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Autore: _Akimi    29/10/2015    3 recensioni
[Levi x Hanji]
"-E se fossi io, Levi?-
Domandò dopo una serie di lunghi silenzi, di occhiate sfuggenti e di ticchettii misteriosi, molto probabilmente provenienti dalle camere adiacenti. Hanji non aveva idea di quale risposta la stesse attendendo, una parte di sé era spaventata all'idea di essere presa poco sul serio dall'altro, ma la possibilità di scatenare qualcosa nell'animo del moro esisteva e poteva davvero portare a qualcosa di dannatamente reale."
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji, Zoe
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La macchina proseguiva lenta sulla lunga strada da poco asfaltata. Un paio di gocce cadevano sui finestrini e amplificavano l'odore di catrame che in poco tempo impregnò l'aria all'interno dell'auto.
Ad una curva, la piccola autovettura sterzò elegantemente a destra, imboccando una via ancora più buia di quella appena percorsa. Pochi lampioni illuminavano qua e là casette in legno, tavole calde abbandonate e qualche negozio che aveva deciso di chiudere prima date le brutte previsioni della giornata.
Tutte le radio avevano parlato di un terribile temporale, seguito, molto probabilmente, da qualche allagamento, ma nessuna delle prefetture aveva dato stato di allerta ed era proprio per questo che alcuni cittadini sì erano messi lo stesso al volante alla ricerca di un po' di pace o di un' avventura improvvisa.
La città era tranquilla a quell'ora del pomeriggio: con il giungere dell'autunno, il cielo imbruniva sempre prima mentre le famiglie rientravano assieme dopo aver concluso le ore extrascolastiche e quelle lavorative.
Si intravedevano i loro volti dai finestrini chiari: sorridevano, i bambini scherzavano nei sedili posteriori e le povere madri si ritrovavano ad allungare una mano lontano dal volante, sperando che bastasse per farli stare buoni.
C'era anche chi rientrava da solo: uomini d'affari occupavano il sedile del passeggero con la propria valigetta oppure studenti che, passando la settimana all'università, ritornavano a casa dai loro genitori con borse di vestiti da lavare.


Tra di loro, silenzioso e concentrato nell'osservare la strada, c'era anche un ragazzo dallo sguardo torvo, i capelli mori e le dita fini che stringevano tranquillamente il volante.
Pareva non avere una metà precisa: continuava ad andare avanti, alle volte svoltava, scompariva tra le ombre per poi comparire quando passava sotto ad uno dei lampioni che illuminavano quelle strade semi-deserte.
Il ragazzo allontanò la mano per poi appoggiarla vicino alla portiera. Premette un piccolo tasto e il finestrino si abbassò lentamente, lasciando che una lieve brezza gli carezzasse i capelli color pece.
Un paio di ciuffi gli coprirono la fronte e li scostò con un gesto fulmineo, per poi ritornare a stringere tutte le dieci dita sul volante.
Non aveva mai amato un granché quelle strade: erano troppo silenziose, troppo buie e nell'ultimo periodo il motivo per cui le percorreva non era dei migliori.
Doveva ammetterlo, sosteneva spesso di essere cinico, ma aveva le sue eccezioni. Sì, le sue debolezze erano concentrate in un unico essere: una folle e pazza donna che aveva conosciuto anni prima.
Non aveva ancora idea del perché si fosse fatto convincere, del perché si fosse precipitato nella sua Volkswagen fin troppo datata, accendendo il motore per poi allontanarsi dal suo piccolo appartamento.
Non riusciva ancora a comprendere come, dopo tanti anni di conoscenza, fosse diventato così facilmente influenzabile da una persona come lei. Non c'era nulla di logico nel suo carattere, nulla che aiutasse il ragazzo a comprendere che cosa le passasse per la mente.
Riusciva solamente a percepire i suoi sentimenti: quando era contenta, eccitata, arrabbiata o triste, ma erano poche le volte in cui quest'ultima rispondeva sinceramente alle rare domande che il compagno le riservava.
Erano amici da molto tempo, ma erano entrambi riservati, anche se molti avrebbero detto il contrario sulla giovane che in quel tardo pomeriggio sarebbe andato ad incontrare.


Era accaduto all'improvviso, una chiamata senza risposta. Il nome - Hanji - illuminava lo schermo ed ad ogni minuto che passava, il telefono vibrava di nuovo sulla scrivania del ragazzo, tuttavia, quest'ultimo si era perso nel proprio bagno, occupato ad immergersi nella propria vasca come era solito fare dopo molte ore consecutive di lavoro.
Aveva bisogno di rilassarsi e il sentirsi pulito e fresco era ciò che più lo faceva stare bene. Era una strana fissazione la sua, era questo ciò che gli diceva spesso Hanji, eppure il ragazzo non riusciva a farne a meno: dava forse troppo importanza all'igiene, ma era l'unico modo per sentirsi bene con il proprio corpo.


