi e il proprietario dell’hotel mi avvisò che il taxi era arrivato. Agganciai e presi la mia borsa, che nemmeno era disfatta e in men di un secondo raccolsi dal comodino le chiavi della stanza la chiusi alle mie spalle e scesi le scale per arrivare in reception.
 Attraversai il corridoio che portava anche alla piccola sala del bar e vidi un ombra sospetta seduta ad un tavolo, elaborai velocemente la più probabile delle mie fughe e mentre i miei occhi si scontrarono con quelli dell’ormai evidente guardiano e sapendo che non mi avrebbe attaccato, almeno all’interno dell’hotel, velocemente lasciai le chiavi e i soldi al Sig. Max che mi sorrise cordialmente dicendomi che sperava non fosse accaduto niente di grave vista la mia partenza improvvisa. Nemmeno lo ascoltai che già ero praticamente fuori dall’hotel, a nervi tesi e occhi vigili vidi il mio taxi esattamente di fronte a me, e mentre attraversai la strada per andargli in contro, due guardiani mi sovrastarono, uno era spuntato dalla mia sinistra mentre l’altro era quello che avevo intravisto dentro l’hotel.
 “Rosemary Hathaway, sei pregata di seguirci senza opporre resistenza.” Indietreggiai cercando di  levarmi di fronte al più alto, ovvero quello davanti a me, quello alle mie spalle mi afferrò un braccio tentando di bloccarmi, ma in una semplice mossa mi sciolsi da quella presa tirandogli un calcio netto nel ginocchio e abbassandomi e scattando alla destra dell’alto riuscii ad evitare la sua presa.
 Corsi discretamente velocemente facendo cenno al taxi, il quale noto i due che mi seguivano, ma che stranamente non fecero troppe scene.
 Tipico dei guardiani, non si mettevano in mostra. Oltre me. Pensai mentre il tassista accendeva la macchina e io salii.
 Vidi i due guardiani entrare in una retro via, sicuramente avevano anche loro un mezzo di trasporto e avrebbero fatto di tutto per seguirmi.
 “La prego, mi porti verso nord da qui.” Il tassista mi guardò e poi disse. “C’è Mead da quella parte nelle vicinanze, va bene quella direzione?”
 Annuii tenendo d’occhio i guardiani, con un po’ di fortuna ci avrebbero persi. Ma sicuramente, non sarebbe accaduto.
*
Dopo nemmeno un ora da Spokane, mi ero fatta lasciare nelle vicinanze di un bosco dal tassista. Inizialmente si era preoccupato ma quando lo avevo pagato di più dicendogli di non dire niente e di non fiatare se qualcuno gli avesse chiesto qualcosa su dove mi avesse lasciata se ne era andato senza protestare e avendomi dato le indicazioni per arrivare il più velocemente nella città più vicina. Entrai nel bosco ormai praticamente oscuro, mentre tenevo stretto il mio paletto, ero pur sempre in un posto sconosciuto, al buio e sola. Una preda perfetta per strigoi.
 Normalmente non si aggiravano molto vicino alle città, ma dopo gli ultimi riscontri mi spettavo anche di trovarli a gestire negozi o supermercati.
 Dopo qualche minuto iniziai a sentire movimenti nel bosco e delle luci in lontananza mi allarmarono, non erano sicuramente strigoi, ma era ovvio che i guardiani mi avevano rintracciata e probabilmente avevano pagato ancora di più il tassista per farlo parlare ma questo me lo ero aspettata.
 Il bosco era fitto, e aumentai il passo iniziando quasi a correre. Il caldo estivo mi dava quasi fastidio anche se era sera e il sudore ormai mi colava dalla fronte.
 D’un tratto però, i miei occhi avvistarono anche altre figure, più distanti, più sfuggenti, più veloci.
“No, no… non anche loro.” Strigoi.
Purtroppo, la fortuna non era dalla mia parte, in effetti non lo era mai stata.
 Li vidi, non erano molti ma tra i guardiani e loro avrei dovuto faticare parecchio per riuscire a sfuggire ad entrambi illesa e senza lasciare tracce. Serrai la mia mano al paletto, ma nello stesso istante la mente di Lissa iniziò a risucchiarmi. Ma non erano emozioni felici, erano tristi, malinconiche.
 La sentivo mentre parlava con Christian, i guardiani le avevano detto di avermi persa, che mi stavano seguendo. La sua era una morbosa paura. Paura di perdermi per sempre.
*
 “Christian, se ne andrà per sempre. Lei non vuole tornare qua, non vuole tornare da me.”
 Christian la strinse a se cercando di tranquillizzarla, dicendole che mi avrebbero riportato da lei. Sentii le braccia di lui avvolgere anche le mie spalle.
 Tentai di staccarmi da quelle sensazioni, riconcentrandomi in ciò che stavo facendo e di dare attenzione ai guardiani dietro di me a agli strigoi.
  Nella mia testa però c’era lei, i suoi occhi che ora piangevano, la sua colpa, il suo rimorso e la sua rabbia del perché io non la avevo portata con me.
 Mi morsi un labbro mentre le sue emozioni si impossessavano del mio corpo, mi sentivo fondere nella sua testa e quasi mi sentivo confusa. Poi d’un tratto, qualcuno si parò davanti a me.
