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Autore: whiteangeljack    26/10/2015    5 recensioni
Emma socchiude pigramente lo sguardo quel tanto necessario ad identificare un paio di iridi affilate nel suo campo visivo: “Buongiorno”, biascica rigirandosi nelle lenzuola, la testa che affonda nuovamente nel cuscino.
“Buongiorno…”le fa eco Killian, stringendola di nuovo a sé in un gesto apparentemente distratto che non riesce ad evitarle di sorridere.
“Che c’è?” Soffia direttamente nel suo orecchio, risalendole la schiena con una scia di baci leggeri che in un attimo la convincono a rintanarsi sotto le coperte. Ha la voce ancora roca e un ghigno malizioso stampato sul viso che la dice lunga sulle sue buone intenzioni.
“Killian, ho sonno…” rantola, lanciando uno sguardo distratto ai primi raggi di luce che filtrano dai vetri della Jolly Roger.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Risvegli difficili
Autore: whiteangeljack
Fandom: Once upon a time
Personaggi: Killian Jones, Emma Swan
Genere: Fluff, romantico
Rating: Giallo/Arancione
Word:1596 
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della ABC che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione appartengono solo a me.” 
Note: Alle solite ero indecisa sul rating della storia quindi chiunque abbia problemi con il giallo non ha che da dirlo!
 


Risvegli difficili
 
 
 
Hoisted sail
Transport me
Bring me within
You wake
                                
           -Jen Bervin
 
 

Labbra contro labbra.
Emma socchiude pigramente lo sguardo quel tanto necessario ad identificare un paio di iridi affilate nel suo campo visivo: “Buongiorno”, biascica rigirandosi nelle lenzuola, la testa che affonda nuovamente nel cuscino.

“Buongiorno…”le fa eco Killian, stringendola di nuovo a sé in un gesto apparentemente distratto che non riesce ad evitarle di sorridere.

“Che c’è?” Soffia direttamente nel suo orecchio, risalendole la schiena con una scia di baci leggeri che in un attimo la convincono a rintanarsi sotto le coperte. Ha la voce ancora roca e un ghigno malizioso stampato sul viso che la dice lunga sulle sue buone intenzioni.

“Killian, ho sonno…” rantola, lanciando uno sguardo distratto ai primi raggi di luce che filtrano dai vetri della Jolly Roger.
Che ore saranno: le sei? Le sette?
Per un attimo l’immagine sconsolata di Henry parcheggiato fuori casa di sua madre in attesa del suo arrivo si materializza davanti ai suoi occhi.

“ Allora Swan...” La presa di Uncino si fa più salda e un attimo dopo lui è sopra di lei, il profilo nudo stagliato nitidamente contro la penombra della stanza. I ciondoli che ha al collo tintinnano appena, le membra sottili tese sotto la pelle guizzante. È bello, bello di una bellezza che per un attimo la lascia lì, intrappolata contro il materasso senza nulla da dire.

Poi la sua mente fa corto circuito. Emma non sa esattamente perché lo stia facendo, né quando esattamente il suo corpo abbia deciso di farlo. Quel che è certo è che l’attimo dopo le loro labbra sono nuovamente incollate: “Qualcuno qui non ha più sonno…” ridacchia Killian lasciandosi attrarre dalle sue braccia e scivolando languido nella sua presa.
Geme appena, le iridi ridotte a due spilli per la sorpresa, quando con un colpo di reni Emma ribalta le posizioni.

Qualcuno qui ha perso la parola…”

Killian ha le labbra arrossate, lo sguardo liquido socchiuso ad un soffio dal suo viso, le braccia ancora allacciate alla sua schiena. Emma lo fissa per qualche istante, stranita, non sapendo esattamente cosa fare.
Da qualche parte nella sua mente una voce le ricorda che Henry è a casa ad aspettarla per far colazione da Granny’s ed andare a scuola.. Ed Emma vorrebbe realmente ascoltarla ma al momento ha la testa così leggera, vuota, da non riuscire ad assecondare nessuna logica sensata.
Come se non bastasse l’altra variabile della sua equazione non ha alcuna intenzione di aiutarla nell’intento: è sufficiente quell’attimo di esitazione perché Killian ribalti nuovamente le posizioni.

