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Autore: Itsamess    31/10/2015    1 recensioni
Riappoggia i sacchetti sul tavolo e mi domanda «Wow, parziale alterazione sinaptica… E chi vorresti dimenticare?»
«Non chiedermelo, per favore» lo imploro, scuotendo debolmente la testa.
«È Claire, non è vero?»
Non riesco a capire se ha sparato un nome a caso o se l’ha sempre saputo.
«È così evidente?»

Peter si sta preparando all'appuntamento più importante della sua vita e Mohinder non intende collaborare, se non con frasi da bigliettino d'auguri e cibo d'asporto.
(Peter/Claire)(Peter/Mohinder!Bromance)
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Claire Bennet, Mohinder Suresh, Peter Petrelli
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Come apprezzare i vuoti di memoria e riempire quelli fisici



Definirla “amicizia” sarebbe un po’ eccessivo, dal momento che io e Mohinder ci conosciamo solo da alcuni mesi e abbiamo ben poche cose in comune.
Davvero poche, dico sul serio.
Ad esempio, se la mia serata ideale si potrebbe riassumere in “pizza e Netflix”, a lui non dispiace passare notti intere chino su libri e provette per completare chissà quale ricerca genetica.
Eppure, circa di quando in quando, i nostri due mondi riescono incredibilmente a collidere in un programma che accontenta entrambi. Le cose vanno sempre più o meno così: ogni volta che Mohinder fa quella che considera “la più grande scoperta scientifica del secolo”, dando automaticamente per scontato che io non veda l’ora di conoscerla, si presenta alla mia porta con il take-away di un ristorante etnico e un’espressione trionfante dipinta sul volto.
È andata così anche stasera.
«Oh, sei tu» mormoro deluso aprendo la porta.
«Anche io sono felice di vederti, Peter»
La voce di Mohinder tradisce una vena di sarcasmo, ma riesco a vedere dal suo sorriso soddisfatto che non ha perso il buonumore. E pensare che è fradicio dalla testa ai piedi a causa dell’acquazzone improvviso che continua ad imperversare sulla città. Deve essere davvero una scoperta importante se ha fatto tutta questa strada sotto l’acqua per comunicarmela.
«Ho preso del cibo indiano stasera» aggiunge sollevando due piccoli sacchetti di plastica «Spero che non ti dispiaccia la cucina speziata»
La sua allegria è disarmante, eppure io rimango sulla porta, deciso a non farlo entrare.
«In realtà volevo chiederti se potevamo rimandare ad un’altra volta…» mormoro senza neanche avere il coraggio di guardarlo in faccia, perché so che  mi rivolgerebbe uno sguardo ferito e fra i suoi occhi lucidi e i suoi capelli bagnati non riuscirei a dirgli di no.
«Oh andiamo, non puoi passare tutte le serate a guardare le repliche di Game of Thrones!» esclama lui facendosi strada nel mio appartamento.
Ok, il piano di lasciarlo sul pianerottolo non ha funzionato, ma posso ancora mandarlo via.
Osservo Mohinder che appoggia i sacchetti dei take-away sul tavolo della cucina ed annusa soddisfatto il profumo del cibo al loro interno.  Mi dispiace cacciarlo, ma questa sera non posso proprio fare altrimenti. Ho altri programmi. Programmi molto più importanti che sentirlo parlare per ore usando termini scientifici che a malapena capisco e che - con ogni probabilità - Mohinder inventa sul momento solo per fare sfoggio di cultura!
 
Ricordo ancora quando sono scoppiato a ridere sentendogli nominare le basi acetose del DNA, quelle che hanno il nome da sirenette Disney.
Com’erano? Ah già, Adenina, Timina, Guanina e Citosina!
No, stasera ho ben altro da fare. Il mio appuntamento non è rimandabile: non voglio entrare troppo nei dettagli, anzi è meglio che Mohinder non lo venga mai a sapere.
Probabilmente non approverebbe.
«Scusami, ma non puoi proprio restare in questo momento, sto aspettando una persona…»
Mi pento subito di averlo detto.
Mohinder lancia un’occhiata all’orologio della cucina: sono le dieci e mezza passate. Troppo tardi per un appuntamento di lavoro o la visita di un parente.
Si volta verso di me e rivolgendomi uno sguardo complice commenta «A quest’ora? Ti vedi con una ragazza e non mi racconti niente?! Chi è la fortunata, la conosco?»
