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Autore: LisaIreneSciacca    28/10/2015    0 recensioni
A mio padre piaceva portarci sulle colline. Non scendevamo mai dall'auto, ma il panorama era davvero bello. Sembrava quasi un dipinto. Cielo azzurrissimo e limpido. La steppa gialla e rossa da cui spuntavano ulivi dalle grigie foglie, brillava di luce propria. Non era la prima volta che lo ammiravo, ma ne rimanevo ugualmente incantata.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Piano 1
Da piccola adoravo l'estate.
"Francesca hai preso la crema solare?"
"Si, mamma!"
Giravo per casa. Entrando in ogni stanza e guardandomi attorno. Non dovevo dimenticare niente. Quando si va in spiaggia ogni piccola cosa è di sua vitale importanza.
"Forza andiamo, papà e Marco sono già in macchina"
Passammo prima a prendere la zia. Vivevamo in una città costiera, quindi la suspense era davvero poca, ma la gioia era sempre immensa.
Appena arrivati, io e mio fratello, posavamo le borse che c'erano state affidate, lanciavamo via i sandali e correvamo verso il bagnasciuga. Saltellavamo nell'acqua gelata del mattino e poi al richiamo di nostra madre andavamo a mettere la crema solare.
Costruimmo un castello di sabbia. Mio fratello era più piccolo di me e i castelli di sabbia lo entusiasmavano. Gli piaceva pensare di essere un cavaliere il cui compito era quello di proteggere il castello. Poi arrivava il mostro marino. Mio padre usciva correndo dall'acqua e calpestava il castello distruggendolo. Noi scappavamo sul bagnasciuga e lui ci rincorreva. Di tanto in tanto calciavamo l'acqua cercando di far schizzare l'acqua verso mia padre. Lui indietreggiava facendo finta che lo bruciasse. A mio fratello non piaceva vedere il suo castello in macerie, ma giocare con mio padre non aveva prezzo.
Mi piaceva molto nuotare con i miei occhialini. Mi tuffavo facendo piccole immersioni. Scrutavo il fondale curiosa. Ma quello che più adoravo era galleggiare. Mi rilassava in modo assurdo. Potevo rimanere anche ore a galleggiare sul pelo dell'acqua. Quel giorno però fu l'ultima volta. Non ho più nuotato da allora.
Prendevo il solo sdraiata sulla spiaggia insieme a mia zia e un piccolo scarabeo nero esce fuori dalla sabbia e sale sulla mia asciugamano. Ho sempre pensato che fossero molto sbadati. Gironzolano sulla spiaggia e poi finiscono sull'asciugamano di qualcuno. Gli accarezzavo il dorso liscio e lucido. Il suo colore nero spiccava in mezzo a tutto quel giallo.
E poi all’improvviso Paf! La mano di mia madre era ancora rigida per aria. Urlavano ,ma non riuscivo a sentirli. Solo il suono dello schiaffo mi raggiunse. Mio padre spinse mia madre a terra e lei ricambiò non appena in piedi. Mia zia si alzò di scatto e corse a fermarli.

Piano 4
A mio padre piaceva portarci sulle colline. Non scendevamo mai dall'auto, ma il panorama era davvero bello. Sembrava quasi un dipinto. Cielo azzurrissimo e limpido. La steppa gialla e rossa da cui spuntavano ulivi dalle grigie foglie, brillava di luce propria. Non era la prima volta che lo ammiravo, ma ne rimanevo ugualmente incantata.
Le stradine non erano asfaltate e spesso mio padre doveva serpeggiare per evitare buche o sassi. Risalendo la collina lo spettacolo faceva venire i brividi. Le strade non avevano barriere di sicurezza ed erano molto strette. Sporgendosi di poco dal finestrino riuscivo a vedere lo strapiombo. Era elettrizzante guardare di sotto. Il vuoto sotto di me... era magnifico. Faceva un pò paura, ma non riuscivo a farne a meno. Mio padre raggiunse uno spiazzo soleggiato. Faceva davvero caldo in quella macchina anche con i finestrini aperti. L'aria condizionata era un optional ai tempi, credo.
Mio padre premeva piano l'acceleratore e avvicinava la macchia al bordo della strada.
"Amore che fai?"
Mia madre lo guardava preoccupata.

