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Autore: ALE_87    28/10/2015    1 recensioni
Mamoru Chiba. Un dottore. Ma prima ancora un uomo. Un uomo che sembra essere senza amore. Un uomo con il freddo nel cuore. Un ujomo che sembra destinato a rimanere glaciale per sempre.
Ma sarà davvero così?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Un po' tutti, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Capitolo 3. Modi di essere.

Pioggia. Tanta pioggia a Tokyo.

Acqua. Tanta acqua invade i tombini, riempiendoli.

Vento. Quello sì, si è calmato.

Sole. Qualcosa che non vedrò almeno per qualche giorno.

Traffico. Qualcosa che urta i miei nervi.

H. un segnale inequivocabile: ospedale.

Parcheggio. Per fortuna che ho il posto assegnato.

Cartellino. Praticamente il mio migliore amico.

Orario. 7.15. 15 minuti. Ho ritardato di 15 minuti. Ovviamente, è per questo che sta diluviando ora.

Io non arrivo mai tardi. Sono sempre in orario. Odio non esserlo. Odio vedere adesso i miei colleghi meravigliati e quasi divertiti del mio “ritardo”. E dire che lavoro con loro solo da un mese.

“La puntualità, dott. Chiba! La puntualità!”

Ridono. Grazie. Non è mica colpa mia se stamani qualcosa si è messo in mezzo. Sì, qualcosa.

Quella stupida Odango. Mi ha fatto incominciare male la giornata.

Anzi, no. Adesso è rovinata totalmente.

Quella strana ragazzina. Neanche l’ho sfiorata che già arrossiva.

Ah, le donne. Come sono stupide.

Cafone e zotico. Io sarei cosi? E dire che volevo pure aiutarla.

Mah, le donne. Che genere complicato.

“Buongiorno, Mamoru”.

Una voce alle mie spalle. Eccone una. E’ Setsuna. La mia collega più giovane.

Una ragazza intelligente e matura.

Una bellezza travolgente. Tutto il personale sanitario maschile è innamorato di lei.

Però lei sta sempre vicina a me.

Cosa che mi dà fastidio e mi scoccia altamente. Essere la preda di Setsuna è peggio che scavarsi la fossa da solo.

“Buongiorno a te”, le rispondo cordialmente e con un sorriso. Falso, ovviamente.

Questo è d’obbligo se non voglio che mi fulmini prima con lo sguardo e poi con altro. È risaputa la sua famosa indole vendicativa. Ricordo ancora il piede del povero dott. Tomoe quando qualche giorno fa lei scoprì che era sposato.

Un gran bastardo, lui. Una poco di buono, lei.

“Stamani sei in ritardo”, mi dice incuriosita.

“Eh si..”, tergiverso. Non ho voglia di dare troppe spiegazioni.

Lei mi guarda con occhio accigliato. Mi quasi spaventa questa donna, a dir la verità.

“Uhm, sarà..”, borbotta in maniera sprezzante, avvicinandosi sensualmente verso di me.

“Sei ancora in tempo..”, mi sussurra in maniera non proprio appropriata in un orecchio.

Rabbrividisco. In tempo per cosa? Sono due giorni che non mi dà tregua!

Odio questo tipo di donna. Cioè, odio le donne in generale, ma queste per me sono le peggiori.

“Ah ah, ora vado!”, le rispondo, lasciandola un po’ stupita un e un po’ eccitata, a giudicare dal suo viso.

Forse dopo la storia di Tomoe lei non si arrenderà facilmente. Forse lei non mi lascerà mai in pace visto che ormai mi vede come il suo prossimo obiettivo.

Forse.. non è il caso di pensarci ora. Anche perché la cosa più di tanto non mi preoccupa. Anzi non mi interessa nemmeno.

Dovrei pensare solo ai miei pazienti, adesso.

Dovrei iniziare le visite! Ho bisogno della lista, però, prima.

