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Autore: Alena18    31/10/2015    15 recensioni
[ATTENZIONE! Se non avete letto 'Il Risveglio - Lo specchio dell'anima' non potete leggere questa storia.]
Camminavo quando lui camminava e mi fermai quando lui si fermò.
Non avevo idea di dove stessimo andando, ma mi fidavo. E probabilmente sbagliavo.
Mi voltai a guardarlo, ma lui non fece lo stesso.
D'un tratto sentii le sue dita intrecciarsi con le mie e non riuscii a non fremere per quel contatto.
-Qualsiasi cosa accada, non lasciare la mia mano- disse per poi stringermi più forte e posare il suo sguardo su di me -E pensami-.
© Tutti i diritti riservati.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Risveglio '
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Inghilterra, 31 Ottobre 1635
Justin

L’aria puzzava di alcool e muffa, in quella bottega che trasudava lerciume udivo ogni singola parola, ogni singola risata, ogni singolo respiro e ogni singolo battito di ogni singolo secondo. Adoravo poter sentire la paura e l’eccitazione che fremeva in ognuno di quei corpi, adoravo la loro ignoranza riguardo ciò che li circondava, adoravo osservare i potenti cedere al desiderio di passione, adoravo vedere i poveri, che nulla possedevano, bramare la vita di qualcun altro e adoravo guardare ognuno di quegli individui cadere sottomessi a qualcosa di più grande: io.
Buttai giù tutto d’un sorso quello che probabilmente era il settimo, o forse l’ottavo, bicchiere di rum, ma non mi bastava, non mi era mai bastato, neanche quando ero ancora un essere umano, e non avevo intenzione di farmelo bastare. Era tutt’altro ciò che desideravo, ma mi piaceva giocare.
-Abbiamo carne fresca!- esclamò un uomo in piedi accanto ad un tavolo infondo alla sala –Avete visto tutti, signori?- alzò il tono di voce attirando l’attenzione di ogni uomo ancora abbastanza lucido da non aver perso i sensi –Questa bella bambina è venuta qui apposta per soddisfarvi! Che ve ne pare, gente? Quanto offrireste per questa graziosa fanciulla?- domandò e fu all’ora che mi voltai completamente. Sentivo il suo respiro affannoso, il bruciore delle lacrime che le riempivano gli occhi, il palpitare incessante del suo cuore, la paura, ormai fuori controllo, che le scorreva nelle vene. Il suo nome era Rose, aveva quattordici anni, una cascata di capelli castani e un viso sottile e dolce. L’uomo che aveva parlato ora la stringeva a sé, quello era suo padre, un padre che aveva intenzione di vendere la propria figlia come aveva fatto con sua moglie.
-Offro cinque scellini per un’ora con lei!- gridò un uomo seduto qualche sgabello avanti al mio. Le poche donne che passavano fra i tavoli malandati ridevano di quella situazione, sapendo perfettamente che quella ragazza avrebbe fatto la loro fine, bloccata in quel posto a pulire tavoli e guadagnarsi qualche scellino in più accontentando i facili desideri di ogni uomo pagante. E proprio quelle donne, non aspettavano altro.
-Amo le vergini!- esclamò un altro –Io ne offro sei!- aggiunse alzando un bicchiere pieno di alcool.
-Frank, dalla a me per otto scellini e tua figlia non dimenticherà mai questa notte!- sbraitò un altro ancora. Arrivavano offerte da ogni uomo presente, uno più pervertito dell’altro, ma nessuno di quegli individui rozzi e schifosi aveva idea di cosa significasse il vero piacere.
-Io- dissi a gran voce mettendomi in piedi attirando così l’attenzione su di me –Io offro tutto quello che questi uomini e queste donne hanno nelle tasche, per lei- sibilai infine mettendo su un sorriso malizioso e brillo.
-Non prendermi in giro, ragazzo!- sbottò l’uomo dall’aspetto malconcio, emanava un tanfo di sudore e fumo che avrebbe potuto far salire le lacrime agli occhi persino ad uno come me.
-Non la prendo in giro, straccione- ribattei scrollando le spalle e muovendomi verso di lui che mi guardò irritato.
-Levati di mezzo e non avrai guai, moccioso!- gridò stringendo la presa sulla figlia e sputando a terra.
-Accetta o no la mia offerta?- domandai alzando un sopracciglio e sfidandolo con lo sguardo.
