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Autore: SasuSweeTeme    25/10/2015    3 recensioni
AU Spamano - Stylist!SouthItalyxModel!Spain
816 parole.

Se dovesse stilare un elenco delle cose che quella mattina lo hanno fatto incazzare, Lovino molto probabilmente non farebbe altro che scrivere in un solo gruppo tutte le sventure di quella giornata con sopra un “1” grande quanto una casa. O grande quanto una villa con piscina, tanto per enfatizzare la cosa.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Se dovesse stilare un elenco delle cose che quella mattina lo hanno fatto incazzare, Lovino molto probabilmente non farebbe altro che scrivere in un solo gruppo tutte le sventure di quella giornata con sopra un “1” grande quanto una casa. O grande quanto una villa con piscina, tanto per enfatizzare la cosa.
Il primo sorso di caffè bevuto gli ha ustionato irrimediabilmente la lingua, il corriere della casa produttrice delle stoffe da lui comprate si è rivelato uno stronzo inetto, patetico e vestito da schifo con cui ha intrapreso una litigata furibonda conclusasi con il lancio del precedentemente nominato caffè sulla faccia di tizio – a cui, tra l’altro, ha procurato una scottatura per evitare un calcio in culo tanto forte da poterlo scaraventare su Plutone- e ultimo, ma non meno importante, specie se incorporato nella classifica “uno dei motivi per cui questo schifo di posto è chiaramente uno schifo”, l’ultima arrivata nell’atto di frenarlo dall’avventarsi sul povero disgraziato delle consegne ha sparpagliato per tutto lo studio i curriculum dei modelli, rendendo la stanza simile alla scena di un crimine. Crimine che, tra l’altro, si sentiva anche in vena di commettere.
Sa di dover essere comprensivo perché questa cretina è stata da poco assunta e deve prenderci la mano e anche ai tempi sono stata anch’io uno stagista a cui però si rende conto di dover aggiungere un non così stupido, certo.
Ma quella realtà ormai gli era troppo lontana per essere meritevole di memoria, il ramo troppo in basso per poterlo invogliare a smettere di volare per posarvisi; ha ventisei anni ed è uno stilista affermato, un genio dello stile e della sartoria paragonabile solo ad Elie Saab, niente può farlo risentire il nuovo acquisto di Valentino che portava il pranzo per tutti e per poco non inciampava sui suoi stessi piedi.
Non ha più quel senso di inadeguatezza nel vedersi come l’unico uomo circondato da donne algide e affusolate chine sui loro progetti, non ha più timore di mostrare i propri schizzi e non si sente dispiaciuto o colpevole quando questi vengono apprezzati più di quelli delle sue colleghe, ha imparato ad ignorare il loro sguardo bruciante posato sulla sua nuca.
Ormai è a un livello più alto, è conscio del proprio talento e nessuno può farlo sentire uno schifo per questo.
Tuttavia questa consapevolezza del suo talento non lo rende adeguatamente preparato alla preparazione di una sfilata, lo fa tremare come un foglia, gli fa torcere le dita di incertezza quando una modella sfila con una sua creazione o un’attrice indossa qualcosa di suo, nel terrore più completo che la stampa e la critica lo distruggano.
Ed è quel pensiero martellante, quella prima cinematografica imminente e il suo foglio bianco a renderlo più irritabile del normale, a fargli stringere la matita fino a sbiancare le nocche e a metterlo in uno stato di iperattività.
Si aggira irrequieto per la boutique, contempla ogni pezzo d’arte moderna esposto sui mobili costosi in cerca d’ispirazione, si agita sulla sedia come se questa gli scottasse sotto il sedere, mette in ordine anche se non dovrebbe tanto per non sentire il tempo scivolargli via dalle mani.
Chino sui book –che, tra l’altro, dovrebbe far alzare da terra con la lingua alla colpevole- e con la mascella serrata si avventa sui fogli innocenti, raccogliendone alcuni con una tale stizza da stropicciarli con le dita, o almeno fa così fino a quando sotto i rabbiosi occhi dorati non se ne presentano un paio verdi che sembrano quasi gioielli incastonati nella carta lucida, luminose pietre preziose a cui è impossibile sottrarsi.
Verdi.
Non dell’insulso castano a cui Napoli lo ha abituato, l’azzurro del tedesco che si è soppiantato a casa del fratello, il nocciola screziato di verde che è da sempre abituato a vedere quando si guarda allo specchio.
Verdi come il prato della casa del nonno.
Verdi come la menta bevuta in veranda.
Verdi, verdi e bellissimi.

E allora se ne rende conto, sa che come Catullo aveva bisogno di Lesbia, come Dante aveva bisogno di Beatrice, anche lui ha bisogno di una musa.
E quella musa deve avere occhi verdi come quelli di questo tipo che chiaramente non sa abbinare i colori in modo gradevole, che veste davvero come suo nonno.
Quest’Antonio che ha  32 anni ma il sorriso più brillante di sempre, che potrebbe avere tutti i difetti di questo mondo ma i lineamenti addolciti dalle rughe di chi ride tanto e gli occhi lucidi di chi si commuove spesso.
Questo spagnolo sconosciuto che è l’unico che sul curriculum ha l’espressione più serena, felice e da fesso di sempre ma abbaglia Romano e il suo cinismo con l’intensità di mille soli.
Tutto ammutolisce nel più totale silenzio, non un suono infrange quell’atmosfera surreale.
Anzi, un suono acuto che rompe quella bolla c’è: è quello del cordless e delle dita rapide che digitano il numero impresso sul provino di quell’Antonio.


 
  
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