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Autore: literatureonhowtolose    31/10/2015    1 recensioni
Joshler
babysitting AU
«Quando hai trovato il tempo di avere dei figli?»
Tyler si girò. Il suo viso era colmo di preoccupazione, il che portò Josh ad aggrottare le sopracciglia.
«Ho combinato un casino.» urlò Tyler sottovoce, se una contraddizione del genere ha diritto d'esistere.
Josh cominciava a preoccuparsi. Lui facendo quella domanda aveva voluto scherzare, ma iniziava davvero a sospettare che Tyler avesse messo incinta una ragazza senza dire nulla e ora fosse stato costretto a prendersi le proprie responsabilità, per quanto tale opera sembrasse del tutto fuori dal suo personaggio.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: twenty one pilots
Titolo: playing house
Pairing e personaggi: joshler. Josh Dun, Tyler Joseph.
Raiting: verde smeraldo
Ambientazione: universo alternativo nel quale Josh e Tyler sono solo due studenti che vivono insieme come coinquilini.

playing house
Josh infilò la chiave nella toppa ed ebbe bisogno di fare solo mezzo giro per riuscire ad aprire.
Tyler è in casa, pensò distrattamente.
Era stanco morto. Oltre a qualche ora all'università – che gli aveva imposto di saltare il pranzo e l'aveva obbligato a mangiarsi un panino alle quattro di pomeriggio –, aveva dovuto fare il turno della mattina in caffetteria per sostituire un collega, e quel turno equivaleva più o meno all'inferno, soprattutto con la prospettiva non è esattamente rosea di lezioni subito a seguire.
Quando varcò la soglia di casa, dopo aver attraversato il corridoio d'entrata, si affacciò sulla cucina.
La prima cosa che notò fu Tyler, il suo coinquilino (per il quale aveva una cotta di dimensioni imbarazzanti, ma questo è un dettaglio irrilevante), con le mani fra i corti capelli scuri intento a fissare qualcosa sul tavolo.
O meglio, qualcuno.
Sì, perché seguendo la traiettoria del suo sguardo di cosa ne aveva notata un'altra, e cioè che sulla tavola erano poggiati due seggiolini da auto contenenti due bambini che dovevano avere meno di un anno.
«Quando hai trovato il tempo di avere dei figli?»
Tyler si girò. Il suo viso era colmo di preoccupazione, il che portò Josh ad aggrottare le sopracciglia.
«Ho combinato un casino.» urlò Tyler sottovoce, se una contraddizione del genere ha diritto d'esistere.
Josh cominciava a preoccuparsi. Lui facendo quella domanda aveva voluto scherzare, ma iniziava davvero a sospettare che Tyler avesse messo incinta una ragazza senza dire nulla e ora fosse stato costretto a prendersi le proprie responsabilità, per quanto tale opera sembrasse del tutto fuori dal suo personaggio.
«Ho accennato a mia mamma di avere bisogno di un lavoro extra e ho capito che non avrei dovuto farlo quando la madre di questi bambini mi ha chiamato chiedendomi se “allora per questa sera era tutto a posto”.» spiegò Tyler d'un fiato. «Josh, io non so niente di bambini. Josh. Mi devi aiutare.»
Josh sbatté le palpebre un paio di volte.
«Hai chiamato tua mamma?»
Tyler emise un verso frustrato.
«Certo che l'ho chiamata.»
Silenzio.
«E...?»
Tyler si stropicciò gli occhi con le nocche delle mani.
«Mi ha detto che volevo un lavoro e ho avuto un lavoro, e che sono un adulto che dovrebbe essere in grado di fare una cosa tanto elementare quanto badare a un – e comunque sono due! – bambino.»
Josh lanciò un'occhiata alla tavola.
I bambini dovevano essere gemelli, ma non erano vestiti in modo uguale. Grazie al cielo, perché Josh detestava quando i genitori di gemelli sceglievano di prendere quella via.
Uno dei due aveva una tutina verde, l'altro gialla pastello.
Quella vestita di giallo doveva essere una femminuccia, perché sulla sua copertina era ricamato il nome “Grace”. Il maschietto, invece, si chiamava Adam.
Entrambi sembravano tranquilli per il momento, impegnatissimi nel giocherellare con i loro rispettivi peluche. Adam stava ciucciando l'orecchio al suo coniglio di pezza.
«Fino a quando devi tenerli?»
Tyler sembrava sul punto di svenire.
«Fino a domani mattina. Lei ha una cena di lavoro e ha paura che la tireranno per le lunghe. Normalmente ha una babysitter, ma è momentaneamente fuori città e quindi non sapeva dove girarsi. Sono “la sua salvezza”.»
Josh fischiò.
Tyler prese a torturarsi le mani. Lo faceva sempre quando era nervoso.
«Ho un esame fra tre giorni.» puntualizzò Josh con scarsa enfasi, perché in cuor suo aveva già deciso che l'avrebbe aiutato.
«Lo so. Lo so e mi dispiace. Ti aiuterò a studiare e laverò i piatti per un mese. E ci divideremo il profitto, ovvio. E avrai la mia gratitudine in eterno.»
Josh sorrise pensando che se Tyler l'avesse aiutato a studiare lui non si sarebbe concentrato nemmeno un po' quindi no, grazie.
«Vado a cambiarmi e torno.»