“Mi…stai…torturando..” scandisce con un ringhio, riappropriandosi delle sue labbra. Il tocco sui suoi fianchi si fa improvvisamente più possessivo, esigente, il suo sguardo, supplichevole, sembra esser deciso a farle declinare la parola follia in ogni lingua esistente.

Fuoco.
 Le sue dita  disegnano una scia rovente sul suo corpo, facendole tendere ogni singolo muscolo come una corda di violino. Il desiderio è lì, irrefrenabile, impellente. I loro corpi nudi si scontrano, lasciandosi travolgere dal ritmo impetuoso di una sola, unica onda.
Deve fermarsi, realizza Emma boccheggiando sotto l’assalto di Killian. Deve fermarsi finché è ancora  in grado di farlo.

“Henry”, il nome le rotola fuori dalle labbra come una richiesta d’aiuto, che spinge Uncino a staccarsi da lei, allarmato. Ha gli occhi scuriti dal desiderio, e l’espressione corrucciata di chi si sta sforzando in ogni modo di recuperare la lucidità necessaria a seguire un  discorso impegnativo. “Ho promesso ad Henry che lo avrei accompagnato a scuola”.
Le parole precipitano tra di loro come pietre. Il petto di Killian si alza e abbassa furiosamente, mettendo in risalto la muscolatura perfetta e le ossa delle spalle, sottili ed aguzze. Emma rimane ad osservarlo per qualche istante senza sapere bene che reazione aspettarsi.

“Manda un messaggio a Regina”, dichiara poi, indugiando per qualche istante sulla parola ‘messaggio’ come a voler sottolineare di non aver alcuna intenzione di interagire con le strane bizzarrie tecnologiche del suo mondo. Emma vorrebbe ribattere ma l’attimo dopo Killian ha già ripreso la sua lenta tortura, deciso ad ottenere ciò che vuole fino in fondo.

“Non…non posso”, blatera allora a stento, spingendolo con tutte le forze a disposizione contro il materasso. “ Regina è fuori città, è con Robin”.
Uncino alza gli occhi al cielo: “Avvisa tua madre”, le soffia direttamente sulle labbra, facendole accapponare la pelle.

“Non può: deve occuparsi di Neal e di Roland”.

“Swan..” stavolta sono le sue braccia a cingerla in una stretta d’acciaio, le dita della mano sana si appuntano sulla sua pelle in una chiara espressione di non rinuncia: “la tua presenza nel mio letto non è contrattabile”.
Sulle sue labbra si dipinge un sorriso impertinente.

“Avvisa tuo padre, avvisa la nonna, avvisa la ragazza sexy al bancone…” la voce scivola provocatoria sulle ultime parole. Emma vorrebbe protestare, lo vorrebbe sul serio, ma un bacio tentatore la riporta a stringersi al suo petto, precipitandola nuovamente giù nell’Inferno di fuoco delle sue attenzioni.

“Ho giurato di non lasciarti”, lo sguardo ceruleo si accende di una nota calda e sincera: “E non lo farò”.
“Non ti sto chiedendo di lasciarmi. Ti sto chiedendo una tre-“ il trillo fastidioso del cellulare li interrompe come a volersi far beffa delle loro elucubrazioni.

“E’ mio padre”, biascica Emma continuando a leggere e rileggere la manciata di sillabe sul display. È nel panico, completamente nel panico: “Che gli dico?” sembra voler chiedere a Killian il suo sguardo allarmato.

D’altro canto l’espressione che lui le rivolge è di per sé piuttosto conciliante:

“Digli che sei con me. Che hai passato la notte qui”, ribatte tranquillo, scoccandole un bacio casto sulla fronte.

“Non posso”.

“Ok. Digli che sei stata da-“

“Non posso. Prima di aver chiamato al mio cellulare avrà come minimo interrogato il resto di Storybrooke.”

“E va bene…”

 Stavolta Killian sospira appena, lo sguardo stralunato. Si solleva dal letto, iniziando ad aggirarsi per la stanza in un momento piuttosto imbarazzante in cui il telefono continua a strepitare fra le sue mani mentre lei si ritrova persa nella contemplazione di tutt’altro.