In ogni modo, le chiamate della ragazza si fecero sempre più numerose fino a quando, copritosi con l'accappatoio, il compagno non raggiunse la stanza e avvicinò il telefono all'orecchio.
-Finalmente mi rispondi!-
Aveva gracchiato lei, rischiando di rovinare il delicato timpano dell'altro. In realtà, ci aveva ormai fatto l'abitudine e il sentire la sua voce alta era diventato una sorte di rito mattutino,pomeridiano e anche serale. Purtroppo, aggiungeva spesso lui, la ragazza non avrebbero mai imparato a parlare con un tono accettabile e il domandarlo sarebbe risultato del tutto inutile.
-Ho da fare, a differenza tua, quattrocchi.-
Rispose come sempre distaccato lui, portandosi una mano ai capelli ancora umidi. Voleva asciugarli al più presto, altrimenti si sarebbe ammalato e andare al lavoro con una mascherina non era il massimo della comodità. Al tempo stesso, non era intenzionato ad assentarsi per una lieve influenza, per quanto fastidiosa potesse essere.
Si aspettava una risposta fulminea come abitudine, ma questa tardò ad arrivare, sostituita invece da un rumoroso sospiro ed altri suoni che il ragazzo non riuscì per nulla a decifrare.
-Vienimi a prendere, Levi.-
Aveva detto lei, superando quegli attimi di silenzio che si erano prolungati e che avevano, per poco, convinto il ragazzo moro a chiudere la chiamata.
Non aveva chiesto il perché di quella richiesta, non aveva bisogno di sapere nulla a riguardo in quanto la conosceva abbastanza da sapere che fosse successo qualcosa. Poteva trattarsi di una sciocchezza: del bisogno di evadere anche solo per poche ore, per un giorno ed era proprio a quelle parole che Levi, quel ragazzo taciturno e cinico, aveva deciso di uscire di casa e di chiudersi nella propria macchina per raggiungerla.




Era inusuale per Hanji essere così tanto silenziosa.
L'aveva osservata attenderlo davanti alla porta del suo appartamento, non aveva neppure portato un ombrello e la sua figura, dapprima sfuocata, si fece più nitida non appena Levi si fermò di fianco a lei.
Aveva i capelli umidi che le ricadevano poco elegantemente sulla fronte, gli occhiali coperti da piccole e fastidiose goccioline e il cappotto, anch'esso bagnato, le avvolgeva il corpo esile e la faceva sembrare una ragazzina sbadata agli occhi dell'amico.
La vide premere il viso contro il finestrino, il naso pronunciato schiacciarsi contro il vetro e i palmi delle mani farsi sottili contro la superficie trasparente.
Abbozzò un sorriso ed osservò silenziosamente Levi, attendendo che quest'ultimo le facesse cenno di salire.
In realtà, uno dei tanti difetti peggiori di quella ragazza, era quello di non ascoltare minimamente ciò che gli altri le dicevano e non appena vide l'amico voltare lo sguardo verso la strada, Hanji decise di non attendere oltre e aprì la portiera, buttandosi a peso morto nella vettura.


-Mi sporchi il sedile.-
Parlò a bassa voce Levi, cercando di allontanare il gomito della ragazza che si era scontrato bruscamente contro il proprio. Non sempre sopportava la vicinanza di Hanji; per quanto si fidasse di lei e le volesse - a modo suo - bene, non era mai stato abituato a mostrare affetto né tanto meno a riceverlo. Proprio per questo, non appena vide la ragazza alzare le braccia verso di lui, fu molto veloce a respingerla, rischiando quasi di farle sbattere la testa contro il finestrino.
-Sei sempre così affettuoso, Levi.-
Parlò scherzosa, per nulla offesa dall'atteggiamento distaccato dell'altro. Sapeva che non si comportava così per cattiveria: era una peculiarità che lo rendeva, tra le tante altre cose, un ragazzo particolare. Era forse troppo orgoglioso per ammettere di volerle bene e l'essere abbracciati, cosa che era capitato raramente, non lo rendeva il Levi che Hanji aveva conosciuto quando era ancora una scolaretta delle medie.
Le andava bene la sua compagnia, il modo silenzioso in cui l'ascoltava e le occhiate incomprensibili con cui la osservava. Sentiva il suo sguardo su di sé e per quanto Levi non fosse dolce né gentile, bastavano pochi gesti per capire che fosse lì, per lei, ma anche per la loro amicizia in generale.
Il loro era certamente un rapporto strano, ma il tempo passato in compagnia non era mai sprecato e questo anche Levi lo pensava, per quanto ammettesse sempre il contrario.
La presenza di Hanji era divenuta costante nella sua vita, tanto da considerarla ovvia, ma apprezzava i sorrisi idioti che gli riservava, apprezzava il suo essere imbranata, ma anche il suo essere seria e preoccupata.
Sì, doveva ammetterlo: essere nei pensieri della ragazza non gli dispiaceva e rendersi conto di non essere solo in un mondo così folle lo faceva sentire più leggero.


-Mi chiami alla sera, ti sdrai comodamente sul sedile della mia macchina e pretendi pure di saltarmi addosso. Non ti pensavo davvero così pazza, Hanji.-
La ragazza rise spontaneamente a quelle parole: era un complimento essere considerata poco prevedibile. Voleva essere originale, distaccarsi dagli altri e farsi conoscere come la vera Hanji Zoe con cui Levi aveva potuto parlare per così tanti anni. Sapeva che non tutti erano pazienti come il moro, o in ogni modo, nessuno dei suoi conoscenti si era interessato a lei come aveva fatto invece il piccolo ragazzo.
Certo, era distaccato, freddo e alle volte fin troppo cinico, ma Hanji era convinta che prima o poi l'avrebbe visto sciogliersi, magari rivelando un lato misterioso e dolce che aveva tenuto nascosto dalla nascita.


