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Autore: Huntress Allison    27/10/2015    2 recensioni
- Non era la prima notte che si recava fin lì, non sarebbe stata neppure l’ultima. Non l’aveva mai detto a nessuno, ma spesso andava a far visita alla sua tomba, soprattutto verso quell’ora così tarda. Le restava vicino, provava a parlarle, anche se si rendeva conto che non avrebbe ricevuto nessuna risposta. -
Una "what if" nel caso fosse possibile la presenza di fantasmi non prevista nel telefilm, non così, ma sarebbe bello assistervi.
Ship presenti: Lievi accenni di una possibile, stroncata purtroppo, Dallison. Allydia friendship.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Allison Argent, Lydia Martin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I wish I could have helped you.

❝It's been a long day without you my friend. And I'll tell you all about it when I see you again.❞

L’aria era gelida quella notte, Lydia lo sapeva, si stringeva nella giacca che aveva portato ma non sembrava intenzionata a lasciare il cimitero. Non ancora almeno. La temperatura non sembrava farla desistere dal tornare indietro e neppure il buio ormai più che prossimo. Era anche da sola, non aveva detto a nessuno dove sarebbe andata e spesso rivolgeva qualche occhiatina nervosa intorno a sé, era stato un anno complicato, non era in grado di difendersi come nessuno dei suoi amici e si sentiva in colpa per le conseguenze di questo. 
Invece il cimitero era tranquillo, non avrebbe ricevuto nessuna sorpresa, gradita o meno. Neppure la visita che sperava di vedere, una parte di lei non avrebbe voluto sapere il fantasma di Allison ancora lì, mentre d’altra parte avrebbe voluto parlare con la sua migliore amica - che considerava ancora tale nonostante non fosse più presente tra le persone vive - e parlarle, riuscire a dirle addio. Il nogitsune le aveva negato questa possibilità e non c’era stato più modo di rivolgerle la parola. L’ultima volta che le aveva detta era stato un messaggio che la giovane Argent aveva ignorato, un avviso di non andare a salvarla, sapendo cosa sarebbe accaduto e si pentiva di non essere riuscita a fare qualcosa di più concreto. Se non fosse stata rapita, se fosse riuscita… c’erano tanti “se” e nessuno di questi sembrava avere niente che riuscisse ad aiutarla a sentirsi meglio.
Non era la prima notte che si recava fin lì, non sarebbe stata neppure l’ultima. Non l’aveva mai detto a nessuno, ma spesso andava a far visita alla sua tomba, soprattutto verso quell’ora così tarda. Le restava vicino, provava a parlarle, anche se si rendeva conto che non avrebbe ricevuto nessuna risposta.
Inoltre, quella era una data importante, Allison se fosse stata viva avrebbe festeggiato finalmente diciotto anni e sicuramente Lydia avrebbe organizzato una delle sue feste, qualcosa di grandioso come solo a casa Martin si poteva vedere. Sapeva che era così che si parlava delle sue feste a scuola e solo di recente avevano smesso di esserci, quando la sua vita era mutata, peggiorando per molti tratti, come in quel caso. 
Avrebbe davvero desiderato tornare indietro ed invertire la situazione, riuscire a convincerla a non fare niente di avventato o trovare un’altra soluzione, qualsiasi cosa potesse essere adatto, non sapeva cosa ma un qualsiasi espediente che le impedisse di trovarsi a fare visita alla tomba di una persona a cui voleva bene. Dopo era morto anche Aiden. Era stanca di perdere persone a cui teneva.
Prese un sospiro, sofferto, togliendo i fiori vecchi di un paio di giorni dal vaso e sistemando quelli nuovi che mise in una busta per poterli gettare via. Erano un tipo di fiori costoso ma che, purtroppo, sembravano avere anche una vita alquanto breve. C’era qualcosa di sofferto in questo ma non per i fiori, per il concetto in sé.
Si premurò di sistemare i fiori, prima di inginocchiarsi, sedendosi successivamente ignorando i vestiti a rischio di sporcasi, sarebbe rimasta lì per almeno un’altra mezz’ora. Si schiarì la gola e cercò di reprimere le lacrime. Era ancora strano iniziare un discorso, una volta intuito che nonostante le sue capacità di banshee, non ci sarebbe stata la sua amica ad ascoltarla, eppure parlava ugualmente all’aria sperando di essere sentita da lei, ovunque fosse.
«Pensavo… visto che oggi è il tuo compleanno, che dovevo portarti dei fiori più belli del solito. Sai, come regalo.» sapere che non c’era nessun altro in giro oltre lei, l’aiutava particolarmente a non preoccuparsi di essere sentita. Lydia Martin aveva un carattere particolare e non si poteva dire che fosse aperta o disposta ad affezionarsi a chiunque.