“ Emma, tesoro, se continui a guardarmi così non mi aiuti…”Killian le scocca uno sguardo a metà fra il disperato e il malizioso mentre continua a recuperare i vari abiti sparsi sul pavimento tentando contemporaneamente di indossarne una parte.

D’un tratto il telefono smette di squillare. Entrambi si immobilizzano, scrutando con diffidenza l’arnese imputato.

“Forse avrei fatto meglio a rispondere…” azzarda Emma, trascinandosi dietro le lenzuola per unirsi a Killian nella ricerca. Nella sua mente iniziano a dipingersi già i mille scenari possibili, accomunati più o meno tutti dall’immagine di suo padre che al ventesimo secondo di chiamata ha già richiamato Regina a Storybrooke per ottenere un incantesimo di localizzazione ed allertato i nani e Robin per setacciare in lungo e in largo la foresta. O portargli la testa di Uncino, nel peggiore dei casi.

“Forse. Quanto tempo credi ci resti?”

Killian sta tentando di destreggiarsi nervosamente con i bottoni della camicia quando il telefono riprende a squillare.

“È  ancora mio padre”, riprende Emma, disperata. Entrambi trattengono il respiro per un istante, consci di avere in mano le sorti dell’intero Maine: “Se non rispondo potrebbe scoprire l’utile esistenza dell’FBI, o quella del 911, o entrambe”.

“Credo sia meglio che tu risponda”, annuisce Uncino, voltandosi dall’altro lato alla ricerca dei pantaloni.
Passa ancora qualche secondo prima che Emma, preso un grosso respiro, prema definitivamente quel tasto.

“Papà…”

La comunicazione sembra disturbata ed Emma cerca di approfittarne sin da subito per recuperare un po’ di calma e dissimulare l’agitazione del momento. Lo sguardo di Uncino è calamitato su di lei, pronto a cogliere ogni minima variazione della sua espressione.

“Papà..”

Dall’altro lato si sente un fruscio gracchiante, poi un respiro:”Ba-baaaa!!!”

“Pa… Neal!?

Cosa?” Killian aggrotta le sopracciglia, stupito esattamente quanto lei. Dall’altro lato si sente un altro fruscio, poi un vociare confuso, infine: “Pronto?”
La voce di Mary Margaret esita appena, prima di accendersi di un orgoglio inestinguibile del tutto materno: “Emma, tesoro, sembra proprio che Neal abbia appena detto la sua prima parola!” Le grida nell’orecchio iniziando a sciorinarle festante gli enormi progressi di Neal, dipingendo con ammirazione il modo in cui quella mattina la peste è riuscita ad appropriarsi del telefono di suo padre per chiamarla e farle dono della sua prima parola.

“Che cosa ha detto?”

Stavolta Killian esita un po’ a domandarle cosa sia successo quando attacca il telefono. Evidentemente lo sguardo sulla sua faccia deve apparire esattamente per come si sente: shockata.

“Non era mio padre, si trattava di Neal…credo abbia detto la sua prima parola…” mormora confusa, abbandonando completamente l’idea di vestirsi.   

“E…?”

“Niente, a quanto pare Henry è andato a scuola da solo mentre papà è a lavoro”.

“E..?” Lo sguardo di Uncino torna a farsi torbido mentre con un passo colma la breve distanza che li divide.

“Pare che avremo la mattinata per noi”, Emma afferra i bordi della camicia ancora slacciata, poi guardandolo da sotto in su: “Che ne dici, quella condizione è rimasta ancora non contrattabile?” sussurra maliziosa, portandosi ad un soffio dalle sue labbra.

Killian sorride, riappropriandosi di lei con un bacio rovente che sembra dirla lunga sulle sue intenzioni. Le sue braccia la cingono, sollevandola da terra. L’attimo dopo sono entrambi sul letto, le gambe avvinghiate in un groviglio intricato di abiti e coperte, gli occhi dell’uno precipitati nello sguardo d’argento dell’altro:

“Assolutamente” ghigna l’attimo prima che la ragione di entrambi si spenga del tutto per lasciar posto al loro saper rendere tutto perfetto, insensato e bellissimo. Impossibile e innegabilmente improbabile come solo loro sono in grado di essere.
Sempre.

 
  
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