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Autore: FreddyOllow    29/10/2015    3 recensioni
[Aggiornamento 20/09/2020 - 12/10/2020 | Testo revisionato.]
Dopo l'enorme e violenta esplosione avvenuta nella centrale nucleare di Vaslejo City, di cui non si conoscono le cause, l'intera area venne sommersa da altissime radiazioni.
In poco tempo cominciarono a verificarsi strani fenomeni inspiegabili: stravolgimenti delle leggi fisiche, morti inspiegabili, anomalie radioattive e la comparsa di strani esseri umanoidi e non.
Mentre l'area radioattiva si espanse fino a raggiungere le campagne circostanti, il governo insabbiò il disastro al mondo. I militari sigillarono la città, ponendo un lungo perimetro di posti di blocco ai confini della zona di alienazione.
Nei mesi successivi, la zona venne invasa da alcuni avventurieri, chiamati Stalkers che, con il passare del tempo, divennero sempre più numerosi.
A Vaslejo City e in tutta la zona iniziarono a generarsi dalle anomalie da cui fuori uscivano strani reperti con strani poteri, il cui valore nel mercato nero era esorbitante.
Gli Stalkers li cercavano ovunque, rischiando persino la vita. Ma ciò che attirava di più della loro sete di ricchezza e potere, era il monolite. Uno strano e misterioso oggetto rettangolare che era spuntato nel centro della zona, in grado di esprimere qualsiasi desiderio.
Genere: Dark, Horror, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avevamo avuto nemmeno il tempo di raccogliere le nostre cose, che il nostro comandante, Varetic Hug, ci disse che era arrivata l'ora di mettersi in viaggio. Dovevano essere le cinque di mattina, faceva un freddo cane e pioveva a dirotto. Il giorno prima non avevo dormito bene, per via di quel ratto che infestava il capanno. Aveva il brutto vizio di rosicare il legno del mio letto, e credetemi se vi dico che era più furbo del Comandante. Le notti precedenti avevo escogitato moltissime trappole per prenderlo, ma quel mostriciattolo mi sfuggiva sempre e tornava a rosicare il legno del mio letto. Eppure era solo legno, mica una bella fetta di formaggio. Non ho mai capito cose ci trovasse di così gustoso in quel legno. Ma di cose strane nella zona ce ne sono parecchie, e il topo era la più normale di queste.
Prendendo lo zaino alla svelta, con gli occhi che mi lacrimavano dal sonno e sbadigliando di continuo, mi resi conto di aver dimenticato la maschera antigas sulla branda.
Joe Gors, il mio migliore amico, la prese per me e me la consegnò. << Vuoi proprio morire eh, Boris? >> Rise.
<< Forse è una buona idea. >> Risposi sbadigliando. << Odio quando mi svegliano mentre sto sognando Sofia. >> 
<< Sofia, Sofia... >> Mi canzonò << Ti sei proprio fissato con quella donna. >> 
<< E' la più bella donna che abbia mai visto. >> Risposi, immaginando il suo bellissimo viso. Ma in realtà mi ero innamorato del suo carattere indipendente, non tanto dalla bellezza.
D'un tratto si aprì la porta e il comandante Varetic entrò, fermandosi davanti all'ingresso con aria autorevole. << Siete più lenti delle lumache! Lo volete capire che ci hanno affidato una missione molto importante! >> Gridò << La nostra compagnia non può permettersi un fallimento! Se accadesse, vuol dire che voi siete un fallimento! >> 
Il comandante era conosciuto per il suo pessimismo. Pensava che i discorsi che ci rifilava potessero in qualche modo incoraggiarci, ma non faceva altro che buttare benzina sul fuoco, ma eravamo abituati.
<< Figli di puttana! Se non uscite dal capanno entro cinque secondi, giuro che vi faccio... >> Il comandante fu interrotto dall'entrata dell'uomo che tutti temevano; Il morto.
<< Smettila di urlare, dio santo! >> Disse calmo. << Sono le cinque di mattina, un po' di rispetto. >> 
Il comandante si ammutolì e indietreggiò di qualche passo, proprio verso me e Joe.
Il morto era un uomo molto alto, spalle larghe, completamente calvo e una lunga e folta barba che arrivava alla base del collo. 
Indossava un lungo cappotto nero, il suo colore preferito. Molti dicevano che odiasse i colori, ma erano solo voci.
