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Autore: ChrisAndreini    31/10/2015    3 recensioni
E a distanza di un anno, Jack, Rapunzel, Hiccup, Merida e Anna sono nuovamente nel salone sotto casa di Rapunzel a raccontarsi le storie di paura più terrificanti che esistano, tra parodie, piccoli litigi, rivisitazioni, scherzi e anniversari dove non è importante far paura, ma divertirsi tutti insieme.
Le storie raccontate saranno le seguenti:
-Five Nights at Jack's
-Death Journal
-Sacrifice
*Non saranno presenti spoiler dei fandom trattati differenti dai Big Four*
Buona lettura e buon Halloween :)
Genere: Generale, Parodia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Speciali! '
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Treehouse of horror 2 

 

-… e il pupazzo di neve si sciolse al calore del sole, scomparendo per sempre- 

Anna così concludeva la sua storia dell’orrore, di nuovo.

-Anna, ti prego, puoi per favore cambiare storia, ogni tanto?- chiese Merida, annoiata.

-Ma è una bella storia, no?- protestò Anna, osservando le facce poco partecipi dei suoi amici.

Era il quarto anno di fila che raccontava la stessa storia dell’orrore, e Rapunzel si chiedeva perché scegliesse sempre lei per cominciare.

Forse avrebbe dovuto mettere la regola che si doveva cambiare storia ogni anno.

Era una cupa nottata di Halloween, e dopo la solita festa a casa di Rapunzel, tutti gli ospiti erano andati via, ad eccezione, come al solito, dei suoi amici più stretti: Hiccup, Merida e Jack.

Beh, Jack era ben più di un amico stretto.

Infatti, oltre ad essere Halloween, quel giorno era molto importante per Jack e Rapunzel, perché era il loro primo anniversario.

In quel momento i quattro amici più Anna erano in cerchio, a raccontarsi, come da tradizione, storie dell’orrore.

Jack e Rapunzel erano l’uno affianco all’altra, che mangiavano patatine dalla stessa ciotola, il braccio di lui attorno alle spalle di lei.

Hiccup era vicino a Jack, con il gatto sulle ginocchia e lo sguardo attento di chi aspetta un agguato da un momento all’altro, mentre Merida, accanto a lui, mangiava un panino con una mano e accarezzava il gatto con l’altra, guardando Anna, che chiudeva il cerchio ed aveva la torcia in mano.

I fratelli di Merida, come sempre, erano in giro a far guai, e Hiccup temeva davvero che quell’anno gli avrebbero giocato uno scherzo esemplare per vendicarsi di non esserci riusciti l’anno passato.

Elsa quell’anno non era venuta, troppo impegnata con lo studio.

-Anna, per essere una bella storia è una bella storia, ma, come dire, l’abbiamo sentita tante volte e non è più così spaventosa- Hiccup cercò di dirle la verità senza ferirla, ma Merida tradusse le sue parole molto più schiettamente.

-Insomma, è talmente noiosa e banale che persino leggere il libro di storia per il compito di lunedì sarebbe stato più emozionante- 

-Cosa che, tra parentesi, tu non hai fatto- borbottò Hiccup tra se, alzando gli occhi al cielo

-Ma tralasciando questo… Anna, scegli qualcun’altro che deve raccontare una storia- Rapunzel cercò di cambiare argomento e alleggerire la tensione, e Anna, ferita, guardò Merida con sguardo di sfida.

-Bene! Allora, Merida, se le mie storie sono così noiose, allora perché non ne racconti una tu? Visto che sei così brava a criticare gli altri scommetto che avrai in mente una storia fantastica!- così dicendo Anna le lanciò la torcia, per poi mettersi a braccia incrociate.

-Hey, non dico che le tue storie sono noiose. Dico che la tua storia è noiosa. Al singolare, visto che racconti sempre la stessa- Merida si iniziò ad arrabbiare. Anna non doveva prenderla sul personale in quel modo. Dopotutto Merida aveva tutto il diritto di dire la sua, e le critiche dovevano spronare a migliorare.

-Ragazze, calma, non litigate. Merida, su, inizia a raccontare la tua storia- Hiccup cercò di rappacificare gli animi, e mise una mano sulla spalla della sua ragazza per incoraggiarla a non dire altro.

-Ok, la racconterò! E sarà davvero spaventosa- Merida accese la torcia, puntandosela dritta sul viso.

Se ne pentì subito perché la luce della torcia l’accecò fastidiosamente, facendo ridacchiare gli amici.

Sbuffò, seccata, poi iniziò a raccontare.

 

Five nights at Jack’s

 

Era una notte di luna piena, nella pizzeria di Jack Fazbear…

 

Non ci credo… Merida è riuscita a trovare un mondo horror con un orso. Da quanto avevi programmato questa storia? 

Sta zitto, Jack! non ho neanche cominciato e tu già rompi le scatole?!

Wow, un orso, ma che originalità, Merida.

Anna, ti prego, non litighiamo. Jack, lasciala raccontare.

Qualsiasi cosa per te, amore <3

 

Comunque, era una notte di luna piena, e gli animatronics della pizzeria erano pronti a riposarsi dopo una pesante giornata di lavoro, senonché Jack, l’orso e cantante della pizzeria, notò qualcosa di insolito.

-Ragazzi, ehm, pardon, animatronics, non sentite anche voi un rumore strano?- chiese ai compagni.

Rapunzel, la gallina e corista del gruppo…

 

Gallina lo dici a tua sorella!

Hey, non ti scaldare, intendo in senso che l’animale che rappresenti è una gallina

E perché proprio una gallina!?

Ehm, Rapunzel, Merida sta prendendo i personaggi del videogioco Five Nights at Freddy’s, e la gallina è uno dei personaggi, non è una critica verso di te.

Ah… scusa, non lo sapevo.

Sono solo io o oggi c’è tensione nell’aria?

Mettiamoci una pietra sopra, ok? Continua, Merida, e scusami ancora, non ti interromperò più.

 

Uff, Rapunzel, la corista, era intenta a preparare della pizza. Adorava preparare della pizza per il giorno dopo, anche se, essendo un robot, non poteva mangiarla. Ed era anche molto brava.

Hiccup, il coniglio e chitarrista, stava cercando di convincere Merida, la volpe e intrattenitrice, ad aggiustarle i sensori per la visione notturna che lei si erano rotti quella mattina.

Rapunzel tese un orecchio, e rispose a Jack.

-Si, sento qualcosa… sembra qualcuno che canta- commentò, confusa.

-Qualcuno che canta?- chiese Hiccup, che era troppo occupato ad armeggiare con i sensori della volpe per accorgersi di qualcosa di strano.

-Si, è strano. Dovremmo andare a vedere, che ne dite, ragazzi?- chiese Jack, interessato all’idea. 

-Dici che potrebbe essere un nuovo robot?- chiese annoiata Merida.

-Forse, quello della settimana scorsa non si è più fatto vivo dopo che gli abbiamo messo il costume, evidentemente non gli piacevano le regole dell’azienda e si è licenziato- Rapunzel scosse la testa, sconsolata.

-Speriamo che questo qui abbia buone maniere- commentò Hiccup, continuando ad armeggiare e con poca attenzione alla conversazione.

-C’è solo un modo per scoprirlo, no?- senza lasciare a Hiccup il tempo di finire con la riparazione, Merida si alzò in piedi, e si decise a cercare la fonte del rumore, che veniva dalla nuova guardia notturna della pizzeria, che nel suo ufficio cantava allegramente, ignara di tutto quello che stava per succedere.

 

Fammi indovinare, la guardia si chiama Anna, non è così?

Beh… manchi solo tu all’appello.

Uff, grazie Merida, sempre molto gentile

Aspetta la fine prima di criticare, ti va?

Potete piantarla e continuare per favore?

 

Comunque si, la guardia si chiamava Anna, ed era arrivata lì dopo aver letto un annuncio sul giornale, credendo fosse un’esperienza interessante e divertente. 

