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Autore: Nana_EvilRegal    30/10/2015    1 recensioni
Nana ha una vita sicuramente non adatta ad una ragazza di sedici anni come lei. Probabilmente sarebbe inadatta per chiunque, a qualsiasi età. Eppure lei è lì.
Vive.
Ci convive.
La accetta.
Combatte. Anche che non sempre sembra che lo faccia.
Nana vorrebbe essere come una ragazza qualsiasi. Come tutte le altre.
O forse no.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~~ Ogni taglio ti rende più bella, ti rende più umana.
 
Passati altri due mesi stavo ancora bene. In giro tra chi avevo frequentato per anni si era sparsa la voce che ero pulita e l’unica persona del giro che continuavo a vedere regolarmente era Pinky. Era sempre difficile. Lo era stato almeno le prime volte. Lei si tratteneva. Faceva di tutto per non far nulla davanti a me, ma non potevo biasimarla quelle volte che non ci riusciva. Non gliene facevo mai una colpa. Sapevo cosa passava e non avrei fatto nulla per forzarla e farla arrivare alla mia stessa conclusione. Ognuno aveva bisogno dei suoi tempi e, nonostante, la mia fosse una lotta quotidiana ero certa che non avrei ricominciato. I, grazie al cielo, pochi effetti collaterali che le droghe avevano avuto sulla mia pelle sembravano ogni giorno meno evidenti. Qualche giorno dopo la crisi avevo ripreso a mangiare regolarmente e gli ultimi sintomi erano passati. Era rimasto solo l’autolesionismo da controllare e stavo cercando di farlo. Avevo rinunciato alla lametta nei giorni di crisi e nella settimana successiva, poi avevo ricominciato. Non riuscivo mai davvero a togliermi le parole di Tommi dalla mente.
Ogni taglio ti rende più bella, ti rende più umana.
Più si avvicinava la fine della scuola più i professori si facevano insistenti facendomi sentire in colpa per quell’ultima debolezza che non riuscivo a superare.
- Cazzo, fai in modo che smettano. Io non ne posso più. Ogni fottutissimo giorno mi dicono che devo smettere. Mi dicono di essere forte. Fino a tre settimane fa non importava niente a nessuno e poi? Cos’è si sono resi conto solo ora che all’esame ci saranno commissari esterni? Hanno paura di far vedere che c’è un’autolesionista a scuola? Porca troia io non li sopporto più- sbottai un pomeriggio all’improvviso in casa della mia fidanzata. Era più di un anno che stavamo insieme e per la prima volta avevo parlato dei miei professori come suoi colleghi. Di solito nemmeno parlavamo della scuola. Era sempre assurdo pensare che lei fosse una di loro, come mi sembrava assurdo doverle dare del lei in classe. Trattenermi ogni volta che mi parlava. A volte lei sembrava non provare neanche a tenere la nostra relazione nascosta. Non capitava di rado che si rivolgesse a me chiamandomi per nome e non per cognome come con quasi tutti i miei compagni e non era nemmeno raro che si mettesse a spiegare appoggiata al mio banco che, sì, era in prima fila, ma non era nemmeno l’unico. Lei alzò gli occhi dai fogli che stava leggendo e li mise da parte sapendo che quella conversazione non sarebbe di certo durata poco.
- Ti ho già detto che ne abbiamo parlato anche all’ultimo consiglio. Abbiamo passato venti minuti a discutere di questa situazione e, sì, sono preoccupati anche per l’esame, ma io più che dire che a me personalmente la loro reazione sembra esagerata non so che fare. Mica posso mettermi a dire “sentite sono fidanzata con lei da un anno e due mesi e ormai al posto di fare sesso discutiamo di questa cosa. Quindi, visto che preferisco di gran lunga la possibilità di averla nel mio letto, smettetela di romperle le palle”-
- Non è vero. L’abbiamo fatto anche mezz’ora fa. Comunque capisco cosa vuoi dire e, ok, non puoi farci molto, ma io sono stanca di questa situazione- sbuffò.
- E allora smettila. Io capisco il discorso che mi hai fatto l’altro giorno sul tuo ex e tutto quello che vuoi, ma le possibilità sono due: o smetti definitivamente o smetti di farlo davanti ai loro occhi. Hai ragione a dire che esagerano. Danno fastidio anche a me, ma tu potresti davvero evitare di tagliarti in classe durante le lezioni-
- Ok, su questo devo darti ragione- abbassai lo sguardo di nuovo sul libro di italiano da cui avrei dovuto studiare per l’interrogazione del giorno successivo. Ne avevo davvero poca voglia, ma non potevo saltarla. Mi avevano fatto pesare quella settimana di marzo in cui ero “rimasta a casa” perché c’erano varie interrogazioni. Tutti convinti che non fossi andata per saltarle. Nessuno aveva realmente pensato che, forse, stavo davvero male.
- Senti, cosa mi chiedi all’esame?- la donna seduta accanto a me iniziò a ridere.
- Studia e stai zitta- cercai di concentrarmi sul libro, ma niente di quello che c’era scritto mi entrava davvero in testa. Ci passai sopra tre ore buone senza imparare una sola parola poi mi alzai ed estrassi quel sacchetto trasparente dalla tasca. Amavo il suo contenuto, ma non potevo più permettermi di tenerla con me.
L’ennesima, difficile ed inevitabile decisione.
Continuai a fissarla per qualche minuto senza che l’altra se ne accorse poi gliela feci scivolare accanto al braccio. Non servivano parole. La prese e non la vidi più.
Arrivata a casa eliminai qualsiasi cosa da cui potessi ricavare anche qualcosa di simile ad una lametta dai posti in cui passavo la maggior parte del tempo e, così, smisi anche di tagliarmi.
 