Ma di una cosa eravamo certi, odiava qualsiasi forma di autorità. Il suo sopranome? Derivava dal suo pallore e dai suoi occhi quasi del tutto bianchi. Il fatto che fosse in un plotone militare, dove c'era una struttura gerarchica, mi aveva confuso. Non so cosa facesse lì, come non so cosa facesse prima che fossi messo al servizio nell'accampamento. Si vociferava che fosse in realtà uno Stalker, qualcuno che lavorava a stretto contatto con gli ufficiali, ma come ho già detto, so veramente pochissimo su quest'uomo.
<< Allora, cos'era questo baccano? >> Disse il morto, guardando il Comandante dritto negli occhi.
<< Huh.. dobbiamo partire, voglio dire... >> Farfugliò Varetic con voce minuta. << La m-missione, non possiamo f-fallire... >> 
Il morto sorrise per un attimo, roteò gli occhi verso il soffitto e li abbassò di nuovo. << Hai fatto tutto questo casino per una fottuta missione? Inoltre, non so un cazzo di questa missione! >> Sorrise freddamente. << L'ho sempre detto; la zona ti ha spappolato il cervello, Comandante! >> Dopo aver detto quelle parole, lasciò il capanno. Sembrava che fosse lui al comando, non Varetic. Ma tutti i soldati seguivano il Comandante per non essere incolpati di diserzioni o subordinazione, compreso me.
Il Comandante se l'era quasi fatta addosso dalla paura. Era fin troppo chiaro che Veretic non valesse niente nella nostra compagnia, ma ai soldati stava bene così. Dopo tutto, ci rompeva alla grande, credendo di intimorirci, ma ci lasciava i nostri spazi quando eravamo a riposo. Era un completo idiota che sfruttava la divisa per avere un po' di autorità.
<< Bene... >> Tossì il comandante per farsi notare << Tutti fuori! Forza, forza! >> Urlò, lanciando uno sguardo intimorito alla porta da cui era uscito il Morto.
Il nostro accampamento, perlopiù capanni abbandonati in mezzo ad un sperduta campagna sterile e desolata, era l'unico accampamento cui mancava tutto; acqua, cibo, munizioni, di tutto. Gli uomini che presidiavano la base non se la passavano male. Anzi, molti di loro avevano contatti con i trafficanti della zona, facendo affari per grosse somme di denaro o rifornimenti.
I trafficanti erano gli unici mercanti ad avere di tutto; armi, cibo, acqua, munizioni e manufatti. Rifornivano la base e non facevano mai mancare nulla. Per questo motivo il nostro plotone riusciva a sopravvivere in quella landa sperduta. I trafficanti venivano alla nostra base travestiti da ufficiali dell'esercito, accompagnati dalla famosa scorta dell'ufficiale; soldati che scortavano l'ufficiale addetto alla supervisione della base, ma quelli però, non erano soldati, ma semplici Stalker. Alle volte qualche supervisore veniva a dare un occhiata, ma molto raramente.
Forse vi starete chiedendo chi siano questi Stalker? Ma sarò breve, poiché neanche io so bene chi siano. Ma ecco quello che so; gli Stalker sono uomini entrati illegalmente nella zona di alienazione. Sono spinti "dall'avidità, dal potere, dai soldi" come direbbero i nostri ufficiali che li considerano parassiti. Ho sentito dire che alcuni sono assassini, stupratori, criminali e feccia di ogni genere. Sperano di trovare un posto tutto loro, un posto dove rigugitare tutta la brutale violenza che hanno in corpo. 
Io credo che i nostri ufficiali calcano troppo la mano, voglio dire, queste voci non sono del tutto vere. Joe mi ha raccontato di uno Stalker artista; uno Stalker che dipinge i tetri paesaggi della zona e poi li rivende al mondo esterno. Dice che ci ha parlato, che gli ha fatto vedere qualche dipinto, ma personalmente non so più a chi credere. E' tutto strano 'sto posto, come se girasse al contrario. Comunque noi soldati abbiamo l'ordine di uccidere a vista qualsiasi Stalker, che sia a centro metri dall'accampamento o da qualche altra parte, abbiamo l'ordine di sparare per uccidere.
L'ordine proviene dai piani alti, e quando dico piani alti intendo dire gente ricca, potente. Vi lascio immaginare chi siano queste persone, ma se volete un aiuto, sono quelli che in ogni nazione derubano la gente non con le pistole, ma con una penna. 
