Ringrazio
anche solo chi
legge.
Remake
di Nero segno incancellabile
Scritta
sentendo Sei dentro me + You’ll be in my heart di Phil
Collins.
Le
cicatrici di un figlio
“Quindi
Kamy ha davvero
un altro fratello?” chiese Vegeta. Saltellò dietro
Nappa, camminando sulle
punte degli stivaletti bianchi.
“Sì,
proprio oggi il suo
fratellino è potuto uscire dalla vasca pre-natale”
spiegò l’adulto.
Vegeta
sgranò gli occhi
e mise i talloni a terra.
“Era
quello nella
boccia?” chiese.
Nappa
ridacchiò e passò
la mano sul ciuffo di capelli mori sulla sua testa.
“In
questo momento si
trova nella stanza dei neonati” spiegò. Si
voltò e batté un paio di volte le
palpebre vedendo Vegeta correre lungo il corridoio.
Il
principe dei saiyan
accelerò il passo, svoltò a sinistra e si diresse
verso la sala. Si appiattì
contro una parete vedendo un paio di medici passare. Deglutì
e mise la mano in
tasca, tirando fuori una tessera.
< Chissà
se
funziona ancora la carta che mi ha dato Maestro Aedon > si
chiese. I medici
gli passarono davanti e Vegeta deglutì, riuscendo a
scorgerli fino alle
ginocchia. Si mise a correre nuovamente, stringendo la tessera.
< Vegeta,
ricorda sempre cosa ti ho insegnato e un giorno sarai un grande medico
saiyan,
oltre che un saggio re >. La voce di Aedon risuonò
nella mente del principe
che inserì la tessera.
Una
porta di metallo,
accanto a un vetro che prendeva tutta la parete, si
aprì.
Vegeta
estrasse la
tessera ed entrò, gli scricchiolii prodotti dai suoi
stivaletti risuonavano
ovattati nel reparto neo-natale. Guardò una serie di
neonati, stavano
addormentati riversi su un fianco, avvolti in delle code marroni.
Sentì
gorgogliare e si diresse verso la culla, si affacciò e vide
un bambino dai
capelli lunghi. Gorgogliava, mentre le lacrime gli rigavano il viso. Il
simbolo
reale sulla fronte del principe brillò, Vegeta chiuse gli
occhi venendo colto
da un capogiro ed indietreggiò. Sbatté contro la
culla a fianco, un neonato al
suo interno aprì gli occhi e si voltò verso di
lui.
Vegeta
riaprì gli occhi,
regolò il respiro e si voltò. Vide il proprio
riflesso negli occhi neri di un
neonato dai capelli a cespuglio. Gli sorrise e socchiuse gli occhi.
“Kakaroth,
allora sei
davvero uscito dalla boccia! Finalmente” sussurrò
a bassa voce. Osservò il capo
grande quanto il corpo del neonato.
Kakaroth
sporse il capo,
continuando a guardarlo, batté un paio di volte le
palpebre ingrandendo
gli occhi. Gorgogliò e sorrise, si dimenò,
allungando le mani verso Vegeta.
Questo si sporse in avanti, si mordicchiò il labbro e mise
le mani sui lati di
plastica della culla.
Kakaroth
si aggrappò al
suo collo, abbracciandolo.
Vegeta
sbuffò e lo prese
tra le braccia.
“Sei
deciso, marmocchio,
ma così mi metterai in una situazione non dignitosa per un
principe” si
lamentò. Si voltò e vide che un altro neonato,
nella culla sopra, lo stava
fissando. Non aveva il naso e teneva in bocca la coda,
succhiandola.
Vegeta
abbassò lo
sguardo ed osservò la targhetta.
“Kurin”
lesse. Kakaroth
gli afferrò le guance e le tirò, dimenando la
coda.
Vegeta
ridacchiò.
“Certo
che sei una
piccola calamità, Kakaroth” si lamentò.
Quest’ultimo mise una manina in bocca,
succhiandola e ricoprendola di saliva. Con l’altra
cercò di afferrare una
ciocca di capelli del principe, dimenando la coda.
Vegeta
sentì dei passi e
lo rimise nella culla.
“Ora
devo andare, la
mamma mi aspetta” sussurrò. Evitò che
il neonato lo afferrasse di nuovo ed
indietreggiò.
Kakaroth
singhiozzò e un
paio di lacrime gli rigarono il viso.
