Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |      
Autore: figgi1994    29/10/2015    0 recensioni
La storia di 5 ragazzi e delle loro amicizie e dei loro amori durante il periodo universitario.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Giorno 1
1.

Silvia si svegliò sudata, con il respiro affannato. Era possibile avesse fatto un sogno del genere, su Elisa, la sua migliore amica? Riusciva a ricordarlo nei minimi dettagli: le sue mani delicate che le sfioravano il corpo, i baci, gli sguardi intensi. No, non poteva essere. Elisa e lei si conoscevano da sempre, erano migliori amiche sin dai tempi dell’asilo. Certo, si volevano molto bene, ma non così tanto bene. Quello non era il momento di pensarci; doveva uscire da casa. Guardò la sveglia, le 6:20. “Ormai il sonno mi è passato, tanto vale che inizi a prepararmi per andare a lezione” pensò, mentre si stropicciava gli occhi. Scese dal letto, si fece una doccia, si pettinò i suoi lunghi capelli castani, mise le lenti a contatto, si vestì e uscì di casa giusto in tempo per prendere il treno che l’avrebbe portata a destinazione. Salita sul treno, come di consueto, si sedette vicino a Elisa. << Ciao, sono stanchissima! Ho dormito davvero male questa notte >>, disse mentre le dava un bacio sulla guancia. Quella normale azione, le parve stranamente più piacevole del solito, ma si scrollò subito il pensiero di mente. << Davvero? Hai fatto qualche incubo? >> chiese Elisa, guardandola con i suoi profondi occhi verdi. Silvia imbarazzata, comincio a girarsi una ciocca di capelli tra le dita << No, no. Ho solo dormito male! >>. Il viaggio proseguì senza ulteriori discorsi, anche il percorso a piedi fu molto silenzioso. Finalmente arrivarono davanti al portone dell’istituto. << Ok, io ho lezione, ci vediamo qui fuori per l’ora di pranzo. >> Disse Silvia. << Certo. >> Rispose l’altra.
Nicola era nell’Aula Studio e  ammirava con nonchalance un ragazzo di un anno più piccolo. Cresta. O almeno così lo avevano soprannominato lui ed Elisa, la più cara amica che avesse in quella gabbia di matti che era l’I.S.I.T., proprio per la cresta che il ragazzo aveva sulla testa. E poi, Cresta era proprio un ragazzo di altri tempi… Potevi notarlo dal portamento. Ma dove era finita Elisa?  “Sarebbe dovuta arrivare mezz’ora fa”, pensò mentre iniziava a digitare delle lettere sul suo telefonino per scriverle un messaggio. Proprio mentre stava per premere, invia, eccola entrare. Si diresse verso di lui con uno di quei sorrisi che poche volte le aveva visto impresso sul viso. << Non indovinerai mai con chi ho appena parlato qui fuori! >> Il viso sprizzava gioia da tutti i pori e Nicola aspettava impaziente che glielo dicesse. << Mattia Crotato. >> Nicola la guardò entusiasta. << Mattia Crotato? Vuoi dire il ragazzo più ambito di tutto l’istituto? Quel Mattia? >>. << Sì, esatto. E mi ha chiesto di andare a cena con lui questo venerdì. Quasi non ci posso credere. >>.  Mattia era la persona con cui tutti, ragazzi e ragazze, sarebbero voluti uscire. Era bello, affascinante, atletico essendo il capitano della squadra di calcio più forte della regione. Inoltre, era simpatico, intelligente, sveglio e con uno spiccato profumo di vaniglia. Insomma, un ottimo partito. << Voglio sperare che tu abbia accettato. >> Disse Nicola con voce più stridula del normale. << Certo! Non ci ho pensato due volte. >> Rispose lei. << Devo solo dirlo a Silvia. Avevamo dei programmi venerdì sera e non credo sarà molto contenta. >> Nicola la guardò con un misto di entusiasmo e comprensione. << Se vuoi, posso parlarle io, non è un problema. >> Elisa lo ringraziò, ma era una cosa che doveva fare da sola. Silvia avrebbe sicuramente capito, anche lei come tutte era innamorata di quel ragazzo. Sarebbe stata di certo comprensiva. << Adesso devo andare in classe. Vado a pranzo con Silvia, ci sentiamo oggi pomeriggio. >> Disse lei. Lui rispose << Questo pomeriggio non posso devo uscire con Enrico. Me l’ha chiesto una settimana fa e ormai non posso dargli buca, non un’altra volta. >> Lei lo guardò con aria sbalordita. << Ma pensavo fosse finita tra voi. >> Nicola alzando gli occhi al cielo in segno di sconforto annunciò << Infatti. Per me è finita. Devo solo trovare il coraggio per dirglielo oggi. Nella mia testa ormai c’è solo Cresta. >> Disse lanciando un’occhiata di sfuggita al ragazzo che stava parlando con delle amiche. << Va bene, fammi sapere. A più tardi. >> Appena Elisa uscì dall’Aula Studio, Nicola si fece coraggio, si alzò dalla sedia e si diresse verso Cresta.
