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Autore: Daughter_Of_The_Moon    01/11/2015    1 recensioni
Halloween, il campo è addobbato a festa, mentre Nico dorme ancora e questo non va bene a Will, che si preoccupa della salute del ragazzo. Ma c'è tanto imbarazzo e alla fine il biondino si ritrova in un casino non così fastidioso, il tutto dopo aver scoperto la festa preferita di Mr. Morte.
Buona lettura!
Seguito di Odore di sole e erba tagliata, ma può anche essere letta da sola.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di feste e rating vari (~ course of a love...Solangelo) '
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Rating: green, ovviamente.

Genere: fluff, sentimentale ed introspettivo. Decisamente introspettivo.

Note iniziali: è una Solangelo. È il seguito di una mia OS, Odore di sole ed erba tagliata, ma non c'è bisogno di leggerla per capire, anche se per comprendere del tutto un pezzo potreste leggerla. Scelta vostra.

Disclaimer: questi due non appartengono a me, ma al caro zio Troll Rick (altrimenti ci sarebbero state molte più scene tra 'sti due, credetemi). Io non ci guadagno nulla, a parte divertimento e perdita di tempo.




CI VEDIAMO PIU' TARDI, UH?





Will era in piedi già da un po', e aveva appena finito di allenarsi con l'arco. Si guardò intorno, arricciando il naso. Non aveva mai visto il campo decorato per Halloween-a differenza degli altri anni, in cui era sempre tornato a casa per l'autunno e l'inverno, quest'anno aveva deciso di restare, per via di qualche piccolo imprevisto. Imprevisto che portava il nome di Nico-.

Era stato decorato dai fratelli Stoll, e ovunque Will si girava vedeva zucche dai colori più disparati sorridergli malignamente-Lou Ellen le aveva giurato di averne vista una rosa, ma non sapeva se crederle o no. Perché mai uno dovrebbe colorare una zucca di rosa?-, ragnatele sui rami degli alberi, sulle porte delle case, in pratica ovunque. Ogni tanto cadeva in testa a qualcuno un telo bianco, seguito da un rumore agghiacciante. Connor e Travis sembravano far sempre più scherzi, spaventando chiunque con maschere, urla, ragni finti (e qui le figlie di Atena avevano lanciato un urlo, minacciando i figli di Ermes di una morte molto dolorosa).

Decisamente Halloween non era la sua festa preferita. Non lo era mai stata, fin da bambino. Capitava in autunno, quando ormai le giornate erano sempre più corte e fredde, e lui non era mai stato un tipo particolarmente coraggioso. Poi, abitando in un sperduto paesetto di campagna, in una mezza specie di fattoria, tra l'altro, era difficile che qualche ragazzino decidesse di fare “dolcetto o scherzetto” da loro.



Will posò la sua faretra accanto all'arco nell'armeria, sovrappensiero. Quel giorno non aveva ancora visto un certo figlio di Ade, e ciò voleva dire solo una cosa. Sospirò esasperato, mentre si dirigeva alle case, tutte in stile halloweeniano, vittime del tocco dei Capo cabina. Tranne una.

La cabina numero tredici non era stata toccata in alcun modo, e le fiamme verdi sulle torce brillavano inquietanti, gettando ombre scure sulle pareti di ossidiana nera. Il teschio sulla porta sembrava quasi sfidarlo a svegliare ed infastidire l'unico proprietario della casa, che ancora dormiva, con il disappunto del figlio di Apollo. Fu questo a dargli il coraggio di bussare prima piano, poi con più forza alla porta. Porta che, però, rimase rigorosamente chiusa.

<< Nico! >> chiamò ad alta voce Will, il pugno che batteva sulla superficie di legno. Ancora niente.

Deciso ad entrare lì dentro, alzò di nuovo la mano e stava per bussare, quando la porta si aprì con uno scricchiolio. Un semidio dai capelli neri e i tratti ancora infantili stava fermo sull'uscio, stropicciandosi gli occhi assonnati. Un moto di tenerezza salì dentro Will, che dovette trattenersi a forza dal non abbracciare quel ragazzo.

Nico strizzò gli occhi, accecato dalla luce del sole.

<< Will...? >> chiese, perplesso. Il biondo mise su un'espressione offesa.