-Come va con la rossa?-
Domandò a proposito della gentilezza che tanto - non - caratterizzava l'amico. Sapeva che Levi negava che ci fosse qualcuno nella sua vita in quel momento, ma Hanji voleva poter vedere l'amico felice e l'avere una compagna forse l'avrebbe aiutato a rilassarsi e ad essere più aperto a nuove esperienze.
-Cosa?- Rispose poco dopo lui, gli occhi grigi fissi sulla strada davanti a sé e le braccia allungate verso il volante.
Hanji abbassò lo sguardo e vide che non c'era più nessun cuscino solitamente appoggiato sul sedile del ragazzo, dettaglio che la fece sorridere per poi finire di nuovo ad osservare il suo volto impassibile.
-Ral, suppongo si chiami.-
-E' una collega, non abbiamo nessuna relazione se non in ambito lavorativo.-
Quella risposta fin troppo fulminea secondo la ragazza occhialuta, finì con l'obbligarla a sbuffare annoiata. Non poteva ancora credere che Levi si mostrasse così guardingo con tutti e se da una parte questo le faceva piacere, dato che significava poter passare più tempo con lui, dall'altra si domandava se non fosse davvero l'ora di intervenire al posto suo.
Si sarebbe infuriato, di questo ne era certa, ma era altrettanto sicura che ne sarebbe valsa la pena.


-Ti piacciono le donne,Levi?-
Domandò di nuovo, accennando un sorriso curioso conoscendo la risposta.
Conosceva Levi e non era persona da fermarsi davanti ad etichette del genere: ne avevano parlato quando erano stati compagni di scuola al liceo. Il ragazzo non si era vergognato nel dire che non provava attrazione per nessuno dei due sessi e, per quanto strano potesse sembrare, Hanji ci aveva ben creduto.
Sapeva che il provare interesse per un'altra persona non doveva essere necessariamente un bisogno degli umani e anche lei, dopo attente riflessioni, era arrivata alla conclusione di poterne fare a meno.
-Mi piacciono le donne che sanno stare zitte.-
Ancora una volta Hanji rise alle sue parole, si portò una mano al seno premendo il palmo contro il petto, tanto da sentire l'aria mancarle.
La sua lingua tagliente era ciò che lo rendeva il ragazzo unico che la ragazza occhialuta conosceva e non avrebbe mai smesso di provocarlo e di scoprire quali nuove frasi avesse preparato fulmineo per poterle rispondere. Pareva pronto per ogni occasione e il suo essere pragmatico lo rendeva un avversario incredibile. Sì, avversario di stupidate, anche se lo stesso Levi non si rendeva conto di quanto fossero sciocche le sue parole alle orecchie attente della compagna.


-Che peccato, vuol dire che dovrò imparare davvero a stare in silenzio.-
Questa volta fu Levi ad accennare una piccola, impercettibile smorfia. Sapeva quanto fosse impossibile vedere Hanji divenire una ragazza silenziosa. Non era nella sua natura e, per quanto la trovasse molto spesso fastidiosa, non era così stupida come alcuni la dipingevano.
Tra i due, a dire il vero, era Zoe la più svelta e intelligente : non era solo questione di quoziente intellettivo e stupidi test; Hanji parlava molto, ma comprendeva allo stesso modo quello che invece Levi non diceva e bastavano gesti, sguardi per essere compreso. Era intrinseco del suo carattere: essere disponibile era ciò che al ragazzo era sempre mancato nella propria personalità, ma poteva ritrovarlo in quella della compagna.


-Stai volontariamente parlando di cose di poco conto.-
Esclamò Levi, allontanando per pochi attimi lo sguardo dalla strada. Osservò la ragazza al suo fianco e la vide voltarsi verso il proprio finestrino, stringendosi la giacca in cerca di calore dopo aver passato lunghi minuti sotto la pioggia.
-Non sono cose di poco conto. Dovresti davvero trovarti una fidanzata, non credi?-
-Vige una nuova legge che non conosco?- Levi parve più acido di quanto volesse effettivamente essere, ma la ragazza non sembrò offendersi da quella risposta brusca e si limitò ad alzare le spalle in segno di resa. -Allora lo stesso vale per te,sapientona.- Parlò senza rifletterci molto. Non aveva idea se Hanji fosse invaghita di qualcuno, se quel qualcuno ricambiasse i suoi sentimenti o se invece la escludesse trattandola come un ragazza buona a nulla.
Forse nessuno la meritava abbastanza - pareva troppo inusuale e gentile questo genere di pensiero nella mente di Levi, ma era la sincerità che gli dettava quelle parole nella sua testa.


-Non mi piacciono le donne, come potrei trovarmi una fidanzata?-
Un largo e dolce sorrise le dipinse il volto per poi sistemarsi la montatura con l'indice, premendo verso il proprio naso con aria da falsa intellettuale.
Secondo i suoi calcoli - apparentemente razionali - non sarebbe mai stato possibile trovare una persona che rientrasse nei suoi canoni: era troppo esigente, voleva poter incontrare qualcuno con cui conversare, ridere, rilassarsi e anche litigare, sempre se un paio di dibattiti non fossero sfociati in liti incontrollate.


-Sei davvero stupida, alle volte.-
Levi non aggiunse altro, distratto dalla mano di Hanji che occupò il suo campo visivo. La ragazza le indicò l'imbocco dell'autostrada e il moro girò senza pensare al motivo per cui dovessero percorrerla. Non aveva intenzione di passare troppo tempo fuori città, ma non fece domande in quanto Hanji ricominciò a parlare e anche perchè non era certo di poter ricevere risposte sincere da parte sua.
Così finirono con il percorrere le lunghe strade ora parlando ora tacendo, osservava il cielo farsi scuro e le stelle comparire timide sulle loro teste.
Levi aveva un giorno di riposo, ma aveva pianificato di passarlo a casa sua, molto probabilmente pulendola da cima a fondo per poi farsi un altro dei suoi rilassanti quanto lunghi bagni nella propria vasca.
Immaginava che Hanji avesse lezione il giorno successivo: essere una studentessa universitaria era un impegno e le ricerche presso il laboratorio della propria scuola le toglievano molto tempo libero. Tendenzialmente la contattava alla sera tardi quando, ritornato dal pub dove lavorava, la convinceva ad allontanarsi dai libri. Parlavano per lunghi minuti, alle volte anche per ore e Levi si limitava ad ascoltarla, sapendo che le faceva bene potersi sfogare con qualcuno, anche se il ragazzo era troppo orgoglioso per ammettere di voler semplicemente sentire la sua voce.
Era un piccolo segreto quello e in quanto nascosto, sapeva che rivelarlo avrebbe solamente fatto sentire in imbarazzo entrambi.
Erano amici e alcune sensazioni non potevano essere confessate così apertamente e Levi preferiva poter mantenere quell'equilibrio che si era andato a creare tra i due dopo così tanti anni di conoscenza.