Elisa, si stava dirigendo verso la sua classe per fare quelle due infernali ore di tedesco. “Perché ho scelto tedesco? Non ce la farò mai.” Pensava mentre saliva le tre rampe di scale che la separavano dal professore e dai suoi compagni di corso. Solo una cosa la rendeva felice: l’appuntamento con Mattia. Era stata una cosa del tutto inaspettata. Appena aveva salutato Silvia, si era girata e di fronte a lei, in tutta la sua bellezza c’era lui. Non l’era mai stata così vicina, riusciva persino a sentire il profumo di menta che proveniva dalla sua bocca mentre parlava e notò anche due fossette agli angoli della bocca quando sorrideva. Lui le aveva detto che era da un paio di settimane che l’aveva notata e finalmente aveva trovato il modo di chiederle un appuntamento. Lei senza neanche pensarci aveva risposto di sì ed era corsa a dirlo subito a Nicola. Presa dai suoi pensieri, senza neanche accorgersene, si ritrovò di fronte all’aula, la lezione stava per cominciare. Facendo un sospiro di rassegnazione entrò e chiuse la porta.
Nicola si stava avvicinando sempre di più a Cresta, Elisa era appena andata via e lui non era mai stato più agitato nella sua vita. Aveva le mani sudate, la bocca secca, e il cuore nel petto sembrava come impazzito.  Finalmente gli arrivò abbastanza vicino da poterlo toccare. Tese una mano come per chiamarlo, ma la ritrasse subito. Doveva trovare un modo diverso per approcciarsi. Si avvicinò al tavolo, dove c’erano dei libri in lingua facendo finta di essere interessato alla copertina de Il paziente inglese, aspettando che le sue amiche si allontanassero. Non appena se ne andarono, Cresta si diresse verso il tavolo, dove si trovava Nicola, come se sapesse ciò che stava per succedere. Entrambi se ne stavano lì, a guardare i libri, fino a quando entrambi non misero mano allo stesso tempo sulla versione inglese di Wuthering Heights di Emily Brontë. << Scusami. >> Disse Nicola guardando l’altro ragazzo con imbarazzo. <> Lo disse facendogli un grande sorriso e per la prima volta Nicola notò quanto davvero fosse affascinante. Nicola prese coraggio e cercò di iniziare una conversazione. << Anche tu sei un appassionato di questo libro? >> L’altro rispose guardando distrattamente le copertine degli altri libri. << Sì, voglio dire, non mi sembra ci sia niente di meglio qui. >> Nicola rise, forse un po’ più di come avrebbe dovuto. << Già, non si preoccupano molto di certe cose qui. Tu sei al primo anno giusto? Ad ogni modo, io sono Nicola. >> Cresta lo guardò e gli strinse la mano. << Piacere mio, Francesco. Sì, esatto, sono al primo anno e ancora non ho capito molto su come funzionino le cose qui. >> “Francesco, finalmente so il suo nome.” Pensò Nicola, e cercando di nascondere l’entusiasmo disse: << Beh se vuoi posso mostrarti come funzionano le cose qui in giro, se ti va. >> Cresta, cioè Francesco annuì. << Mi farebbe molto piacere, magari possiamo anche vederci uno di questi giorni e parlarne davanti ad un caffè. >> Nicola non poteva credere alle sue orecchie. Ormai l’entusiasmo era altissimo ed era convinto che anche Francesco se ne fosse accorto. << Certo, perché no. Lascia che ti dia il mio numero. >> Cresta gli porse il cellulare e lui poté digitare il suo numero. << Ecco fatto. Appena sei libero mi scrivi e ci organizziamo. >> Francesco guardò l’orologio dall’altra parte della stanza. << No, è tardissimo. Scusa, ma ora devo andare. Ti scrivo io. >> Raccolse le sue cose e uscì di fretta dalla stanza. Nicola rimase lì, estasiato, cercando di capire se era successo davvero, oppure era stato solo nella sua testa. Sapeva bene che era sbagliato provarci con un altro ragazzo mentre stava ancora con Enrico, ma ormai la loro storia era giunta a un punto morto. Mancavano poche ore e la loro storia sarebbe finita sul serio, doveva solo trovare le parole giuste.
