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Autore: chilometri    01/11/2015    6 recensioni
[Midez];
“Hai troppe cattive abitudini.” 
Federico ride, “troppe?”
“Il fumo, — inizia, prendendo di nuovo posto sulla sedia di fronte a Fedez —, il sesso, YouPorn, le parolacce…”
“Il sesso non è una cosa negativa”, lo interrompe, guardandolo forse un po’ troppo intensamente, perché Michael arrossisce e sposta lo sguardo dietro la spalla del ragazzo, fissando la parete e annuendo piano, “touché”, dice.
~
Di quella volta in cui Federico ha portato Michael su una cattiva strada e a Michael non è dispiaciuto. Per niente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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*naïve: ingenuo

disclaimer
: con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera
del carattere di questa persona, né della sua sessualità e non intendo offenderla in alcun modo.

 



Bad Habits;


 

La puntata è finita da poco, le luci nell’Arena sono ormai spente da un pezzo e la strada al di fuori di essa è poco trafficata. Tutto il contrario, però, succede nei camerini: c’è gente che ride con un bicchiere tra le mani riempito di quello che sembra champagne — di bassa qualità, ovviamente —, dei camerini aperti e sui tappeti di essi delle scatole di pizza non mangiata prima che il Live cominciasse.
Alla fine del lungo corridoio, Mara dice qualche — okay, più di qualche — parolaccia mentre parla con Skin che ridacchia come sempre, e altre due donne sul metro e sessanta che annuiscono quando quest’ultima parla — ci prova —, ma in realtà hanno la fronte leggermente aggrottata e cercano di comprendere a pieno cosa stia dicendo.
Elio, invece, parla con un uomo di circa quarant’anni con il capo stempiato e una cuffia minuscola incastrata nel suo orecchio, probabilmente è uno dei direttori del suono e probabilmente Elio vuole mangiarlo vivo.
È professionale lui, intendiamoci, ma.
I problemi tecnici non mancano mai e questo Fedez, appoggiato alla porta del suo camerino con la fronte aggrottata, lo sa benissimo, come sa che è questo l’unico motivo per cui il suoi maledetti Gruppi continuino a beccare delle critiche da parte di chi è seduto a quel tavolo con lui.
A Federico non va bene, ma non ha intenzione, per ora, di lamentarsi: hanno smesso di trattarlo come un principiante da troppo poco tempo.
Non ha idea di dove sia Mika, probabilmente nella sala relax con i ragazzi, probabilmente starà piangendo più di Eva, l’eliminato di quella sera, probabilmente non lo vedrà per il resto della serata. In ogni caso, non gli interessa più di tanto e quella sera spera di riuscire a sgattaiolare via dagli studi il prima possibile.
È arrabbiato.
È arrabbiato, seccato e, va bene, lo sa, lo sa che è poco sportivo da parte sua e che non accettare le critiche è sbagliato e tutto il resto, ma il suo carattere gli impone determinate reazioni e lui, quando Michael critica per l’ennesima volta i Moseek, non ci vede più.
O meglio, ci vede, lo vede, ma preferirebbe di no. Solo per quella sera.
Federico sospira piano e cerca di mimetizzarsi con la parete il più possibile, mentre abbassa la maniglia del suo camerino e sgattaiola al suo interno.
Non è del tutto buio, c’è la lampada Kalashnikov che emana una luce gialla su tutta la parete sinistra che è dipinta, riempita da dei disegni — abbastanza senza senso, bisogna ammetterlo —, il tappeto nero è raggrinzito e lui ci inciampa quasi, rotea gli occhi — quella sera proprio non ce la fa — scavalca le pieghe e, allungando una mano, accende un’altra lampada, bianca e a forma di scimmia.
È probabilmente una delle poche cose interessanti in quella stanza, ha una bella forma ed è realizzata bene, curata in ogni minimo dettaglio e Federico si rende conto che analizzare le caratteristiche di un oggetto a forma di scimmia è probabilmente uno dei tanti motivi per cui dovrebbe iniziare a preoccuparsi per lo stato della sua testa.
Soprattutto quando è tentato dallo sbatterla contro il muro numerose volte.
C’è il telefono che gli vibra fastidiosamente nella tasca, lui lo ignora perché ha bisogno di silenzio.
Un desiderio decisamente impossibile, considerati gli interminabili schiamazzi che provengono dal corridoio, ma se può evitare di parlare con della gente, state certi che lo farà.
È fermo al centro della stanza quando si rende conto che ha bisogno di fumare qualcosa, lo stress non gli si addice e non gli dona gli evidenza le piccole rughe vicino agli occhi — sta davvero invecchiando —, il giorno dopo ha anche un servizio fotografico e nelle foto viene già male di suo, grazie mille.
Di fronte a lui c’è il divano completamente pieno di roba, così come la sedia e la sua voglia di sistemare è pari a zero, ed è esattamente per questo motivo che decide, di punto in bianco, di sedersi a terra.
