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Autore: Claire Marie Blanchard    28/10/2015    2 recensioni
La prima volta in cui le manifestò il suo desiderio di avere dei figli con lei, fu proprio durante la luna di miele – durata oltre un mese – in giro per l’Europa.
'Aspettiamo ancora un po’, abbiamo ancora così tanto tempo!', fu la risposta di sua moglie.
Shot sequel di "Vita, morte e miracolo di un uomo illustre".
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.
 
 
 
 
NdA: Sono viva, esisto. Anche se sono qui di passaggio. Questa è una storia nata quando ho provato a immaginare cosa sarebbe successo a Draco ed Hermione qualche tempo dopo Vita, morte e miracolo di un uomo illustre; come avrebbero affrontato determinate situazioni, insomma.
 
 
 
 
Note:
* = si intende con ovulo cieco (o ovulo bianco) un sacco gestazionale che si sviluppa senza la comparsa dell'embrione. È una patologia del primo trimestre e può essere considerato una varietà di aborto interno, cioè inizialmente ritenuto e non espulso spontaneamente. (fonte http://www.gravidanzaonline.it/malattie/uovo_chiaro.html)
** = è inevitabilmente legato ad una pratica ginecologica successiva ad un aborto spontaneo. Ma il raschiamento trova anche altre applicazioni terapeutiche e diagnostiche che non sempre sono note alla maggior parte delle donne. Si tratta di un intervento che ripulisce l'utero da frammenti di endometrio, viene effettuato in anestesia generale e dura all'incirca 15 minuti. (fonte http://www.paginemediche.it/benessere/bellezza-e-salute/raschiamento-cos-e-e-quando-e-necessario)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Egoisti e felici
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sposami.
Non gliel’aveva chiesto, gliel’aveva quasi imposto. Ma lei non si era tirata indietro. Gli aveva sorriso, lo aveva guardato negli occhi – leggendo amore, puro amore – e gli aveva risposto semplicemente con un .
Sposami.
Come se lui le avesse chiesto una certezza, dietro quella dittatoriale proposta. Dittatoriale, sì, ma sincera. Quella sincerità, quella spontaneità, quel desiderio, glieli lesse in quello sguardo tempestoso, ma al tempo stesso così innamorato.
Sposami.
Sette lettere. Esattamente come quando si dice un Io ti amo. Sette lettere. Sette semplici, dolcissime, lettere.
Perché era proprio questo il messaggio tra le righe di quel Sposami, detto la mattina del suo compleanno precedente, dopo essersi svegliati nel loro letto.
Sposami. E lei, durante il pomeriggio del ventuno maggio successivo, con una cerimonia intima, lo sposò.
 
 
 
***
 
 
 
La prima volta in cui le manifestò il suo desiderio di avere dei figli con lei, fu proprio durante la luna di miele – durata oltre un mese – in giro per l’Europa.

Aspettiamo ancora un po’, abbiamo ancora così tanto tempo!, fu la risposta di sua moglie.
Ma Draco non demorse. Continuò a parlarle di figli, durante il viaggio a Copenaghen, ad Amburgo e anche durante quello a Berlino. E lo fece ancora, a Lisbona, a Barcellona… ma giunti a Madrid, e dopo aver ottenuto sempre risposte poco soddisfacenti – come Non ora, oppure Siamo così giovani per i figli – iniziò a insinuarsi, nella sua mente, un tarlo che gli fece pensare che forse lei non ne volesse. Aveva paura di chiederglielo, perché aveva paura di quella che sarebbe potuta essere la sua risposta.

