Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
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Autore: Giulij    01/11/2015    2 recensioni
Ma cosa succedeva davvero nella band che, tra gli anni '8O e '9O, dava più spettacolo di sé, creando scalpore per le reazioni esageratamente violente e lo stile di vita estremo? Perché, a volte, è vero che le apparenze ingannano ed è vero che un cuore può cambiare.
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Axl Rose, Duff McKagan, Quasi tutti, Slash
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                                                                Aprile 1992.
        Disteso inerme, con gli occhi schiusi e le labbra disidratate, William alternava lo sguardo tra il soffitto e la porta.  I tatuaggi sulla sua pelle ricordavano episodi di vita che avevano contribuito a renderlo l’uomo –eufemismo con cui lo definiva l’anagrafe – che era diventato. Definire il suo profilo non era difficile, bastava cercare il suo nome su internet e trovare tutte le sue risse, le news che annunciavano i suoi trasporti d’urgenza all’ospedale più vicino e tutti gli arresti che facevano scalpore sui giornali scandalistici. Vi erano, poi, i grandi successi, le canzoni rock e le ballate, che spopolavano su MTV e lo rendevano il cantante del momento. William. William e la sua band. Con i suoi eccessi. Con il distruggere tutto ciò che si trovasse davanti a loro. Con le droghe. Il fumo. Le spogliarelliste. La jungla degli eccessi. William e la vita portata fino al limite in ogni circostanza, quasi fosse un gioco estremo in cui vince chi azzarda di più, in cui si dimostra più coraggioso chi strafa ed eccede. William –Axl per gli amici, per i fan e per il mondo – trae un sospiro e rotea gli occhi, verso il televisore che, nella sezione spettacolo del notiziario trasmesso dalla CNN, comunica l’ultimo concerto dei Guns N’ Roses e del suo grande successo.
« Riconfermato il grande successo di Use Your Illusion, album della band Hard Rock Guns N’ Roses. Spalti pienissimi ieri allo stadio di Nashville, incre– » Ma Axl non ascolta più quell’irritante giornalista che ha pure sbagliato la pronuncia del nome e, in un scatto di ira, lancia il telecomando contro l’apparecchio elettronico, spaccandone lo schermo e creando uno strano rumore dovuto all’interruzione del segnale.
 
Ha trent’anni Axl, ma si sente come un novantenne che aspetta la morte da un momento all’altro.
E’ scoraggiato e deluso, odia la sua vita, la sua famiglia che ha rinnegato tredici anni prima, quello che ha sempre considerato suo padre e quello che è suo padre biologico. Soldi, sesso e rock n’ roll –il messaggio che trasmettono il suo modo di vivere, il suo atteggiamento davanti ai media e le sue canzoni – non lo soddisfano per niente. Si sente vuoto e  inutile. Un gigante dai piedi di argilla. Vuole sempre di più, ma quando ottiene quel “di più” non è soddisfatto e, quindi, vuole ancora. L’unico momento in cui si sente completo è quando compone o canta, con quella voce così particolare che, forse, ha sviluppato grazie a quel bastardo di suo padre. Ah, il coro della chiesa. Quante volte aveva odiato andarci in quel gruppo di sfigati tutti i pomeriggi di tutti i giorni della settimana? Ah. E com’era soddisfatto mentre quell’idiota violento gli urlava di tagliarsi i capelli e lui, per tutta risposta, sbatteva la porta e se ne andava a zonzo per le periferie di Indianapolis? Bei tempi. Poteva dirsi in pace con se stesso. Era William e non Axl, era un ragazzetto ribelle che veniva rimproverato da tutti e passava inosservato. Ora, invece, era una stella della musica e non c’era nessuno che osasse dirgli come o quando fare qualcosa, non c’era posto dove andasse in cui un gruppo di groupie non gli si avventasse contro, disposte a tutte pur di aver lui.
Era Axl Rose e non c’era Dio, autorità o persona che potesse fermarlo.
E al diavolo Stephanie, ne avrebbe trovate altre cento come o meglio di lei.
E al diavolo il loro matrimonio. E il loro amore.
E al diavolo tutto.

William si alza dal letto su cui si era assopito un’ora prima circa, dopo l’ennesimo litigio con Stephanie, ed esce dalla stanza di quell’hotel a cui aveva appena distrutto il televisore. E’ in mutande, ma chi se ne frega?
I pugni battono sulla stanza numero 366, quella che il manager ha affittato per il chitarrista della sua band.

« Saul! Saul, aprimi la porta! Fanculo a te e alle spogliarelliste che ti sei portato a letto. Muoviti brutto coglione! »
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   L'angolo di Giulia.

Buonasera a tutti! Come al solito, mi scuso per l'impaginazione davvero carente, ma non sono brava. So già che la storia non riscuoterà parecchio successo essendo i suoi protagonisti davvero """poco""" famosi, almeno nel mondo delle fanfiction. E' del tutto inventata, in fatto di avvenimenti!
   
 
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