Il pavimento è freddo e il suo culo si è già congelato — meraviglioso —, ma è stanco ed ora come ora gli andrebbe bene anche un letto pieno di chiodi. Stanco e melodrammatico, il mix perfetto di emozioni che servono per chiudere al peggio una giornata di merda.
Sbuffa mentre si stropiccia gli occhi e striscia leggermente verso la scrivania bianca, allungando la mano verso uno dei cassetti e aprendolo. Quello fa un rumore fastidioso e lo colpisce quasi nell’occhio, Federico lo ignora del tutto perché se l’Universo ha deciso di prendersela con lui, tanto vale che se ne stia buono e non ribatta.
Riflette, la mano a tastare l’interno del cassetto alla ricerca delle cartine e del fumo, che non dovrebbe teoricamente farsi delle canne sul posto di lavoro, ma, praticamente, lo fanno tutti e lui è l’unico che ha il pudore di chiudersi nel camerino nel mentre.
Adesso, non è che il pudore c’entri qualcosa, perché la realtà è che odia dare confermare ai pregiudizi sui rapper che fumano Marijuana solo perché sono rapper.
E’ la realtà, quella, ma a lui piace pensare di non avere nessuna cattiva abitudine. Non indossa catene d’oro più pesanti di lui, perlomeno.
Nello stesso momento in cui sta per tirare fuori il pacchetto di cartine che gli servono per rollarsi la sigaretta — sigaretta —, qualcuno bussa alla sua porta e per un momento decide di non rispondere e di darsi per disperso, potrebbe persino risultare credibile dato che la gente in giro è tanta, ancora in fermentazione e potrebbe essere una casualità che il camerino abbia la porta chiusa con la maniglia.
Fedez, in realtà lo sa che non è per niente credibile.
E, infatti, la persona dall’altra parte della stanza non demorde e bussa un’altra volta, questa volta con più decisione, le nocche sbattono quasi prepotentemente contro il legno.
Federico inizia a desiderare che il comodino assassino che ha cercato di colpirlo, lo avesse effettivamente fatto così forte da farlo svenire, perché davvero, non è dell’umore.
“Fedèz?”, la voce è familiare, ci aggiungerebbe un purtroppo, se non fosse che qualche parte della sua mente, una volta riconosciuto il tono caldo di Michael, è quasi sollevata dal fatto che sia venuto a cercarlo.
“Sono un tantino occupato”, gli risponde così, in ogni caso, perché dirgli che sta cercando di fumare una benedetta canna non sarebbe consono. Forse.
“Non ti do fastidio.”
Ti piacerebbe.
Federico è ancora seduto per terra, il tappeto ha ancora qualche piega e la sua mano è ancora appoggiata al legno interno del cassetto, la sua mente gli dice che non è il caso, che vuole stare solo, ma “la porta è aperta”, è quello che esce dalla sua bocca.
Non passa neanche una frazione di secondo che la maniglia è già abbassata, Fedez alza lo sguardo e guarda l’uomo di fronte a sé.
Fingerà di non notare gli occhi leggermente gonfi ed arrossati e le ciglia bagnate, ha ancora la giacca blu addosso e quel completo probabilmente costa più del suo intero guardaroba, i capelli sono scompigliati, continua a mordicchiarsi le labbra, forse cercando di liberarsi dallo stress della gara e nessuno dei due ha ancora emesso un suono, fino a che il più grande non sorride con un angolo della bocca.
“Che stavi facendo tu? E perché sei sul pavimento?”, gli chiede, richiude la porta alle sue spalle — Federico gli dice di usare la chiave — e si avvicina alla sedia che è solo a qualche centimetro da Fedez, trascinandola sul pavimento.
La scosta dalla scrivania e prende le due maglie e il jeans che sono risposte su di esse, le piega velocemente e le lascia sul divano. Poi si lascia cadere sulla sedia, appoggia il gomito sul ripiano di legno bianco e la testa sul palmo, qualche riccio si incastra tra le sue dita e percorre la figura di Federico velocemente.
“Stavo per fumare. Niente paternale, — lo precede nello stesso momento in cui la fronte di Mika si aggrotta —, piuttosto, com’è andata con i ragazzi?”
Michael lo guarda, Federico lo giura, riesce a sentire da lì che si sta mordendo la lingua per non fargli la morale e dirgli che è sbagliato, poi sospira.
“Bene? Non so. Sono triste.”
Fedez annuisce e, finalmente, riesce a tirare fuori dal comodino le cartine, un filtro e la bustina con il quadratino di fumo che sposta da un posto all’altro da ormai qualche giorno, sapeva che avrebbe dovuto aspettare.
“Lo so, immagino che avresti preferito se fossero usciti i Moseek”, non è sicuramente il miglior modo per consolare un amico, probabilmente non è neanche nella lista dei modi per consolare un amico ed ovviamente una lista del genere neanche esiste, ma.
