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Autore: Jasmine_    23/10/2015    2 recensioni
Tutti noi siamo stati pescatori di sogni. Sia io che voi, ricordate?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Teneva l'amo a mollo per ore nell'acqua del lago. Gli piaceva da impazzire vedere le sfumature che si formavano all'incresparsi delle onde contro la corda. Più che un lago, sembrava una pozza di colore lasciata per sbaglio da qualche pittore distratto. Le sue acque avevano tutte le tonalità dell'arcobaleno e, se si prestava particolare attenzione, si potevano osservare sfere di luce al di sotto della sua superficie piatta. Era un luogo magico, la natura rigogliosa e verdeggiante rendeva il tutto più luminoso. Stesi su quell'erba soffice, si potevano osservare mulinelli di farfalle variopinte svolazzare sopra le miriadi di fiori che caratterizzavano il paesaggio.  Il pescatore non aveva mai conosciuto altro luogo al di fuori di quello, era nato e cresciuto in quell'incanto. Non aveva mai avuto bisogno di nulla, era il lago a provvedere a lui. Bastava immergere l'amo ed aspettare con pazienza. Dopo qualche ora, il ragazzo avrebbe avuto tra le mani una piccola biglia dorata. Questa poi si sarebbe schiusa ed avrebbe mostrato il suo contenuto. Quel giorno, il pescatore si ritenne molto fortunato vedendo che, per pranzo, avrebbe avuto un delizioso dolce. Più la sua felicità aumentava, più le acque del lago si tingevano di colori sgargianti. Il sole era sempre alto nel cielo e nulla poteva turbare la quiete di quel paradiso.  Un venerdì di settembre, qualcosa di inaspettato arrivò in quel luogo. Era un piccolo leprotto marrone, dalle orecchie lunghe ed il pelo soffice. Il ragazzo rimase strabiliato. Non aveva mai visto un altro essere vivente e, con un misto di curiosità ed eccitazione, tentò di avvicinarsi alla bestiola. Questa però, nota in natura per la sua timidezza, comincio a correre. Troppo entusiasta della scoperta, il pescatore cominciò a rincorrerlo. Lo seguì per diverso tempo, uscendo dalla sua oasi di pace. Durante il percorso si ferì con diversi rovi presenti nella boscaglia. Non aveva mai visto il sangue, mai aveva conosciuto il dolore e, tutte queste nuove scoperte, portavano il suo corpo vicinissimo all'euforia. Corse per almeno un'altra decina di chilometri senza stancarsi mai, fino a che sbucò in un luogo del tutto diverso da quelli che aveva sempre conosciuto. Il colore predominante era il grigio. Un grigio spento e triste. Alcuni grattacieli sbucavano da dietro le case, che non erano altro che enormi quadrati grigi con tante finestre, grigie. Gli occhi del pescatore assorbirono quelle immagini portandole dritte al cervello. Stava per tornare indietro quando, per caso o per sfortuna, vide un uomo camminare velocemente davanti a lui. Lo seguì. Lo fermò e gli chiese alcune informazioni riguardo a quel luogo, che in seguito avrebbe appreso chiamarsi città. Il signore sorrise con indulgenza, pensando che il pescatore venisse da un qualche paese vicino. Gli diede alcune informazioni sul dove trovare un ufficio informazioni e si dileguò nella nebbia. Il nostro protagonista aveva ormai smarrito la strada di casa e, disperato, iniziò a piangere. Le sue urla strazianti attirarono l'attenzione di una passante, una signora sull'ottantina che, impietosita si fermò ad aiutarlo. Dato che ormai stava calando la sera, la donna propose al disperato di passare la notte da lei. Egli, non avendo idea di cosa fosse la notte, accettò. Camminarono lungo una via alberata, se così la si poteva chiamare. Quei pini secchi erano infatti estremamente diversi dai bei salici e dalle bianche betulle a cui era abituato, anzi, gli trasmettevano un senso di infelicità mai provato fino a quel giorno. Arrivati a casa, entrarono in un piccolo appartamento al piano terra. La donna lo accompagnò in una piccola stanza con una sola finestra. Gli indicò un letto singolo, composto solamente da una rete di ferro battuto ed un materasso macchiato. Si sa, dopo tanti anni si tende a prendere alcune abitudini fisse e la signora non faceva eccezione. Sistemato l'ospite, andò a coricarsi, già in ritardo di mezz'ora rispetto all'abituale. Quella notte fu infestata da incubi. Il pescatore sognò il suo lago, tutte le perle d'oro si erano trasformate in sfere nere