Quando Josh tornò in cucina, Tyler era ancora lì dove l'aveva lasciato.
Josh scosse la testa e gli si avvicinò, poi lo prese per le spalle e lo direzionò verso Grace e Adam.
«Questi sono due esemplari di bambino piccolo. Fin qua ci siamo?»
Tyler sbuffò. Pensandoci su, però, fece una smorfia e inclinò la testa da un lato.
«Credo.»
Josh rise. Si chinò sul seggiolino della bimba e questa puntò i suoi occhioni verdi su di lui con meraviglia. Non allentò la stretta assassina che aveva sul gattino di pezza quando Josh le solleticò lo stomaco, ma si aprì in un sorriso sdentato.
Tyler osservò la scena. Più che altro stava guardando il modo in cui il viso di Josh si illuminava nell'interagire con la bambina. Sarebbe stato un padre fantastico, un giorno. A differenza sua.
Josh prese la mano di Tyler e la portò sul pancino di Adam. Tyler lo accarezzò incerto, cercando di non pensare al brivido che si era fatto strada lungo la sua schiena quando Josh l'aveva toccato.
Adam non smise di mordicchiare l'orecchio al pupazzo, ma sgranò gli occhi già di per sé enormi.
Tyler si chiese brevemente come li vedessero i bambini. Se per loro erano solo forme, colori. Se secondo loro lui era un mostro.
Probabilmente non sapevano cosa fosse un mostro.
Per fortuna.
Tyler inspirò a fondo.
«Prendilo in braccio.» suggerì Josh.
Quando Tyler si girò verso di lui per chiedergli se fosse impazzito, notò che Josh aveva già sottratto Grace al seggiolino e che la bimba aveva lasciato andare il gattino di pezza per poter giocare con i suoi capelli.
Josh non si faceva la tinta da un po', ed essi avevano preso una sfumatura rosa pastello. Gli donava, forse anche più del solito rosso acceso.
Josh portava alla mente solo cose belle.
Tyler deglutì. Raccolse il bambino e imitò il modo che Josh aveva di tenere Grace.
Adam era così leggero che per un momento Tyler ne rimase spiazzato e la mezza idea di rimetterlo nel seggiolino gli attraversò la mente, ma si sforzò di calmarsi.
Non voleva pensare a cosa sarebbe successo se non ci fosse stato Josh con lui.
«Cerca di rilassarti. Loro lo sentono, se sei agitato.»
Nemmeno a dirlo, Adam cominciò a piangere.
Tyler sbiancò. Avrebbe voluto dare il neonato a Josh, ma quell'ultimo aveva entrambe le mani occupate e lo stava guardando come se si aspettasse qualcosa da lui.
Tyler fece schioccare la lingua, poi prese un bel respiro e cercò di regolarizzare il proprio battito cardiaco.
Cominciò a camminare avanti e indietro, cullando Adam così da farlo smettere di piangere. Si stava sforzando talmente tanto di tenere a bada l'agitazione che aveva la sensazione che anche lui sarebbe scoppiato in lacrime da un momento all'altro.
Ma Adam smise. Lasciò cadere il peluche per terra e gli piantò una delle sue piccole manine sul naso, poi sulla guancia, e ci mancò poco che una delle ditine paffute lo accecasse.
Josh rise di gusto. Tyler amava la sua risata, e non riuscì a trattenersi dal ridere a sua volta.
Adam, per dire la sua, emise un verso che avrebbe potuto significare tutto. Forse si stava prendendo gioco di loro, oppure stava ridendo e basta, come fanno i bambini di solito. Forse, semplicemente, non era rimasto impressionato dai lineamenti di Tyler.
O forse Tyler si faceva troppi problemi.
Gli offrì l'indice, e il piccolo non esitò a prenderlo e stringerlo forte. Tyler era sempre stato affascinato dal vizio dei bambini di appendersi alle dita di chiunque gliele mette a disposizione.
Deglutì, mentre lasciava che il sollievo lo inondasse.
«Dovremmo fare loro il bagno prima di dar loro da mangiare.» propose Josh, e Tyler era lì lì per agitarsi di nuovo ma poi incontrò lo sguardo dell'altro.
Josh era lì.
Josh sapeva cosa fare.
Josh l'avrebbe aiutato.
Josh.
Tyler annuì.