Piano 7
Il paraurti della macchina aveva superato il bordo.
"Ora ci buttiamo" - disse mio padre ridendo.
Inserisce la retromarcia. Mia madre iniziò a ridere piano. Indietreggiò e poi si mise di nuovo sul bordo ridendo. Lo fece più volte e noi ridevano sempre. La mia risata era un pò strozzata. Sarebbe bastato un soffio e saremmo finiti sul fondo. Mio fratello giocava con il suo peluche ignorandoci.
Poi d'un tratto, mio padre cambiò espressione. Divenne molto serio e avvicinandosi al limite per l'ennesima volta disse:
"Ora ci buttiamo"
Una smorfia di terrore attraversò il viso di mia madre.
Io mi sentii vuota per un istante e poi come sprofondare nel sedile. Il cuore mi batteva forte e aspettavo con ansia che uno dei miei genitori cominciasse a ridere.
Spostai lievemente lo sguardo su mio fratello. Continuava a giocare come se nulla fosse. Poi finalmente mio padre rise sonoramente facendo retromarcia, si giro un attimo a guardarmi e accennò un sorriso abbassando lo sguardo.
Mia madre rise forzatamente e senza guardare mio padre disse:
"Caro sei tremendo"

Piano 9
In estate è bello anche sonnecchiare davanti alla televisione annoiandosi. Guardi di tutto, ma non presti attenzione a nulla. Specialmente quando i cartoni animati non sono in onda. Mio padre ci chiese se avevamo voglia di gelato. Mio fratello saltellando sul divano rispose di si. Io annui e mio padre mi accarezzò il capo e uscì di casa.
Mia madre corse da noi. Ci guardò un attimo e poi andò subito via chiudendo la porta dietro di sè. Faceva così solo quando preparava qualche sorpresa. Curiosa, aspettai un paio di minuti e poi aprii piano la porta senza farmi sentire. Mia madre era in camera sua che preparava una valigia.
Andiamo forse in vacanza? - pensai.
Richiusi piano la porta convinta che sarebbe stata una serata fantastica. Tornai sul divano vicino Marco.
"Facecca hai visto che bello?"
Indicava la televisione sorridendo. Nonostante l'età parlava benissimo. Solo il mio nome non sapeva pronunciare correttamente. La cosa mi faceva arrabbiare, ma adesso pagherei per sentirmi chiamare così.
"Francesca! E' questo il nome, stupido! Fran-ce-sca"
Lo punzecchiavo con le dita e lui rideva.
"Ho sete"
Mi guardava con i suoi occhioni dolci. Allora mi alzai e andai in cucina. Vidi mia madre nel balcone che alzava la valigia. Non capivo cosa stesse facendo e allora corsi da lei. Quando la raggiunsi aveva appena gettato di sotto la valigia. Era finita sul tetto della macchina di mio padre. Lui era li vicino che urlava qualcosa a mia madre. Non ricordo le parole, ma aveva un sacchetto in mano. Mio padre entrò dal portone e cercò di aprire la porta di casa. Era chiusa con un ferretto dall'interno. Mia madre mi ordinò di tornare in salotto e dopo varie urla sentii dei colpi fortissimi.
"Boom! Boom!" - esclamava mio fratello.
È cosi bello non capire. Mio padre batteva i pugni sulla porta e insieme a mia madre urlava. Non riesco proprio a ricordare quello che dicevano. Nonostante rimasi in piedi dietro la porta del salotto ad ascoltare, oggi non è ricordo più nulla. L'attesa sembrava interminabile. Poi finalmente la porta si aprì e vidi mia zia che sorrideva. Mi abbracciò e mi disse che era tutto apposto. Andammo in cucina per mangiare il gelato che aveva portato mio padre.
"Si è un pò sciolto, ma è buono lo stesso vero?" - chiese nostra zia senza mai smettere di sorridere.
"Siiiii" - rispose mio fratello allegro.
La zia è una persona davvero buona, ci voleva tanto bene. Vedendomi ancora scossa, mi prese la mano che avevo appoggiato sul tavolo e mi disse:
"Porti sempre con te il cellulare vero? Per qualsiasi cosa puoi sempre chiamarmi. Anche se sei solo triste, non farti problemi a chiamarmi, capito?"