e senza vita. L'acqua era grigia, come quella città, quella la sua vita in quel momento. Si svegliò urlando più e più volte. L'angoscia gli segnava il viso e le lacrime lo tagliavano come lame. Quando l'alba sorse, sospirò di sollievo vedendo l'unica cosa che riconosceva di quel mondo così strano: la luce. Non volendo sfruttare l'ospitalità della vecchietta, tolse il disturbo il prima possibile e ricominciò a vagare per la città. Sognava il suo lago, il suo nido sicuro. Voleva disperatamente tornare indietro. La sua tristezza però, fu presto sostituita da un nuovo interesse. Vedeva, attraverso le vetrine, moltissime cose che suscitavano la sua curiosità. Prima una collezione di bambole di porcellana, poi un set di penne stilografiche, dopo ancora una fila di biscotti alla crema di lamponi. Voleva toccare con mano tutte quelle cose e, senza pensarci, entrò nel primo negozio che trovò. Subito attirò la sua attenzione un piccolo orso di peluches. Lo prese e lo strinse a sé, accorgendosi che gli trasmetteva un senso di affetto che non provava da molto. Decise che sarebbe stato suo e, senza pensarci due volte, lo prese e uscì dalla porta principale. Non passò nemmeno un secondo che l'allarme suonò e tutti, clienti e proprietario, gridarono al ladro. Il pescatore, nella sua ingenuità, non comprese ciò che aveva fatto e scappò lasciando cadere a terra il piccolo tesoro. Passarono giorni, mesi e forse anni. Il ragazzo dormiva in alcune panchine di fortuna e, per mangiare, rubava dai supermercati. Lo faceva razionalmente, sapeva che era considerato sbagliato ma non aveva rispetto per quel mondo che sembrava non averne per lui. Senza una casa era sempre in balia del freddo, della pioggia e delle risse attaccategli da altri mendicanti come lui. La tristezza e la rabbia erano ormai parte integrante della sua anima sofferente. Trascorreva il tempo, lento, scandito solo dai morsi della fame e dalla voglia di dormire, almeno per una volta, al riparo. Proprio mentre era immerso in questi pensieri, riconobbe quella signora gentile che, anni prima, lo aveva ospitato. La salutò cortesemente, sicuro che non si ricordasse di lui. Lei invece lo stupì, si ricordava eccome. Nel suo cuore si era sempre chiesta che fine avesse fatto quel povero ragazzo che avrebbe potuto essere suo nipote. Con quel suo fare amabile, chiese se avesse bisogno di qualcosa. Lui le rispose che voleva solo tornare al suo lago. Era logorato da quella vita e voleva solo tornare nel suo posto incantato. La donna sorrise e, prendendolo per una manica della camicia ridotta a brandelli, lo condusse per una lunga strada. Dopo quasi 3 ore di passeggiata intensa, arrivarono al lago. Il pescatore si buttò a capofitto sulle sue rive, aspettandosi di vedere i sogni galleggiare sotto al pelo dell'acqua. Attese qualche minuto, poi qualche ora. Si ricordò della signora e si voltò con il panico negli occhi. Lei sorrise e cominciò a parlare con voce saggia e dolce:  "Tutti, da bambini, pescavamo i sogni. Tu in questo lago, io in un pozzo di un vecchio rudere abbandonato. Ma poi si cresce ed i sogni non si pescano, non si vedono. Nella nostra stupida mente perdono importanza, sostituiti dalle cose effimere che ci circondano. Ora, nel posto dove tu pescavi le bolle d'oro, i ragazzi vanno a fare il bagno, a passare il tempo, a divertirsi con le ragazze. Fondamentalmente, quel posto, il tuo posto, non esiste e non esisterà mai più. Io sono vecchia e, in questo lago, vedo il riflesso di mio marito. Vedo tutte le sofferenze che questa vita mi ha dato ma, se guardo bene, riesco ad intravedere anche le gioie. Tendiamo a dimenticarci di quanto siamo stati felici, quando siamo tristi. E tu, ragazzo mio, cosa vedi ora?" "Nulla signora, nulla" "Vai a fare il bagno allora, vivi questo momento, guarda quella ragazza laggiù, parlale. Fai in modo che questo, il luogo dove tu pescavi i sogni, diventi anche il luogo che vedrai quando il ricordo sarà l'unica cosa che ti rimarrà" Il pescatore sorrise, una nota di malinconia negli occhi profondi. Si armó di coraggio e si tuffò in acqua, seguito dalla ragazza bionda indicata poco prima. Vide la sua anziana amica svanire, dissolversi e diventare una piccola farfalla blu. Quel giorno, di sicuro, lo ricordò per sempre.
   
 
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