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Autore: Curleyswife3    31/10/2015    2 recensioni
Dal prologo: "Allora, Jamie” esclamò sorridendo Oliver “sei pronta per la notte più paurosa dell’anno?”.
Il vento errava gemendo attorno alla base terrestre come un’anima in pena e dalle grandi vetrate giungevano attutite le grida dell’oceano in tempesta.
“Già…” aggiunse Raita “la notte in cui cadono le barriere tra vivi e morti e i fantasmi si aggirano sulla Terra…”.
Una notte buia e tempestosa. Un'inquietante filastrocca. Un finale a sorpresa.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO
 
“Allora, Jamie” esclamò sorridendo Oliver “sei pronta per la notte più paurosa dell’anno?”.
Il vento errava gemendo attorno alla base terrestre come un’anima in pena e dalle grandi vetrate giungevano attutite le grida dell’oceano  in tempesta.
“Già…” aggiunse Raita “la notte in cui cadono le barriere tra vivi e morti e i fantasmi si aggirano sulla Terra…”.
La sua voce era diventata solo un inquietante sussurro e strappò alla ragazza una risatina stonata. 
Marin a quel punto alzò gli occhi dalla tazza di caffè che aveva davanti e fissò i suoi amici con curiosità.
“Di che state parlando?” domandò, mentre i tre si guardavano perplessi.
Poi Oliver si diede una manata sulla coscia.
“Vero, non ci avevo pensato: tu non hai idea di cosa sia Halloween…”.
“Halloween?” ripeté l’altro, che aveva sentito quella strana parola per la prima volta in vita sua.
“Sì, è una ricorrenza molto antica” intervenne il comandante Bannister, che insieme alla professoressa Quinstein era appena entrato nel salone comune.
“Probabilmente è una derivazione della festa celtica di Samhain che celebrava la fine dell’estate”.
“E il suo nome” aggiunse la scienziata, sedendosi accanto ai quattro piloti “significa notte prima del giorno di Ognissanti”.
“Accidenti!” esclamò Raita “non immaginavo che anche voi festeggiaste Halloween”.
“Oh sì” sospirò malinconico il comandante, appoggiando la pipa sul tavolino “ricordo che mio figlio adorava travestirsi da Jack ‘o lantern…”.
“Anche lui se ne andava in giro a fare “dolcetto o scherzetto?” ridacchiò la Quinstein.
“Quanto mi divertivo!” aggiunse Jamie “mia madre mi aveva cucito un adorabile costume da strega con tanto di cappello a cono”.
“Sarai stata sicuramente uno schianto anche all’epoca!” fece Oliver, appoggiandosi allo schienale del divano.
“Io, invece” aggiunse con un sospiro amaro “avrei tanto voluto festeggiare anche solo una volta Halloween come Dio comanda”.
“Sì” esclamò Raita con aria sognante “con una bella festa, gente in maschera,  tante cose buone da mangiare…”. 
Il temporale nel frattempo infuriava violento, accompagnato da pioggia e da un vento così furibondo che tutte le porte e le finestre della base tremavano con gemiti e scricchiolii paurosi.
Era un tempo ideale per i fantasmi, considerò con un brivido Jamie.
Marin, intanto, continuava a guardarli senza capirci assolutamente nulla.
Era affezionato a quella gente, eppure c’erano momenti in cui il loro modo di fare lo mandava in bestia: pareva lo facessero apposta a farlo sentire un estraneo, un escluso, ancora più diverso da loro di quanto non si sentisse già per conto suo. 
Jamie colse il suo disorientamento.
“Sai, Marin” disse in tono dolce “sulla Terra l’usanza di Halloween è legata alla famosa leggenda dell’irlandese Jack, un fabbro astuto, avaro e ubriacone, che una notte incontrò il diavolo…”.
“Il diavolo?” mormorò il ragazzo.
Lei annuì.
“Il diavolo voleva portar via la sua anima, ma Jack lo ingannò per ben due volte e così riuscì a evitare la dannazione eterna nonostante tutti i suoi peccati…”.
“Però” intervenne Oliver “quando morì, venne rifiutato dal custode del Paradiso e anche il Diavolo non lo accettò all’Inferno, perché l’aveva preso in giro ed era contento che la sua anima tormentata vagasse per sempre senza riposo”.
“Quando Jack obiettò che la notte era fredda e buia, Satana gli tirò un tizzone ardente che Jack mise dentro una zucca che aveva con sé”.
“Cominciò da quel momento a vagare senza tregua alla ricerca di un luogo dove riposare…”
“E così” aggiunse Bannister “Halloween è la notte in cui l’anima perduta di Jack si aggira alla ricerca di un rifugio e la gente appende fuori dalla porta una lanterna per indicare all’infelice spettro che quella casa non è posto per lui”.
“Ma soprattutto” sorrise la Quinstein, notando l’espressione stupefatta del giovane pilota di S1 “Halloween è il passaggio dall’estate all’inverno, dalla luce al buio… il momento dell’anno in cui i confini tra il mondo dei vivi e quello dei morti diventano più sottili…”.
Marin involontariamente rabbrividì.
“… ed è possibile conoscere il proprio destino. Come dice la filastrocca: When witches abound/ and ghosts are seen/you fate you’ll learn/on Halloween”.
I sei tacquero un istante.
Nel silenzio, sembrò loro di sentire un gufo picchiare il suo becco adunco contro i vetri e un corvo gracchiare in lontananza…ma forse era solo il temporale.
Raita bevve rumorosamente un sorso di caffè, Jamie accavallò le gambe.
“A proposito, ho in mente una filastrocca che cantava sempre mia moglie al piccolo” intervenne il comandante, lo sguardo perso nell’oscurità della notte che spingeva contro i vetri delle grandi finestre. 
“Ma non ricordo bene tutte le parole… Five little pumpkins sitting on a gate… e poi…”.
“Oh sì” esclamò Jamie, a voce eccessivamente alta per darsi coraggio e coprire i suoni della pioggia e del vento “certo…”.
“Quella filastrocca… anche se era una storiella per bambini non so perché ma mi ha sempre dato i brividi”.
Oliver fissò la ragazza e in tono fermo recitò le strofe mancanti.
“Davvero?” disse poi  “È incredibile, ma anche a me faceva lo stesso effetto…”.
“Basta!” la voce di Marin rimbombò nella grande sala vuota e fece sobbalzare i cinque.
Il ragazzo scattò in piedi.
“Fantasmi, diavoli, anime vagabonde!? Non posso credere che sulla Terra ci siano tradizioni così sciocche e puerili! E anche voi…dannazione… siete soldati, persone di scienza, come potete credere a queste stupide superstizioni?”.
Li guardò per un istante con aria disgustata e poi andò via a passo svelto, senza voltarsi.
“Marin, aspetta!” lo chiamò inutilmente Jamie, fissando la porta.
“Accidenti a te, Marin” masticò amaro Oliver.
“Ma quante arie si da!” aggiunse Raita, fremente di rabbia.
Mentre la pioggia ticchettava sui vetri e il vento gemeva, i cinque si guardarono in faccia per un istante.
Poi, sempre in silenzio, annuirono.  
 
 
La seconda parte, sempre su questi schermi, vi aspetta alle ore 14.00
   
 
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