«NO, non la conosci!» gli rispondo alzando gli occhi al cielo «E poi- ecco, è un uomo»
Mohinder sgrana gli occhi, stupito.
e  pensare che lui ha visto persone volare e fermare il tempo
Resta per qualche secondo a bocca aperta, indeciso sul da farsi, ma poi si scrolla nelle spalle e commenta «Wow, ok. Un uomo. Non me lo aspettavo ma- Hey, spero che tu sia felice… L’amore è amore»
«Cosa hai capito?!» sbotto io esasperato «Non devo vederlo in quel senso»
«Non c’è niente di sbagliato, lo sai vero? Non devi vergognarti»
Sto per ripetergli che non è un appuntamento galante quello che sto per avere, ma d’improvviso sentiamo il campanello suonare. Entrambi voltiamo di scatto la testa verso la porta.
È lui.
Corro subito ad aprire.
Il suo aspetto è una sorpresa anche per me, dato che non lo avevo mai visto prima d’ora. Mi avevano sempre e solo parlato di lui e di quello che sapeva fare.
È un uomo di colore, alto e ben piazzato, probabilmente sulla trentina, anche se il suo abbigliamento scuro e impersonale non fornisce  alcuna informazione utile a dedurne l’età.
L’estraneo si siede accanto a Mohinder, il quale continua a fissarlo senza neanche tentare di nascondere la propria morbosa curiosità.
«Mohinder Suresh» si presenta allegramente  sporgendosi dallo sgabello per stringere la mano allo sconosciuto, che tuttavia non gliela dà «sono un amico di Peter… Mi fa piacere conoscerti-»
L’uomo non dice nulla.
Mohinder sembra deluso.
«Haitiano» rispondo io al posto suo «Si fa chiamare Haitiano. Credo che sia un nome d’arte»
Un nome d’arte? E questa come mi è venuta?
In realtà non so nemmeno perché sto perdendo tempo con i convenevoli fra Mohinder e lo sconosciuto, dato che il primo non dovrebbe neanche essere qui ed il secondo non sembra molto interessato  a fare amicizia.
«Ho ricevuto il tuo messaggio» mi dice piano l’Haitiano, facendo un cenno in direzione della finestra. Noto che la sua voce è calma e piatta, come quella che userebbe un ipnotizzatore prima di mandarti in trance «Vuoi che faccia una cosa per te e sono qui per aiutarti, sempre che tu non abbia cambiato idea»
Mohinder mi rivolge uno sguardo interrogativo, poi improvvisamente sembra capire.
«Non voglio interrompere questo momento di intimità, meglio se vi lascio soli» bofonchia un po’imbarazzato alzandosi.
Quante volte dovrò ripetergli che l’Haitiano non è il mio ragazzo?
Quando Mohinder si mette in testa una cosa è impossibile fargli cambiare idea.
Posso comunque sfruttare la situazione a mio vantaggio: tutto quello che desidero è che se ne vada, non importa per quale motivo.
Mohinder afferra i due sacchetti di cibo indiano e fa per dirigersi verso la porta, quando nota qualcosa. I suoi occhi si soffermano sulla tasca della giacca dello sconosciuto: il rigonfiamento di una pistola.
Questa non ci voleva.
Mohinder si volta di scatto verso di me. Ha paura, lo vedo dai suoi occhi.
«Peter, dimmi la verità. Chi è questo tipo? E che cosa deve fare per te?» abbassa la voce fino a farsi sentire da me soltanto «Ha una pistola, per l’amor del cielo! È un ladro professionista, un serial killer?!»
Fantasia portami via
La sfrenata immaginazione di Mohinder lo ha già portato a credere che l’Haitiano sia il mio fidanzato, e ora si è convinto sia un sicario. La verità naturalmente è un’altra e tanto vale dirgliela ora, prima che si metta in testa qualche altra bizzarra teoria.
«È qui per cancellarmi la memoria, d’accordo?!» sbotto esasperato «Ha l’abilità di eliminare dalla mente tutti i ricordi legati ad una determinata persona e io vorrei che la utilizzasse su di me!»
Fa un effetto strano dirlo finalmente a voce alta.
Il mio progetto sembra molto più reale ora che non sono solo io ad esserne a conoscenza.
Mohinder sembra sollevato: l’idea che l’Haitiano non sia un assassino lo porta a fare un sospiro di sollievo. Gli ho appena detto che esiste qualcuno in grado di cancellare la memoria solo imponendo le mani e questo non lo sorprende affatto. Del resto studia casi simili tutti i giorni.
Riappoggia i sacchetti sul tavolo e mi domanda «Wow, parziale alterazione sinaptica… E chi vorresti dimenticare?»
«Non chiedermelo, per favore» lo imploro, scuotendo debolmente la testa.
«È Claire, non è vero?»
Non riesco a capire se ha sparato un nome a caso o se l’ha sempre saputo.
«È così evidente?» sussurro con una voce talmente bassa che non so nemmeno se glielo chiedo veramente o se la domanda resta nella mia testa.