Finché, una sera, fu lei stessa a spiegargli il motivo.
Erano a Parigi, sulla Tour Eiffel, a cena. Ed era metà giugno.
Hermione era nervosa, così nervosa che riuscì a strappare un lembo del tovagliolo del ristorante, a furia di giocarci con le mani. Ma, arrivati al dolce, giocherellò un po’ con il cucchiaino e la crème brûlée fino a che, finalmente, esordì.
«Non pensare che io non ne voglia», gli disse, con un sorriso amaro.
«Oh, lo so. I dolci sono il tuo punto debole», le rispose lui.
«Sai che non mi riferisco al dessert», incalzò lei.
Draco posò la forchetta, appoggiando i denti sopra il bordo del piattino.
«Ti ascolto», le disse lui dolcemente, intrecciandosi le mani, congiungendole prima di appoggiarsi sopra il mento.
Hermione prese un grosso respiro e chiuse gli occhi, per poi guardarlo negli occhi.
«Tu non hai idea di ciò che ho passato in quei maledetti tre giorni», gli disse seria, ma non con tono accusatorio.
«Posso immaginarlo», la rassicurò lui.
«No», insisté lei scuotendo piano la testa «No, non puoi»
Lui la guardò, provando un piccolo senso di colpa. Non aveva nemmeno considerato che potesse essere quello ciò che la bloccava ad avere un figlio.
«So che può sembrare egoista, specie se detto da me, ma… ho bisogno di stare da sola con te. Non dico che non vorrò mai avere dei bambini. È che… non abbiamo avuto molto tempo per stare insieme», spiegò. «Prima avevamo quella pseudo relazione, poi c’è stato l’incidente… poi abbiamo capito che volevamo stare insieme, che vogliamo stare insieme. E non c’è giorno in cui io non riesca a fare a meno di dire e di pensare Siamo stati fortunati. Quando mi hai proposto di sposarti non ho obiettato perché lo volevo anch’io. Lo volevo perché ti amo. Ti amo, e voglio solo passare del tempo con te. Da sola, come una coppia normale. Lo so che tra noi non c’è mai stato nulla di normale…», rise «… ma vorrei prima godermi mio marito, per poi dedicarmi a un figlio. Capisci? Perché se non riuscissi a capirlo, potremmo anche andare in albergo, stasera, e iniziare a mettere in cantiere questo figlio, se ci tieni così tanto. Ma non sarebbe una cosa desiderata da entrambi. È questo quello che vuoi? Ripeto, questo potrà anche risultare egoista, ma ho bisogno di stare insieme come coppia, prima di essere genitori, prima di essere madre».
L’uomo sorrise, prendendole dolcemente la mano.
«Non sei egoista. Semplicemente, sei… umana», la rassicurò lui, continuando a sorriderle, mentre lei cominciava  ad avere gli occhi lucidi.
Lui si alzò, per andare verso di lei, si abbassò e l’abbracciò. Lei si strinse in quell’abbraccio che sapeva di amore, di comprensione, di sicurezza. Draco le accarezzò la schiena, mentre le baciava la fronte.
Non si era mai sentito così colpevole. Non si era mai sentito così stupido. Realizzando che, forse, in quel caso, egoista era stato solo lui.

 
 
 
***
 
 
 
I mesi trascorsero, e i neosposini giorno dopo giorno godettero sempre più di quell’intimità rubata, di quel tempo perso, di quella felicità reciproca ritrovata.
Qualche volta, Narcissa – in privato – incitava il figlio a convincere sua moglie a renderla presto nonna, ma il ragazzo ogni volta rispondeva con un gentile Non preoccuparti, mamma.
Quel Non preoccuparti, mamma, ormai, aveva perso ogni credibilità agli occhi di sua madre. La quale, alla quarta volta, smise di credere che suo figlio la ascoltasse davvero.
Una sera di ottobre, osservò Hermione intenta a preparare la cena e Draco aiutarla, spiandoli dalla porta della cucina.
Non poté fare a meno di notare quanto amore ci fosse in tutto ciò che facevano l’uno per l’altra.
Ripercorse, mentalmente, quello che conosceva della loro storia. E, solo allora, capì.
Si avvicinò loro, facendo sentire i propri passi, dicendo che voleva dar loro una mano. Entrambi la invitarono ad accomodarsi a tavola, dicendole che sarebbe stato tutto pronto entro pochi minuti.
Il figlio cercò di convincerla, avviandosi nella sala da pranzo per primo.
Narcissa, prima di raggiungerlo, si avvicinò alla ragazza, posandole delicatamente una mano sopra la sua.
«Perdona il mio egoismo, Hermione», le disse soltanto, prima di raggiungere suo figlio.
Hermione osservò sua suocera allontanarsi, confusa da quella richiesta di perdono.
 
