Midorima è sicuro che ci deve essere qualcosa che non funziona nell’impianto di illuminazione degli spogliatoi della sua scuola, perché non c’è altra spiegazione se non una manomissione nelle lampade al neon per quel riflesso famelico e mefistofelico che intravede negli occhi grigi di Takao ogni volta che incrocia il suo sguardo, questo pomeriggio. Non deve esserci altra spiegazione, perché se il suo ghigno saputo è sentore di qualcosa, come nel corso dell’ultimo anno ha imparato a proprie spese, allora è oltremodo fottuto e non ci sarà niente a salvarlo da una lunga sessione di domande imbarazzanti e fitte di vergogna, nemmeno Akashi e la sua testardaggine assoluta.
-Muoviti a cambiarti, siamo rimasti solo noi- borbotta, preferendo sfilarsi gli occhiali per togliersi la maglia fradicia di sudore. Dovrebbe seriamente farsi una doccia, prima di tornare a casa, ma quella strana sensazione di sentirsi osservato con particolare attenzione dal suo compagno di squadra non l’ha abbandonato neppure un secondo per tutto l’allenamento, e per quanto stupido possa suonare pure a sé stesso, non si è azzardato ad esporsi ulteriormente.
Peccato che quando riesce a sbrogliarsi dalla stoffa, i suoi occhiali sono spariti, così come la sua borsa; e c’è un adolescente molto, molto interessato a spingerlo contro il muro più vicino, ad infilare le mani nei suoi pantaloncini e ad occupare tutto il suo spazio personale con il suo corpo più minuto ma scattante e flessuoso.
-TAKAO! Che diavolo stai…- sbraita, cercando di spingerlo via per le spalle. Ma le sue proteste muoiono in un rantolo strozzato, quando una mano dalle lunghe dita appena callose si chiude attorno al suo sesso, stringendolo piano.
-Shin-chaaaan- e la sua voce è morbida, mentre cantilena al suo orecchio e il suo corpo si tende per raggiungere il suo viso, la bocca che si chiude sul collo e poi sulla piega della mandibola abbandonata e fiacca - Ho visto il modo in cui mi guardi quando credi che non me ne accorgo -
“Quale modo?” strilla indignata la parte razionale del suo cervello, quella che ancora ha parecchie rimostranze all’idea di quel che sta succedendo. Ma Midorima non è sinceramente sicuro di come comportarsi, a questo punto, lasciandola sbraitare in un angolo della sua testa e dando ascolto invece a quella vocina che gli dice di accontentare Takao e piegare la testa per aprire le labbra e premerle contro le sue, e stringere forte le dita tra i suoi capelli neri per assecondare quella follia che sa benissimo di aver desiderato in cuor suo, nel buio della sua camera. Perché quando la accontenta, e Takao lo ricompensa con un gemito morbido, allora lasciarsi andare diventa meno difficile e più, semplicemente, meraviglioso.