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Autore: Midori No Esupuri    28/10/2015    2 recensioni
[WARNING: MYSTRADE // FLUFF]
"Non guardarmi, Gregory. Non capisci che non posso, non riesco ad accettare questo corpo orrendo che mi ritrovo?"
Difetti fisici insormontabili, brutti ricordi, e un amore capace di scaldare il più gelido dei cuori.
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Dal testo:
-Nemmeno questi vizio ti abbandonerà mai, vero?
Quasi saltò sul posto, trovando la figura ancora assonnata di Gregory appoggiata contro la porta della cabina armadio, aperta.
-Gregory!- annunciò, spostandosi dietro il tavolo scuro. Lo yarder alzò un sopracciglio.
"Non guardarmi." pensava, frenetico. "Non guardarmi, Gregory."
Come poteva lasciare che il compagno sfiorasse con lo sguardo quelle membra flaccide, senza un minimo di eleganza, così chiare da illuminare quasi la cupa stanza in cui si trovavano? Come?!
-Seriamente, Mycroft... Prendi troppo sul serio questa faccenda, dovresti smetterla.
"Smettila, vattene, per favore..."
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pall Mall alle sei e trenta del mattino era un luogo quasi mistico: illuminato dai raggi aranciati dell'alba, il colore bianco panna delle mura eleganti assumeva una sfumatura particolare e il cancello antracite brillava quasi di luce propria, come i colorati e curatissimi fiori del giardino all'inglese. All'interno regnava una calma piatta, non si sentiva il minimo rumore, perchè gli unici presenti nella villa erano ancora addormentati. O meglio, uno solo di loro, mentre l'altro sembrava adorare la vista del compagno perso nel mondo dei sogni, che puntualmente annunciava di aver dimenticato ogni mattina. Gregory non aveva una memoria così efficiente, a differenza del potente ed elegante compagno Mycroft, in grado di ricordare ancora le frasi dei libri del padre, letti sulla soglia dei dieci anni.
La sveglia non aveva avuto il tempo di suonare, visto che l'uomo l'aveva spenta pochi minuti prima dello scoccare delle sei e trenta per non far sussultare il compagno. Gregory dormiva ancora, russando leggermente, e Mycroft resisteva persino all'impulso di toccarlo, di percorrere la mascella squadrata o i capelli sale e pepe, o il collo scoperto che sbucava dalle coperte ricamata. Lo guardava, semplicemente.
-Te lo toglierai mai questo vizio?
Scosse la testa sul cuscino.
-Temo di no, Gregory.
-Non voglio alzarmi... Che ore sono?
Gli occhi nocciola dello yarder si aprirono con evidente fatica, lucidi dal sonno, e Mycroft gli permise di abituarsi alla penombra della camera prima di rispondere.
-Le sei e trentasette, sono già in ritardo.
-Tu sei pazzo.- biascicò l'altro, scomparendo nelle coperte. Tipico.
Non era mai troppo contento di iniziare una nuova giornata, Mycroft immaginava fosse normale vista la manica di idioti con cui si ritrovava a lavorare per tutto il tempo... Come poteva resistere in quell'ufficio pullulante di teste vuote? Non lo sapeva, ma al momento la questione era un'altra, completamente differente. Si alzò, assicuratosi che Gregory fosse voltato dall'altra parte e di nuovo addormentato, strisciando fuori dal letto e dirigendosi in bagno, dove la sera prima aveva preparato l'intimo da indossare. Aveva questo rituale, sin dall'adolescenza, di cambiarsi d'abito sempre chiuso in una stanza, che fosse il bagno della palestra scolastica, quello del conservatorio, quello di casa e, adesso che abitava da solo, della cabina armadio. Quando Gregory si era trasferito a Pall Mall, dopo l'inizio della loro relazione più intima, le cose non erano certamente cambiate: nonostante lo yarder provasse più volte a convincerlo che lo trovasse bello, Mycroft non voleva saperne di ascoltarlo e tornava a cambiarsi in una qualsiasi delle stanze in cui l'altro non potesse trovarlo.
La causa?
Il rifiuto per il suo corpo.
Le aveva provate tutte, aveva sopportato diete di sole verdure, di un solo pasto al giorno, liquide, miste ad esercizio fisico, ma sembrava essere tutto estremamente vano. Il suo peso corporeo non scendeva se non qualche chilogrammo, ma sostanzialmente restava ripugnante, flaccido, bianco e molle come una mozzarella... Come erano soliti descriverlo i suoi adorabili vecchi compagni di scuola.
Maledetti, per poco non li aveva esiliati tutti, una volta raggiunto il suo attuale potere. Poi aveva pensato che non ne valesse la pena, e non avrebbe comunque risolto nulla.
Sospirò, scorrendo con la mano sulla stoffa dei completi ordinati secondo la stoffa ed il colore, scegliendone uno verde bottiglia sufficientemente leggero per non farlo soffocare sotto il cappotto. Lo sfilò accuratamente e lo posò sull'appendiabiti, passando a scegliere una cravatta che vi si abbinasse alla perfezione.
-Nemmeno questi vizio ti abbandonerà mai, vero?
Quasi saltò sul posto, trovando la figura ancora assonnata di Gregory appoggiata contro la porta della cabina armadio, aperta.
-Gregory!- annunciò, spostandosi dietro il tavolo scuro. Lo yarder alzò un sopracciglio.
"Non guardarmi." pensava, frenetico. "Non guardarmi, Gregory."
Come poteva lasciare che il compagno sfiorasse con lo sguardo quelle membra flaccide, senza un minimo di eleganza, così chiare da illuminare quasi la cupa stanza in cui si trovavano? Come?!
-Seriamente, Mycroft... Prendi troppo sul serio questa faccenda, dovresti smetterla.
"Smettila, vattene, per favore..."
-Vivo con te, stiamo insieme, è assurdo che io non possa mai...