 
 
***
 
 
 
Era inizio dicembre. E, quello, sarebbe stato il loro primo Natale da sposati.
Una sera, rientrando dall’ufficio, Hermione vide suo marito armeggiare con gli addobbi natalizi. Da quando lei abitava al Manor, il ragazzo vedeva il Natale con una luce diversa. Cominciava ad amare quella festività.
Aveva comprato anche delle lucine con cui avvolgere l’albero, già ornato abbastanza, e stava giusto accendendole.
Hermione, entrata nel salone, notò ogni singola decorazione, commovendosi. Sul camino vi erano anche appese due calze con i loro nomi ricamati sopra.
Quel clima così caldo e accogliente, e Draco che era diventato ogni giorno sempre più meraviglioso, non facendole nemmeno una minima pressione, le venne voglia di vedere appesa una terza calza.
«Hai fatto tutto da solo?», chiese lei piacevolmente sorpresa, mentre si spogliava da cappotto, sciarpa, guanti e cappello.
«Ti piace?», chiese lui, a sua volta, sorridendo e andando a salutarla.
«È meraviglioso», gli disse lei dolcemente, abbracciandolo.
Draco sorrise a sua moglie, lieto che quella piccola sorpresa le fosse piaciuta.
E, mentre Hermione si stringeva a lui, si rese conto che, forse, un bambino non sarebbe stato altro che un’aggiunta di amore in quella casa, nella loro vita, nel loro – già grande – amore.
Fu per questo che, la notte di Natale, dopo aver passato la sera della vigilia alla Tana – dove si erano aggiunti anche i genitori di Hermione e Narcissa, insieme a sua sorella Andromeda e al piccolo Teddy -, mentre si preparavano per andare a letto, Hermione cedette.
«Forse, hai ragione, sai? Forse, dovremmo farlo», esordì prima di riprendere a spazzolarsi i denti.
«Fare cosa?», chiese lui ingenuamente, seduto sul letto.
Hermione sorrise, mentre si sciacquava la bocca, guardandolo con uno sguardo birichino, finché lui non ci arrivò da solo, sgranando gli occhi sorpreso.
«Dici sul serio?», le chiese sconvolto. Felice, ma sconvolto.
Lei lo guardò attraverso lo specchio del bagno e sorrise enigmatica, facendo spallucce.
«Dopotutto, potremmo ritagliare qualche momento solo nostro anche chiedendo ai miei genitori o a tua madre di farci da babysitter, di tanto in tanto», continuò lei, mentre lo raggiungeva in camera da letto.
«Se non te la senti ancora, non dobbiamo per forza farlo adesso», cercò di tranquillizzarla lui.
Ma Hermione non lo ascoltava già più, troppo impegnata a incitare suo marito nella cosa più naturale del mondo. Troppo occupata a realizzare il desiderio che lei e suo marito, avevano già espresso. Troppo egoista da cercare di dare vita a qualcosa - qualcuno - che, dentro di sé lo sapeva, l’avrebbe resa felice.
 
 
 
***
 
 
 