Quando Merida raggiunse la porta dalla quale proveniva il rumore, sbuffò, seccata.

-Ragazzi, venite a vedere, è un endoscheletro senza costume, di nuovo- chiamò il resto dei suoi amici, incrociando le braccia.

Jack si sporse, e scosse la testa.

-Immagino che dovremmo spiegarle le regole di Fazbear- Jack bussò alla porta, e Anna smise di cantare e si voltò, spaventata.

-C’è.. c’è qualcuno?- chiese, con voce tremante.

-Ehilà, come va? So che sei nuova, ma dovresti…- Rapunzel fece per entrare, ma non appena Anna vide l’animatronic muoversi urlò e chiuse la porta, bloccandola e, senza volerlo, distruggendo la gallina.

 

No! Che cattiva!

Ehi, non arrabbiarti con me, è Merida quella cattiva.

Lasciatemi raccontare, uffa!

 

Tutti gli animatronics si spaventarono e indietreggiarono, inorriditi dalla visione.

-Rapunzel!- Jack fu il primo a riprendersi, e si avvicinò alla metà del corpo senza vita della sua corista, senza capacitarsi dell’accaduto.

-Quell’endoscheletro deve essere difettoso o qualcosa del genere, dobbiamo chiedere di cambiarlo- pensò a voce alta Hiccup, con voce tremante.

-Se me lo ritrovo tra le mani lo ammazzo. Endoscheletro! Apri subito! Te la farò pagare!- Merida, presa da uno scatto d’ira, iniziò a battere pesantemente contro una delle porte che davano sull’ufficio, ma era ancora bloccata.

Nel frattempo, Anna, terrorizzata, sobbalzava a ogni botta, e osservava dalle telecamere di sicurezza i movimenti degli animatronics posseduti.

Si sentiva come in “una notte al museo”, ma non era una sensazione piacevole come avrebbe pensato.

 

Ma va?!

 

Ma dato che lei era una donna forte e combattiva, decise che non avrebbe permesso a quelle macchine di farle del male, e si alzò le maniche, decisa a superare la notte e poi licenziarsi senza troppi problemi.

 

Se dura una notte dovresti chiamarlo One Night at Jack’s 

Quando tu e Hiccup avete riadattato Alien, non siete stati così tanto interrotti, e che diamine!

Per favore, ragazzi, smettetela, e lasciatela continuare.

 

Così Anna decise di prendere in mano la situazione perché era una donna combattiva

 

Ehm, Merida, lo hai già detto.

Se non mi interrompeste sempre, magari…

 

Comunque, gli animatronics e la guardia notturna si dichiararono apertamente guerra.

Anna avrebbe tentato di sopravvivere fino alla fine del turno, le macchine avrebbero provato a metterle il costume, perché i loro sensori, durante la notte, non riuscivano a riconoscere un endoscheletro da un essere umano.

Inizialmente la ragazza pensò semplicemente di chiudere tutte le porte e rimanere così fino al mattino, ma ben presto si rese conto che non aveva abbastanza batteria, e doveva dividerla equamente per tutta la notte.

Controllò nuovamente le telecamere, e notò che Jack era tornato nella sala principale, con i resti di Rapunzel che tentava invano di riaggiustare, mentre Hiccup e Merida stavano cercando un modo di entrare nell’ufficio, ma erano lontani, quindi Anna decise di tenerli d’occhio e aprire per un po’ le porte, senza che loro se ne accorgessero. Poi, senza staccare lo sguardo dalle telecamere, cercò qualcosa per sconfiggerli, e trovò solo un vecchio diario, e una maschera.

“Se stai leggendo queste parole io sono già morto. Nessuno lo dice, ma questo posto è maledetto. Ma ho trovato un modo per aggirare Merida, Hiccup e Rapunzel. Gli animatronics ci vedono come endoscheletri, se fingiamo di essere come loro avremo una possibilità di salvarci. Ho costruito questa maschera di Jack, dovrebbe aiutarmi, ed ora aiutare te. Spero che almeno tu possa farcela. Purtroppo funziona solo con i tre sopracitati. Ovviamente non possono esserci due Jack. Buona fortuna, ti servirà”

 

Questa lettera ha qualcosa che mi disturba, ma non so se sono i verbi o il fatto che non sembra avere un filo conduttore.

Hiccup, adesso vengo lì e ti meno, lo sai?

Taccio.

 

Anna ora si sentiva più sicura, mise la testa e si preparò ad essere al sicuro.

Decise di controllare solo la telecamera con Jack e di lasciare aperte tutte le porte.

Purtroppo, questo non servì.

Infatti Anna non poteva sapere che i sensori di Merida erano fuori uso.

Quando Merida e Hiccup entrarono nella stanza con il costume e una gran voglia di spaccare qualche testa…

 

In questa storia mi sembra di essere troppo violen… ok, sto zitto, sto zitto, scusami.

 

… ok, riformulo. Quando Merida entrò nella stanza con una gran voglia di spaccare qualche testa e seguita da un Hiccup titubante che teneva il costume, Anna si sentiva tranquilla, assunse una voce metallica e maschile, risultando anche un po’ ridicola…

 

Hmpf

 

…e disse:

-Tranquilli, ragazzi, ci ho già pensato io. Questa sedia è comoda, sapete? Credo che resterò qui tutta la notte e non voglio essere disturbato perché devo piangere la morte di Rapunzel- 

Hiccup, dato che è una pera cotta...

 

Si, me lo merito.

 

…ci cascò in pieno, e disse imbarazzato:

-Oh, scusami, Jack. Infatti le porte erano aperte, ti lasciamo subito. Vieni Merida- e provò a richiamare il robot, che però guardava fisso la ragazza, come se potesse vedere oltre la sua maschera.

-Non me la bevo, guardia notturna- sibilò tra i denti, senza farsi sentire da Hiccup.

Anna capì che non solo Merida l’aveva riconosciuta, ma era anche a conoscenza del fatto che lei era umana, e quindi la sua sete di sangue era rivolta a lei come persona, e non come endoscheletro che non rispettava le regole.

Deglutì rumorosamente, spaventata, mentre gli animatronics lasciavano la stanza.

Doveva andarsene immediatamente da lì.

Prese le sue cose e fece per uscire dall’altra porta, ma Merida era già lì ad aspettarla.

Anna provò a scappare, ma l’animatronic la bloccò e le levò la maschera, per vederla in faccia.

Anna provò ad urlare, ma non le usciva il fiato.

-Ti prego, io non ho fatto niente- provò a discolparsi, a voce talmente bassa che Merida la sentì solo perché aveva le super orecchie da volpe.

-Credi davvero che la farai franca dopo tutti i crimini che hai commesso?- chiese Merida, bloccandola in un angolo e puntandole l’uncino da pirata alla gola.

-E’ stato un incidente, ero spaventata. Non volevo farlo, non volevo fare del male a Rapunzel. Ma io non sono un endoscheletro, e voglio solo tornare a casa dal mio fidanzato Kristoff- cercò di giustificarsi la ragazza, piangendo aspramente.

 

Io e Kristoff non stiamo insieme… beh, più o meno… cioè, in realtà praticamente si, ma non siamo fidanzati, anche se a me piacerebbe molto, ma… ma… sei cattiva, Merida!

 

Merida la guardò, e scosse la testa.

-Oh, ma noi non ce l’abbiamo con te per Rapunzel- e in quel momento tutti gli animatronics la circondarono, e tra essi c’era anche Rapunzel, riaggiustata da Jack.

-No, Anna, noi ce l’abbiamo con te per ben altro…- la ragazza in questione si rivolse a lei in tono minaccioso.

-Ma io… io non capisco… cosa avrò mai fatto…?- chiese lei, con voce tremante.

-Davvero non te ne rendi conto?- chiese Jack, sorpreso, e anche lui con un tono di voce alquanto malvagio.

-Io… Io…- balbettò Anna, a un secondo dall’infarto.