-Fermiamoci qui!-
Gridò all'improvviso Hanji picchiettando nervosamente contro il finestrino. Indicò uno squallido motel alla loro destra: costeggiava l'autostrada e una luce al neon segnalava il punto di entrata che portava al parcheggio.
Quel giallo scintillante innervosì Levi, ma finì per svoltare in quella direzione, fermandosi al centro del grande posteggio che a quell'ora si presentava semi-vuoto.
-Oh, non pensavo mi avresti ascoltato sul serio...-
La ragazza si voltò verso di lui, ma Levi era fin troppo occupato a parcheggiare e non diede per nulla peso alle sue parole. Pensava semplicemente che si sarebbero fermati a bere qualcosa al pub vicino e poi sarebbero ritornati a casa, dimenticandosi di quel viaggio che non aveva in realtà una motivazione precisa.
Bastavano poche ore per vedere Hanji rilassarsi - almeno questo era ciò che aveva pensato Levi per tutta la serata - e il pensiero di ritornare a casa cominciò ad assalirlo non appena vide persone poco raccomandabili girare attorno alle macchine parcheggiate.
Una di quelle, probabilmente un uomo sulla cinquantina, lanciò un'occhiata alla ragazza soffermandosi dapprima sul suo viso per poi abbassare lo sguardo, osservando le lievi forme che venivano fasciate dal cappotto che la copriva.


-Hey, cos'è quella faccia minacciosa! Possiamo fermarci solo per una notte, dai!-
La ragazza premette il pollice contro la fronte corrucciata di Levi, non rendendosi conto di come quello sconosciuto l'avesse fissata fino ad ora.
Il moro, invece, aveva ben notato gli occhi dell'uomo e l'espressione che si dipinse sul suo viso era del tutto lecita e spontanea, dato che si sarebbe volentieri avvicinato a lui solamente per colpirlo con un pugno ben piazzato sul viso.
Non era un ragazzo violento, ma le necessità lo spingevano spesso ad agire come meglio preferiva. Infondo, per quanto lo nascondesse, si preoccupava per Hanji e quell'ambiente non pareva così rassicurante per due giovani come loro.
Si rendeva conto che Hanji Zoe non fosse propriamente una fanciulla delicata e in cerca di un cavaliere che la salvasse, anzi, non era molto differente da un volgare scaricatore di porto, ma questa era solo una delle moltissime peculiarità che la rendevano una persona unica.


-In un motel? Non se ne parla, quattrocchi.-
Sentì la mano dell'altra afferrarlo dal braccio per poi tirarlo inutilmente verso la piccola cabina a fianco del complesso di stanze che occupava la parte est del parcheggio.
Levi trovava disturbanti gli ambienti degli hotel in centro città e non avrebbe fatto eccezione per un luogo così squallido; in più, date le persone che sembravano frequentarlo, poteva confermare che l'idea di fermarsi era assolutamente una follia.
Tuttavia, dopo un paio di minuti passati nel tentativo di raggiungere di nuovo la macchina, Hanji finì con il lasciare la presa, dirigendosi da sola verso la piccola reception davanti a sé.


Levi la guardò allontanarsi, aprire la porta e salutare l'anziano uomo che aprì un piccolo registro, cercando quali fossero le stanze rimaste libere.
A quel punto, sapendo che non c'era più nulla da fare per farle cambiare idea, anche il moro entrò nel piccolo locale limitandosi ad una smorfia non appena il receptionist lo squadrò in malo modo.
-Prendiamo una camera doppia!-
Hanji esclamò a gran voce mimando con le dita il numero corrispondente di letti. Levi dubitava che a l'uomo importasse davvero quel genere di informazioni: non aveva mai distolto lo sguardo dalla figura minuta del ragazzo e si limitò a rispondere con un cenno della testa alla richiesta della compagna. Lo vide consegnare ad Hanji il paio di chiavi e infine decisero di uscire dalla cabina, sforzandosi entrambi di non commentare l'ambiguo comportamento dell'uomo appena conosciuto.


-Vieni Levi, siamo al primo piano!-
L'edificio era formato solamente da due lunghe file di camere : la scala esterna portava al piano superiore dove le camere erano numerate da 20 a 30, quest'ultimo totale delle stanze presenti in tutto il complesso.
La coppia di ragazzi aveva la ventiquattresima posta alla metà del corridoio che si affacciava sul grande parcheggio.
Levi lanciò un'occhiata verso la propria macchina e notò che l'uomo di poco prima era ormai scomparso e che sulla grande piazzola si potevano notare solamente le ombre delle autovetture proiettate dai forti lampioni sparsi in tutto il posteggio.
-Quell'idiota ci ha dato una matrimoniale.-
La voce di Hanji lo riportò alla realtà, obbligandolo a distogliere lo sguardo dallo spoglio paesaggio ritornando quindi a concentrarsi sulla stanza.
La ragazza le aveva lasciato la porta socchiusa; così il moro entrò e vide la compagna togliersi le scarpe, abbandonarle in un angolo della camera per poi buttarsi sul letto, come aveva detto poco prima Hanji, a due piazze.


