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Autore: Lucyspice     30/10/2015    1 recensioni
Cosa succede se un incontro inaspettato cambia la vostra vita?
Questa è la storia di Isabella. E’ la storia di uno scontro inaspettato, uno sguardo fugace, una risata non programmata, una frase veloce, una parola non detta, una visita inattesa.
Ed è la storia di tutte noi, noi che sogniamo, noi che vogliamo qualche avventura e, perché no?!, un po’ di dolcezza nella nostra vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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*Note Iniziali
Attenzione ho aggiunto un pezzo alla fine del capitolo uno, per chi lo avesse letto leggere prima dell'inserimento del capitolo due. 


PROLOGO

Cosa succede se un incontro inaspettato cambia la vostra vita?
Questa è la storia di Isabella. E’ la storia di uno scontro inaspettato, uno sguardo fugace, una risata non programmata, una frase veloce, una parola non detta, una visita inattesa.
Ed è la storia di tutte noi, noi che sogniamo, noi che vogliamo qualche avventura e, perché no?!, un po’ di dolcezza nella nostra vita.

 
 
 
 
 


Introduzione.

Capitolo Uno


Erano le 7:00 e la sveglia suonò ininterrottamente ricordandomi che era l'inizio di una nuova settimana ed era ora di tornare a lavoro. Non che disprezzassi il mio lavoro, ma odiavo svegliarmi così presto. Mi alzai svogliatamente e spensi con un grande sbadiglio la sveglia sgranchendomi le braccia e tirandomi su, cercando qualcosa da mettere.

Il mio nome è Isabella ed ho vent’anni anni. Ho gli occhi marroni e i capelli castani. Vivo in un appartamento insieme alle mie due amiche Rosalie ed Alice. Rosalie ha gli occhi celesti e i capelli biondi e lisci mentre Alice ha gli occhi neri da cerbiatta e dei bellissimi capelli neri.

Finii di cambiarmi e di sistemare le cose che mi sarebbero servite per il lavoro in una comoda borsa. Uscii dalla camera, dove passavo la maggior parte del tempo libero, e incontrai le mie amiche, già sveglie, in cucina. Alice, anche se era la più piccola in casa, come una grande cuoca ogni mattina ci preparava la colazione, impersonando il ruolo di una madre affettuosa, mentre Rosalie come al suo solito era seduta con i piedi sopra al tavolo leggendo una delle riviste di pettegolezzi a cui era abbonata.

Mi avvicinai ad Alice per darle una mano e le stampai un bacio sulla guancia come saluto mattutino.

- Buongiorno ragazze! -

Alice mi sorrise amorevolmente mentre Rosalie alzò lo sguardo dalla rivista lanciandomi un'occhiata fugace biascicando un " 'giorno ".

“Credo sia il caso di portarle del caffè” e, pensandolo, mi diressi da lei con una tazza fumante.

Mangiammo lentamente ed in silenzio, ognuna persa nei propri pensieri, tranne Rosalie, che, nonostante il caffè di prima, sembrava ancora convinta di essere nel proprio letto.

Finimmo di mangiare e, appena pronte, salimmo in macchina avviandoci verso il “Petalo Blu”.



 
*

 

Arrivammo al nostro piccolo bar alle 8:00 in punto.
 
La storia di come eravamo finite a lavorare lì era molto particolare. La signora Sue, la proprietaria, andò in pensione e decise di vendere il bar. Un giorno passando davanti al locale la vedemmo indaffarata con la pulizia e decidemmo di aiutarla. Alla fine, ci eravamo affezionate così tanto che dopo qualche giorno decidemmo di comprarlo. Ormai anche la signora Sue si era affezionata a noi e ci chiamava abitualmente per chiederci come andavano gli affari o anche solo per un saluto. Col passare del tempo, lavorare insieme ci aveva fatte avvicinare e alla fine decidemmo di acquistare una casa non lontana, pensando che sarebbe stato più comodo per tutte, vivere insieme.

Aprimmo il bar e ci dividemmo i vari compiti. Alice in cucina, preparando ogni giorno piatti gustosi e svariati dolci artistici. Rosalie alla cassa in quanto, secondo lei, avrebbe avuto la propria riservatezza contando di parlare il meno possibile con i clienti, mentre io lavoravo come cameriera prendendo gli ordini ai tavoli girando per tutto il locale. Amavo quel lavoro anche se era difficile vedere facce nuove visto che gli unici che frequentavano il locale erano gli abitanti di Forks, ma avevamo qualche turista di passaggio, a volte.


- Ciao Isabella, sempre di fretta eh? - Jasper era il frequentatore più assiduo nonché mio migliore amico e fece la sua comparsa con un sorriso a trentadue denti.

- Jaspeeer! Buongiorno! Come stai stamattina? - Andai a schioccargli un bacio sulla guancia e continuai il giro dei tavoli, consapevole che lui mi avrebbe seguita. E infatti..