La prima volta che Hermione ebbe un ritardo – di otto giorni -,  fu circa due mesi dopo. E l’irrefrenabile voglia di dirlo subito a Draco rischiò di prendere il sopravvento sulla razionalità.
Ma lei era sempre stata quella razionale, quella più realista, quella più oggettiva. Era Draco quello più impulsivo, dall’arrabbiatura facile, dall’istinto irrefrenabile.
Attese di eseguire tre test di gravidanza babbani.
Perché, per quanto potente lei fosse come strega, la chimica non poteva sbagliare.
Aspettò che Draco andasse a lavoro, fingendo di andare in ufficio anche lei, per andare invece nella Londra babbana e acquistare in una farmacia quei tre bastoncini che le avrebbero confermato o smentito quel sospetto che lei, in cuor suo, sperava risultasse veritiero.
Non aveva nemmeno fatto pipì, quella mattina, né tantomeno aveva fatto colazione.
Aveva detto a Draco di avere una leggera gastrite. In realtà, aveva una lieve forma di nausea, ma non volle illudersi più di quanto non lo stesse già facendo.
Per quanto riguardava la pipì, sapeva che la prima urina del mattino era quella con la maggiore concentrazione dell’ormone beta HCG; lo aveva appreso da un libro di biologia letto anni prima, a casa di sua cugina Sarah.
Tornò a casa, e fece quei test. Da sola. Non voleva illudere suo marito. Preferiva vivere quel momento da sola, da brava persona razionale e oggettiva quale era. Forse, un po’ egoista.
Durante quei tre minuti di attesa, si era portata più volte la mano destra sul ventre piatto, sperando con tutto il cuore che quel ventre si gonfiasse.
Arrivato il momento di scoprire se davvero stesse per avere un bambino, prese fiato e si fece coraggio.
Li voltò tutti e tre.
Pianse, sentendosi egoista nel privare l’uomo della sua vita di un momento così bello.
E si sentì ancora più egoista, quando scoprì che erano tutti e tre positivi.
 
 
 
***
 
 
 
Decise di prendersi la giornata libera. Chiamò la sua ginecologa babbana, programmando una visita la settimana dopo.
In un negozietto di Notting Hill, nel pomeriggio, aveva notato una tutina bianca, a maniche corte, con la scritta Ho il papà migliore del mondo.
Dirlo a Draco era la prima cosa che avrebbe voluto fare, ma non voleva distrarlo dal lavoro.
Aspettò che tornasse a casa la sera.
Organizzata una cenetta, attese che suo marito mangiasse il dolce, prima di dargli il pacchetto.
Scartato il regalo, la prima cosa che Draco fece fu alzarsi verso sua moglie e stringerla.
E pianse. Pianse come un bambino.
 
 
 
***
 
 
 
Draco non era molto convinto di lasciare che una dottoressa babbana si occupasse della nascita di suo figlio. Del loro primo figlio. Ma, considerando che, dopotutto, sua moglie ci era nata in quel mondo babbano e che non aveva un caratterino facile, si arrese.
Le prime due visite erano andate bene. Hermione era alla ottava settimana, si stava avvicinando la primavera, e intanto i futuri nonni erano stati informati tutti dell’imminente arrivo del nipotino.
Andava tutto bene.
Fu la terza visita che rovinò tutto.
All’ottava settimana inoltrata, la dottoressa Ellis diede loro l’ultima delle notizie che avrebbero voluto sentire.
«C’è qualcosa che non va, dottoressa?», chiese Hermione un po’ spaventata dal silenzio della ginecologa, mentre se ne stava sdraiata per la visita.
Draco cercò di captare qualcosa dallo sguardo della donna, che ispezionava il monitor come se cercasse qualcosa che smentisse ciò che stava per diagnosticare, mentre strinse ancora di più la mano a sua moglie.
L’uomo, dopo aver scorto uno sguardo impaurito sul viso di Hermione, incitò il medico.
«Questo suo silenzio non è molto rassicurante», confessò.
La dottoressa Ellis gli rivolse uno sguardo dispiaciuto, prima di rivolgersi alla donna.
«Purtroppo, Hermione, questo era un ovulo cieco*. Mi dispiace molto»
Hermione si lasciò sfuggire una lacrima, sotto gli occhi di un Draco che non stava capendo che cosa stesse succedendo, lo intuì qualche secondo dopo, per istinto.
«A volte, può capitare. E non sempre esiste un perché. Ma voi siete entrambi giovani, potrete riprovarci tra qualche tempo. Ora vi lascio un attimo da soli, torno più tardi per spiegarvi il da farsi in questi casi».
Il ragazzo, trattenendo le lacrime, annuì. Hermione, invece, guardava fisso davanti a sé, come se non esistesse più nulla.
Rimasero così per qualche minuto, fino a che lei non si ripulì e non si rivestì.
Draco provò ad abbracciarla, ma lei lo respinse.
Ovulo cieco o bianco.
Hermione si chiese perché proprio bianco, se poi la morte aveva il colore del nero, come quel monitor che le spiattellava in faccia il suo fallimento più grande.
Suo marito cercò di avvicinarsi ancora, ma lei continuava a respingerlo. Fino a che, all’ennesimo tentativo, lei non cedette e non esplose in un pianto liberatorio, sentendosi poi un po’ egoista, realizzando che non era la sola a soffrire per quella gravidanza interrotta così precocemente.
Perché, quel figlio, lo volevano entrambi.
 