-Avrà pensato che stessimo insieme, forse qui ci vengono gli uomini con le proprie amanti.-
Bisbigliò Hanji, afferrando il ragazzo per il colletto della giacca per poterlo tirare a sé. Quest'ultimo cadde sul letto, voltandosi fulmineo verso la compagna. e arrendendosi poco convinto alle sue attenzioni.
Hanji lo strinse tra le sue braccia in silenzio, le loro guance sfiorarono l'una contro l'altra e Levi poté sentire il respiro caldo della ragazza contro la propria pelle. Non era una sensazione a cui era abituato, ma nonostante la ritrosia iniziale, finì con rilassare i muscoli e lasciare che la ragazza si accoccolasse vicino a sé.


-Non mi hai chiesto nulla.-
Sospirò Hanji, allontanandosi poco dopo dall'amico per potersi togliere il cappotto ancora un po' umido per via della pioggia presa poche ore prima.
Non aveva davvero voglia di parlarne e non la incuriosiva il fatto che Levi non avesse insistito sulla vicenda: per lui era sempre così. Non insisteva mai nel sapere come stava e raramente lo chiedeva, eppure si ritrovava sempre ad ascoltarla in silenzio, alle volte scocciato, ma in qualche occasione davvero interessato a ciò che lei diceva.
Parlava dell'università, di come aveva trascorso il proprio tempo ad esaminare reperti ritrovati presso i siti archeologici curati dalla scuola oppure delle semplici ore passate a casa, magari sdraiata sul letto o rannicchiata sul proprio divano davanti alla televisione.
-Cosa avrei dovuto domandarti?-
Rispose Levi poco dopo, alzando il capo per potersi sistemare i capelli che gli erano ricaduti poco elegantemente sul viso.
Era certo che quelle stanze non fosse antonomasia di igiene e il pensiero che quel letto fosse stato precedentemente occupato da qualche strana coppia non lo faceva sentire per nulla a suo agio.
Aveva avuto sin da bambino questa strana ossessione per il pulito e i motel non rientravano tra la lista di luoghi in cui voleva passare la notte: a dire il vero, poco dopo essere entrato, non era riuscito a trattenersi dall'abbassare lo sguardo verso il pavimento. Quest'ultimo gli parve stranamente pulito, ma non poteva dire lo stesso delle lenzuola, o meglio, non poteva essere certo che fossero state lavate a dovere, con la giusta temperatura, i giusti prodotti e asciugate in un ambiente incontaminato.
Ricordandosi dell'individuo alla reception, le sue ipotesi potevano benissimo essere reali: voleva andarsene via da quella stanza il prima possibile.


-Credo di volermi ritirare dalla scuola.-
Il silenzio venne interrotto dalle parole della ragazza che con un sorriso stanco, si alzò per poter sistemare la sua giacca e anche quella di Levi.
L'appendiabiti era poco distante dal materasso e solo pochi attimi dopo, il moro la rivide buttarsi sul letto, occupando spensierata la metà di esso.
-Forse ho sbagliato corso di studi. Insomma, l'idea di diventare restauratore non mi dispiace, ma per tutta la vita? Quando sarò vecchia non avrò più voglia di conservare opere d'arte.-
Levi sentiva lo sguardo curioso di Hanji su di sé, era certo che la ragazza aspettasse una qualsiasi affermazione da parte sua, eppure, troppo impaziente per attendere, ricominciò a parlare di nuovo su ciò che aveva intenzione di fare.
-Dovrei trovare un lavoro, non lo pensi anche tu? Posso chiedere in qualsiasi negozio di antiquariato o in una libreria.-
Sentì la mano della ragazza accarezzargli i capelli. Le dita fini gli sfioravano i ciuffi scuri fino a sollecitare la nuca scoperta, provocandogli un inusuale brivido lungo tutta la spina dorsale. La pelle di Hanji era fredda, i suoi abiti erano fin troppo leggeri per la stagione, ma sapeva che la ragazza era fin troppo orgogliosa per ammettere di volersi coprire un po'.
Non bastavano solo gli indumenti poco consoni, no, lo stupido riscaldamento di quel posto pareva non funzionare e anche lo stesso Levi, passando sempre più tempo sdraiato sul materasso, iniziava a sentire un po' di freddo.


-Sarebbe uno spreco.-
Si limitò lui, gli occhi di Hanji di nuovo su di sé e la mano di quest'ultima ancora a carezzargli gentilmente la nuca.
-Ne abbiamo già parlato,Hanji. Se ne hai le possibilità, la scelta è tua.-
Si allontanò dalla ragazza per poi darle le spalle per poter raggiungere di nuovo la sua giacca. Per quanto volesse conversare ancora con l'amica, il pensiero di passare la notte lì non lo rilassava per nulla. Non era così superficiale: non gli importava poter dormire in una stanza di lusso, infondo era abituato a standard piuttosto bassi di vita, ma erano dei piccoli dettagli a renderlo il ragazzo che tutti conoscevano e non avrebbe mai rinunciato a quelle sue strane ossessioni per cui Hanji spesso lo scherniva.