-Hai fatto per l’ennesima volta qualcosa che non avresti dovuto fare- introdusse il discorso Hiccup

 

Eddai, non puoi riferirti a quello!

 

-Hai ucciso per l’ennesima volta quel povero pupazzo di neve innocente- le urlò contro Merida, prima di piantarle l’uncino in gola.

-NOOOOOO!- urlò Anna, prima di morire.

NOOOOOO!

Fine!

 

La sala esplose di risate. 

Persino Anna non riuscì a trattenersi, e spinse giocosamente Merida, fingendosi irritata.

-Ok, ok, ho capito, la smetterò con la storia di Olaf, ma dovete ammettere che la mia storia era più spaventosa di quella di Merida- provò a fare l’imbronciata, ma durò solo per qualche secondo, dopodiché tutti furono di nuovo amici come prima.

-Bene, ora devo decidere un successore, vediamo… Hiccup, scelgo te!- Merida, fingendosi un allenatore di Pokemon, lanciò la torcia su Hiccup, che la prese al volo, un po’ titubante.

-Ehm… Jack, ti fa di raccontarla in due come l’anno scorso?- chiese all’amico, cercando di uscirne in qualche modo.

-Mi dispiace, amico, ho già un progetto- Jack lanciò un’occhiatina a Rapunzel, che sorrise e arrossì.

-Allora perché non fate prima voi e poi io?- Hiccup lanciò la torcia verso Jack, mentre Merida incrociò le braccia.

-Suvvia, Hiccup, è solo una storia, la stai trattando come se fosse una condanna a morte o un’interrogazione di storia- lo prese in giro.

Hiccup si alzò per prendere un panino.

-Non è male l’idea dell’interrogazione di storia. Se parlo della guerra di secessione vale come racconto?- chiese, ritornando al posto con in mano un succulento panino al salame.

-Considerati pure il mio EX-ragazzo- Merida alzò gli occhi al cielo, poi osservò il panino con interesse.

-Me ne dai un pezzo?- chiese, indicandolo e lasciando perdere il tono seccato.

Hiccup prese un morso, e rispose, a bocca piena.

-Se sono il tuo ex-ragazzo non vedo perché dovrei…- per poi bloccarsi a metà frase, sgranare gli occhi, e sputare tutto addosso a Sdentato, che, preso alla sprovvista, soffiò e si nascose sotto un divano.

Tutti i ragazzi strisciarono indietro, sorpresi e confusi, mentre Hiccup si alzò di scatto e si avviò al tavolo delle vivande per cercare un bicchiere d’acqua, o qualsiasi cosa di abbastanza fresco.

-Hiccup, cosa diavolo…- preoccupata, Merida si alzò per controllare le sue condizioni, mentre il ragazzo si scolava un’intera bottiglia di coca cola, e lui odiava la coca cola.

La risposta le arrivò chiara non appena sentì delle risate sguaiate provenire dall’impianto di areazione.

Si portò una mano sul viso.

-Dannazione, lo scherzo!- esclamò, cercando di non scoppiare a ridere.

Infatti i tre gemelli di Merida, per vendicarsi di non essere riusciti a fare uno scherzo a Hiccup l’anno precedente, gli avevano messo nel panino del salame talmente piccante che neanche un vero intenditore avrebbe potuto resistere, e, come se non bastasse, l’avevano condita con un po’ di Trinidad Moruga Scorpion: il peperoncino più piccante del mondo. 

Come se lo fossero procurato, resta uno dei più grandi misteri della vita.

Dopo tre bottiglie intere prese a caso dal congelatore, Hiccup alzò lentamente la testa, il viso bagnato da rivoli di coca cola, acqua e fanta e si voltò lentamente verso l’impianto di areazione, con sguardo assassino.

Era determinato, e Merida lo conosceva abbastanza bene per poter dire che i sue fratelli erano spacciati.

Peccato che lei aveva già raccontato la sua storia del terrore, altrimenti avrebbe potuto vendicarsi per Hiccup, ma presto capì che non ne aveva bisogno.

Hiccup assunse un atteggiamento tranquillo che nascondeva una tempesta, cercò di asciugarsi al meglio i fluidi vari con un fazzoletto di carta, e si avviò con contegno verso gli amici, che lo guardavano in silenzio, senza sapere che aspettarsi.

Si sedette al suo posto, e si sporse per prendere con decisione la torcia dalle mani di Jack, che gliela cedette senza esitazioni.

Si assicurò con la coda dell’occhio che i fratelli di Merida fossero ancora nascosti nell’impianto e fece un cenno a Sdentato, che capì immediatamente e con nonchalance e la coda per aria si avviò senza dare nell’occhio verso il sistema di condizionamento della casa e lo bloccò, impedendo ai tre gemelli ogni via d’uscita.

-Ok, è il mio turno per raccontare, non è così?- chiese, con un sorrisino vendicativo.

Certo, i capelli bagnati di coca cola non lo facevano prendere così sul serio, ma Merida era curiosa. 

Chissà cosa si sarebbe inventato.

 

Death Journal

 

C’era una volta un ragazzo di nome Hiccup.

Era sempre stato un bravissimo ragazzo. Andava bene a scuola, non faceva mai un’assenza, e nonostante la difficile situazione familiare viveva una vita all’insegna della normalità e dell’eccellenza.

C’era solo una cosa che lo turbava, nel mondo, ovvero…

 

I criminali, assassini, truffatori eccetera. I miei fratelli conoscono Death Note, Hiccup. Gliel’ho fatto vedere io, così come l’ho fatto vedere a te.

 

…i bulletti irrispettosi che giocavano scherzi orribili a chi non aveva fatto niente.

 

Ah…

 

Un giorno, mentre era in classe ad ascoltare l’interessantissima lezione di storia del professor North, lanciò per un momento lo sguardo fuori dalla finestra, e vide un diario cadere dal cielo.

Lì per lì fu piuttosto sorpreso, ma con il passare della giornata scolastica la strana immagine si cancellò dalla sua mente, e quando tutti gli studenti uscirono, fu solo un caso, o forse destino, che ritrovasse il diario infilato per metà in un cespuglio sulla via che lo avrebbe riportato a casa.

Quando lo vide, meccanicamente lo prese e lo osservò, per vedere a chi appartenesse per poi riconsegnarlo, ma subito notò che c’era qualcosa di strano.

Il diario era nero, tranne per una scritta bianca: Death Journal.

Lo aprì per vedere se per caso quello non fosse il diario di qualche fanatico di Manga e Anime, ma all’interno ci trovò solo delle istruzioni.

“Il bulletto il cui nome sarà scritto su questo diario…

 

Morirà!

 

… sarà costretto a patire talmente tante figuracce involontarie e subire talmente tanti scherzi da sperare di essere morto.

 

Ah…

 

…Per scrivere il nome di una persona devi averne in mente il volto. Puoi decidere che figuracce e scherzi far loro patire per primi e poi il diario seguirà quel tipo di percorso. Se non scrivi niente il diario avvierà la procedura Standard per i bulletti irrispettosi.”

Dopo aver letto le premesse, Hiccup era convinto che fosse uno stupido scherzo della sua migliore amica Astrid, e decise di confrontarsi con lei il giorno dopo, a scuola.

Mise il diario nello zaino e continuò per la sua strada verso casa, senonché si imbatté quasi subito in uno dei bulletti della sua scuola, che stava malmenando Riley, una ragazzina del primo anno.

Hiccup non era abbastanza forte da mettersi tra i bulli e la ragazza, perché non avrebbe giovato a nessuno dei due, ma avrebbe tanto voluto fare qualcosa, così, giusto per sfizio, decise di prendere il diario dallo zaino e provare a vedere se funzionava, sperando con tutto il cuore che Astrid non stesse controllando.

 

A proposito di Astrid… perché diavolo è lei la tua migliore amica?! Tu non la sopporti! O forse hai qualcosa da dirmi?!

