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Autore: _grey    26/10/2015    0 recensioni
Sam e Dean si sono presi un giorno di ferie, Dean ne è entusiasta, Sam un po' meno.
Genere: Comico, Parodia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
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* I personaggi non mi appartengono in quanto realmente esistenti (almeno nella mente di Eric Kripke che è un genio assoluto). Con questa shot non intendo offenderli né ci guadagno qualcosa, quanto ciò descritto non rappresenta la realtà né la vuole rappresentare ed è tutto frutto della mia mente malata.


Winchester day


Incredibile ma vero, Dean e Sam avevano un giorno di riposo.
Se lo erano costruito a forza in verità, lasciando da parte mostri, demoni, leviatani, angeli e chicchessia. Avevano evitato di passare al setaccio l'intera rassegna stampa del continente e avevano deviato alla segreteria telefonica tutte le chiamate in entrata ai loro cellulari.
Un giorno di pace. Un solo, unico dannato giorno di pace.
Il mondo non sarebbe sicuramente imploso per ventiquattro ore di ferie.
Non era nel loro carattere tirarsi indietro e stare a poltrire nell'illusoria fantasia che una giornata di riposo li avrebbe riportati alla lucidità, ma Dean aveva insistito talmente tanto che, alla fine, Sam non aveva potuto far altro che soccombere.
Gli ultimi avvenimenti nella sua mente ne erano stati la riprova, Lucifero che gli cantava orride ninnananne o che faceva scoppiare petardi ad un ritmo incessante ogni cinque secondi per evitargli di dormire, lo avevano portato sull'orlo di una crisi di nervi e adesso, come sempre, suo fratello maggiore era pronto ad accorrere in suo soccorso.
Beh, in realtà aveva già fatto più di quanto avesse anche solo sperato: aveva ritrovato Castiel, il quale si era sacrificato per salvarlo, assumendo la sua stessa pazzia per rimediare al torto che gli aveva fatto sgretolando il muro che Morte aveva innalzato.
Un atto di redenzione e, alla fine, non ci si sarebbe potuti aspettare niente di diverso da quell'angelo cocciuto e altruista.
Comunque, erano appena tornati dalla clinica di salute mentale dove Sam era stato rinchiuso per... E chi lo sapeva, non si ricordava nemmeno più per quanto tempo avesse indossato la divisa bianca senza lacci.
Castiel adesso aveva preso il suo posto e Sam si sentiva grato ma in colpa. Non era giusto, non lo era affatto.
Come al solito Dean, però, era riuscito a rigirare la situazione in suo favore e a trovare il lato positivo anche in tutta quell'assurda vicenda. L'angelo, con l'intera schiera demoniaca e quella celeste alle calcagna, era indubbiamente più al sicuro in quella struttura con Meg che vegliava costantemente su di lui, che nel mondo esterno dove chiunque avrebbe potuto farlo fuori.
Beh, alla fin fine Dean non aveva tutti i torti.

-Hey Sammy, dove sei? Sono andato a comprare un po' di birra.
La porta della baita di Rufus scricchiolò sui cardini arrugginiti, sbattendo forte nell'intelaiatura provata da logorio del troppo uso e uno stivale di Dean comparve nell'arco che dava sul soggiorno.
Reggeva tra le braccia tre cartoni di Samuel Adams e aveva dipinta in faccia l'espressione alla "oggi ci divertiamo".
Che meraviglia, pensò Sam.
Sbuffando riprese a controllare le pagine sul suo portatile, premendo freneticamente le dita sulla tastiera e avvicinandosi sempre di più col naso verso lo schermo.
-Sammyyyy. Si era detto niente lavoro per oggi.
Dean aveva ficcato i due cartoni in frigorifero lasciando il terzo ai piedi del divano sul quale si era sdraiato incrociando le gambe all'altezza delle caviglie. Gli stivali da cowboy dondolavano ritmicamente sopra il bracciolo, una mano con una birra stretta nel palmo si sporse da sopra la spalliera in direzione di Sam.

-Sai cosa sto facendo, Dean?
Si alzò e, facendo il giro del tavolo rotondo davanti alla grande finestra, arrivò al divano afferrando la birra ghiacciata che suo fratello stava continuando a far oscillare a destra e a sinistra e la aprì con l'accendino che aveva in tasca.
-Sto controllando in quanti paesi saremmo ricercati se non fossimo "morti".
La parola "morti" fu esaltata da un plateale gesto con le dita che mimavano il simbolo delle virgolette e che fece scoppiare Dean in una sonora risata.
-Non è una cosa divertente.
Sam tornò a sedersi al tavolo e chiuse il portatile iniziando ad armeggiare con il cellulare, mentre suo fratello gli faceva il verso nascosto dalla spalliera del divano.
-Smettila Dean.
Oh per la miseria, come facesse ogni volta ad accorgersi che lo stava prendendo in giro, per Dean rimaneva un mistero bello e buono.
Probabilmente si conoscevano davvero a fondo e non avevano bisogno di vedersi o di parlarsi per sapere esattamente cosa stesse facendo o pensando l'altro.
-Piuttosto, devi aggiornarmi sui tuoi numeri di telefono. Ho un elenco di trentasette Dean diversi, oltre agli ispettori Smith e Page.
Page. Jimmy Page.
A Dean era piaciuto da pazzi presentarsi con il nome del grande Dio dei Led Zeppelin e di tutto il rock in generale.
Per la miseria, quanto avrebbe desiderato saper suonare il riff di introduzione di Whole Lotta Love. Magari nella vita successiva, se si fosse risvegliato una seconda volta dall'inferno, avrebbe abbandonato la caccia per dedicarsi completamente allo studio della chitarra.
Sì, come a crederci.
-Pronto? Allora, che numeri devo cancellare?
Per l'amor di... Dio.
Sammy quando ci si metteva sapeva essere davvero irritante.
Dean si alzò dal divano puntando i gomiti sulla spalliera e rivolgendo il suo sguardo più scocciato a quel gigante di suo fratello.