-Vado al supermercato di fronte, devo comprare uno spazzolino.-
-Eh? Non ti cadranno mica i denti se non li lavi per una sera!-
La ragazza era inginocchiata sul letto, allungò il braccio verso di lui, ma Levi fu più veloce e si allontanò prima che Hanji potesse afferrarlo. Premette goffamente il proprio corpo contro la porta e finì con lo sbatterci il capo per poi sfiorarsi il punto in cui aveva picchiato poco prima.
-Sei proprio strano Levi,- gli sorrise togliendosi gli occhiali. Li poggio vicino al piccolo tavolo poco distante dall'uscita e ritornò comoda sul letto, sdraiandosi nella parte destra di esso. -ma mi piaci per questo. Quindi vedi di non farti rapire da qualche essere losco. Magari potrebbero assumerti come sicario. Sai, ci guadagneresti un bel po' e poi sarebbe meglio che...-
Il moro si portò l'indice alla bocca per zittirla, mentre con la mano libera strinse la maniglia e aprì la porta. Non voleva sentirla parlare della sua improbabile, futura carriera da assassino. Era di certo un tipo strambo, ma non amava troppo ritrovarsi in situazioni pericolose, sempre se non fosse necessario.
-E tu vedi di non occupare la mia parte di letto. Chissà quanti microbi ci sono là sopra...-
Si schiarì la voce, cercando di scacciare dalla testa pensieri poco casti riguardo al materasso della loro stanza. Non voleva immaginare ciò che ci avevano fatto, tra quelle coperte, ma ovviamente Hanji non la pensò al suo stesso modo, preferendo confessare apertamente ciò che aveva occupato fino ad ora la sua mente.


-Ma è normale avere rapporti in un motel, o almeno penso. Oh,cavolo, forse dovremmo ritornare a casa. Quell'uomo ha pensato che fossimo davvero una coppia!-
Hanji era davvero una ragazza intelligente - pensò Levi nel sentirla parlare. Sì, alle volte aveva dei ripensamenti, forse perchè oltre all'essere saggia si mostrava spesso anche disattenta, proprio per questo il moro non comprendeva queste sue tardive conclusioni.
Capitava spesso che il ragazzo valutasse questo suo modo di fare come uno scherzo, ma doveva ricredersi nel sentire il tono con cui pronunciava queste affermazioni: era del tutto seria e per Hanji Zoe la serietà non era certamente una caratteristica consueta.


-Quando imparerò a smettere di ascoltarti?-
Prima o poi ci sarebbe riuscito, o almeno sperava. Per quanto fossero strambi i discorsi intrapresi con lei, non sempre risultava abbastanza paziente per sopportarla per ore. Alcuni dibattiti finivano con l'essere del tutto disconnessi ed era più facile per Levi perdersi nelle parole dell'amica piuttosto che controbattere sapientemente ai quesiti che si potevano entrambi.
-Beh, in ogni modo ritorno subito. Stai attenta.-
Si congedò velocemente notando tuttavia il sorrisetto divertito che si dipinse sul volto della ragazza. Era ancora più inquietante quando era contenta, ma allo stesso modo Levi la considerava carina, dettaglio che non avrebbe mai e poi mai rivelato alla compagna.


 
* * *


Levi rientrò nella camera dopo più di mezz'ora: Hanji aveva passato il tempo d'attesa sonnecchiando sul letto finendo, tuttavia, con l'addormentarsi definitamente coperta dal lieve lenzuolo sistemato su di sé.
Si era rannicchiata, il viso in parte schiacciato contro il cuscino e il braccio sinistro allungato verso la parte del materasso che - in origine - sarebbe dovuta appartenere all'amico. Si era ripromessa di non addormentarsi prima del suo arrivo, ma le palpebre si erano fatte poco a poco sempre più pesanti e il sonno aveva avuto la meglio su di lei, trasportandola tra le dolci visioni del mondo onirico.
Si era ripromessa di attenderlo così da poter parlare con lui, ma ora Levi poteva osservarla con le palpebre serrate proprio sul loro letto.


-Ti sei stancata a parlare troppo, quattrocchi.-
La guardò per pochi attimi: la ragazza aveva le labbra leggermente socchiuse e stringeva tra le dita le lenzuola chiare che la coprivano. Levi poteva osservare come il suo petto si gonfiava e si sgonfiava lentamente, accompagnato dal suo quasi impercettibile sospiro che disturbava il silenzio della camera.
Il ragazzo approfittò del momento di apparente calma per raggiungere il bagno, fece scorrere l'acqua del lavandino e aprì il dentifricio, premendo delicatamente per poterlo posizionare sullo spazzolino, tuttavia, non fece in tempo a richiuderlo perchè la porta della camera si aprì, sbattendo contro il proprio gomito.
Il bagno era decisamente piccolo per una camera matrimoniale e Levi poté confermarlo non appena il braccio si mosse involontariamente lontano dallo spazzolino, facendo cadere un punta di dentifricio sul pavimento.
-Anche io voglio lavarmi i denti, Levi! Potevi avvisarmi di essere rientrato.-
Hanji sbadigliò davanti al ragazzo che, come sempre, si ritrovò a rimproverarla per non essersi coperta la bocca. Ormai era abituato ai modi bruschi della compagna, ma non poteva negare di aver ancora un po' di speranza per lei: poteva essere educata nel modo adeguato, o almeno, questo era ciò che desiderava segretamente Levi.


-Volevo risparmiarmi qualcosa del genere.-
Il ragazzo indicò il pavimento appena sporcato, finendo, tuttavia, con il distogliere lo sguardo e frugare nel piccolo sacchetto con ciò che aveva appena comprato. Ne tirò fuori uno spazzolino nuovo per Hanji e quest'ultima ricambiò con un sorriso, sistemandosi al lato di Levi.
Entrambi osservarono il proprio riflesso nello specchio e fu Hanji, la prima tra i due, a concludere per prima, avvisando che l'avrebbe aspettato nella stanza adiacente.