Devo pronunciare davvero questa frase, perché Mohinder mi risponde «No, no, non preoccuparti… Però io ho sempre pensato che tu e Claire sareste stati bene insieme. Prima di sapere che eravate parenti, certo»
«Certo» ripeto piano, mentre rifletto su come sia strano a volte il destino, per il quale il mio legame di sangue con Claire è tutto ciò che mi impedisce di avere un legame sentimentale con lei.
Mi lascio cadere stancamente sul divano, anche solo per non dover sostenere un secondo di più lo sguardo di Mohinder.
“Sareste stati bene insieme tu e Claire”
lo pensavo anche io, credimi.
E il guaio è che lo penso ancora: non si può lasciar andare una persona se si resta convinti che è quella giusta per noi e che prima o poi se ne accorgerà anche lei. Ho sempre avuto la sensazione che ci fosse qualcosa fra me e Claire, come una tensione elettrica nell’aria, simile a quella che creava Elle dalla punta delle dita, ma più sottile, quasi una connessione invisibile; un campo magnetico che ci attraeva l’uno verso l’altra, non importa quanto fossimo lontani - Odessa e New York non sono poi così distanti se sai volare.
Forse perché eravamo destinati a salvarci a vicenda, letteralmente e non.
Hiro aveva persino attraversato lo spazio-tempo per dirmelo ed io mi ero precipitato in Texas senza nemmeno ben sapere dove si trovasse sulla cartina.
Mi sono innamorato di lei fin dal primo momento in cui l’ho vistai davanti alla vetrinetta dei trofei del suo liceo, durante la festa dell’Homecoming. Mi sono innamorato di lei prima ancora di sapere che era la cheerleader da salvare, mi sono innamorato di lei prima ancora di sapere che era mia nipote. Mi sono innamorato di lei – è questo il problema.
«Possiamo farlo subito, per favore?»
Mohinder e l’Haitiano non hanno detto una parola da quando mi sono buttato sul divano. Sto quasi per pensare che se ne siano andati e abbiano lasciato me e il mio flusso di coscienza da soli, quando mi sento scuotere per le spalle.
Mohinder e le sue dolci maniere
«Spero tu stia scherzando, Peter! Se pensi che resterò qui immobile e guardare quel tipo fare loschi esperimenti sulla tua memoria ti sbagli di grosso!»
Mi libero dalla sua stretta.
«Stanne fuori, Mohinder»
La mia voce è più dura di quanto pensassi, ma esprime perfettamente il mio stato d’animo: lui non ha alcun diritto di essere qui, né tantomeno di giudicare la mia scelta. Se sono arrivato a questo punto ci sarà un motivo, no? Non ho particolarmente voglia di farmi friggere il cervello da un estraneo, ma non posso fare altrimenti, perché una parte di me sarà sempre convinta che fra me e Claire c’è qualcosa.
Smetterei di pensarci, se potessi. Mi convincerei che è tutto frutto della mia fervida immaginazione, la stessa che mi faceva credere di poter volare, di poter salvare il mondo e salvare la cheerleader. E magari anche baciarla, la cheerleader.
Ma non dipende da me: più mi ripeto di non pensare a lei, più mi ritrovo a domandarmi come sta, cosa sta facendo, con chi è. Perché non è con me.
Non può andare avanti così.
«Stanne fuori» ripeto  «Non sai niente di questa storia»
«Dove credi di essere? In Se Mi Lasci Ti Cancello? Ci dovrà pur essere un altro modo per smettere di pensare a Claire senza farti cancellare la memoria»
«Lo vorrei tanto, ma non c’è!» grido «Questo è l’unico modo, Mohinder! Io la vedo ovunque, per le vie di New York… questa maledetta città ha 7 milioni di abitanti e assomigliano tutti a lei in qualche dettaglio. Mi perdo ad osservare gli sconosciuti che incontro in metropolitana sperando che, un giorno, uno di loro si riveli essere Claire. Ma è sempre il sorriso, la schiena, la coda di qualcun’altra»
Non so perché glielo sto dicendo, non devo giustificarmi con lui se voglio dimenticare Claire in modo drastico e definitivo. È una mia scelta, lui non c’entra niente.
Eppure so stava solo cercando di farmi ragionare, mentre io non ho saputo fare altro che urlargli addosso tutta la mia frustrazione.
Non volevo davvero prendermela con lui, per questo quando si siede accanto a me non lo allontano. A vederlo sprofondare nel morbido divano IKEA mi sembra quasi una delle nostre tante serate take-away e tanta-scienza.
«Perdonami se ho alzato la voce» mi scuso, voltandomi verso di lui «Non te lo meriti»
Scrolla le spalle «Non importa»
«Invece importa, per questo ti chiedo scusa» puntualizzo «Vorrei solo farti capire il mio punto di vista, quali ragioni mi hanno costretto a prendere questa decisione che, lo ammetto, sembra folle, ma è la mia unica chance»
«D’accordo. Non ti interromperò» mi promette lui, abbozzando un sorriso.