“L’ora di pranzo. Finalmente.” Pensò Silvia, mentre guardava l’orologio della classe di spagnolo. Non voleva crederci, ma nel profondo anche solo quelle due ore senza la compagnia della sua migliore amica le procuravano un vuoto ancora più grande di quello che avrebbe voluto ammettere. Mancava ancora un’ora perché Elisa finisse la lezione. Si diresse verso il bar dell’istituto, un piccolo spazio, dove gli studenti e gli insegnanti potevano mangiare o bere qualcosa di veloce tra una lezione e l’altra. La signora che serviva era molto dolce e carina. Non molto alta, ma con un sorriso che ti rassicurava e molto posata. << Ciao, desideri qualcosa? >> Le chiese con la sua tipica cortesia. << Un caffè, grazie. >> Mentre stava estraendo il portafoglio per pagare, entrò Claudia. Carnagione scura, occhi verdi, capelli lunghi e neri come la pece. Vestita sempre impeccabilmente, con i suoi immancabili tacchi. Correva voce che ne avesse un armadio pieno e che cambiasse paio ogni giorno. Tuttavia, era una ragazza con i piedi per terra e solo all’apparenza sicura di sé. Questo Silvia lo sapeva bene, in quanto aveva legato molto con lei durante l’ultimo anno. << Ciao, tesoro. >> Disse Claudia appena vide Silvia. Aveva quest’abitudine di chiamare tutti tesoro. << Ciao, Cla. Tutto bene? >> Le chiese con un grande sorriso.  L’altra abbassò lo sguardo cercando distrattamente qualcosa nella sua borsa firmata. << Non molto, ho appena ricevuto un messaggio da Federico. Dice che deve parlarmi e visto come vanno le cose tra noi ultimamente, non mi sento molto tranquilla. >> Dopo avere pagato il caffè, le disse << Non preoccuparti, non sarà niente. Per qualsiasi cosa chiamami. >> Claudia la abbracciò ringraziandola. Quando smisero di abbracciarsi, Claudia disse << Hai sentito la novità? Mattia ha chiesto a Elisa di uscire questa mattina. >> Il sorriso sulla faccia di Silvia sparì. Si sentì come se qualcuno le avesse dato un pugno allo stomaco. Non avrebbe dovuto sentirsi così, era sbagliato. Sarebbe dovuta essere felice per questa notizia. Forse Elisa glielo avrebbe detto fra poco, a pranzo. Claudia vedendola sbiancare in faccia le chiese: << Va tutto bene, tesoro? >> L’altra, guardandola come fosse trasparente, disse << Certo, ma scusami devo andare. >> E corse via, lasciando la povera Claudia al bar da sola, che ritornò a immergersi nei suoi pensieri.
“Anche per oggi è finita la tortura” pensò Elisa mentre si alzava dal banco e si dirigeva verso l’uscita dell’aula. Adesso le aspettava il meritato pranzo con Silvia, e le avrebbe comunicato la grande notizia. Quella sera sarebbe uscita con Mattia. Si sentiva come se stesse fluttuando in aria da quanto era felice. Si diresse verso l’uscita, salutando tutti i ragazzi del secondo anno che conosceva, fino ad arrivare alla porta d’ingresso dove l’avrebbe dovuta aspettare Silvia. Varcò la soglia, ed eccola lì. Stava parlando con Eleonora, la ragazza più strana di tutto l’istituto. Si vestiva sempre di nero, piena di borchie e con le ciocche di capelli ogni giorno di colori diversi. Si avvicinò. << Ciao, ragazze. >> Poi si rivolse all’amica. << Pronta per andare a mangiare? Ho delle grandi novità. >> La guardò entusiasta, ma Silvia sapeva già ciò che doveva dirle. Salutarono Eleonora e s’incamminarono verso la loro pizzeria di fiducia. Mentre camminavano Silvia non le diede neanche il tempo di iniziare a parlare. << So che questa mattina Mattia ti ha chiesto un appuntamento per stasera e tu ha accettato. >> Lo disse cercando di sembrare meno sconvolta possibile, ma probabilmente non ci era riuscita. Elisa, la fissò con la bocca spalancata. << E tu come fai a saperlo? L’ho detto solo a Nicola. >> Silvia rispose: << Sì, ma le voci corrono. Ne parla tutta la scuola ormai. >> Il tono era leggermente irritato e triste. Elisa, se ne era accorta e, infatti, le chiese: <> Silvia cercò di fare un sorriso e recuperando l’allegria le disse: << Sto bene, davvero. Per provartelo oggi pomeriggio vengo a casa tua per aiutarti a decidere cosa mettere questa sera. >> Si divertivano sempre molto a fare questo genere di cose, era il loro passatempo preferito. Elisa rispose: << Sarebbe fantastico. Non ho assolutamente idea di cosa mettermi. Grazie. >> L’altra rispose: << Figurati. >> Il pranzo fu veloce, un pezzo di pizza margherita per entrambe, poi si salutarono e si diedero appuntamento nel pomeriggio. Sulla strada verso casa Silvia pensò: “Non posso rimanere con questo dubbio, devo fare qualcosa.” Infatti, quel pomeriggio fece qualcosa. Qualcosa di cui sapeva, si sarebbe pentita per tutta la sua vita.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: figgi1994