«Non succede tutti i giorni di compiere diciotto anni.» prese un respiro profondo, rendendosi conto che quella frase non aveva senso e portando alla mente il ricordo per cui la sua amica non avrebbe potuto davvero compiere la maggiore età, c’era rischio che la rossa iniziasse a piangere. Accadeva spesso quando si trovava lì.
Sfiorò con le dita la scritta “16 ottobre 1997” impressa chiaramente, ancora con caratteri recenti, sulla tomba dell’amica. Prese un altro respiro profondo e socchiuse gli occhi per un attimo.
«È passato così tanto tempo da quando… sei scomparsa ma sentiamo la tua mancanza come se fosse trascorso soltanto un giorno. Scott sta bene, gli manchi ma sta bene.» aveva ripetuto l’ultima parte ma stava cercando di parlarle - se così si poteva dire - distrarsi dal piangere ma era difficile. La sensazione di avere il respiro mozzato. Perdere Allison era stato un duro colpo per lei, era la sua migliore amica, era una sorella e sapeva che, nonostante le differenze tra loro, che ci sarebbe sempre stata, l’avrebbe sempre protetta. E la sua presenza, tutto ciò, era venuto a mancare.
Iniziarono a scorrere lacrime silenziose, mentre la sensazione invece di calmarsi si accentuava. Scelse di ignorarle, provando anche a reprimerle dapprima ma senza successo, e riprese a parlare: «Perfino qualcuno che non ti aspetteresti mai sente la tua mancanza: Derek Hale. L’ho visto casualmente da queste parti quando credeva che non ci fosse nessuno e non sembrava aver preso bene l’idea di essere visto.» aggiunse, si era sentita sorpresa nel vedere il licantropo musone e brusco con tutti apparentemente sofferente per la mancanza della cacciatrice. Era stata una sorpresa che non si era aspettata di notare.
«Sto… provando ancora a contattarti, invano, senza sapere come fare per parlare con te.» si ritrovò a cambiare bruscamente argomento, «Ho questi… assurdi poteri di sentire le morti, urlare e ho voci estranee in testa che… vorrei mandare via, ma non riesco a mettermi in contatto con nessuno che ho perso. Sono una tale incapace e non posso studiare, non ho niente che si possa memorizzare, nessuna nozione. Non so cosa fare… vorrei solo un segno che sei qui e mi senti, che stai… ascoltando quello che dico. Solo un piccolo segno: vento freddo, una corrente gelida, qualsiasi cosa tu preferisca, Allison, ma ti prego… fammi capire.» a quel punto stava singhiozzando in un modo che non avrebbe ritenuto molto dignitoso per sé stessa ma neppure le importava, avrebbe davvero avuto bisogno di sentire vicino la sua amica, anche solo un’ultima conversazione per quanto breve.
«Vorrei dirti… quanto mi… dispiace non essere riuscita a fare nulla per aiutarti. Riuscire a dirti addio e sapere che ovunque tu sia, stai bene.» le parole sembravano come un fiume in piena, una volta rotti gli argini di una metaforica diga, il dolore era venuto fuori sopraffacendola con orrendi singhiozzi. Smise di parlare solo perché non le riusciva fare entrambe le cose e soffiò un attimo il naso, prendendo un respiro profondo.
Iniziò a sentire uno strano freddo e fu come avere una mano poggiata su una spalla. Si zittì e fermò del tutto, anche in parte allarmata e per i suoi buoni motivi. Si chiedeva cosa sarebbe successo e la vide materializzarsi di fronte a sé, chiedendosi se si fosse addormentata, sfinita, a causa del pianto sofferto oppure stesse immaginando tutto a causa di ciò che desiderava accadesse. Non sapeva se credere in una delle due cose o confidare che quanto stava accadendo fosse tutto reale, ma crederci e scoprire in seguito che era tutto falso sarebbe stato peggiore. Eppure doveva ricordarsi dove si trovavano, qual’era la cittadina su cui era situato quel cimitero e bastava questo per renderla più propensa a crederci.
Osservò incredula la figura di Allison, seppur spettrale davanti a sé, come banshee non sapeva neppure se fosse possibile o avesse scelto lei di farsi vedere.
La giovane Argent appariva dispiaciuta per il dolore che aveva causato all’amica e non sapeva come poterlo lenire, in nessun modo, ma aveva scelto di farsi vedere da lei. Prima non vi era riuscita in nessun modo e ogni tentativo era andato a vuoto. 
«Lydia, sono io.» le disse, «Sento sempre quello che dici, ogni parola.» le parole non giunsero da lontano, come la banshee si aspettava, e non arrivarono confuse alle sue orecchie, come accadeva con le voci indistinte che avvertiva quando sapeva che i suoi poteri erano nella loro fase peggiore. Niente di tutto ciò ma era ancora incredula, tanto che aveva perfino smesso di singhiozzare o di parlare, qualsiasi cosa, si era fermata e la guardava.