Quando Levi raggiunse il letto, Hanji si era già nascosta sotto le coperte calde, muovendosi da una parte all'altra del materasso per riscaldare anche la parte in cui il suo compagno si sarebbe successivamente sdraiato. Non per altro, il moro la scovò rannicchiata nell'angolo sinistro e per quanto cercasse di allontanarla, Hanji non sembrava per nulla intenzionata a cedergli un po' di spazio.
-So che non c'è alcuna differenza nel dormire per terra o su questo dannato lenzuolo, ma non obbligarmi a buttarti giù a calci.-
Parlò impassibile come suo solito, riuscendo a trovare posto e poggiando poco convinto il capo contro il cuscino morbido.
Nonostante quella stanza non fosse il massimo per quanto riguardava la pulizia, Levi doveva pur ammettere che il letto non si rivelò scomodo come aveva pensato non appena visto dove avrebbero dormito.
L'idea di passare una notte in un dannato motel non lo rendeva ancora particolarmente felice, ma questa volta non riuscì a pensarci a lungo perché, con la solita delicatezza che la caratterizzava, Hanji si avvicinò a lui, poggiando la testa vicino all'incavo del suo collo.
-Grazie della compagnia, sei stato gentile oggi.-
Gli bisbigliò a bassa voce, lasciando che fosse Levi ad avvicinarsi a lei per poter udire meglio le sue parole: così il mento sfiorò la fronte della ragazza e quest'ultima allungò il braccio verso la sua spalla per potersi stringere ancora di più contro di lui.
Non era decisamente abituato a quel genere di intimità: non si sentiva a disagio perchè si trattava di Hanji, semplicemente non credeva che qualcuno potesse desiderare una qualsiasi dimostrazione d'affetto da parte sua. Dai suoi colleghi era spesso considerato freddo, apatico eppure Hanji pareva non dare importanza a quelle dicerie, mostrandosi la solita,sciocca ragazza che osservava i dettagli meno evidenti di chi aveva ora accanto: per lei Levi era certamente strano, ma infondo erano proprio le sue ossessioni e manie a renderlo il ragazzo che la quattrocchi era contenta di avere vicino; non le importava se non fosse espansivo, se non parlasse molto o se i suoi modi fossero molto spesso distaccati. Ognuno aveva una propria indole e per quanti diversi, i due erano divenuti ormai inseparabili.


-Ma scommetto che non l'hai fatto solo per me. Eri troppo solo a casa e per questo sei venuto a prendermi!-
La ragazza alzò il capo per vederlo negli occhi, lo osservò e pizzicò affettuosamente la guancia del compagno, divertita dalla smorfia che si dipinse poco dopo sul suo volto.
Adorava vedere il modo in cui, vanamente, Levi cercasse di parere indifferente alle sue attenzioni, ma sapeva la verità: anche se non voleva ammetterlo, per orgoglio o forse per vergogna, il moro amava passare del tempo con Hanji proprio come quest'ultima con lui.
-Stai cercando solamente di giustificare il tuo bisogno di attenzioni con una mia altamente improbabile, o no anzi, completamente falsa necessità di non stare solo.-
Hanji ascoltò solo parte delle sue parole, già annoiata non appena si accorse che l'amico aveva cominciato a celare di nuovo l'evidenza.
Si sistemò in posizione prona e avvicinò entrambe le mani al viso di Levi, tirando con inusuale delicatezza gli angoli della bocca del compagno, sforzando un sorriso che pareva, per quanto falso, soddisfarla.
-Dovresti sorridere di più, Levi, anzi, dovresti proprio cominciare a farlo. Piaceresti alla tua fidanzata.-
Non lo lasciò per un paio di secondi, obbligata, tuttavia, a dover lasciare la presa non appena il moro le afferrò infastidito la mano.
Non poteva ancora credere alle sue parole: alle volte sapeva davvero essere insistente e l'argomento "compagna di vita" era uno di quelli su cui Levi odiava di più discutere. Non c'era nessuno, né al lavoro né al di fuori, che gli piacesse a tal punto da tentare di mostrarsi interessato, eppure, per quanto Hanji fosse già cosciente della sua situazione, non aveva smesso con le sue strambe e impossibili ipotesi.
-Sei infantile, quattrocchi. Te l'ho già detto, non ho interesse in questo genere di cose.-
A quel punto la ragazza si scostò dalla fronte un paio di ciuffi castani, lasciando che Levi continuasse ad osservarla evidentemente disturbato dalle sue affermazioni.
Poco contava se ancora non aveva compreso - questo era ciò che Hanji continuava a ripetersi, eppure, non era di certo conosciuta per essere una ragazza paziente e il crescente bisogno di raccontare la verità pareva ormai pervaderla completamente.