-Dobbiamo farlo proprio adesso?
Agitò la birra ancora a metà lasciando ben intendere a Sam che aveva solo voglia di scolarsela per poi passare a quella successiva e che lui avrebbe dovuto fare altrettanto.
Per tutta risposta, Sam agitò allo stesso modo il suo cellulare.

-Trentasette, Dean, trentasette. Sai che incubo tutte le volte che devo chiamarti?
Con un profondo "E va bene", Dean si alzò mettendo in pausa l'episodio pilota di Moonlighting dove un giovane Bruce Willis indossava i panni di uno scapestrato investigatore privato della Blue Moon Investigation, e girando intorno al divano si piazzò accanto a Sam con la mano tesa e il palmo all'insù accanto al telefono che suo fratello gli stava porgendo.
-Mooolto gentile da parte tua.
Il Blackberry passò a Dean, il quale sorrise soddisfatto e, con il piccolo aggeggio elettronico nel palmo, si diresse verso la cucina sotto lo sguardo attonito di Sam che rifletteva sull'eventualità di aver fatto un'enorme stupidaggine a fidarsi così del sangue del suo sangue.
In fondo quando mai Dean aveva fatto qualcosa che non gli andava?
Mai e questa non era che l'ennesima dimostrazione.
Aprì lo sportellino posteriore del cellulare, estrasse la batteria e gettò uno nel bidone dei rifiuti e l'altro nello scarico del lavandino.
Sam per poco non si toccò il petto con il mento da tanto che spalancò la bocca.
-Dean! Ma... Ma...
Suo fratello alzò un indice in sua direzione e facendogli cenno di aspettare, si diresse verso la scrivania dalla parte opposta della stanza.
Aprì prima tutti i cassetti laterali e poi quello centrale, frugando come un forsennato e buttando all'aria tutti i fogli, i diari e i distintivi finti che vi erano contenuti.
Alla fina, con aria soddisfatta e una strana luce che gli brillava negli occhi chiari, ne estrasse un vecchio Nokia 3310 di, forse, dieci o quindici anni prima.
Lo indicò con la mano libera assumendo la tipica posa delle ragazze copertina in bikini che mostrano il prodotto migliore della ditta che le paga e aprì quella sua bocca dalla quale Sam avrebbe volentieri strappato un paio di denti, in un sorriso che sembrava davvero pago e realizzato.
-Stai scherzando vero?
Dean non accennava a muoversi dalla sua posa plastica, anzi adesso aveva anche iniziato ad alzare le sopracciglia a tempo, prima la destra, poi la sinistra.
Se non l'avesse smessa di sorridere prima o poi avrebbe ricevuto un cazzotto.
"Garantito", pensò Sam.

-Oh, senti. Qui c'è solo il mio numero attuale, ti lamentavi tanto, pensavo di averti fatto un favore.
Così dicendo Dean lanciò il vecchio catorcio perfettamente funzionante tra le mani da gigante di Sam che lo afferrò senza nessuna difficoltà e tornò a sdraiarsi sul divano avendo cura di premere il tasto play prima di accomodarsi definitivamente.
-E ora vieni con me a guardare il film o devo risolverti qualche altra questione?
Sorrise mentre accostava le labbra al collo della bottiglia.
Eh già, se c'era uno in grado di convincere quel gran testardo di Sammy quello era proprio lui.
Ne ebbe la certezza quando suo fratello posò le sue chiappe sulla stoffa rossa consunta e allungò le gambe sul tavolino da fumo davanti a lui.
La birra in una mano, il suo nuovo - per modo di dire - cellulare nell'altra.

-Te l'ha mai detto nessuno che sei proprio una gran testa di ca...
Come previsto, Sam si bloccò prima di pronunciare l'orrida parolaccia.
Per diamine, lui aveva studiato a Standford, mica si abbassava a certi linguaggi da bar.

-Di cazzo, Sam. C-A-Z-Z-O. Sì, me l'hanno detto, ma è per questo che sono così attraente.
Sorrise e Sam fece altrettanto.
Il film fu bello, il cellulare senza fotocamera e connessione a internet un po' meno.
Tuttavia Sam non lo avrebbe più cambiato.
  
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