 

Hiccup sapeva nel profondo del cuore che Astrid non era sua amica, ma solo un’altro tipo di bullo, di quelli che ti si avvicinano per conoscere i tuoi segreti e poi li usano contro di te, quindi non sarebbe stato sorpreso se Astrid fosse stata lì a vedere se lui fosse stato così stupido da utilizzare il Death Journal, per filmare la scena e farla girare per tutta la scuola.

 

Che poi, si chiama Death Journal e non uccide nessuno?

Probabilmente è la morte della tua dignità.

E della vita sociale.

 

Finse di segnare un promemoria, e nel frattempo scrisse il nome del bullo, che conosceva, perché se l’era spesso presa anche con Sherman, il ragazzo a cui dava ripetizioni di inglese.

 

Non credo che Sherman abbia bisogno di ripetizioni con quel gran pezzo di cane che ha per padre.

 

Venti secondi dopo aver scritto quel nome, al ragazzo caddero i pantaloni, e rimase in boxer in mezzo alla strada.

Poi, quando si piegò per sistemare la cosa, venne spinto in avanti da una forza invisibile, e cadde a terra, proprio davanti a Riley, che divertita dall’enorme figuraccia, decise, spinta anche lei da una qualche forza misteriosa, di fargli una foto e di inviarla a tutti i suoi contatti.

Quando Macintosh, il bullo, provò a rialzarsi per distruggerla, inciampò sui suoi piedi, perché la stessa forza invisibile gli aveva legato i lacci delle scarpe.

Hiccup, in quel momento, capì che non era stato uno scherzo, e che con quel diario poteva cambiare il mondo… e avrebbe cominciato dalla sua scuola.

Da quel giorno i bulli cominciarono a ripararsi tra le sottane delle loro mammine.

 

Wow, che gergo poco da Hiccup.

 

E, se il preside e il consiglio studentesco trovavano la cosa meravigliosa, M, il capo del comitato per la libertà degli studenti, trovava la cosa quantomeno oltraggiosa e orripilante, ed era appoggiata in pieno da R, la sua vice, che era convinta che il modo per sconfiggere il bullismo non era applicando altro bullismo.

 

M? Ma siamo a James Bond adesso? Ahahah…

 

Così, circa una settimana dopo che il “giustiziere antibullismo” aveva iniziato a colpire, M e R andarono dal preside, decise a smascherare il bullo che si fingeva giustiziere, per uno strano paradosso.

 

Aspetta! M sta per Merida, non è vero?! E R per Rapunzel! E siamo le nuove L!

Ora ci sei arrivata?

Ero troppo occupata a pensare a James Bond. Daniel Craig lo ha interpretato troppo badass.

 

Quando la campanella per gli annunci suonò in classe, tutti gli studenti ascoltarono una voce modificata rivolgersi al fantomatico Giustiziere. 

Hiccup era tra questi, e alzò lo sguardo dal quaderno di Inglese, cercando di non far trasparire alcuna emozione.

-Giustiziere antibullismo, sono M, il capo del comitato per la libertà degli studenti- 

Hiccup sorrise leggermente, probabilmente volevano ringraziarlo per il servizio che stava facendo all’umanità.

-E voglio solo dirti che ti troverò, e ti metterò in punizione, togliendoti anche tutti i crediti che hai guadagnato nel corso degli anni. Muahahah!- lo minacciò lei.

Hiccup strinse i denti, corrucciato.

-Il bullismo non si combatte con altro bullismo. Non so come fai a mettere in ridicolo le persone, ma sappi che capirò il tuo trucco non appena arriverò a te, perché io…- il suo discorso appassionato venne interrotto da una vocetta squillante, anch’essa leggermente modificata, che le chiese allegramente.

-Mavis, vuoi un po’ d’acqua fresca?- 

 

Mavis? Ma io credevo fosse Merida!

Wow, questa storia ha più colpi di scena di quanto mi aspettassi.

Guardate che è solo un trucco.

 

-Cavolo, R, non devi dire il mio nome. Ne abbiamo già parlato- la voce isterica della ragazza si sentì male, come se avesse messo la mano davanti al microfono, e Hiccup accennò un sorrisino. 

Aveva trasmesso il messaggio a tutta la scuola, e non si sarebbe messo i bastoni tra le ruote se adesso si fosse vendicato per quelle accuse così ingiuste. Lui stava solo facendo un favore all’umanità.

Prese da sotto il banco il Death Journal, che teneva nascosto nell’enorme tomo di letteratura che il professore aveva loro assegnato da leggere per la settimana prossima, e scrisse con discrezione il nome della ragazza goth che conosceva perché frequentavano lo stesso corso di scienze pomeridiano, e passarono appena venti secondi che l’interfono del preside fece sentire una voce modificata parecchio soddisfatta.

-Quindi sei nel IV C, eh? Sapevo che prima o poi ti avrei beccato. Muahahah!- Hiccup rimase a bocca aperta. Non era possibile che M l’avesse fregato così.

 

Ecco, che vi dicevo?

 

-Ti ammazzo, Me…- cominciò una voce che Hiccup si accorse appartenere a Mavis, e che venne interrotta tempestivamente da R, che le tappò una mano e la portò fuori dalla stanza.

-…Bene. Giustiziere, a breve verremo nella tua classe e ti perquisiremo per controllare il tuo segreto. Bye Bye!- e così dicendo si interruppe la conversazione.

Hiccup doveva trovare una soluzione, e decise di scaricare la colpa sul suo migliore amico, perché sennò non sarei riuscito ad includerlo nella storia.

 

E ti pareva!

 

Allora prese il diario, e, fingendo di scrivere cose random in maniera disinteressata, scrisse il nome di Jack Frost, e fece in modo che come superfiguraccia venisse scoperto come Giustiziere antibullismo per colpa di un foglio con i nomi di tutti i bulli che erano stati bullizzati e i loro punti deboli.

Non appena smise di scrivere, Jack cominciò a scrivere su un foglietto di carta, senza riuscire a fermarsi.

E stava ancora scrivendo quando due ragazze incappucciate entrarono nella stanza, decise a scoprire il colpevole.

Per fortuna di Hiccup, Jack finì di scrivere appena in tempo prima che R gli si avvicinasse, per indagare su di lui.

M andò decisa da Hiccup, che chiuse il libro con tranquillità e lo rimise sotto il banco.

-Cosa hai appena nascosto, delinquente?- chiese M fingendo di avere voce roca.

-Il libro di letteratura- rispose lui, facendoglielo vedere.

-Ah- commentò lei, delusa.

-Allora, partiamo dalle cose semplici… sei tu il giustiziere?!- chiese lei in tono indagatore.

-No- rispose semplicemente Hiccup -Ma devo dire che approvo il suo stile di lavoro- 

-Questa è esattamente una frase che direbbe il giustiziere, lo sai?!- lei continuò a fare la sospettosa.

-Si, lo so, ma vedi, M, io non sono un bugiardo, e poi non ho nulla da nascondere- non avevano modo di collegarlo agli atti di giustizia, quindi Hiccup era tranquillo.

-Vuoi sapere una cosa interessante, Haddock? Tu sei l’unico che conosce Mavis tra i presenti, insieme a Jack, quindi capirai se…- gli puntò un dito contro, e Hiccup la guardò senza scomporsi di una virgola.

-Ehm, M, abbiamo trovato il nostro uomo- R la interruppe, e le mostrò il foglietto di Jack.

M la guardò delusa.

-Ah, ma io sono convinta, senza motivo apparente, che in realtà il vero giustiziere è Hiccup, quindi continuerò a stressarlo finché non lo ammetterà- e con questa ultima accusa, M se ne andò, lasciando gli alunni ammutoliti e confusi.

 

Sai, Hiccup, capisco il fatto che a te non piace fare storie a caso per vendetta, ma mi aspettavo che i miei fratelli venissero presi di mira a lungo e quanto prima.

Forse non vuole vendicarsi dei tuoi fratelli con questa storia ma semplicemente con l’averli rinchiusi nel condotto dell’aria.