«Okay, allora. Lo faccio io a Grace, tu osservi e impari e poi Adam è tutto tuo.» pianificò Josh.
Tyler guaì.
«Tutto tutto?»
Josh gli sorrise, ma non disse nulla.
Dopo aver spogliato la bimba, Josh la prese in braccio e la portò al lavandino, dove Tyler nel frattempo aveva preparato l'acqua assicurandosi che fosse della temperatura giusta.
Una vaschetta sarebbe stata più comoda, ma si sarebbero dovuti accontentare.
Mentre Tyler intratteneva Adam come meglio poteva senza dover distogliere troppo lo sguardo da ciò che Josh stava facendo, Josh passò il braccio attorno alle spalle di Grace, tenendola fermamente ma delicatamente con una mano sotto la sua ascella sinistra.
Con la mano libera sciacquò il corpicino qualche volta, assicurandosi di bagnare bene ovunque, e prese l'olio doccia che la madre dei bimbi aveva lasciato loro.
Grace stette tranquilla tutto il tempo, e Tyler si chiese se le piacessero particolarmente i bagnetti o se fosse merito di Josh. Forse entrambe le cose.
Adam si stava divertendo con lo scollo della canottiera di Tyler, che se già era larga di suo ora tendeva pericolosamente all'osceno. Uscire di casa con quella, ormai, non sarebbe stato molto differente dall'uscire di casa senza maglia.
Josh si girò verso di lui per chiedergli di passargli l'asciugamano, e quando lo vide intento a cercare di distogliere l'attenzione del bambino da quel disastro che era la sua canotta perse un battito.
Si obbligò a non soffermarsi su quella visione – che, per quanto lo riguardava, poteva essere considerata celestiale – per evitare che la piccola Grace prendesse freddo.
Si schiarì la voce e poi: «Mi passi l'asciugamano?»
Tyler glielo portò in men che non si dica. Lo osservò avvolgerci Grace con estrema cautela, lasciando che solo il viso fosse esposto all'aria circostante.
«L'asciugo, la vesto e poi tocca a te.»


«Non agitarti, stai andando bene.» disse Josh.
Si era piazzato dietro a Tyler come fosse il suo angelo custode, e forse lo era. Probabilmente lo era davvero.
Tyler immerse Adam delicatamente, facendo attenzione che l'acqua non gli andasse negli occhi o nel naso.
Josh non si mosse da dov'era, nonostante Grace gli stesse dando un po' di problemi. Chiaramente cominciava ad avere fame, e se fino ad allora era rimasta tranquilla ora faceva i capricci e Josh era costretto a cullarla di continuo e prestarle la sua mano da ciucciare.
Tyler cercò di fare il più in fretta possibile, ma non voleva rischiare di fare male ad Adam.
Quando ebbe finito, Josh gli stava già passando l'asciugamano con un sorriso sulla faccia.
Non appena Tyler ci avvolse Adam, sentì come se il pavimento fosse stato rimesso al suo posto: sotto i suoi piedi.
«Sei stato bravo, Ty.» lo complimentò Josh.
Tyler lo guardò. Avrebbe voluto baciarlo.