Entro in ambulatorio e chiedo all’infermiera di prendermela. Appena trenta secondi ed ecco che questa è tra le mie mani.

“Prenda anche un caffè, dottore!”, mi dice gentilmente l’infermiera di turno con me.

Meno male che è una donna non più tanto giovane.  Non fa caso al mio fascino.

Bevo il primo sorso e.. coff coff!

Cosa leggo? Chi è il primo nome? Motoki Furuhata?

Che ci fa Motoki in lista? Come fa a sapere che oggi ero io di turno?

Ma fondamentalmente come diamine è venuto a conoscenza del mio rientro in Giappone?

O forse si tratta di una coincidenza?

“Dottore, si sente bene?”, mi chiede l’infermiera guardandomi in modo strano.

“Sì..”

Non posso risponderle altro. Sono ancora scioccato.

“Faccia entrare il primo paziente”, continuo seccamente.

Questo idiota. Sono sei anni che non lo vedo. Deve essere cambiato o forse è rimasto lo stesso baka fastidioso di sempre.

“Mamoru-san! Mamoruuuuuu!”

Sì, confermo. Lo stesso idiota. No, anche peggio visto come mi sta attaccato al collo.

“E staccati..”, gli dico, schifato. Avere la sua faccia vicino alla mia mi fa ribrezzo.

“Mamoruuu! E’ da una vita che non ci vediamo! Quando ho scoperto che tu eri l’ortopedico che mi avrebbe visitato oggi, non stavo più nella pelle!”, mi confida eccitato come un bambino quando un adulto gli regala le caramelle.

“Finalmente sei tornato!”, continua mentre mi inizia a guardare con gli occhi a cuoricino.

Non so se mi fa più paura o ripugno. D’altronde è sempre stato così, fin da giovane.

Sì, sono tornato.. finalmente? No, per sfortuna!”.

Lui è l’ultima persona che avrei voluto incontrare oggi, ma quando una giornata inizia male..

“Il solito Iceberg, noto”.

Mi fissa. In modo serio. Cosa gli prende ora?

Motoki mi stava squadrando, dopo l’iniziale entusiasmo.

“Vedo che non sei cambiato nemmeno un po’, amico!”

Amico? Aspetta, noi non siamo assolutamente amici! E poi cosa sarebbe tutto questo disprezzo improvviso?

“Speravo che col tempo ti saresti addolcito! E invece..”

Ha quasi le lacrime agli occhi. Certo che è proprio un tipo strano. Non lo capisco.

“Impossibile!”, rispondo fermamente.

“Uno perfetto come me non cambierà mai…”

Silenzio.

Ecco, ti ho spento. I win.

“Ahahah!”

Improvvisamente ride. Vuoi davvero irritarmi? Anche tu oggi?

“Non sei perfetto, amico. Hai numerose mancanze.”

Accidenti! Da quando è diventato così sicuro di sé. Devo fermarlo. Non posso farmi umiliare da uno come lui.

“Allora..”

Prima incomincio, prima finisco.

“Non devi visitarmi.”, mi stoppa, deciso.

“Mia sorella ti ha visto qualche giorno fa qui in ospedale.. così ho approfittato per vedere se effettivamente si trattasse di te.”

Da cosa deriva tutta questa sua sicurezza improvvisa?

“E infatti.. sei tu!”, mi dice caparbio.

“Io lavoro al Crown, quel locale proprio qui di fronte. Sai, ho fatto soldi in questi anni-”

Con quanta spavalderia mi stai parlando? A me poi? Ma cosa mi importa? Non mi interessa nulla di te e di tutto quel che ti riguarda.

“Vienimi a trovare lì.. vedrai non ti farò pentire di essere tornato.”

Sono basito. Scioccato. Quasi, frustrato.

“Cosa significa?”, gli chiedo interrogativo. Cosa vorrà dire questo idiota?

Significa che ti voglio bene amico e che per il tuo bene Tu cambierai..”

   
 
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