Un momento, cosa?

Forse con questa storia vuole solo distrarti dal salvarli.

Perché dovrei volerli salvare? Hiccup, sei un grande, continua, su.

 

I giorni passarono, e M continuava a stalkerare Hiccup e ad un certo punto lo beccò.

Così gli si avvicinò, e, mostrandogli il video che lo incriminava, era pronta a rovinargli la carriera scolastica.

Hiccup si sentiva totalmente scoperto e distrutto, ma arrivò la più grande delle rivelazioni.

M si tolse il cappuccio, e si scoprì essere Merida Dumbroch, una delle ragazze più fighe della scuola per la quale Hiccup aveva sempre avuto una cotta.

Ora la odiava e basta, ma dettagli.

Lui la guardò. Perché gli aveva rivelato la sua identità se sapeva che lui avrebbe potuto usarla contro di lei? Era già sul punto di scrivere con il diario per toglierle ogni straccio di dignità, ma lei lo bloccò, e gli fece un occhiolino complice.

-Ho un accordo da farti, se usi quel diario sui miei fratelli nel modo più crudele che riesci ad escogitare, io non ti denuncio, e farò in modo che Jack prenda tutte le colpe per tutta la vita, oltre al fatto che ti lascerò fare tutto quello che vuoi con quel diario e non proverò a fermarti, anzi, ti darò man forte- gli propose, e Hiccup accettò di buon grado.

 

Si, evviva, bullizzatemi allegramente!!

 

Così scrisse i nomi dei tre fratelli di Merida sul Death Journal, e la loro punizione fu più grande di quella di chiunque altro. Talmente grande che per la vergogna, non appena divennero maggiorenni, si trasferirono in nuova zelanda, e anche lì la sventura li perseguitò per il resto della loro vita. 

Quindi, se non volete finire come loro, non siate bulli.

 

Ed ecco l’insegnamento moralista di Hiccup e la vendetta contro i miei fratelli! Lo sapevo che ci sarebbe stato. Conosco Hiccup meglio di voi.

E ci credo, siete intimamente connessi.

Sta zitta.

 

E poi M e Hiccup divennero compagni di truffa (e non solo) e la scuola divenne un posto molto migliore.

Fine

 

-Sembra quasi che tu approvi il fatto di uccidere per fare in modo che altri non uccidano- commentò Jack, seccato per essere stato la vittima della situazione.

-Ma certo che no, però contro il bullismo sarebbe da farci un pensierino- obiettò Hiccup.

-Hic, devo dire che la tua storia è stata illuminante, ma non credo che tu sia riuscito a traumatizzare i miei fratelli. Certo, lo scherzo di rinchiuderli nell’impianto è carino, ma loro si lasciano spaventare solo da me- Merida cercò di abbassare la sua autostima, ma dovette ricredersi non appena Hiccup fece cenno a Sdentato di sbloccare l’impianto di areazione, perché i tre bambini, sull’orlo delle lacrime, si precipitarono dalla sorella per farsi difendere.

Hiccup si sentì in colpa.

Merida li guardò a bocca aperta, poi spostò lo sguardo su Hiccup, e lo guardò sorpresa e ammirata.

I sensi di colpa sparirono non appena Hiccup vide lo sguardo di Merida, e furono rimpiazzati da un senso di soddisfazione e un calore nel petto.

-Hiccup, sei il mio nuovo idolo, da ora fino alla fine dei tempi- gli disse Merida, portandosi con solennità la mano sul cuore, poi si rivolse ai fratelli.

-Ragazzi, ora andate a prendermi un panino non tossico o chiedo a Hiccup di scrivere i vostri nomi sul death journal, e poi chiamo la signora Fisher per mostrarle le vostre disgrazie. Sapete che Hiccup è pappa e ciccia con lei- li minacciò, e i ragazzi furono talmente spaventati e si mossero talmente in fretta che a momenti non cadevano brutalmente a terra.

Quando a Merida venne consegnato l’agognato panino, Hiccup decise di passare la torcia a Jack, per continuare il loro giro.

Jack si rigirò la torcia tra le mani, e poi si rivolse a Rapunzel.

-Vorresti darmi l’onore di raccontare una storia con te?- le propose, porgendogli la torcia come un anello di fidanzamento.

Rapunzel sorrise, si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e poi annuì.

-Se proprio insisti… chi comincia?- chiese, certa della risposta.

-Tu sei la più brava a creare tragici scenari, io propongo che tu crei l’ambientazione e i personaggi e poi ci diamo il cambio ogni tanto- Rapunzel sorrise divertita.

-Se aveva qualcosa già in programma potrei deluderti- lo avvertì

-L’hai mai fatto?- chiese lui, in tono sdolcinato.

-Meno romanticismo e più orrore!- li riprese Merida, addentando voracemente il suo panino.

Rapunzel ridacchiò.

-Per prima cosa dovete dirmi i vostri costumi- squadrò gli amici.

-Io sono una demone- disse Merida a bocca piena.

-Io un conte con un segreto dentato- spiegò Jack.

-Ovvero Dracula. Io sono…- prima che Anna potesse con orgoglio presentare il suo costume da Dark Alice nel paese delle meraviglie, sua sorella la chiamò al cellulare, e lei fu costretta ad andarsene, dato che Elsa la aspettava fuori di casa.

-Mannaggia, mi sarebbe piaciuto sentire la vostra storia- dopo un saluto veloce, la fulva li lasciò, e fu il turno di Hiccup per annunciare il suo costume.

-Io sono l’esorcista, o almeno dovrei esserlo. Mi ha obbligato Merida- borbottò a mezza voce.

-Si, mi sembrava simpatico fare un costume a tema: io demone e lui prete. Gli opposti si attraggono, vero?- e gli tirò una gomitata scherzosa.

Rapunzel si portò una mano sul mento, pensierosa, poi iniziò a raccontare.

 

Sacrifice

 

C’era una volta, in Transylvania, un giovane conte, di nome James van de Frost. 

Lui viveva nella più grande casa della regione, una reggia immensa e che si diceva in città che racchiudesse misteri al di là di ogni comprensione.

La nostra storia comincia il giorno del funerale dei genitori di James, morti per uno stranissimo incidente all’interno della misteriosa dimora di famiglia.

La cerimonia fu svolta nel cimitero dietro alla casa, durante la notte. La famiglia Van de Frost non andava in chiesa, e sembrava non gradire minimamente la luce del sole, ma il prete cittadino, Padre Harold, venne lo stesso nell’abitazione per fare le sue condoglianze al ragazzo, ormai rimasto solo. E non fu certo l’unico.

James rimase tutta la sera ad ascoltare metà degli abitanti di Transylvania dire quanto dispiaceva loro della morte dei suoi genitori, quanto fossero stati importanti per il paese e come sarebbero mancati a tutti.

James odiava la falsità delle loro parole.

Capiva palesemente che in realtà cercavano solo di ingraziarselo perché lo temevano.

Tutti temevano la famiglia Van de Frost.

E non era certo a caso.

Perché non solo di Van de Frost erano i più ricchi nobili del paese e possedevano quasi tutte le proprietà sul suolo di Transylvania, ma, e questo non lo sapeva nessuno per certo, erano anche dei vampiri. 

Una famiglia maledetta da un’antico sortilegio lanciato da un pericolosissimo demone, che ogni notte di luna piena esigeva un sacrificio di sangue per protrarre la vita eterna della famiglia.

 

Quella notte i genitori di James se ne erano dimenticati

 

Non erano riusciti a trovare una vergine pura e sacra da sacrificare

 

Nella società di oggi in effetti è un po’ difficile. Il demone era parecchio esigente, insomma.

 

Il demone aveva lasciato in vita James per continuare la tradizione di famiglia, ma se egli avesse fallito quel mese, gli sarebbe toccata la stessa sorte dei suoi genitori.