“Tornerò
a trovarti, te
lo prometto” sussurrò Vegeta. Si voltò,
stringendo la tessera e si diresse
verso l’altra uscita.
Kakaroth
scoppiò a
piangere, le sue urla risuonarono tutt’intorno e Broly, nella
culla accanto a
lui, scoppiò a sua volta a singhiozzare.
Vegeta
aprì l’altra
porta e scappò via, rimettendo la tessera nei pantaloni.
Rischiò di inciampare
nel proprio mantello rosso.
“Chissà se madre sa come si fanno smettere di piangere i neonati” sussurrò.
*************
“Madre”
sussurrò Vegeta.
Si portò alle labbra la lattina di aranciata e ne
sorseggiò il contenuto. La
donna aprì la finestra della torre, il vento fece ondeggiare
le tendine
candide.
La
regina si voltò,
facendo ondeggiare i vaporosi capelli neri.
“Mentre
venivo qui ho
incontrato padre. Vuole che mi alleni con Lord Freezer”
mormorò Vegeta.
Le
iridi color ambra
della donna divennero liquide. La sua pelle abbronzata fu illuminata
dalla luce
della luna.
“Io
non voglio andare
con lui. C’è Billsama ed io ho paura di quel Dio.
E con Lord Freezer non vi
vedrei più, io voglio continuare ad allenarmi qui”
disse il bambino. Dimenò la
coda, facendo cadere un paio di peli marroni sul letto.
La
donna abbassò il
capo, i suoi occhi si arrossarono.
Vegeta
guardò il viso
della madre e sentì i propri occhi pizzicare.
“Madre,
cosa c’è?”
chiese.
La
madre lo raggiunse e
si sedette accanto a lui, gli passò la mano nella frangetta
di capelli neri.
“Lo
sai che alle volte
non posso essere accanto a te nemmeno quando vorrei, vero?”
chiese. Il bambino batté
un paio di volte le palpebre ed annuì.
“Avrei
voluto tu ci
fossi mentre…” mugolò.
Guardò le proprie mani coperte dai guanti e
rabbrividì.
Sarah
lo abbracciò e lo
cullò.
“…
padre è felice che io
uccida i miei nemici”. Concluse il bambino indurendo il
tono.
La
madre gli baciò il
capo e una lacrima le rigò il viso.
“Voglio
che tu sappia
che, qualunque cosa accada, io ti sarò sempre
accanto” promise.
Vegeta
ricambiò
l’abbracciò e chiuse gli occhi. Si sentirono dei
passi e la donna sgranò gli
occhi, voltandosi.
“Vola
via dalla
finestra, ora” ordinò la donna indurendo il
tono.
Vegeta
sgranò gli occhi
e saltò giù dal letto.
“Cosa?”
chiese.
“Vai”
ringhiò la regina
incrementando l’aura.
Il
bambino annuì e corse
fuori dalla finestra. Avvertì le auree di Zarbon e Dodoria,
seguite da quella
di Freezer, la porta esplose.
“Voi
due cercate il
principe! Io mi occupo di lei” ordinò
Freezer.
Vegeta
accelerò
l’andatura.
“Devo raggiungere la sala del trono. Devo raggiungere padre” sussurrò.
**********
“Padre!
Padre
aiutatemi!” gridò Vegeta. Zarbon lo stringeva per
un braccio, Dodoria gli
teneva ferme le gambe.
Il
bambino si divincolò,
il suo mantello strofinava contro il pavimento.
“Allora
è deciso. Me lo
avete venduto” sussurrò Freezer.
Re
Vegeta era inginocchiato
accanto al changelling. Abbassò il capo ed
osservò il pavimento, rabbrividendo.
“Padre”
implorò
Vegeta.
“Vostro
figlio in cambio
della salvezza della vostra razza, è equo” disse
Freezer.
“È
vostro” rispose il re, curvando le spalle, stringendo le
labbra. Si alzò in
piedi, si voltò facendo ondeggiare il mantello rosso e si
allontanò. Raggiunse
Radish avvicinando le labbra all’orecchio di
quest’ultimo.
“Tuo
padre?” chiese.
Radish si morse l’interno della guancia.
“È
ancora nella vasca della rigenerazione” ammise.
“Allora
scappa, non mi
fido della sua parola. Se tuo padre si riprenderà
attaccheremo insieme,
altrimenti farò solo” bisbigliò con
voce inudibile.