-Prima voglio vedere i soldi- esordì infine spalancando gli occhi grigi credendo di avermi in pugno. In risposta allargai maggiormente il mio sorriso prima di sentire il gelo crescere in me e raggiungere i miei occhi, occhi che divennero bianchi come la neve. Vidi Frank schiudere le labbra sorpreso, poi mi voltai verso il primo uomo che trovai alla mia destra. Alzai la mano e con un semplice movimento di polso scaraventai il tizio contro il muro, tanto forte da creare una crepa, e, con un cenno del capo, svuotai le sue tasche, così la sala si riempì del suono delle monete che cadevano al suolo. Quando ebbi finito osservai l’uomo spiaccicato al muro e gli sorrisi tagliente, divertito, prima di indurire lo sguardo e con esso anche il sangue che gli scorreva nelle vene. Lo vidi diventare violaceo, poi la sua pelle prese a cristallizzarsi lentamente, molto lentamente, fino a quando non si trasformò in una statua di puro ghiaccio. In quel momento, senza alcuno sforzo, strinsi la mano a pugno e ciò bastò a distruggere quello che restava di quell’uomo. Ci fu un’esplosione di schegge e subito dopo il caos. C’erano donne che gridavano, uomini che tentavano di raggiungere la porta per fuggire ed io ridevo per quella scena. Con un unico gesto svuotai le tasche di ogni presente, senza risparmiare nessuno, ascoltai il rumore dei soldi colpire le tavole di legno del pavimento, poi sorrisi soddisfatto. Notai un uomo che era riuscito a raggiungere la porta credendo di poter scappare, illuso. Mi materializzai davanti a lui, il quale aprì la bocca nel tentativo di urlare, ma da essa non uscì altro che qualche lamento incomprensibile. Soffocai una risata e sentii la fame crescere in me. Probabilmente il mio viso era cambiato data l’espressione sconvolta del tipo che riuscì a gridare. Era esattamente ciò che volevo, dargli una morte da urlo. Mi fiondai sul suo collo e succhiai andando sempre più a fondo, sempre più veloce, fino a staccargli la testa due secondi dopo. Mi leccai le labbra desideroso di altro sangue, poi misi a fuoco un uomo che stava correndo contro una finestra più in alto. Era in procinto di distruggerla, ma fui ovviamente più veloce. Lo fermai a mezz’aria, afferrandolo per il collo della maglia bucata scaraventandolo al suolo. Mentre attendevo che quello si rimettesse in piedi infilai una mano nel petto di un tizio che continuava ad infastidirmi con le sue urla terrorizzate, strappandogli via il cuore che congelai l’attimo dopo, riducendolo poi in un milione di frammenti taglienti. Tornai sull’altro uomo, che intanto cercava ancora di tenersi in piedi su quelle gambe luride che tremavano come foglie. Mi irritò, così non aspettai oltre: gli bucai la vena principale con i miei canini aguzzi, bevvi il suo sangue, ma mi fermai solo per avere il piacere di sentirlo urlare mentre gli regalavo una fine straziante. Così afferrai il suo collo tenendogli il volto rivolto verso il basso, portai il capo all’indietro e affondai i denti nella sua nuca, rompendogli l’osso e staccandogli la testa che poi rotolò a terra.
Raggiunsi una donna che si nascondeva sotto un tavolo, il quale finì dall’altra parte della sala il secondo dopo, e la tirai su per la gola. Piangeva, poverina.
-Sei un… un mostro- balbettò tra le lacrime mentre si dimenava. Le sue parole mi fecero rabbia, le sembravo un mostro a tal punto da non riuscire a guardarmi in faccia e dato che era davvero quello ciò che voleva, l’avrei accontentata. Costrinsi i suoi occhi nei miei e piano li privai della loro luce, assorbendo ogni singola forma, rendendole tutto nero. Prese a divincolarsi urlando e piangendo la perdita improvvisa della sua vista, e risi fino a quando non tentò di tirarmi un calcio. Fu a quel punto che l’ira si impossessò di me. Strinsi più forte la presa sul suo collo, tanto da renderle il viso violaceo mentre non una parola riusciva più ad uscire dalla sua bocca, poi ne ebbi abbastanza: con un pizzico di pressione in più le staccai la testa ed il suo corpo cadde per terra con un tonfo sordo. Avevo perso fin troppo tempo con lei e nella sala restavano