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Autore: grety95    28/10/2015    0 recensioni
Flae non sa nulla della Vita. E' cresciuta in una gabbia, non ha mai visto il Mondo.
Flae non ha emozioni, vive per essere usata. Nessuno si è mai interessato veramente a lei, ma una notte Maria, una strana donna dagli occhi color sangue, la libera dalla sua prigione offrendole una nuova esistenza...
Quali progetti ha il destino per lei? E' finalmente padrona di se stessa, o sta per essere rinchiusa in un carcere diverso, più pericoloso e forse letale?
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale, Maria, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Jasper/Maria
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Precedente alla saga, Breaking Dawn
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Da qualche parte in Texas, anni ’90 del XIX secolo Quando Flae si svegliò, quel giorno, il vecchio pendolo con gli ingranaggi scoperti segnava le nove del mattino. Come sempre più spesso accadeva, si accorse di essere sola. Notò che in un angolo della gabbia le avevano lasciato un sacco di paglia pulita, con la quale avrebbe potuto finalmente sostituire la poltiglia maleodorante che da tre giorni costituiva il suo “gabinetto”. Vide inoltre un piatto sporco sul quale erano disposti un tozzo di pane raffermo ed alcune bucce di patata marce: il brontolio nello stomaco fece sì che divorasse il tutto in pochi minuti. L’estate quell’anno era più afosa del solito e la città era in preda all’ennesimo picco di febbre che mieteva quotidianamente vittime come la falce sul grano. Come se non bastasse, la continua guerriglia urbana che aveva seguito l’ormai terminata Guerra Civile contribuiva ad aumentare il numero dei morti, dei feriti e dei poveri. Di tutto questo però, Flae non aveva mai visto nulla. Poteva ascoltarne i rumori, sentirne il fetore, immaginare i carri che ogni giorno percorrevano le trafficatissime vie. L’unico posto che conosceva veramente, tuttavia, era lo scantinato dove era cresciuta e dove viveva, segregata, da ormai quindici o sedici anni, non lo sapeva con precisione. Naturalmente non abitava da sola, anche se veniva abbandonata a se stessa per molto tempo, talvolta giorni interi; con lei vivevano Konrad, Seamus e Allcott, tre loschi individui che amavano definirsi “scienziati” e che passavano le loro giornate, o meglio le nottate, a bere, giocare d’azzardo e a trastullarsi tra le grazie di qualche prostituta, meglio se sudamericana. Per loro stessa ammissione, i tre lavoravano da anni ad un “progetto” ambizioso: trovare nella chimica la “formula” per controllare le emozioni umane (ed usare a proprio vantaggio l’apatia che si sarebbe causata nell’individuo, ma questa parte del piano non l’avevano mai rivelata). Flae stessa aveva, fin da quando riuscisse a ricordare, un ruolo fondamentale nell’impresa: lei era la cavia. Per quanto ignobile possa sembrare agli occhi della maggior parte delle persone, sfruttare dei bambini, soprattutto orfani, nei modi più subdoli e crudeli che la mente umana possa concepire era la normalità all’epoca. Così Flae, che aveva passato la vita intera in una vera e propria gabbia, quasi fosse un ratto, non si lamentava quasi mai della sua condizione. La misteriosa “polverina” che le veniva rigorosamente somministrata più volte al giorno, infatti, aveva avuto, con il passare degli anni, la prodigiosa capacità di annullare completamente le emozioni della ragazza. Flae pativa il freddo, le botte e la fame, ma non aveva mai provato tristezza, gioia, rabbia, paura o commozione. Era una ragazza intelligente, ma il suo “assopimento emotivo” le impediva di prendere in mano la sua vita e di reagire. Inoltre, fin dall’età di tre anni, le venivano regolarmente spezzate le gambe, cosicché non potesse camminare, ma al massimo trascinarsi da una parte all’altra della gabbia. Le ore passavano lentamente. In assenza dei suoi aguzzini, Flae non poteva far di meglio che intuire cosa stesse accadendo di sopra, nella grande città che ignorava la sua esistenza, affidandosi ai suoi sensi che, con il tempo, si erano fatti sempre più acuti. Poco dopo il tramonto, il trambusto fuori dalla porta annunciò che i tre uomini stavano finalmente rincasando. A giudicare dalle risa sguaiate erano ubriachi fradici e, quando la porta si aprì, Flae vide che non erano soli.
   
 
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