 
 
***
 
 
 
Si prese una settimana di ferie, per rimettersi in piedi.
Dopo l’orrenda notizia, aveva dovuto subire anche un raschiamento**, un’ulteriore umiliazione per lei come donna, come madre.
Si colpevolizzava, Hermione. Non si capacitava di non essere in grado di portare avanti una gravidanza senza che questa si interrompesse prima ancora di poter anche solo realizzare di essere incinta.
Si sentiva male, nonostante nessuno l’avesse abbandonata. Ognuno aveva fatto il suo per starle vicino: sua madre, suo padre, Draco, Ginny… persino sua suocera. Harry e Ron, una sera, le fecero una sorpresa portando anche Molly Weasley al Manor.
E Molly, più di tutti forse, poteva capirla. O, almeno, così credeva.
Perché, un pomeriggio, mentre Narcissa le stava facendo compagnia per due chiacchiere e un tè, le confessò una cosa che nessuno aveva mai saputo prima.
«Prima di Draco, anch’io ho subìto un aborto. Il mio, però, lo scoprii un pomeriggio, mentre facevo  un bagno», le rivelò.
Hermione la guardò sconvolta.
«Non avevo detto ancora nulla a Lucius, lo sapevo da circa una settimana. Ero di pochissimo, quattro o cinque settimane credo», continuò.
La ragazza si alzò dalla poltroncina per sedersi sul divano, accanto alla donna, abbracciandola.
«Mi dispiace», sussurrò.
«Capisco quello che stai passando, Hermione», le disse la donna, «ma credo che tu non sia così egoista da pensare che sei l’unica a provare dolore».
Lei, per tutta risposta negò col capo.
«Vedrai che, presto, ci sarà un bambino in questa casa», le rassicurò Narcissa.
La bruna annuì, per poi stringere forte sua suocera, la quale fu lieta di poter ricambiare quell’abbraccio pieno di sostegno, pieno di comprensione, pieno di ottimismo.
 
 
 
***
 
 
 
Le settimane passarono veloci.
La primavera stava lasciando spazio ai primi caldi estivi, gli armadi avevano salutato le giacche per accogliere vestitini leggeri e canotte e Draco ed Hermione avevano appena festeggiato il loro primo anniversario di matrimonio.
Ormai, la storia del bambino stava lasciando una cicatrice. Faceva male lo stesso, ma molto meno. Hermione era tornata alla sua vita di sempre, aveva ritrovato il sorriso e la voglia di ripartire. Draco fu felice e sollevato di rivedere sua moglie così attiva e piena di energie come prima della tragica esperienza.
Come regalo di anniversario, Draco le aveva proposto un altro viaggio a Parigi, così da passare altro tempo da soli, come coppia – come voleva lei -, proprio nei giorni in cui ci sarebbe stato il compleanno di lui. Ed Hermione, felicissima, era già entusiasta solo all’idea. Adorava Parigi: ci era stata così tante volte che ormai la conosceva come se ci fosse nata.
Sarebbero stati via una settimana, giusto il tempo di staccare un po’ la spina e pensare un po’ a loro stessi.
Rivisitarono luoghi già visti e ne scoprirono di nuovi. Tornarono nei ristoranti già provati e ne provarono di nuovi. Ripercorsero strade già percorse e ne intrapresero altre nuove, alla ricerca di cose, persone, luoghi sconosciuti ma meritevoli di esser scoperti.
Sembravano ancora due adolescenti alla prima cotta, e di notte, in albergo, riscoprivano sempre di più quella passione che li aveva uniti sin dalla prima notte passata insieme.
Forse, per la prima volta dopo l’aborto, erano tornati ad essere egoisti.
Erano tornati ad essere felici.
 