Vegeta
vide il padre
uscire dalla stanza ed iniziò a tremare. Lord Freezer lo
guardò e scoppiò a
ridere. Raggiunse il più piccolo, fece saettare la coda
dietro di sé e aprì le
dita delle zampe inferiori.
“Lo
voglio tra un’ora
nella prigione di pietra sulla mia astronave”
ordinò.
Vegeta
vide al collo di
Freezer la collana di sua madre, sgranò gli occhi ed
iniziò a divincolarsi.
“Dov’è
mia madre?!”
gridò. Frustò il viso di Dodoria con la coda,
lasciandogli un segno nerastro e
si divincolò più forte.
“Mamma!”
chiamò. Riuscì
a liberare un piede ed iniziò a tirare calci ai due
aguzzini, con la mano
libera graffiò il fianco di Zarbon e gli morse il braccio.
Zarbon sgranò gli
occhi, ringhiò e raggiunse Vegeta al petto con
un’onda, facendo perdere i sensi
al bambino.
********
Zarbon
osservò il segno
dei denti sulla pelle azzurra, il suo braccio si era arrossato.
“Quel
selvaggio mi ha
morso. Credi che farà infezione?” chiese.
Dodoria
si massaggiò
l’ematoma sulla guancia rosa, facendo ondeggiare uno strato
di grasso.
“No,
non credo”
biascicò. Si leccò le labbra e sorrise, mostrando
i denti.
“Non
accadrà più. Lord
Freezer lo piegherà”. Aggiunse.
I
due servi di Freezer
si allontanarono dalla porta di metallo sbarrata ed i loro passi si
fecero
sempre più lontani lungo il corridoio.
Vegeta,
dall’altra parte
della porta, ascoltò i suoni farsi sempre più
ovattati. Rabbrividì, sentendo il
pavimento di metallo sotto di lui gelato e si avvolse nel mantello
rosso.
Intravedeva delle sagome nere nell’oscurità.
“Madre”
sussurrò. Le sue
iridi nere divennero gelide e spente. Si voltò verso
l’oblò e vide la torre del
palazzo allontanarsi, pian piano il castello divenne una sagoma
indistinta, la
navicella uscì fuori dalla stratosfera ed iniziò
a vedere il pianeta rosso
natale allontanarsi. Sentì una fitta al petto e si
voltò verso il muro.
“Mamma”
bisbigliò. Sentì
dei colpi di fucile laser, delle urla e il rumore di onde
d’energia. Avvertì
delle urla, dei tonfi e dei passi. Strinse le labbra, le urla si fecero
sempre
più forti e rabbrividì. Vide una lucertola
candida camminare lungo la parete,
era grande quanto il suo indice. La colpì con un ki-blast,
la bestiolina si
dimenò prendendo fuoco.
Il
principe sentì suo
padre urlare fuori dalla porta e guardò la carcassa
dell’animale privo di vita
arrivare per terra con un tonfo. Sentì i passi diminuire e
il rumore di un
portellone metallico che si apriva. Una serie di voci urlarono tutte
insieme,
il bambino strofinò i denti tra loro e si coprì
le orecchie con le mani.
Udì
in lontananza la
risata di Freezer coprire le urla, che si spensero
all’improvviso.
Dall’oblo
venne una
forte luce aranciata, Vegeta si voltò nella sua direzione
socchiudendo gli
occhi. La luce divenne candida e scomparve, su uno sfondo blu-notte
trapuntato
di stelle passò una fascia rosso sangue. Vegeta
rabbrividì e abbassò il capo,
guardando il cadavere annerito della lucertola. Una lacrima gli
rigò il viso
pallido e si deterse le labbra con la lingua. Strinse i pugni coperti
dai
guanti e si avvolse più stretto nel mantello vermiglio.
La
porta si aprì, Vegeta
chiuse gli occhi accecato dal bagliore della luce elettrica. Freezer
scese dal
suo trono volante, entrò e si richiuse la porta alle spalle.
Accese la luce
elettrica della stanza illuminando il pavimento di acciaio e le pareti
di
pietra.
Vegeta
batté un paio di
volte le palpebre e alzò il capo, guardando il suo padrone.
Si alzò in piedi e
fece un paio di passi cadenzati. Abbassò il capo,
digrignò i denti e fletté le
gambe, si mise su un ginocchio inchinandosi e abbassò la
testa.