Tyler diede un'occhiata alle sue spalle.
Josh era seduto sul divano con entrambi i bambini in braccio. Adam era ancora relativamente tranquillo, ma Grace non trovava pace e di conseguenza Josh doveva cullare lei e osservare l'altro, che aveva ripreso a torturare il coniglio di peluche.
Tyler al suo posto sarebbe impazzito, ma se Josh era in difficoltà non lo dava a vedere.
Tornando alla sua occupazione, Tyler ritirò il primo biberon dal microonde e lo chiuse. Camminò verso il sofà e versò alcune goccie di latte sul gomito di Josh, come lui gli aveva detto di fare.
«Va bene.» approvò Josh.
Tyler tornò al bancone della cucina, mise a scaldare anche l'altro biberon, lo tirò fuori dal microonde, lo chiuse e due secondi dopo era sul divano, di fianco a Josh.
Recuperò Adam dalle sue braccia e gli porse uno dei biberon, dopodiché cominciarono a dar da mangiare ai bimbi.
Grace attaccò la bottiglia, le piccole manine si chiusero attorno ad essa e bevve con voracità. Josh teneva il biberon inclinato per lei, ma Tyler era sicuro che anche se non l'avesse fatto l'avrebbe fatto Grace da sé.
Adam doveva essere, per contro, o particolarmente stanco o particolarmente pigro, perché si affidò completamente a Tyler. Beveva piano, e lasciava che Tyler manovrasse la bottiglia come meglio credeva. Aveva già le palpebre a mezz'asta, a dirla tutta.
Anche Tyler cominciava a sentire la stanchezza. Sbadigliò senza potersi coprire la bocca, e abbandonò la testa sulla spalla di Josh prima di avere il tempo di pensare a quello che stava facendo.
Quando se ne accorse era già troppo tardi e non poteva certo tirarsi indietro e fare finta di niente senza che l'azione sembrasse sospetta, perciò rimase in quella posizione, la testa poggiata su Josh, lo sguardo rivolto verso Adam e il cuore che andava a mille.
Josh si irrigidì di colpo. Non osava guardare giù, ma aveva un'idea piuttosto chiara di ciò che stava succedendo.
Probabilmente Tyler era solo stanco e quel gesto non significava nulla, ma Josh non riuscì a comunicarlo alle farfalle nel suo stomaco, che cominciarono ad impazzire
Cercò di rilassarsi il più possibile, di ostentare disinvoltura e soprattutto di rimanere assolutamente immobile, perché l'ultima cosa che voleva era che Tyler si spostasse.
Rimasero così, i rispettivi respiri a malapena percettibili, fin quando i bambini ebbero finito di mangiare.
Nessuno dei due osava immaginare che l'altro la pensasse allo stesso modo, ma entrambi avrebbero voluto vivere in quel momento per sempre.


Le loro dita si sfioravano. 
Erano sdraiati sul letto di Tyler, rivolti l'uno verso l'altro, e  circondavano con le braccia i corpicini paffuti di Grace e Adam, i quali dormivano sonni tranquilli in mezzo a loro.
Quindi, le loro dita si sfioravano.
Tyler aveva gli occhi chiusi. Josh, nel guardarlo, fu scosso da un brivido.
«Hai freddo?» chiese Tyler, premurandosi di sussurrare così da non svegliare i piccoli.
No, è solo che adoro passare il mio tempo con te e ti trovo incredibile e sei bellissimo e non te ne accorgi nemmeno e il mio corpo è uno sporco traditore e...
«Un po'.» mentì Josh. «La prossima volta che tua mamma ti appioppa bambini avvertimi con un briciolo anticipo.» aggiunse, per cambiare discorso.
Tyler rise brevemente. Lo stomaco di Josh fece una capriola all'indietro.
«Se avverte me, volentieri.»
Ci fu silenzio per un po', e Josh pensò che Tyler si fosse addormentato.
«Ty?»
«Mh?»
Era sveglio. Josh in realtà non sapeva cosa dirgli.
«Potremmo metterci in società. Lasciare gli studi e fare le tate a tempo pieno.» prese un bel respiro prima di finire di parlare. «Insieme.»
Tyler aprì gli occhi di scatto, e Josh ne fu colto tanto alla sprovvista che distolse lo sguardo.
«Sarebbe bello.»
Josh si sentì andare a fuoco. Tornò a guardare Tyler, e questa volta le loro iridi si incatenarono le une con le altre.
Tyler allungò un po' il braccio, in modo da riuscire ad intrecciare le loro mani.
Poi posò le labbra su quelle di Josh prima che quello avesse la possibilità di chiedersi se stesse sul serio per succedere qualcosa.
Dopo un momento di iniziale sorpresa nel quale rimase fermo cercando di capire se era ancora vivo, Josh non poté fare a meno di sorridere nel bacio. E contagiò anche Tyler, che fece lo stesso.
Josh aveva sempre adorato il sorriso di Tyler, nonostante lui lo detestasse; ora che se lo sentiva addosso, però, lo amava ancora di più.
Voleva perdercisi, in quel sorriso.
Voleva perdersi in Tyler.
La posizione nella quale si trovavano non era delle più comode per fare ciò che stavano facendo, e non potevano spostarsi o avvicinarsi per via di Grace e Adam quindi continuavano a sbattere il naso e ridere sottovoce, ma era perfetto così. Era assurdo, come lo era stata quella serata intera, ma perfetto così.
Tyler interruppe il contatto e poggiò la fronte contro quella di Josh, sospirando soddisfatto.
Sì, sarebbe bello, pensò Josh. 
Si addormentarono insieme, i battiti del cuore confusi al punto di sembrare uno solo.

  
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