Quella sera c’era un gran movimento, come quasi ogni sera di Barcellona, in uno dei locali migliori della città. I turisti e gli avventori abituali facevano un continuo viavai, incontrandosi con amici, bevendo più di un bicchiere e rendendo quel posto molto vivace. Un ragazzo dai capelli lunghi e biondi era seduto ad un tavolo, in una delle parti più tranquille, con un bicchiere pieno di bourbon che ogni tanto beveva. Ogni tanto prendeva il telefono, lo sbloccava, ma ogni volta lo guardava per qualche secondo per poi ribloccarlo e sospirare. Un secondo ragazzo, anche lui biondo ma dai capelli più corti, stava discorrendo con il barista su come doveva essere preparato il cocktail che aveva ordinato nel modo più artistico. Un terzo ragazzo biondo, con un ciuffo che sfidava la gravità stava al telefono, vicino all’uscita sul retro, con un martini in mano, e sembrava assorto in una conversazione che sembrava stancarlo molto. Dopo aver ricevuto il suo cocktail, il secondo ragazzo ebbe una discussione col barista, perché di tavoli vuoti non ce n’erano più. Nello stesso istante, il terzo ragazzo aveva chiuso la chiamata con occhi stanchi e, prendendo un sorso dal bicchiere, cercò con gli occhi un posto dove sedersi. Quasi uno dietro l’altro, i due ragazzi si sedettero allo stesso tavolo del primo ragazzo, che non li guardò, continuando a bloccare e sbloccare il telefono. Il secondo non alzò gli occhi da terra un secondo, perso nei suoi pensieri. Fu il terzo ragazzo che sedendosi, ruppe il silenzio: “Vi spiace se mi siedo? Stasera è stata pesante come giornata” e dopo averli guardati un attimo aggiunse “E forse non sono l’unico”. Il primo non reagì, semplicemente strinse la presa sul suo bicchiere, mentre il secondo alzò gli occhi e, incrociando lo sguardo azzurro del terzo, cominciò a dire “Si figur-“ ma s’interruppe di colpo, sgranando gli occhi. “A-Alfred?!” esclamò, attirando l’attenzione degli altri due. “Sei Alfred Jones non è vero?” chiese nuovamente il secondo ragazzo, con stupore, che annuì e, dopo averci pensato attentamente esclamò a suo volta “Arthur Kirkland?!”. “Arthur e Alfred?” chiese il primo ragazzo e, quando i due si girarono esclamarono “Francis Bonnefois!”. I tre sorrisero e misero via i telefoni, mettendosi comodi. “Quanto tempo che è passato ragazzi!” disse Francis, sorridendo a 32 denti, “Già, quanti anni saranno? 12?” chiese con fare divertito Alfred, prendendo un altro sorso dal suo drink. “Non scherzare, non siamo così vecchi” rise Arthur di cuore “Saranno passati 9 anni come minimo” “Già, sembra ieri che uscivamo insieme, come i diciannovenni scapestrati che eravamo” aggiunse Francis: tutti e tre erano sinceramente contenti di aver ritrovato i propri vecchi amici, che nessuno rivedeva da tanti anni. “Cosa fate ora nella vita?” chiese sorridendo Alfred. “Avete presente la linea di vestiti che ora è in voga in Francia?” chiese il francese e, quando gli altri due lo guardarono con aria un po’ smarrita, ridacchiò e disse “Pazienza se non lo sapete, ma ormai sono diventato uno stilista. Voi?” chiese con curiosità. “Avete presente il locale Thames’ Diamond? A Londra” chiese Arthur, con un certo entusiasmo “Aspetta, quel locale super alla moda di cui si sente tanto parlare su internet?” chiese Alfred e l’inglese gli rispose dicendo “Esatto. Lavoro come barista di flair in quel locale”. I due lo guardarono con incredulità, perché non esisteva persona che non conoscesse quel locale. “Wow, voi fate quelle vite così straordinarie. Io non sono che un ordinario commesso in un discount. Sono sposato però e ho due figli: una bambina e un bambino bellissimi” disse Alfred, con un tono un po’ amaro. I due sgranarono gli occhi “Come sposato?!” esclamarono stupiti e Alfred, un po’ timidamente, sbloccò il telefono per far veder loro una foto in cui un ragazzo più alto, dai capelli bianchi, una sciarpa e occhi d’ametista, stava sorridendo mentre abbracciava una bambina dai capelli biondi coi codini e Alfred teneva sulle spalle un ragazzino sui 12 anni, dai capelli bianchi e con la frangetta che rideva. “Dev’essere bella la tua vita” sospirò Francis, “Io frequento uno dei miei modelli, ma… le cose non vanno molto bene in effetti”. “Anche a me in fondo le cose non vanno molto bene: il lavoro sarà divertente e ben pagato, ma alla lunga non riesco più a trovarne un lato piacevole. Sarà anche perché non riesco ad avere un vero dialogo coi clienti” ammise sconsolato Arthur e anche Alfred disse “Beh, non è che vada tutto così alla grande… A volte la routine mi uccide e mi sento un po’ stanco”. “Oh, avanti, se ci dobbiamo deprimere meglio farlo con qualcosa da bere” disse Francis. Ordinarono un drink dietro l’altro, rimanendo anche mentre il tempo passava e il locale diventava sempre più silenzioso. Ma a loro non importava, visto che ogni drink portava con sé nuovi ricordi e fu così che i tre si ritrovarono a rivivere i loro ricordi da diciannovenni, fin dal loro primo incontro.  





Piccolo Angolo dell'Autrice
Ciaooo, eccomi di ritorno (si, di nuovo ahah). Questa volta la storia è molto particolare (o almeno per me lo è, visto che è un tipo di pairing che non ho mai nemmeno minimamente considerato (grazie mille ad una mia compagna di role per la conversione alla fruk XD)), quindi se qualcosa non andasse bene ditemelo ok? Per il resto, spero di fare un buon lavoro e grazie a chi leggerà anche i prossimi capitoli :3