 

Quella notte, dopo che tutti quei rompiscatole approfittatori se ne furono andati, James entrò in casa, e iniziò a cercare nel censimento che aveva sgraffignato dal comune una ragazza della giusta età che avrebbe potuto essere il sacrificio perfetto,  senza trovare nulla.

Così decise di usare un’arma a doppio taglio, pur sapendo che sarebbe potuto costargli parecchio.

-Meredith, voglio fare un patto- non aveva possibilità di fare altrimenti, anche se la faccenda lo spaventava.

Rimase comunque impassibile mentre un demone dai capelli rosso fuoco compariva dinanzi a lui tra le fiamme.

-Oh, ma guarda, James Van de Frost. Non ti facevo così disperato per la morte dei tuoi genitori. Sappi che il prezzo per riportarli in vita sarà molto più alto del normale- cominciò lei, prendendo un granchio in maniera assoluta.

-Guarda che sono del tutto indifferente alle disgrazie che hanno afflitto i miei genitori, l’unica cosa che voglio è non fare la loro stessa fine, ma non posso rimanere in questa città di vecchi e mostri, quindi ho bisogno del tuo aiuto per spostarmi, o almeno un’indicazione su come trovare una ragazza abbastanza pura da offrire come sacrificio a Bill-

Perché infatti il demone che aveva rovinato la vita di James non era la fiammetta davanti a lui, ma il padre, Bill Cipher, anche conosciuto come il più grande demone di tutti i tempi.

-Ahh, capisco. Beh, posso spingere una ragazza che mio padre apprezzerebbe molto da suo zio che vive qui, e anche a buon prezzo, ma sappi che sarà davvero una sfida ardua per te, vuoi fare il patto comunque?- Meredith porse la mano, che si accese di fiamme blu.

James era un po’ titubante.

-Qual è il prezzo?- chiese, prima di prendere una qualunque decisione.

-Dovrai sacrificare a me una parte di tutto il tuo cibo per un secolo, se ci arrivi a campare un secolo, oppure voglio che tu uccida Padre Harold, che è davvero una persona irritante- propose Meredith.

James sospirò, poi acconsentì.

-Ti sacrificherò Harold insieme alla ragazza, durante la prossima luna piena, d’accordo?- e porse la mano, stringendo quella infuocata del demone.

-Mai nessuno che sceglie di darmi il cibo. Uff- e con questo ultimo commento, Meredith scomparve.

 

Il giorno dopo in città camminava una ragazza di diciassette anni di nome Rosemary.

Con lunghi capelli dorati, grandi occhi verdi e un enorme sorriso.

I suoi genitori l’avevano mandata lì in vacanza da suo zio, Padre Harold, per fare in modo che lei lo aiutasse in chiesa.

Lei era stata entusiasta dell’idea, e si stava avviando allegramente in chiesa per cominciare, ma venne attratta da una forza misteriosa, che la spinse ad avvicinarsi alla villa sopra la collina, giusto per dare un’occhiata.

Si avvicinò lentamente, guardando oltre il cancello, e notò un’ombra alla finestra che sembrava osservarla.

Prima che potesse concentrarsi maggiormente sulla cosa una mano le prese il braccio e la girò verso di se.

Rosemary inizialmente si spaventò, poi sorrise, poiché la mano apparteneva proprio a suo zio, che era passato da quelle parti per far visita a James e porgergli il suo aiuto.

-Zio Harold!- lei lo abbracciò contenta, e lui rispose all’abbraccio, lieto di averla lì con lui.

-Quanto sei cresciuta. Non ti vedo da secoli. Allora, come stai?- chiese lo Harold alla nipote, squadrandola attento.

-Molto bene. Sono così felice di essere venuta qui. Questa città è così pittoresca. Stavo per venire in chiesa. Tu che ci fai qui?- chiese lei, con un largo sorriso.

-Ieri c’è stato un lutto in quella casa, e volevo assicurarmi che il ragazzo che ora vive lì da solo stesse bene. Magari tu puoi aspettarmi in chiesa mentre io finisco qui, è dall’altra parte della città e…- Harold non voleva che sua nipote entrasse in contatto con quello strano, individuo, ma non poté dire di no quando lei propose di accompagnarlo.

-Posso venire anche io? Ti prego, voglio aiutarti al massimo delle mie possibilità- 

-Uff, va bene, su, seguimi- sospirò lui, e la tenne accanto a se con fare protettivo, mentre si addentravano nella proprietà.

 

Quando James aprì la porta ai visitatori rimase molto sorpreso nel vedere che la ragazza promessa dal demone era già arrivata, o meglio, sapeva che era già arrivata perché l’aveva vista dalla finestra, ma credeva che avrebbe dovuto andare a cacciarla, e non che si sarebbe presentata su un piatto d’argento.

Purtroppo capì subito che non era un piatto, ma una gabbia, dato che Padre Harold lo squadrò con un chiaro avvertimento negli occhi

“Se ti avvicini alla ragazza ti infilo un paletto nel cuore”

-Padre Harold, buongiorno, come posso aiutarla?- chiese in maniera distaccata, con la solita compostezza che lo caratterizzava, e rimanendo all’ombra della casa.

-Questa è la domanda che dovrei farti io, James. La chiesa ha le porte sempre aperte per tutti. Quindi se hai bisogno di qualsiasi cosa puoi venire a trovarci- lo incoraggiò Harold in tono caldo, ma James rimase impassibile, e annuì solamente, per poi spostare lo sguardo su Rosemary, che…

 

…che era rimasta incredibilmente affascinata dai modi composti e vissuti del giovane, ma anche molto inquietata. C’era qualcosa, in quel ragazzo, che la turbava profondamente, ma decise comunque di presentarsi, per non essere maleducata.

-Ciao, io sono Rosemary, e aiuterò mio zio Harold in chiesa per tutta l’estate. Spero di vederti lì- porse la mano, con un timido sorriso, ma James non la strinse, e si limitò a commentare: 

-Abbastanza improbabile, ma grazie dell’offerta- per poi chiudere la porta con maleducazione.

 

Appena si fu chiuso al sicuro respirò profondamente.

Aveva capito perché una ragazza del genere valesse solo la vita di un semplice pastore.

La sua aura di purezza e perfezione aveva qualcosa di angelico, e quel poco contatto visivo che i due avevano avuto per poco non aveva ferito James, che era invece impregnato di oscurità.

Capì che sarebbe stato difficile toccarla o anche solo guardarla senza farsi del male, e sacrificarla per il re dei demoni sarebbe stato impossibile.

Doveva trovare il modo di avvicinarla e farle cadere le barriere.

Quella notte avrebbe cominciato ad attaccare.

 

Rosemary, quella notte, era in camera sua quando sentì dei sassolini sulla finestra.

Quando la aprì fu piuttosto sorpresa nel trovarci James, che le faceva cenno di scendere un attimo.

Lei non se la bevve, e lo guardò sospetta.

-Perché qui, signor Van de Frost?- chiese, arrabbiata.

 

-Volevo solo scusarmi per il comportamento maleducato di stamani. Ieri è stata una fosca nottata e mi ero appena svegliato quando avete bussato alla porta- rispose lui con fare pratico.

 

-Eri vestito di tutto punto, e perfettamente ordinato- osservò lei, affacciata alla finestra.

 

-Beh… ieri mi ero addormentato così e ho cercato di darmi un tono prima di aprire la porta- trovò la scusa lui.

 

-Accetto le tue scuse. Ora, se vuoi scusarmi, sto leggendo Dracula- fece per chiudere la finestra... 

 

…ma James la interruppe.

-Lo conosco quel libro, è molto bello. Se ti piace il genere posso consigliarti Dottor Jekyll e Mr Hyde- propose lui, sinceramente stupito dalla scelta poco convenzionale per una ragazza così innocente.

 

Rosemary lo squadrò un attimo, poi gli sorrise, 

 

…facendogli attorcigliare le budella. James non capiva cosa gli stesse succedendo.