«Non hai un allucinazione.» aggiunse Allison, sospettando che la ragione per cui la guardasse perplessa, fosse proprio quella.
«E so che se poteva esserci una persona in grado di mermettermi di essere vista: potevi essere soltanto tu.» era ancora la cacciatrice a parlare e Lydia prese un fazzoletto reprimendo altre lacrime che potevano insorgere indesiderate.
«Come hai fatto? No, non credo di voler parlare di questo.» Lydia scosse il capo cambiando idea, sospettava che il suo tempo fosse limitato e potevano parlare di qualcosa che non fosse la spiegazione della sua presenza lì.
«Non avrei potuto risponderti, Lyd, ci sono riuscita e basta.» scrollò le spalle, «E non devi darti la colpa per nulla, ho fatto una scelta e non tornerei indietro per niente al mondo.» Allison fu abbastanza chiara nel dirle questo e se si fosse ripetuto tutto sarebbe tornata indietro. Lei era nei guai e non avrebbe mai agito differentemente, neppure se l’avessero costretta a restare a casa o suo padre l’avesse chiusa nel garage.
L’amica non disse ancora nulla, così riprese a parlare: «Sono contenta che gli altri siano felici e che Scott lo sia, lo meritate.» aggiunse, fino a quel momento Allison non aveva potuto parlare con la consapevolezza di essere sentita e rispondeva a quanto le era stato detto poco prima.
«E Derek…» Allie rimase in sospeso quella frase per un attimo ma scosse il capo. Lydia le rivolse un’occhiata interrogativa ma non fece domande, anche se sospettava ci fossero parole sospese non pronunciate per un motivo, chissà quale ma scelse di lasciar stare. Anche se poteva esserci qualcosa tra loro, non sembrava che per l’amica potesse essere un argomento di cui poter parlare e Lyd preferiva non infierire ulteriormente.
«Eppure ci manchi, anche a lui, a tutti noi. Anche a tuo padre. Poteva esserci davvero un altro modo.» la rossa insisteva su questo, avrebbe accettato un qualsiasi compromesso pur di farla tornare indietro e darle la possibilità di vivere. Non sapeva se il semplice egoismo di riavere la sua migliore amica, ma sicuramente c’era anche una buona parte di questo.
«Non lo so, forse. Ora state bene, è servito a tanto.» Allison parlava del suo sacrificio, era servito a tutti loro. La giovane banshee fece per dirle qualcosa, quando la sagoma di Allison iniziò a mostrare segno di voler sparire, la sua presenza incorporea aveva dato l’idea di un qualche tipo di interferenza, come se rimanere lì, visibile agli occhi di una banshee, le costasse molto sforzo.
«Devi già andare via?!» le parole suonarono allarmate perfino a lei. Sapeva che avrebbe dovuto dirle addio e prepararsi a non vederla più ma non sapeva che avrebbe dovuto farlo così presto e non era ancora pronta. E non era riuscita neppure a chiederle cosa la trattenesse lì o se potesse spostarsi in qualche modo, senza sostare come uno di quei fantasmi che si legavano ad un luogo o al mondo dei vivi soffrendo ancora di più.
«Temo di sì, ma ci rivedremo, ogni volta che verrai qui, anche se non riuscirò a rendermi visibile. Sarò qui e ti ascolterò.» la cacciatrice non le stava dando false speranze che non poteva permettersi ma era la semplice verità, anche se avrebbe voluto dirle che si sarebbero viste sicuramente, per alleviare il dolore che vedeva nello sguardo di Lydia e la conosceva così bene, sapeva che non era facile scorgerlo.
«Ti voglio bene.» le sussurrò Lydia, il tono di voce rivelava un dolore che tentava di trattenere e possibili ulteriori lacrime ma le stava bloccando.
«Ti voglio bene anche io.» le rispose l’amica, «Vivrai Lydia Martin, anche senza di me nella tua vita. Vivrai e sarai felice, sei sempre stata la persona più intelligente che io abbia mai conosciuto e lo sarai sempre.» erano parole all’apparenza un po’ melense ma vere. Voleva far capire alla sua amica che poteva farcela anche senza di lei, sapeva che prima di sparire aveva bisogno di sentirselo dire. Non riuscì ad aggiungere altro, scomparve alla sua vista e Lydia tornò ad essere, apparentemente, sola ma consapevole che poteva essere sentita da lei.




Note: Chiedo perdono, non sono riuscita ad aggiornare più ultimamente, poi mi sono messa a scrivere questa, non so se stupenda ma spero vagamente passabile. Anche come una sorta di “regalo prima parte” per il compleanno di un’amica, anche se avrei dovuto essere più veloce di così e mi scuso di nuovo. 
È anche per un’altra amica, per via di Lydia e la sua attrice, che non so se mi vorrà picchiare o piangerà per aver letto questo. Non so in cosa sperare!

  
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