«Ti ricordi di quando mi hai raccontato di quella donna in Iowa, quella che è dotata della memoria migliore dell’universo? Mi hai detto che la sua mente è come la RAM di un computer e che riesce a ricordare perfettamente ogni istante della sua vita - le persone che ha conosciuto, i libri che ha letto, tutto. E fin nei minimi particolari, come se li avesse sempre davanti agli occhi»
«Il caso di Doris Daniels» annuisce Mohinder con gravità. Sembra un po’ stupito di sentirmi citare una sua ricerca, perchè probabilmente non pensava che lo ascoltassi davvero.
«Eri assolutamente affascinato da quel potere: sostenevi che Google ed enciclopedie sarebbero stati inutili per una come la signora Daniels, perché una volta appresa un’informazione se la sarebbe ricordata per sempre. Mi hai perfino detto che se avessi potuto scegliere un potere avresti scelto quello»
«E tu mi hai risposto: “Insomma, il superpotere più nerd!”»
Scoppiamo a ridere contemporaneamente, anche se la battuta non è poi così divertente, anche se la situazione è piuttosto seria e uno dei due - io- sta per farsi cancellare la memoria. Ridiamo e intanto penso che mi sbagliavo a pensare che quella fra me e Mohinder non è una vera amicizia, perché in questo momento non riesco ad immaginarmi senza di lui.
«Eppure dicevi sul serio quando lodavi le potenzialità della signora Daniels» continuo, riprendendo un tono serio «Eri davvero convinto che quell’abilità fosse un privilegio… desiderabile, mentre io so per certo che non poter dimenticare è una maledizione»
E forse sono maledetto anche io. Forse in una vita precedente ho assorbito il potere della signora Daniels e adesso non riesco più a dimenticare.
In ogni caso è il mio stesso potere ad impedirmi di scordare Claire, perché la mia rigenerazione spontanea funziona solo richiamando alla memoria il suo viso.
Qualche settimana fa sono arrivato al punto da promettere a me stesso che la prossima ferita l’avrei lasciata sanguinare, poi però Matt Pakman mi ha invitato a cena e mi sono tagliato il palmo cercando di mangiare una Margherita. A quel punto non ho più potuto fingere e ho ripensato a Claire.
Una ricaduta, questo era stato. Come un ultimo bicchiere per chi sta cercando di smettere di bere.
«Ricordare è una condanna, Mohinder, perché costringe a rivivere tutto di nuovo, quando alcune cose si vorrebbe solo che non fossero mai successe. Ad esempio qualcuno spara a tuo fratello durante una conferenza stampa e tu vieni a sapere che è il te stesso del futuro ad aver premuto il grilletto. Oppure scopri di essere parente di un pericoloso serial killer che guarda caso qualche mese prima aveva tentato di ucciderti. O ti innamori della persona sbagliata.
O ti innamori della persona giusta ma nella vita sbagliata»
Mohinder forse sta iniziando a capire, perché non ha più lo sguardo poco convinto che aveva all’inizio, e tuttavia non ha molta importanza che capisca le mie ragioni, perché ormai ho preso la mia decisione.
«Sono pronto» mento spudoratamente, perché non sono pronto, non sarò mai pronto a questo momento.
Prima di chiudere gli occhi, vedo l’Haitiano avvicinarsi e porre le mani ai lati della mia testa, sulle tempie. Non fa male per ora.
«Peter, non farlo» mi implora Mohinder «Non risolverà niente. Claire resterà nella tua vita, che tu lo voglia o no: perché prima di essere parte della tua famiglia, è parte di te… puoi cancellare qualcuno dalla tua mente, ma cancellarlo da cuore è un’altra storia»
Ha ragione. Apro di scatto gli occhi, allontanando le mani dell’Haitiano dalla mia faccia. Ricordo ancora Claire, mi sono fermato appena in tempo. «Non posso farlo, scusami» dico allo sconosciuto che dopo aver alzato gli occhi al cielo esce dal mio appartamento.
Siamo solo io e Mohinder, ora.
Io, lui e le sue stupide frasi da biglietto d’auguri.
 
«Com’era? Ah, ecco… puoi cancellare qualcuno dalla tua mente, ma cancellarlo da cuore è un’altra storia! E questa dove l’hai presa?»
«Da Se Mi Lasci Ti Cancello» mi risponde Mohinder con un sorriso colpevole «Dovresti guardare quel film, è davvero bello»
Il suo sorriso si allarga quando gli propongo che potremmo vederlo insieme, una delle prossime volte, davanti al take-away di un ristorante etnico. 



   
  
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