Piano 11
Mio padre premette l'acceleratore e la macchina cadde giù. I nostri corpi si sollevarono dai sedili e levitarono nel vuoto. Un attimo dopo Crash! La macchina si accartocciò sul fondo del precipizio e io mi svegliai in un bagno di sudore. Quell'incubo non voleva abbandonarmi. Ogni notte era così, poi mi alzavo dal letto per andare in bagno a sciacquarmi la faccia. Ma una notte vidi che mio padre dormiva sul divano. Nonostante i continui litigi, capitava raramente. Dal divano si vedeva bene tutto il corridoio, quindi se si fosse svegliato mi avrebbe vista.
Mi nascosi dietro la porta di camera mia. Avevo paura che mi scoprisse. Non ne avevo alcun motivo, ma capire quello che ci passava per la testa da bambini è sempre stato arduo. Da dietro la porta mi feci coraggio. Due belle pacche sulle guance e aprii decisa. In piedi di fronte a me c'era mio padre. Tremavo leggermente. Lui mi sorrise e mi accarezzò la testa con fare assonnacchiato. Io chinai poco la testa e corsi in bagno chiudendo velocemente la porta dietro di me.
Temevo mio padre. Non ho ancora capito perché.

Piano 14
Durante il weekend tornammo sulla collina. Non ne ero contenta per niente e dopo ne fui ancora meno. Mi mantenevo lontana dal finestrino e speravo con tutta me stessa che mio padre non rifacesse il "giochino" della volta precedente.
Tornammo di nuovo in quello spiazzo e io e mio fratello scendemmo dall’auto insieme a mio padre. C’era un bel cespuglio di margherite lontano dai bordi.
"Raccoglietene tante per mamma e papà e non muovetevi da qui"
Contendi incominciammo a cercare quelle più belle e colorite. Mio padre tornò in macchina e rifece quel gioco. La macchina faceva avanti e indietro lentamente. Ero contenta che ci aveva fatto scendere, anche se ripensandoci adesso, non sarei dovuta scendere.
Marco trovò una farfalla bianca. Raccolse il fiore su cui era posata e lei rimase immobile. Non credeva ai suoi occhi.
"Lo faccio vedere alla mamma!" - disse correndo verso la macchina gioioso.
Mi girai verso di lui e cercando di fermarlo gli dissi: "No, papà ha detto che non..."
La macchina cadde giù e mio fratello gli corse dietro urlando. Allungai la mano come per afferrarlo, ma mi sentii incollata al terreno. Non riuscii a fare neanche un passo. Perché? Perché non sono corsa da lui per fermarlo? Paralizzata da non so cosa... forse terrore, forse sconcerto.
Vidi Marco andar giù con ancora il fiore in mano. La farfalla volò via. Sentii il rumore metallico della macchina che si schiantò. Caddi in ginocchio. Iniziai a tremare e poi la mia mente si annebbiò. Forse urlai, forse piansi. Sono solo certa di aver chiamato mia zia.
"Mamma e papà sono... E anche Marco..."
Non aggiunsi altro, dopo non so quanto tempo arrivò mia zia insieme alla polizia.

Piano 15
Vivo con lei da allora... Ma perché sto ripensando a tutto questo ora? Devo sbrigarmi, non ho tempo per i ricordi estivi. Oggi ho un importante colloquio per una grossa azienda. Possiede un intero palazzo alto 20 piani solo per i suoi uffici. Sarebbe fantastico se mi assumessero! Mhh, che dolore! Mi fa male la testa. Mi sento pesante… cosa mi sta succedendo?
Apro gli occhi. Sono in una camera d'ospedale? Cosa ci faccio qui? Mia zia e accanto al mio letto.
"Cosa sta succedendo?"
"Ti sei svegliata finalmente, tesoro. Non ricordi, vero?"
Si fermò un attimo , fece un lungo respiro.
"Sei andata al colloquio, ma hai preso l'ascensore di vetro. Non avresti dovuto..."
"Non è possibile che io sia salita su quell’ascensore e non capisco cosa c’entri con l’ospedale"
"Hai vomitato e hai avuto un attacco di panico, poi sei svenuta e hanno chiamato l’ambulanza. Ti ho raccomandato mille volte di non…" Adesso ricordo. Ero in ritardo e portavo i tacchi. Entrai correndo nella hall, ignorai anche la ragazza alla reception. Vidi l'ascensore e mi ci fiondai dentro. Era di vetro.
"Se mi assumono, vedrò sicuramente un bel panorama tutti i giorni"
Premetti il bottone con scritto sopra 15. Solo in quel momento realizzai che avevo fatto la cosa più stupida possibile. Ma ormai le porte si erano chiuse. Appoggiai la mano, come per reggermi e sentii il vetro freddo come non mai.
E poi il vuoto.
Mio padre mi spaventava. Non voleva farmi del male, ma che senso ha se adesso ho solo il vuoto…
   
 
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