- Tutto bene. Anche se non capisco come fai a essere sempre così attiva appena sveglia. - Scosse la testa e poi sbadigliò, assonnato, come per rafforzare ciò che aveva detto.

- Vado a dare una mano ad Alice. -

Jasper ormai era di casa nel locale e, visto che anche lui se la cavava in cucina e, dato che non avevamo molto personale, aveva deciso di venirci ad aiutare di tanto in tanto. Anche se sospettavo che fosse Alice il motivo di tanto impegno. Sorrisi al pensiero e continuai a prendere le ordinazioni dei clienti appena arrivati.


 
*

 

Le ore passarono velocemente, ricevendo anche l’abituale chiamata di Sue che ci chiedeva come stava andando la giornata e, finalmente, furono le 15:30. Decidemmo di far pranzo al bar visto che Alice si era offerta di prepararci qualche leccornia e, mentre lei si dilettava ai fornelli con l’aiuto di Jasper, io e Rosalie decidemmo di attendere pulendo velocemente il bar.
 
Durante l’abbuffata Rosalie ci raccontò, ridendo e con una finta faccia sconvolta, di come un vecchio signore ci aveva provato con lei chiedendole di uscire svariate volte.

Prima della riapertura uscii dicendo di voler fare una passeggiata ma nessuno mi volle seguire a causa del freddo invernale. Mi ritrovai da sola, a camminare per le strade del paese con cappello, sciarpa e guanti di lana.


Passeggiai guardando per terra e riscaldandomi le mani di tanto in tanto soffiando sui guanti. Iniziai a perdermi nei miei pensieri e nella contemplazione del paesaggio. Avevo appena passato una panchina, che di per sé non aveva niente di particolare, ma per me aveva un significato importante.

“Purtroppo la vita è dura e le cose peggiori arrivano sempre quando meno te lo aspetti e, ultimamente, devo sopportare uno stress continuo. La gente, me compresa, cambia umore a vista d’occhio.” Ragionai.

La sola vista di quella panchina aveva rievocato immagini nella mia mente che avrei voluto cancellare. Era il passato ed ora dovevo solo guardare al futuro, senza ripensamenti.

Guardai l’orologio, mancava qualche minuto ma forse era meglio rientrare, mi girai velocemente e, non riuscendo ad evitarlo, andai a sbattere.

Quasi caddi a terra ma una mano mi tirò verso di sé prendendomi per il braccio, riuscendo a tenermi in piedi. Alzai lo sguardo e vidi un ragazzo, forse della mia età, guardarmi sorridendo. Aveva una cuffia che nascondeva i suoi capelli ed era alto, con degli occhi verdi da cui riuscivo a capire quanto divertente per lui potesse essere quella situazione.

Con imbarazzo mi accorsi di essere rimasta troppo tempo a fissarlo senza dire una parola e che la sua mano dal mio braccio si era spostata, chissà quando, al mio fianco. Dovevo dire qualcosa, ma non sapevo proprio cosa dire. Era così bello che non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi e il suo sorriso era come un caldo sole. Senza dire una parola, il ragazzo sciolse la presa e se ne andò.

Come un automa camminai e mi risvegliai mentre aprivo la porta del bar. Non mi accorsi neanche che qualcuno mi aveva seguita fino a quel momento.

Stralunata entrai e un caldo tepore mi invase risvegliando le mie membra dallo stato di congelamento provocato dalla neve, e non solo.


- Ah! Sei arrivata finalmente! Che cavolo hai fatto fino ad ora? - Provai a spiegarle cosa mi era successo, anche se questo non giustificava il mio ritardo. Ma, in ogni caso, non feci nemmeno in tempo ad aprire bocca.

- No! non hai capito! Non mi interessa! Dobbiamo aprire visto che siamo già in ritardo! E tutto per colpa tua. - Rosalie e la sua incommensurabile simpatia.

Riaprimmo il locale e riprendemmo le nostre attività. Stranamente riuscii a concentrarmi sul lavoro anche se qualche pensiero sull’incontro o sarebbe meglio dire sullo scontro, con quel ragazzo dall’aspetto angelico ogni tanto mi attraversava. Chissà perché poi se ne era andato via così senza dire niente?


Mi ero distratta un attimo non sentendo il suono della porta che annunciò l’arrivo di un nuovo cliente.

- Scusi signorina? Mi potrebbe portare una tazza di caffè? - Mi girai e ...

 
 
 
 

 
* Angolino Autore
Piccolo capitolo di introduzione per far capire a grandi linee i personaggi, l'ambientazione e quello che potremmo aspettarci nei prossimi capitoli. Questa storia è iniziata quando ancora ero piccola. Non che ora sia cresciuta poi molto ma i pensieri e i legami che avevo sono cambiati e queste cose modificano i tuoi pensieri. Ti modifica dentro. Mi è piaciuto ritrovare fra vecchi file questa storia ed ho deciso di provare a pubblicarla, magari a qualcuno piace come è piaciuto a me ritrovarla e rileggerla. E voi cosa ne pensate? 
  
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