-E se fossi io, Levi?-
Domandò dopo una serie di lunghi silenzi, di occhiate sfuggenti e di ticchettii misteriosi, molto probabilmente provenienti dalle camere adiacenti. Hanji non aveva idea di quale risposta la stesse attendendo, una parte di sé era spaventata all'idea di essere presa poco sul serio dall'altro, ma la possibilità di scatenare qualcosa nell'animo del moro esisteva e poteva davvero portare a qualcosa di dannatamente reale.
Le parole di Levi tardarono ad arrivare: dapprima solo i loro occhi si incontrarono, Hanji sentiva lo sguardo dell'amico su di sé ed era in dubbio su quale fosse il modo più corretto per proseguire. Non voleva parlare a sproposito, almeno, non come era solita fare, eppure quel silenzio la soffocava poco a poco e aveva bisogno di qualsiasi risposta, di un minimale gesto per poter comprendere la situazione.
Potevano essere amici: Hanji reputava il legame con Levi uno dei più importanti che avesse mai avuto, ma ormai un bel celato meccanismo era scattato, le aspettative di avere più intimità con il moro avevano conquistato la mente razionale della megane e sapeva che ad ogni causa era collegato in modo inscindibile un effetto.
-Quattrocchi, non...- -Non sto scherzando.-
Il ragazzo non aveva mai potuto osservare da così vicino l'espressione seria della compagna: aveva potuto vederla concentrarsi nello studio, lavorare nel laboratorio o, quando presa dalla stanchezza, si arrendeva dal fare lunghi e monotoni discorsi riguardo alle tesi più insensate; eppure non aveva mai avuto modo di vedere la propria figura rispecchiarsi nei suoi occhi colmi di quesiti e di naturale curiosità.
-Ovviamente non ti obbligherei e so che non lo faresti nemmeno tu. Se c'è una cosa in cui non sei bravo è mentire, credo.-
Un grande e luminoso sorriso si dipinse sul volto della ragazza e la tensione parve allontanarsi, seppur per poco, dagli animi dei due. Hanji sapeva che l'ammettere e dichiarare i propri sentimenti, se così potevano essere considerati, non era semplice da accettare ed era ancora più complesso se il destinatario di questi ultimi fosse un ragazzo distaccato come Levi.
-Ma ci stavo pensando da molto e tu sei l'unico che ha pazienza per ascoltarmi. Sì, forse è ormai soltanto un'abitudine, ma sei qui. Questo è ciò che conta, no?-
Levi ascoltò le sue parole e si limitò a rimanere in silenzio, ammutolito. Preferiva dimostrare a gesti ciò che provava, ma in quel caso, preso alla sprovvista, non aveva neppure idea di quali sensazioni lo pervadessero. Hanji era importante, era intelligente e simpatica; forse fin troppo logorroica, ma i vuoti silenzi che colmava era ciò che - in realtà - il moro adorava più di lei. Si era abituato all'idea di ascoltarla per ore, di sbuffare ad ogni sua sciocchezza, ma dietro ad ogni pensiero di Hanji, in verità, si celava una linea di razionalità che neppure Levi era riuscito ancora a scovare.
Imprevedibile, originale, unica. Hanji aveva diverse qualità quanto difetti, ma il ragazzo non poteva negare che la compagna avesse una personalità alquanto singolare.
L'avevano entrambi e forse era questo ciò che, dalla parte opposta, aveva attirato l'attenzione della megane.
Eppure per Levi era troppo strano, non riusciva a comprendere come Hanji potesse provare interesse per lui: si conoscevano da molto tempo, ma non aveva mai accennato a sentimenti così intimi e forse, proprio per questo, ora era rimasto completamente senza parole.


-Non pensare a nulla. Almeno, non ora.-
Hanji poggiò la mano sul viso del ragazzo, coprendo con le dita fini le iridi grige che non avevano mai smesso di fissarla da quanto aveva cominciato a parlare. Adorava il taglio degli occhi di Levi: pareva raccontare tutto di lui, ma al tempo stesso, riusciva ad allontanare le persone, a renderlo temuto e ingiustamente discriminato. Hanji sapeva che era lo stesso ragazzo, almeno in parte, ad escludersi dal mondo in cui erano stati costretti a vivere, ma proprio per questo voleva poter stare vicino a lui, resistendo ad una società che li aveva forzatamente allontanati.
-Ma smettila di guardarmi così.-
Allontanò lentamente la mano dal suo sguardo, gli accarezzò la guancia e sentì con quanto forza fosse capace di stringerle il polso. Non voleva farle male, ma pareva un modo per convincerla a non muoversi, a dirle che sarebbe rimasto lì, immobile, senza dover scappare inutilmente.


Hanji lo vide abbassare il capo verso di lei, i loro volti si fecero più vicini e fu piacere percepire il respiro caldo di Levi sulla propria pelle. Anche se quegli occhi sottili rimanevano indecifrabili, la ragazza riusciva sempre a comprendere ciò a cui il compagno pensava ed era la complicità che li univa a farla sentire a suo agio. Per questo non si limitava dal parlare per ore e ore: aveva la certezza che, nonostante lo sguardo severo dipinto sul suo volto, Levi non avrebbe mai smesso di ascoltarla e di provare a trovare la chiave dietro quell'apparente irrazionalità.
-Laureati e poi potrai trovare un qualsiasi lavoro.-
Parlò lui, finalmente, a bassa voce. Hanji sentì le sue labbra sfiorarle il naso per poi raggiungere la sua bocca, in attesa, forse, dell'attimo perfetto per poter eliminare quegli ultimi centimetri che li dividevano.
Quel momento non tardo ad arrivare perchè, pochi secondi dopo, i due si ritrovarono a scambiarsi un bacio breve, decisamente poco romantico e passionale, ma era questo ciò che sempre li avrebbe uniti e resi la coppia più stramba dell'intera città.


-Aspetta, aspetta. Lo so! Hai comprato uno spazzolino per me solamente perchè volevi baciarmi e visto che sei troppo schizzinoso per i miei gusti, non volevi...-
Levi, a quelle parole, si ritrovò come sempre a sbuffare e questa volta avvicinò il cuscino abbandonato alla loro sinistra al volto di Hanji, coprendole il viso senza premere con troppa forza.
-Avere i denti puliti non ti autorizza a parlare di più, stupida quattrocchi.-
La ragazza si liberò in fretta, schioccandogli di nuovo un bacio a stampo sulle labbra. Era certa che, per quanto non volesse ammetterlo, anche Levi aveva apprezzato quel contatto ed Hanji era del tutto intenzionata a continuare a donargliene altri.
-Allora potrei scrivere i miei pensieri su un quaderno, o forse potrei mimare ciò che faremo domani: ho in programma di visitare altri motel. Ah, ovviamente il prossimo lo paghi tu...-


Non avrebbe mai imparato a limitare le proprie parole, ma in compenso, neppure Levi avrebbe mai smesso di ascoltare ciò che quella folle ragazza aveva da raccontargli.
  
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