 

-Beh, magari puoi consigliarmelo domani mattina- propose poi la bionda.

 

E così si videro per un mese, di notte in giro per la città, di giorno a casa di James. E tra i due iniziò a formarsi un’amicizia…

 

…che piano piano per Rosemary si trasformò in amore. Un amore strano e veramente appagante, perché dietro la maschera di ragazzo strano e dissociato iniziò a vedere la sua umanità e il suo nascosto amore per il divertimento, che aveva dovuto abbandonare per colpa della sua famiglia strana.

In parte lo sentiva incredibilmente affine, perché anche i suoi genitori la tenevano chiusa in casa, di solito.

 

E per James la cosa non fu da meno.

Non riusciva a chiudere occhio pensando a quello che le avrebbe dovuto fare al plenilunio, e cercava di convincersi che era lei una strega che lo stava semplicemente incantando, e che se voleva vivere avrebbe dovuto svegliarsi e fare ciò che avrebbe dovuto fare.

 

Purtroppo per loro, il giorno del sacrificio arrivò troppo presto.

 

James aveva elaborato un piano ingegnoso: prima avrebbe sacrificato la ragazza, e poi avrebbe usato il suo corpo per attirare lo zio e sacrificare anche lui.

Erano nella biblioteca privata di James quando lui pensò di attuare il suo piano.

Rosemary era china su un libro, mentre James ne stava posando un altro su uno scaffale lì vicino.

Si preparò ad attaccarla con una corda per farla svenire, ma lei, con la testa china sul libro, disse qualcosa che lo bloccò di scatto.

 

-Mi puzzano i piedi- 

 

Rapunzel, eddai, dovrei essere io quello che sdrammatizza.

 

Ahahahah.

-James, ti amo- le era uscito spontaneo, e non sapeva neanche perché, fatto sta che le era venuto dal cuore. Era così felice in quella casa, in compagnia di quel ragazzo, e sentiva che era proprio lì che doveva stare, e che quel giorno doveva dire le cose come stavano, o almeno come stavano per lei.

 

Lui lasciò andare la corda e indietreggiò, con passo pesante, andando a scontrarsi contro la libreria e facendo cadere qualche volume.

 

Rosemary si girò di scatto, e fu sorpresa nel trovare James accasciato contro lo scaffale, più pallido che mai.

-James? Stai bene?- provò ad avvicinarsi, ma lui si allontanò ulteriormente, e andò a sbattere contro un altro scaffale, cadendo a terra.

 

No che non stava bene. Per lui quelle parole erano un veleno, soprattutto se il suo cuore voleva profondamente ricambiarle.

 

-James!- Rosemary gli si avvicinò, per constatare le sue condizioni, e lui la guardò dritta negli occhi.

 

Quello scambio di sguardi distrusse interiormente James, e gli fece provare emozioni mai provate prima.

Preso da un istinto irrefrenabile, prese il volto di Rosemary e la baciò, fregandosene del fatto che le labbra gli bruciassero ferocemente.

 

Lei rispose al bacio molto sorpresa e confusa.

 

Ad interromperli fu il suono della mezzanotte.

James sapeva che Bill sarebbe arrivato allo scoccare dell’ultimo rintocco, e non poteva permettere che Rosemary restasse lì.

Non poteva assolutamente permettere che lei morisse per lui. Avrebbe preferito morire che lasciare che ciò accadesse.

E così avrebbe fatto.

Si staccò da lei.

 

-James, cosa…?- iniziò a dire lei.

 

-Devi andartene, subito!- lui la spinse via in tono burbero.

 

Lei si arrabbiò, sempre più confusa.

-Mi puoi spiegare per favore?- chiese, prendendolo per le spalle e guardandolo negli occhi, in cerca di risposte che lui non voleva darle.

 

-Non c’è tempo per spiegare. Devi stare lontana da me e non tornare mai più! Io non sono quello che credi!- dato che Rosemary non dava segno di volersi muovere, la prese prepotentemente per un braccio e iniziò a trascinarla verso la porta.

 

Lei iniziò davvero a prenderla male. Non riusciva a capire perché lui, dopo averla corteggiata per un mese, la stesse cacciando così, e iniziò quasi a credere di essere stata presa in giro tutto il tempo.

Eppure lei sapeva riconoscere la natura delle persone, e le era sembrato di vedere in James qualcosa di meraviglioso e nascosto, che credeva di star facendo lentamente uscire fuori.

-E allora spiegami chi sei!- lei si liberò con uno strattone dalla presa, con le lacrime agli occhi.

 

James aprì la porta per rispondere, ma l’ultimo rintocco della mezzanotte lo interruppe, mentre davanti a loro comparve tra le fiamme un demone con un occhio solo e la forma triangolare.

James sbiancò e si mise davanti a Rosemary per proteggerla in un riflesso incondizionato.

 

Rosemary rimase agghiacciata sul posto alla vista di quella creatura infernale.

-J_James?- chiese in un sussurro, terrorizzata.

 

-Bene bene, signor Van de Frost. Vedo che mi hai portato una vera prelibatezza questo mese. Devo dire che serviva proprio carne fresca dopo la delusione dei tuoi genitori. Hai fatto un ottimo lavoro- enunciò Bill, squadrando Rosemary nascosta dietro al vampiro, che le lanciò un’occhiata preoccupata.

 

Rosemary rimase a bocca aperta.

-Che significa?- chiese, iniziando a piangere copiosamente e cercando smentite negli occhi del ragazzo che amava, che distolse lo sguardo, incapace di rassicurarla.

 

-Allora, James, che ne dici di portarla nel sotterraneo e finire il sacrificio?- lo incoraggiò Bill, pregustando la preda.

 

Rosemary indietreggiò velocemente, mentre James si voltava verso di lei per prenderla, e scappò verso l’uscita, per niente intenzionata a finire vittima di un demone giallo.

 

James non provò a fermarla, e si limitò ad abbassare gli occhi.

In quel momento, dopo aver visto gli occhi di Rosemary così feriti, voleva solo raggiungere i suoi genitori nell’aldilà, così almeno la ragazza sarebbe sopravvissuta.

Bill diventò rosso dalla rabbia.

-Bada, James, che se non avrò in sacrificio quella ragazza entro dieci minuti, farai una fine peggiore di quella dei tuoi genitori!- lo minacciò, e il ragazzo si limitò a sospirare, pronto per la sua condanna.

-Puoi procedere anche ora, io….- 

 

Quando Rosemary raggiunse la porta, essa si chiuse davanti a lei, senza lasciarle via d’uscita.

 

Hey, guarda che io stavo finendo la sto…

 

Davanti a lei comparve un demone dai capelli di fuoco, molto diverso da quello che reclamava la sua testa.

-Ciao, Rosemary- lo salutò Meredith, con un cenno della mano.

-Vattene, lasciami andare, non voglio più restare in questa casa maledetta- con la voce impastata dal pianto, Rosemary prese l’appendiabiti e lo agitò a mo’ di spada, sorprendendo il demone, che era immune a quelle cose, essendo fatto di niente.

-Senti, io non posso fare male a te e tu non puoi fare male a me, ma sappi che rispetto parecchio la malvagità di James, e dato che tra poco verrà distrutto, voglio farti sapere tutta la storia, e non ho la minima intenzione che tu esca da questa casa senza sapere quello che ha fatto per te. Voglio burlarmi della sua stupidità davanti al fattore scatenante, insomma, senza impegno, eh- e iniziò a raccontare tutto quello che c’era da sapere su James.

Quando finì il racconto Rosemary si sentiva ancora più affine a lui, e decise che si sarebbe sacrificata per farlo vivere ancora a lungo, e non solo, avrebbe fatto un patto con Bill per fare in modo che James fosse libero dopo tutti quegli anni. Poi divenne la sposa cadavere, fi…

 

NO! James non lo avrebbe mai permesso, e quando Rosemary si presentò nella sala per stringere il patto, cercò in tutti i modi di fermarla.

