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Autore: Jenny Ramone    28/10/2015    4 recensioni
Jean Paul Marat.
Camille Desmoulins.
Georges Jacques Danton.
Louis Antoine Saint Just.
Maximilien Robespierre.
La Rivoluzione divora i suoi figli.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
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10 Termidoro dell’Anno II   "La virtù produce la felicità come il sole produce la luce"
( 28 Luglio 1794 )                         Maximilien de Robespierre


"Dove…dove sono?”-apro gli occhi lentamente e sento una fitta al viso, come se ci fosse una ferita sulla mia guancia sinistra.
Alzo a fatica una mano e controllo il punto in cui sento dolore: sanguina.
Comincio a distinguere l’ambiente intorno a me, le persone che mi circondano…quello che mi sta accanto è Saint Just e… beh ad occhio direi che ci troviamo… in una prigione?
Sono molto frastornato e sconvolto dal dolore al viso…però inizio a ricordare come ci sono finito in questo luogo…
Eravamo all’Hotel de Ville… stavo firmando un documento credo.
All’improvviso ho sentito un gran vociare fuori dalla porta e poi qualcuno l’ha aperta e alcuni soldati… devono essere entrati.
Si, mi ricordo: sono scappato.
E poi?
“E’ moribondo ormai… quel gendarme gli ha fracassato la mascella con un colpo di pistola, guardate com’è ridotto! Ah ah Sire, vedo che soffrite…posso fare qualcosa?”-domanda un uomo accanto a me.
“Ecco cosa mi è successo: mi hanno sparato.
Sire? Perché mi chiama così? Io non ho mai voluto paragonarmi al re!
Anche solo pensare mi richiede uno sforzo non indifferente però da quello che ho capito, nonostante io non possa comunicare non il mondo esterno, tra poco andrò alla ghigliottina: non mi rimane altro tempo.
Non era mia intenzione comportarmi come un tiranno, io pensavo che insegnando alla popolazione i miei valori, la virtù, l’intransigenza, la giustizia morale… immaginavo che sarebbe stato più facile proporre una vera democrazia, che rendesse il Paese libero e giusto, proprio come nella Roma Repubblicana, che avevo studiato da ragazzo.
Ho perfino instaurato il culto dell’Ente Supremo, per rinnovare la religione e cancellare ogni ricordo dell’Ancien Regime: adesso però dicono che lo avessi fatto solo per intimorire il popolo e costringerlo a considerarmi al pari di una divinità.
Se solo capissero…la verità è proprio questa, non sono stato compreso.
Forse aveva ragione Danton: certe idee elevate sono troppo astratte per essere comprese dalla massa.
Eppure io ero così sicuro, così certo di fare del mio meglio!
La Virtù… se solo fosse prevalsa adesso non mi troverei qui!
Non volevo la pena di morte inizialmente, sono stati gli eventi a costringermi ad usarla, per evitare che l’opera che stavo creando, la società perfetta che avevo in mente potesse essere intaccata da persone che non erano degne di condividere questa rivoluzione.
Persone ignoranti, rozze, volgari… avrebbero distrutto quello che era stato costruito negli anni, la loro morte era necessaria.
Adesso non saprei… ho fatto bene?
Sono molto confuso… ma alla fine si… era quello che ritenevo giusto e adesso ne pago le conseguenze.
Vedo delle sagome che si avvicinano a me: mi sollevano e mi portano fuori dalla cella.
La luce rossastra del tramonto mi acceca, vengo deposto nella carretta, coricato su un mucchio di paglia e mi avvio con i miei compagni verso la morte.
Sento in sottofondo delle voci e scorgo un ragazzino con un secchio in mano: sembra contenere sangue.
La carretta si ferma e a fatica alzo lo sguardo: siamo davanti a casa Duplay.
Il ragazzo rovescia il secchio sulla porta d’ingresso ma io volto la testa, non voglio vedere un tale sfregio, una tale mancanza di rispetto nei confronti di quella famiglia che mi ha ospitato e che mi venerava come un dio in Terra.
Mi sento in colpa nei loro confronti,non avrei mai dovuto coinvolgerli in questa storia.
Mentre la carretta riparte una donna si avvicina a me e mi urla in faccia:”Mostro! Discendi all’Inferno con le maledizioni di tutte le spose e di tutte le madri!”.
La sue parole non mi colpiscono nemmeno più: perché dovrei sentirmi in colpa? Evidentemente se ho ritenuto opportuno mandare a morte i loro figli e i loro mariti c’era un motivo.
Siamo arrivati e il sinistro profilo della ghigliottina si staglia in Place de la Révolution.
Mi aiutano a scendere dalla carretta e poi cominciano a uccidere i miei compagni, uno dopo l’altro.
Mio fratello viene trascinato da due gendarmi: non ha voluto abbandonarmi e si è dichiarato colpevole quanto me e desideroso di condividere la mia sorte.
Poco dopo tocca ad Antoine, che sale in fretta, determinato, verso la ghigliottina.
“Adieu mio giovane amico”-cerco di comunicare con gli occhi.
E’ il mio turno: un aiutante del boia mi strappa la benda che mi tiene ferma la mascella fracassata e io urlo, per il forte dolore.
Mi legano sull’asse, cercano di fare più in fretta possibile per evitarmi altre sofferenze: mentre la lama della ghigliottina scende, in un ultimo istante di lucidità mi sovviene una frase: “La Rivoluzione divora in suoi figli”.
 

La Rivoluzione divora i suoi figli
FINE.

 

  
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