La cosidetta "zona", è una zona militare, perciò chiunque entri dentro il perimetro di alienazione, dev'essere abbattuto. "Prima spariamo e poi facciamo domande." Il Morto lo ripeteva spesso. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo un abisso. Tutte queste regole non le segue nessuno, eccetto quando si era al confine della zona, dove gli Stalker si addentrano assai raramente. Non chiedetemi il perché, ma noi soldati dovevamo ringraziare in gran parte i trafficanti e i loro stalker per i rifornimenti. Senza di loro saremmo morti di fame.
Ma da quando ero qui, nella mia testa frulla una sola domanda: cosa cercavano gli Stalker in questo posto?
Il Comandante era troppo stupido da accorgersi che quelli non erano soldati, che non esisteva nessun ufficiale. Da queste parti gli ufficiali avevano carta bianca su come eliminare gli Stalker. Molti di loro nemmeno si parlavano, poiché erano corrotti ed erano lì giusto per mettere da parte un bel gruzzoletto per la pensione. Quindi, cercavano di non pestarsi i piedi a vicenda o di venire denunciati da qualche sottoufficiale ambizioso e non al guinzaglio. E chi supervisionava l'operato degli ufficiali, veniva a sua volta corrotto. Quest'ultimi sapevano far bene il loro lavoro. Scrivevano rapporti talmente fantasiosi sull'operato degli ufficiali, da superare persino i grandi scrittori di fantascienza.
D'altronde il Comandante non faceva mai troppe domande. Pensava che chi stesse ai piani alti ci stesse supportando, ma era tutt'altro che così. Ci avevano lasciati a marcire e ogni tanto mandavano qualcuno a controllare la situazione. Gli "alti papaveri" avevano ben altro da fare che concentrare risorse sulla zona e capirne i segreti.
Mentre la pioggia scendeva giù con prepotenza e le folgori squarciavano il cielo nuvoloso, il Comandante ci ordinò di serrare i ranghi. Sedeva su una sedia in legno, coperto da un tetto in ferro arrugginito.
<< Che bella giornata! L'ideale per marciare senza il sole cocente! >> Disse Varetic con sarcasmo.
In quel preciso istante avrei voluto prendere la mia pistola e piazzargli un colpo in fronte, proprio in mezzo agli occhi. Era così idiota da non capire che anche lui avrebbe marciato sotto la pioggia. 
<< Soldati! >> Disse. << Quest'oggi la nostra meta sarà il villaggio a nord-est, dove dicono che ci siano le ombre. Personalmente non credo a queste scemenze, quel villaggio è semplicemente abbandonato. Quindi, se avete paura dei fantasmi, vi posso assicurare che non esistono. E poi, chi è così stupido da credere a queste cose? >> Sbuffò con un mezzo sorriso. << La nostra missione è semplice: dobbiamo prendere il possesso del villaggio. Lo scienziato Frank Dowson, crede che lì ci sia qualcosa da studiare e analizzare. Ci ha aiutato in passato e di conseguenza noi aiuteremo lui. >>
A tutti era chiaro che lo scienziato aveva pagato il Comandante per sgomberare l'area e fare le sue ricerche in totale tranquillità. Questo genere di missioni le chiamavo: missioni a scopo di lucro. L'intero plotone sapeva che il Comandante aveva un bel mucchio di soldi sporchi nascosti da qualche parte. Forse un migliaio o anche più. Amava spolpare gli scienziati e nel farlo, credeva di fare la cosa giusta. "Fare tante soldi, velocemente e senza sforzi". Questo sarebbe stato lo slogan ideale del Comandante se fosse finito in televisione; Breve, precisa e accattivante.
Il Comandante si alzò dalla sedia e venne verso di noi, dimenticandosi della pioggia. << Dannazione! >> Imprecò al cielo. << L'uniforme nuova! L'avevo appena stirata! >>
Tutto il plotone scoppiò a ridere, cercando invano di rimanere seri.
Persino il Morto, che era stato per tutto il tempo appoggiato al muro, smorzò una fredda rista che mi fece rabbrividire. << Comandante, >> disse <<< le sembra il momento adatto per farsi una doccia? >>
Varetic si ammutolì e poco dopo si mise a borbottare parole incomprensibili verso il cielo. Tutti ridevano di lui. 
Dopo qualche minuto il Comandante tornò di gran carriera. << Muoviamoci! Siamo già in ritardo. >> Disse con falsa espressione autorevole.
Marciammo lungo la strada sterrata che conduceva al villaggio, ma per arrivarci, prima dovevamo passare dai bunker; un luogo tetro e nebbioso, dove persino gli Stalker non osavano addentrarsi.

   
 
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