-Rosemary, esci subito da qui- le intimò, impanicato.

 

-Voglio sacrificarmi per te, James! Io ti amo, e non posso permetterti di morire per me. Bill, voglio fare un patto- Rosemary avanzò verso Bill per stringerli la mano, e…

 

-Non te lo permetto!- James si mise tra i due. Mancavano pochi secondi poi Bill l’avrebbe preso con se, così…

 

-Non ti lascerò morire, non dopo tutto quello che hai dovuto subire per colpa dei tuoi genitori!- Rosemary lo spinse da un lato e…

 

-E tu non puoi rovinare la tua vita per salvarne una già spezzata-

 

-Io ho vissuto anni bellissimi e pieni che mi basteranno a lungo, tu non hai vissuto neanche la metà delle cose belle della vita- 

 

-Ma ho vissuto centinaia di anni, e non ho fatto altro che male- 

 

-Ma meriti una seconda possibilità-

 

-Ma non posso avere una seconda possibilità senza di te, tu invece puoi vivere a lungo e molto bene- 

 

-… oh, Jack! …NO!! Non mi lascio incantare, non finirà come Titanic- 

 

Ehm, ragazzi, è solo una storia.

***

Jack e Rapunzel si voltarono a guardare Merida e Hiccup, intimoriti dalla loro veemenza nel trovare un finale che soddisfacesse entrambi.

-Però non posso lasciare che Jack muoia, il mio vestito è da sposa cadavere e devo pur utilizzarlo in qualche modo!- si infervorò Rapunzel, indicando il suo abito.

-Ma lei ha cominciato la storia, quindi sono io che devo finirla!- obiettò Jack.

-Ma appunto perché l’ho cominciata io devo chiudere il ciclo, no?- Rapunzel cercò il sostegno dei suoi amici, che si guardarono tra loro, incerti su cosa dire.

-Io sono più interessata alla storia tra il demone e il prete. Secondo me sarebbe interessante. Dovreste fare uno spin off- commentò Merida, scaricando la patata bollente su Hiccup, che non sapeva proprio cosa dire. 

-Beh, io…- si guardò l’orologio.

-Perbacco, è tardi, devo proprio andare o perderò l’ultimo autobus- mentì spudoratamente, e si affrettò ad uscire, salutando tutti velocemente.

-Aspetta, Hic, dobbiamo prenderlo insieme. Ragazzi, venite anche voi, svelti!- e Merida lo seguì a ruota, richiamando i fratelli.

Nella stanza rimasero solo Rapunzel e Jack, che si guardarono storto.

-Lo sapevo che sarebbe andata a finire così. Che orribile anniversario- commentò Rapunzel, irritata.

-Hey, non prendertela con me. Io volevo fare qualcosa di carino, sei tu che hai rovinato tutto con la tua testardaggine. Ma quando mai è la ragazza che si sacrifica per il ragazzo!- obiettò Jack, offeso.

-Ah, bene, quindi credi che una ragazza non sia abbastanza forte per sacrificarsi per un ragazzo che ama, ma che begli insegnamenti- commentò sarcastica Rapunzel, offesa.

-Ma insegnamenti a chi? E poi io non intendevo dire quello, io volevo solo dire che se io fossi stato in James non avrei mai e poi mai permesso che ti fosse fatto del male, in nessun modo- Jack incrociò le braccia, dandole le spalle.

-E se io fossi stata in Rosemary non ti avrei mai permesso di morire per salvarmi, ci doveva pur essere una soluzione alternativa, no?- Rapunzel incrociò le braccia a sua volta, e i due si ritrovarono schiena contro schiena.

Jack era davvero deluso dalla piega che avevano preso gli eventi, voleva far passare a Rapunzel un anniversario magico, ma non c’erano molti finali alternativi per quella scuola, almeno che…

Gli venne un’illuminazione, e continuò, in tono serio.

***

Mancavano davvero pochi secondi allo scadere dell’ultimato di Bill, e James e Rosemary continuavano a litigare…

 

Jack, che stai facendo?

 

Senonché, proprio sul più bello, accadde qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato: nella sala entrarono di prepotenza due ragazzi, che catturarono il demone con uno strano rito preso da un diario e lo esorcizzarono per sempre, liberando James dal suo fardello.

 

Ma…

 

-Chi diavolo siete?- chiesero insieme James e Rosemary, stupiti e confusi dall’inaspettata piega degli eventi.

-Il mio nome e Sam, e lui e mio fratello maggiore Dean, e noi diamo la caccia a cose sovrannaturali. Siamo in cerca di quel demone da parecchio tempo e finalmente siamo riusciti ad esorcizzarlo come si deve- il più giovane dei ragazzi si rivolse alla coppia di innamorati.

Poi Sam e Dean ritornarono a casa sulla loro Impala nera del 1967 e Rosemary e James vissero per sempre felici e contenti.

Fine!

 

Rapunzel si girò a fissare Jack a bocca aperta, mentre lui rimase a braccia incrociate dandole le spalle e cercando di non tradire l’ombra di un sorriso.

-E poi, dopo la loro morte di vecchiaia lei divenne la sposa cadavere e lui lo sposo cadavere, così ho incluso anche il tuo costume di Halloween, fin… ah, e incontrarono Alice nel paese delle meraviglie insanguinata nell’aldilà, così ho incluso anche quello di Anna e…- prima che Jack potesse dire fine per l’ultima e conclusiva volta, Rapunzel gli gettò le braccia al collo e lo baciò appassionatamente.

Non appena si separarono Jack era senza fiato.

-Wow, devo dedurre che l’anniversario non è stato poi così schifoso- commentò, ridacchiando.

-Ti amo, Jack- gli confessò lei, con il cuore in gola.

Jack arrossì, leggermente, senza sapere bene cosa rispondere. 

-Mi puzzano i piedi- disse solo, e Rapunzel rise di cuore, con una risata cristallina che fece sciogliere Jack, che la baciò nuovamente.

E si stavano ancora baciando quando Anna entrò nella stanza, in procinto di annunciare al mondo che aveva dimenticato il cellulare lì.

Loro non si accorsero della sua presenza, ma la ragazza ebbe un déjà-vu, e, come aveva fatto anche l’anno precedente, decise di non interferire, sollevò le spalle, e si ripromesse di tornare il giorno dopo per recuperare il cellulare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Ciao a tutti! Come dire, questo testo è una specie di seguito di Treehouse of horror 2, Colpa di una dannatissima stella, il Libro e tutti gli speciali delle festività che ho fatto l’anno scorso. 

Ci ho messo tremila anni a farlo, e spero vivamente che vi piaccia.

I Fandom esterni ai Film d’animazione soliti che metto sono: 

-Five Nights at Freddy’s, nella storia di Merida;

-Death Note, la storia di Hiccup;

-James Bond, un piccolo riferimento fatto da Merida;

-Gravity Falls, per il demone della storia di Jack e Rapunzel Bill Cipher (chiunque non segua la serie deve farlo *SPAMTIME*);

-Supernatural, i due fratelli in cerca di sovrannaturale alla fine della storia di Jack e Rapunzel.

Non ho messo credo nessuno spoiler di nessuna storia e voglio ringraziare mia cugina per avermi fatto unire a tre di questi fandom.

Poi, che altro dire, la storia di Jack e Rapunzel è originale, totalmente inventata da me come è stato per Dark Sweet l’anno scorso, e spero davvero che apprezziate il mio lavoro.

Se volete lasciare un commento con consigli, accorgimenti, insulti o anche complimenti perché no, a me farebbe davvero molto piacere :)

Un bacione e alla prossima :-*

P.s. Mettete un Like (anche se i like non si mossono mettere ma vabbè) se anche voi come Merida volete uno spin off su Meredith e Harold. xD

P.p.s. Naturalmente scherzo 

P.p.p.s. Buon Halloween a tutti!! Fate tanti scherzetti e mangiate tanti dolcetti! :D

 

   
 
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