ancora una donna e due uomini, senza contare quell’essere schifoso che era Franck. Mi diressi verso il primo tizio che mi capitò, lo afferrai per la testa e lo piegai in due, spezzandogli la spina dorsale. Non mi fermai ad ammirare il mio lavoro con lui che presi la donna per il collo, la tirai indietro e poi la scagliai dall’altra parte della sala. Mentre quella era ancora in volo, afferrai una sedia e staccai da essa due delle sue gambe che subito dopo lanciai e che andarono a conficcarsi, in tempo assolutamente perfetto, nel petto e nella testa della donna, la quale rimase appesa al muro così. Avrei voluto immortalare quella scena, ma me ne mancava uno ancora. Quel poveretto non tentava neanche più di fuggire, si era rannicchiato in un angolo piagnucolando e implorandomi di risparmiarlo. Tutto fiato sprecato. Lo tirai su per il collo, fissai i miei occhi nei suoi e feci ciò che desideravo fare, ovviamente non prima di avergli svuotato le tasche. Lo vidi boccheggiare e muoversi a scatti nervosi, il secondo dopo ecco che il sangue prese a fuoriuscirgli dalla bocca come un vulcano in eruzione. Solo quando vidi l’anima sparire dalle sue iridi scure lo lasciai andare, ormai vuoto e morto.
-Bene, Franck- dissi pulendomi le mani gocciolanti di sangue fresco con un fazzoletto da taschino –Ha i suoi soldi- continuai voltandomi a guardarlo, fermandomi esattamente di fronte a lui, rimasto paralizzato dall’episodio piacevolmente sanguinario, tutto quello che riuscì a fare fu gettare sua figlia ai miei piedi, incurante di ciò che ne avrei fatto. Sorrisi ed aprii le braccia rivolgendo i palmi verso l’alto, così facendo ogni singola moneta caduta sul pavimento salì nell’aria rimanendo sospesa –Ora li prenda- esordii infine e con un unico gesto delle mani tutti quei soldi volarono, veloci e potenti come me, verso Franck che urlò l’attimo prima di essere attraversato in ogni singolo punto del corpo dai ogni singola moneta. Fu la sua ultima azione, deplorevole come lui.
A distrarmi dal mio godere a quella vista furono i gemiti strozzati dai singhiozzi di Rose, ancora stesa sul pavimento. Mi inginocchiai posando le mie mani sulle sue spalle nude: tremava. La feci voltare e fu in quel momento che i suoi occhi pieni di lacrime si posarono su di me. Schiuse le labbra rosee e tirò su col naso.
-Sei… sei l’abominio- balbettò e anche se la sua non era una domanda io annuii lo stesso spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio, la mia fama mi precedeva, amavo essere il protagonista degli incubi altrui –Vuoi uccidermi?- chiese lasciandosi sfuggire un’altra lacrima.
-Oh, Rose- cominciai passandole un dito sulle labbra piene –Ti prometto che sarò veloce, devi solo fidarti di me- dissi fissandola diritto negli occhi che vidi divenire ancora più rossi e lucidi. Ma poi il suo capo fece su e giù, annuendo silenziosamente. Le sorrisi ancora prima di avventarmi sul suo collo e bere il suo giovane, dolce sangue.
Ero assetato.
Ero Justin.
Ero l’abominio e amavo esserlo.

Fu all’ora che spalancai gli occhi e vidi il cielo coperto di nuvole che si distendeva sulla radura sovrastarmi. E fu all’ora che finalmente riaprii gli occhi dopo che mi era sembrato di averli tenuti chiusi per secoli.


 
Sono tornata!!!

A confronto mi sono fatta attendere meno per il seguito che per un nuovo capitolo. Mi sembrava giusto pubblicarlo oggi nonostante io abbia avuto dubbi nel farlo dati i problemi con le idee, ma soprattutto con il banner che, alla fine, sono riuscita a realizzare. Che ne dite? Vi piace? Non siate crudeli, prego ;) Ma mi interessa di più la vostra opinione sul prologo onestamente, penso comunque che non ve lo aspettavate un Justin del genere, quasi peggio di quando era posseduto da Peter!
Beh lascio che siate voi a giudicare e vi aspetto in tanti, mi raccomando fatevi sentire, ho sempre bisogno dei vostri pareri :) 

Baci

Alena18 xxx

P.S. Questa è la mia nuova OS Halloweeniana dal titolo "Madhouse"
 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3300935&i=1
 

 
  
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