<< Oh, buongiorno anche a te. Cosa non hai capito di “non puoi andare a dormire all'alba e svegliarti alle due del pomeriggio”? >> disse, andando subito al punto, incrociando le braccia. Nico lo guardò stranito, come fosse un alieno. Tossicchiò, dando un'occhiata all'orologio sulla parete della cabina-glielo aveva regalato lui quando l'altro aveva accennato a delle ristrutturazioni, che, tra l'altro, non erano ancora cominciate-che segnava le undici passate.

<< Allora? >> Will batté con nervosismo il piede sul pavimento, guardando il moro con un sopracciglio alzato.

<< Allora cosa, Will? >> Quella poteva tranquillamente essere una gara di chi cercava di essere più offeso. Nico, con uno sguardo cupo che sembrava volerlo disintegrare su due piedi, il segno rosso della federa del cuscino (adorabile, pensò il biondo) e la testa alzata, per poter incrociare gli occhi del figlio di Apollo, e Will, le guance gonfie e le labbra imbronciate, con le braccia legate tra di loro, il sopracciglio ancora alzato.

<< Allora, Nico, mi fai entrare o hai intenzione di chiudermi la porta in faccia e tornartene a dormire? >> domandò ironicamente, ormai esasperato. Di chi doveva mai innamorarsi, lui, se non di quel ragazzino problematico?

Nico si lasciò scappare un sorriso, che mascherò subito dopo, ma non prima che il maggiore lo notasse.

<< Scelgo la seconda opzione >> disse. Intanto, però, si spostò per far entrare il biondo. Will non fece nulla per impedire alle sue labbra di curvarsi in un sorriso vittorioso.



L'interno della cabina tredici non era meglio dell'esterno. Tutto era in pietra nera, lucida. Le pareti riflettevano i due ragazzi sulla loro superficie scura, e qualche lampada spenta-rigorosamente nere-adornava la stanza. Un tappeto che andava di moda negli anni '50, ricopriva mezzo pavimento, finendo anche sotto i letti-tre. Erano tutti ad una piazza e mezza. Due a castello ed uno a baldacchino. Avevano lenzuola rosso sangue ed erano in legno scuro, quasi nero. Will non se ne intendeva abbastanza-non se ne intendeva per niente-, perciò non poteva dire da che albero veniva. Il letto a terra aveva le coperte tutte incasinate e il cuscino era sul punto di cadere dal materasso.

Nonostante non fosse la prima volta che metteva piede nella casa, la vista dell'arredamento gli faceva sempre storcere il naso. Si guardò intorno con una smorfia ed aprì subito la finestra-l'unica della casa-per far entrare un po' d'aria in quel posto. Nico stava fermo in piedi, guardando l'altro che esaminava la casa.

<< Non dovevi ristrutturare qua? >> il figlio di Apollo si girò verso il moro.

<< Sono stato impegnato >> si giustificò, e Will sentì qualcosa muoversi nel suo stomaco. Cosa aveva intrattenuto Nico tanto da fargli ritardare il motivo per cui era rimasto al Campo? Cacciò via la sensazione, ignorandola. Dopotutto, doveva essere felice che Nico avesse fatto amicizia.

Un silenzio imbarazzato li avvolse. Will si mosse a disagio. Era sempre la stessa storia. Ogni volta che si ritrovava col moro non sapeva che dire, aveva paura di sbagliare e farlo scappare, e lui non voleva che Nico se ne andasse da lui, non ora che aveva cominciato a fidarsi delle persone, ad aprirsi un po' di più. Il figlio di Apollo non avrebbe mai permesso all'altro di scomparire, di chiuderlo fuori come aveva sempre fatto con tutti.

<< Uh, ehm, oggi è il trentuno ottobre e- >> incominciò a dire, venendo subito interrotto dall'altro.

<< Halloween è la mia festa preferita. >>

<< Cosa? >> Nico si grattò il collo, il rossore che spiccava sulla pelle pallida.

<< Sei sordo per caso? Magari quei tuoi fischi hanno finalmente beccato la persona giusta. >>

<< Ti ho già chiesto scusa! E poi non era del tutto colpa mia. Ancora vorrei sapere cosa ci facevi dietro quei cespugli. >> Il moro diventò rosso come un peperone. Will sorrise. Amava imbarazzare il figlio di Ade, era così tenero con le orecchie e le guance rosse.