Il rumore del telefono svegliò entrambe. Guardai l’orario. Erano le quattro di mattina. Chiunque mi stesse chiamando non avrebbe portato buone notizie. Era agosto ed era stranamente caldo per quell’estate così piovosa. Presi il telefono senza nemmeno guardare il numero e risposi più per farlo smettere di suonare che per vera curiosità di scoprire quale ennesima notizia mi avrebbe rovinato la giornata.
- Pinky- la voce dall’altra parte era stata più veloce della mia. Solo in quel momento lessi il nome del numero che mi stava chiamando. Lily. Era dal funerale di Elli che non parlavo con lei.
- Come?- come al solito la mia reazione fu fredda e controllata. Sempre quel segno che, in fondo, la morte non mi faceva l’effetto che avrebbe dovuto fare ad una persona della mia età. I miei diciannove anni continuavano ad avvicinarsi e quella era la terza persona importante che perdevo.
Che vita del cazzo.
Mi ritrovai a pensare mentre l’altra iniziava a parlare.
- Un incidente. Eravamo fuori insieme e lei aveva bevuto. Ha insistito per tornare a casa da sola. Ha fatto pochi metri e ha tirato dritto al semaforo quando era rosso-
 
Il giorno del funerale arrivò così in fretta da non lasciarmi nemmeno il tempo di rendermi conto di quello che era successo. Avevo rivisto i suoi genitori dopo anni e sua madre mi aveva chiesto se volevo essere io a dire qualcosa per lei. “Parlava sempre così bene di te. Eri l’unica persona di cui si fidava davvero. Non posso pensare a nessun altro che parli da parte dei suoi amici”. Ero stata contenta di quelle parole, di quell’onore, ma non sapevo davvero cosa dire. Quello fu il primo funerale che affrontai senza avere lei come accompagnatrice. La prima cosa davvero importante che mi ritrovavo ad affrontare senza di lei.
La prima di tante.
Quando arrivò il mio momento avrei voluto piangere, ma non ci riuscii. Ne sentivo davvero il bisogno, ma per quanto potessi provarci il mio viso non fu percorso da nessuna lacrima. Erano ormai più di tre anni che non piangevo e la cosa non sembrava voler cambiare. Mi ritrovai davanti al microfono quasi senza accorgermene.
- Ecco io… Davvero non so cosa dire. Devo ancora davvero capire che non c’è più. Lei è stata unica per me. L’unica persona in grado di capirmi anche senza parlare. Quando avevo bisogno sapevo di poter sempre contare su di lei. Era un’amica fantastica. Lei è stata quella che nel momento in cui stavo davvero male mi è stata vicina e mi ha accolto in casa sua. Una volta, tre anni fa, mi disse una cosa che ancora non riesco a dimenticare. Usò esattamente queste parole. Le ricordo come se me le stesse dicendo in questo momento. Passerà, ti prometto che arriveranno giorni in cui ricorderai tutto questo schifo e penserai “per fortuna è passato”. Un giorno ti innamorerai di nuovo e quell’amore ti cambierà la vita. Arriverà il momento in cui ti affaccerai alla vita con un approccio diverso, magari ora non sei ancora pronta, ma te lo prometto: tutto questo succederà. Io personalmente devo ringraziarla per queste parole. Perché senza di lei non avrei mai pensato di avere ancora una possibilità. Credo che queste parole racchiudano anche quello che era lei. Lei sperava e sognava sempre che le cose sarebbero migliorate e andate bene e so che quello che ha detto a me lei lo ha provato sulla sua pelle. Lo stava provando anche nel momento in cui se n’è andata. Io la voglio ricordare così-
 
NdA: e così finisce anche tutto questo. Spero davvero che abbiate apprezzato perché per me è davvero, davvero importante tutto questo.
Grazie ancora per tutto.
Nana.
   
 
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