 “No!” Urlai quasi, riuscendo a levarmi le emozioni di Lissa di dosso e ritrovandomi ad un faccia a faccia con uno strigoi.
 *
Era alto di almeno dieci centimetri più di me, magro e affamato. Sorrisi quasi in un ghigno parando un suo pugno, mentre alle mie spalle sentii i guardiani accelerare il passo nella mia direzione. Mi maledii mentalmente per aver alzato la voce e iniziai una veloce e bruta lotta contro quello strigoi abbastanza goffo, a quanto pare la fame gli dava alla testa.
 “Sei mia!” quasi lo ruggì mentre mi saltò addosso e nello stesso istante gli piantai il paletto dritto nel cuore.
 Mi cadde addosso e strillò un ultimo grugnito di dolore mentre sfilavo il paletto sporco di sangue e indietreggiai facendolo cadere al suolo con un tonfo sordo e ripresi la mia corsa, ormai con la mia nausea e i miei spettri che mi apparivano di tanto in tanto come a ricordarmi che erano sempre con me.
*
I passi dietro di me erano sempre più vicini e i battiti del mio cuore acceleravano sempre di più, lo strigoi mi aveva rallentato facendo si che i guardiani prendessero tempo.
 Vidi delle luci e capii di aver attraversato il bosco, fini in una stradina sterrata, pensai subito che se non riuscivo a seminari ora, non lo avrei più fatto.
 Corsi più veloce ritrovandomi in una strada sterrata all’interno del bosco, iniziai a seguirla mentre dietro di me sentii dei colpi di scontro.
 “Bene.” Pensai mentre immaginavo i guardiani alle prese con gli strigoi e in pochi metri ero fuori dalla boscaglia e costeggiai un fiume e poco più avanti c’era un ponte il quale si perdeva in un altro bosco.
 Quella era la mia meta e la fortuna adesso era dalla mia, con i guardiani presi nello scontro non mi avrebbero più trovata.
*
Arrivai sul ponte ma a differenza di quello che pensavo non fui per niente fortunata, bensì davanti a me a metà ponte, trovai  tre strigoi ad aspettarmi.
 La rabbia mi montò come non mai sembrava che quella notte non sarei mai riuscita a sfuggire a nessuno anche volendo.
 Il loro respiro era pesante e i loro passi per niente delicati, anzi, pareva che si volessero far sentire.
 “Fatevi sotto.” Non mi pareva il vero di scaricare la mia rabbia su quei tre che erano davanti a me.
Uno di loro mi prese alla lettera e si avventò su di me, iniziando a colpirmi senza precisione e proprio per quella sua noncuranza di colpire con una metà mi prese su un fianco facendomi aggrottare la fronte e dovetti scartare da un lato per evitare un altro pugno. Finii con le spalle alla ringhiera del ponte, e un altro di loro che era nettamente più esperto mi afferrò il braccio nel quale impugnavo il paletto.
 La sua stretta fece male e mi lasciai sfuggire un gemito mentre in lontananza vedevo i guardiani uscire dalla boscaglia. Tirai un calcio allo strigoi che mi teneva ferma facendolo grugnire mentre l’altro si avvicinò come se ormai non ci fosse speranza per me ma nel momento che si fece più vicino, sfruttando la presa dell’altro lo sbilanciai facendolo andare addosso al suo ‘compagno’ che imprecò e mi liberai dalla sua mano, dirigendomi verso il terzo che senza mia sorpresa si avventò su di me schiacciandomi a terra, la sua stazza abbastanza robusta mi impedì di reggermi e non riuscii a impalarlo.
 I guardiani erano ormai al ponte e gli altri due strigoi iniziarono a combatterli, riuscii a colpire con vari pugni e un calcio nel costato lo strigoi che mi sovrastava e con una mossa di reni ribaltai la nostra situazione ma per poco, perché con la sua foga mi lanciò via da sopra di lui e iniziò a riattaccarmi.
 Mi accorsi che i miei colpi erano più lenti, la stanchezza e il caldo non mi aiutavano mentre lo strigoi era in gran forma.
 Lottammo quasi in una danza di affondi, finché lui con una mossa scaltra mi colpì il polso e mi fece volare via il paletto. Imprecai, e nel mentre i guardiani abbatterono uno strigoi io ricominciai a lottare con quello strigoi che si comportava esattamente come una bestia. Evidentemente era diventato tale da poco e si poteva notare perché era stranamente febbrile di eccitazione.
 Lottammo per qualche minuto, finché vidi altri due guardiani avvicinarsi ai due che erano arrivati prima e con uno sguardo notai due occhi che non avrei mai potuto dimenticare.
 Quelli di Dimitri.
*
Fu un attimo, che quasi fu fatale, una distrazione che non mi sarei mai dovuta permettere e che maledii per molto tempo.
Sentii arrivare al viso un dolore lancinante, la guancia si aprì e schizzo del sangue, il suono della mano che impattava sulla mia carne mi fece cadere.
Seppi solo che faceva un male cane.
Urlai.
*





N.d.a: ed eccomi qui con il primo capitolo di questa fan fiction! Spero che possa piacere a chiunque leggerà e la trovi originale! :) 
Aspetto recensioni e anche critiche ma che siano a scopo formativo per migliorare la fiction e non offensive.
A presto Peanuts!
   
 
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