<< M-mi pare di averti già detto che non è con le tue scuse che mi dovrò pagare un otorino >> Nico cercò di sembrare indifferente, senza riuscirci. Will avrebbe ghignato se non fosse che era sul punto di gridare. L'avrebbe mai avuto vinta su lui?

Will sospirò, passandosi una mano tra i capelli, scompigliandoli più di quanto non lo fossero normalmente.

<< Se non vuoi le mie scuse, che vuoi? Un invito a cena? >>

<< Si. >>

Will ci mise qualche secondo a capire cosa aveva appena detto l'altro. Poi, il cervello decise di dare le dimissioni e partire, lasciandolo nella confusione più totale.

Il figlio di Ade si stava guardando i piedi, il rossore svanito per lasciare spazio ad un pallore grigiastro.

Will deglutì.

<< Uhm... >> tentò di dire, ma la sua voce non voleva proprio collaborare. E poi, che diavolo dire?!

Nico ora lo stava guardando, ed i suoi occhi gli sembravano così pieni di incertezze e paure. Gli stava sfuggendo tutto dalle mani. Lui gli stava sfuggendo dalle mani.

<< Hai detto che Halloween è la tua festa preferita, no? >> chiese, giusto per sicurezza. Nico lo guardò come se fosse pazzo. Forse lo sono davvero, pensò.

<< Si, hai detto questo prima, giusto? >> attese che Nico annuì.

<< Lo è sempre stata, ma cosa vuoi- >> Will lo fermò.

<< Perfetto! Conosco un posto a New York, non troppo lontano da qua, che potrebbe piacerti. Vado a chiedere il permesso a Chirone di lasciare il Campo per qualche ora. Ci vediamo più tardi, uh? Cerca di uscire un po' e non rimanere chiuso in questa casa dell'orrore >> disse veloce e, prima di avere ripensamenti, lasciò un veloce bacio sulla guancia del moro. Poi, scappò fuori.

Si chiuse la porta alle spalle, sorridendo, il cuore che batteva troppo veloce.

Fece in tempo a muovere qualche passo verso la Casa Grande, che la porta si riaprì. Un Nico tutto trafelato ne uscì fuori.

<< Tutto ok-?>> non riuscì a terminare la frase, che si ritrovò le labbra del moro sulle sue. Il bacio-o quel che era-durò due secondi scarsi, in cui Will non percepì nulla tranne che una sensazione di calore che partiva dal bassoventre e si espandeva in tutto il corpo. Nico si staccò da lui, ghignando, nonostante le guance tradivano il suo stato d'animo.

<< Ci vediamo più tardi, Will. >>



Rimasto solo, il figlio di Apollo si toccò con incertezza le labbra. Non poteva essere successo. Nico non poteva averlo baciato. Era una cosa che- era impossibile che fosse-

Will sorrise, ancora un po' frastornato da come gli eventi della giornata avessero preso una strana piega.

Si appoggiò alla casa dedicata ad Ade con un leggero sbuffo, mentre si toglieva dai capelli una delle ragnatele dei fratelli Stoll.

<< Ci vediamo più tardi, Nico >> sussurrò, prima di andare al poligono-di nuovo. Aveva decisamente bisogno di riprendersi.


No, non l'avrebbe mai avuta vinta su Nico Di Angelo.





Angolo di quella pazza della scrittrice:

Ma salve gente! Dopo secoli e secoli, I'm back! *non gliene importa a nessuno*

Dovevo pubblicare ieri ma sono stata occupata, quindi vi beccate questa storia oggi, che è ogni santi quindi li onoro (?) così. Si staranno rivoltando nella tomba, o ovunque siano. E non so cosa sto dicendo, ignoratemi. Ignorate queste note, okay? Ma non la storia. Ci ho messo ore a trovare qualcosa di decente e scriverla. E no, è molto poco Halloweeniana ma possiamo far finta di si, mmh?

La mia raccolta, Pillole di fandom, la aggiornerò in questi giorni, per la contentezza di chi la legge (LEGGETELA. È così demente che dovete leggerla *sto male, lalala*). Il problema non è tanto scriverla, ho già tutti i capitoli pronti, ma la pigrizia ed il codice HTML. Mi fa impazzire, giuro.

Va be', alla prossima!

Daughter_


   
 
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