 
 
***
 
 
 
Quando, a due settimane dal loro ritorno a Londra, iniziò a sentirsi strana, Hermione ripensò alla prima volta in cui scoprì di essere incinta.
Facendo due calcoli, si rese conto di un piccolo ritardo – quattro giorni, stavolta -, ma a differenza della volta precedente, non aveva la minima voglia di dirlo subito a Draco. Questa volta, voleva aspettare i test prima di dirglielo.
Prese un’altra giornata libera e fece di nuovo tre test di gravidanza babbani, come la volta precedente.
E, anche questa volta, risultarono tutti positivi.
Contattò di nuovo la sua ginecologa, la quale sembrò più contenta di lei alla notizia di quella seconda gravidanza.
Hermione non riusciva ancora a crederci. E non perché non lo volesse, anzi. Temeva, però, che anche questa gravidanza si interrompesse prima del previsto.
Pianse per tutto il pomeriggio. Pianse per la paura, pianse per la gioia, pianse per la speranza.
La sera, al suo rientro, Draco trovò sua moglie in lacrime, rannicchiata sul divano.
«Hermione... che succede? Stai male?», chiese lui preoccupato «È successo qualcosa?», chiese ancora abbassandosi per prenderle il volto con le mani.
«Ehi», insisté lui, accarezzandole le guance.
Hermione respirò forte.
«Sono incinta», riuscì solo a mormorare, prima di alzarsi per andare ad apparecchiare la tavola.
Draco la osservava confuso.
«È stupendo! Non sei contenta? Hai visto?», iniziò lui, entusiasta.
Sua moglie, però, lo ignorò, continuando a sistemare la tavola.
Il ragazzo la fermò, prendendole le braccia e stringendosela al petto.
«Vedrai che questa volta andrà bene. Me lo sento. Non devi avere paura», le disse lui incoraggiandola.
«Dopo quello che è successo, Draco, perdonami se ho una paura folle», gli rispose ironica.
Suo marito se la strinse ancora di più e cercò di calmarla quando lei ricominciò a piangere.
«Andrà tutto bene, vedrai», cercò di tranquillizzarla lui.
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Alla decima settimana, Hermione e Draco sentirono per la prima volta il battito del cuore di quel bambino. E, in quel momento, Hermione pensò che non era stata poi così egoista da non meritare di essere madre. E durante quella visita, entrambi non poterono fare altro che piangere.
Perché, quella volta, non c’era nessun ovulo cieco. Il loro bambino c’era, era vivo, era lì con loro.
Quando, a settembre – poco prima il suo compleanno -, Hermione entrò nel quarto mese, Draco iniziò a proporle dei nomi. Molti dei quali furono scartati dalla futura mamma senza troppe cerimonie. Si trattava di nomi di antenati dei Malfoy.
Suo marito, allora, spazientito le propose un patto: se fosse stato un maschietto, avrebbe deciso lui, se invece fosse stata una femminuccia, allora avrebbe deciso lei.
Dovevano essere egoisti anche nello scegliere il nome per il loro bambino.
Nel mattino soleggiato del quattordici febbraio successivo, dopo sole dodici ore di travaglio, Scorpius Hyperion Malfoy venne al mondo al St. Mary’s Hospital, nella Londra babbana.
I suoi genitori, nel momento in cui lo tennero tra le loro braccia per la prima volta, capirono che non erano stati egoisti, dando vita a quel fagottino, perché quella felicità era il frutto di un amore.
E l'amore è tutto, fuorché egoista.

 
   
 
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