“Lord
Freezer, vi
richiedo di lasciarmi andare” disse gentilmente.
Avvertì una fitta al petto e
sentì gli occhi pizzicare.
Freezer
ghignò, mostrando
i denti candidi e si accarezzò con l’indice le
labbra sottili.
“Adesso
mi appartieni,
lo sai?” chiese mellifluo. Vegeta si asciugò la
guancia umida e si alzò in
piedi, facendo ondeggiare il mantello. Alzò il capo e
guardò negli occhi
Freezer, osservando le sue iridi rosse luminescenti.
“Da
oggi non sei più un
principe, ma il mio schiavo” sussurrò Freezer. Si
piegò in avanti e graffiò le
guance del bambino, facendogli dei segni sulle guance come i
propri.
Vegeta
sgranò gli occhi
e s’irrigidì, sentendo la pelle bruciare
lì dove le unghie si conficcavano a
sangue.
Freezer
gli accarezzò le
guance insanguinate e Vegeta rabbrividì sentendo le sue mani
viscide. Abbassò
lo sguardo e al collo di Freezer, accanto al medaglione che
rappresentava la
luna della madre, vide il medaglione di suo padre.
“Dove
sono mia madre e
mio padre?” ringhiò. Cercò di colpire
l’avversario con un pugno al viso.
Freezer gli afferrò il pugno e strinse, facendo
scricchiolare l’osso del più
piccolo. Con l’altra mano lo afferrò per i capelli.
“Erano
solo dei codardi,
sono finiti dove meritavano” rispose, mentre le sue iridi
brillavano di color
rosso rubino.
Vegeta
liberò la propria
mano strattonandogliela, Freezer gli strappò il mantello di
dosso, lacerandogli
la stoffa con le unghie, e gli sfilò a forza la battle suit.
“Imparerai
a temerla”
sussurrò Freezer. Strinse più forte i capelli a
fiamma del bambino e gli passò
davanti al viso la punta della coda bianca.
Vegeta
rabbrividì, il
tiranno lo fece voltare e lo immobilizzò, bloccandolo contro
il muro
premendogli il capo contro la parete di pietra.
La
coda di Freezer
saettò e si abbatté sulla schiena del saiyan,
aprendogli un profondo
taglio.
Il
principe ululò di
dolore e la vista gli si appannò.
“Sei
maledettamente
simile a tua madre, nonostante tu abbia la faccia di quel buono a nulla
di tuo
padre” sibilò Freezer.
Vegeta
cercò di morderlo
e ringhiò, mostrando i denti, i segni delle pietre rimasero
impressi sulla sua
guancia.
La
coda colpì altre due
volte, creando il segno di una x insanguinata con una linea retta in
mezzo.
Vegeta
si accasciò
contro la parete, con dei gemiti di dolore.
“Sei
ancora così
piccolo” sussurrò Freezer. Con la coda gli avvolse
il collo e gli passò un dito
sulle tre ferite, sporcandosi il dito di sangue.
“Tre,
per la prima
volta, potranno bastare” sussurrò. Si
portò l’indice sporco di sangue alla
bocca e lo succhiò.
“Queste
tre cicatrici,
ti ricorderanno a chi appartieni” mormorò.
Vegeta
sgranò gli occhi
urlando, il sudore gli bruciava le spalle nude ed era scosso da
tremiti. Scostò
le coperte, sentendo la moglie mugolare e cercò di regolare
il respiro
affannoso.
Bulma
sbadigliò, accese
la luce della lampada e si alzò a sua volta seduta,
voltandosi verso il marito.
Vegeta
socchiuse gli
occhi, cercando di smettere di tremare.
Bulma batté
un paio
di volte le palpebre, vide il viso sudato del marito e lo
osservò rabbrividire.
Si sporse in avanti, gli mise delicatamente le mani sulle spalle e lo
fece
sdraiare sulle proprie gambe.
“È
tutto finito. È tutto
finito” mormorò con tono dolce.
Vegeta
osservò i corti
capelli turchini della moglie illuminati dalla luce della lampada ed il
viso di
lei. Si voltò ed osservò fuori dalla finestra,
tra due nuvole pallide c’era una
luna nera. Chiuse gli occhi, dimenò la coda e le lacrime gli
rigarono il viso.