 
"Sembri il vaso di mia nonna, se ti prendiamo a pugni ti rompi anche tu in mille pezzi? Eh, Holmes?"

 
Mycroft deglutì, sentendo quasi la pelle bruciare al ricordo dei lividi violacei con cui condivideva lo studio ogni pomeriggio.
-Gregory, non capisci.

"Accidenti, non si rompe proprio... Sei una delusione anche in questo, perdente."

 
-No, infatti non capisco.
 
La torta sul tavolo, la fame che gli attorcigliava lo stomaco, quelle voci che gli vorticavano in testa.
Perdente.
Grassone.
Nullità.
Mozzarella.


 
-E' tutto così assurdo Mycroft, pensi che mi importi dei difetti che hai?
 
Grassone.
Grassone.
Grassone. Grassone. Grassone. Grassone. Grassone. Grassone.

-Non capisci che non posso, non riesco ad accettare questo corpo orrendo che mi ritrovo?- sbottò all'improvviso, lasciando l'altro di stucco, a metà della stanza. Quando si era avvicinato?
Gregory lo guardò per diversi istanti, che divennero minuti, e Mycroft desiderò per l'ennesima volta di scomparire, pur di non sottostare alla vista del compagno allibito, senza parole.
Si scoprì deluso da se stesso, dalla sua incapacità di perdere peso, schiavo dei numeri della bilancia e dell'impressione che suscitava negli altri, della consapevolezza che Gregory non aveva alcun motivo di perdere tempo con lui, di stringere proprio lui, di donarsi proprio a lui, di amarlo così dolcemente e appassionatamente, come se fosse la creatura più meritevole di attenzione e amore nel mondo.
Mycroft non era nulla di tutto quello. Era un uomo grasso, dal fisico bitorzoluto, non possedeva una capigliatura fluente o dei muscoli forti. Aveva solo soldi, potere, una bella casa, ma nulla più. Come poteva permettersi di volere un uomo come Gregory legato a sé, intrecciato alla sua bocca, alle sue mani, al suo intimo? Non aveva alcun senso.
-Gregory, ti prego di comprendere che... Io non...
Lo yarder era lì, davanti a lui, uno sguardo indefinibile.
Poi, di punto in bianco, dopo minuti di silenzio, le sue braccia lo strinsero con forza.
-Ti ho detto che non mi importa. Sei fantastico. E te lo ripeterò per tutta la vita, se necessario.
Mycroft tremò appena contro di lui, esterrefatto... E sempre più innamorato di quel semplice yarder, un uomo come tanti altri ma diverso da loro.
  
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