Michael storce il naso, “Are you serious?”, gli dice, la voce diventa leggermente più acuta e l’accento inglese fa innervosire e fa fermare, per qualche motivo, il respiro di Federico, “sono very serious”, gli risponde, ignorando le continue sensazioni che il suo corpo gli fa provare ogni volta che è vicino all’uomo seduto di fronte a sé.
Con le gambe incrociate fasciate da un paio di skinny jeans neri, e la saliva leggermente alterata, Federico apre con un solo movimento la busta di plastica, tirando fuori il piccolo quadratino marrone che vi è all’interno. Appoggia entrambi sul pavimento e cerca nelle sue tasche l’accendino che, ovviamente, sempre per la storia dell’Universo che quel giorno non smette di tormentarlo, non trova. Non lo trova mai quello stronzo, quando gli serve.
“Vedi un accendino, lì?” chiede a Michael, indicando con un cenno del capo la scrivania. Lui lo guarda per un secondo, gli scruta il volto e poi, riluttante, gira il capo e fa vagare gli occhi sul ripiano.
C’è di tutto, scartoffie messe una sull’altra piene di scarabocchi — la metà di questi sono disegni di peni —, una macchina fotografica che serve al ragazzo per i Video Diary del suo canale Youtube, una tazza che ha al suo interno più di cinque penne ed un paio di forbici, un bicchiere di plastica rovesciato che ha lasciato una macchia di caffè sul ripiano e poi, sepolto sotto un capello e altri fogli, c’è un accendino blu decorato da un disegno di qualche fiamma.
“Tu hai confusione qui sopra, tantissima”, dice, mentre cerca di prendere l’oggetto senza far crollare qualsiasi cosa ci sia su quella scrivania e quando ci riesce lo guarda e se lo rigira per qualche secondo sulle mani, prima di passarlo a Federico che non dice niente, borbotta solo un grazie.
Nessuno dei due ha voglia di continuare la discussione iniziata dal più piccolo, Michael è troppo giù di morale e Fedez è troppo stanco, nonostante questo non si pente di aver fatto del genuino sarcasmo perché, diciamocelo, se l’è meritato.
C’è qualche momento di silenzio prima che Mika si aggiusti sulla sedia, si gratti il naso e “ma che ha fatto?”
“Chi?” Federico aggrotta la fronte, mentre passa il quadratino marrone dal pavimento ghiacciato al palmo della sua mano.
“Tu!”
Michael lo fissa e Fedez sente il suo sguardo sul capo, così alza lo sguardo ed è sinceramente confuso dalla domanda, “ma in che senso?”
“Cos’è quella cosa che hai in mano? Devi fumare, però tu non hai il tabacco”, Federico ogni tanto si perde in quelle ormai poche frasi sbagliate che Michael deve ancora imparare del tutto a dire, ma è il modo ingenuo con cui lo dice, lo sguardo serio con cui si sforza di capire ciò che è a lui sconosciuto, che fa scattare qualcosa in Federico.
Qualcosa che non comprende a pieno, per cui lo ignora e si concentra sul fatto che, porca troia, Michael non ha idea di come ci si faccia una canna e questo lo fa sentire per qualche strano motivo in potere, perché c’è qualcosa che lui sa fare che l’uomo di fronte a sé neanche conosce, qualcosa che può mostrargli senza dover chiedere scusa, posso? per favore?, ho fatto bene? mi dispiace se ho sbagliato.
“Non hai mai…? Cioè. Neanche quando eri adolescente, mai fumato?”
Michael sembra quasi oltraggiato dalla sua domanda, “no!”, dice, la voce leggermente acuta, “sono un cantante, e poi. Quello non è una sigaretta”.
“Lo so.”
“E allora?”
“È fumo. Marijuana?”, Fedez lo dice con una punta di sfida nella sua voce, vuole, per qualche motivo, sentire e vedere il disappunto in Michael, vuole le rughe d’espressioni sulla fronte e vicino alle labbra piene di stupore e vuole deluderlo, che smetta di vederlo come un innocente e che smetta di toccarlo come se non sappia cosa quei gesti significano.
“Federico.”
Quello non risponde, gli sorride e basta, ridacchia mentre abbassa di nuovo lo sguardo sul suo palmo, afferra l’accendino e avvicina la fiamma al quadratino, iniziando a bruciarlo senza ormai farci più troppa attenzione, con i movimenti di un professionista. C’è qualcosa, nel processo della composizione di una sigaretta, che lo rilassa. Quando deve sciogliere il fumo, deve essere vigile per molti motivi, prima di tutto deve cercare di non bruciarsi, deve capire quando sta sciogliendo troppo e riuscire ad essere abbastanza veloce a riconoscere quando è l’ora di iniziare a rollare la sua sigaretta.
Sigaretta.
“It’s illegal”, Michael si è teso, ora, ci sono rumori e voci dal corridoio e la sua spalla è dritta contro lo schienale di pelle della sedia.
“Sì, ma siamo in Italia”, dice ed alza le spalle, senza alzare lo sguardo.
È il rumore della sedia che striscia sul pavimento che lo distrae e gli fa bruciare leggermente la mano, “cazzo”, sussurra, alza gli occhi, appoggiandoli sulle gambe dell’oggetto che si spostano e poi su quelle dell’uomo per capire cosa diavolo sia stato e quello che vede, per qualche motivo, lo fa arrabbiare.
Michael si è alzato, è di fronte allo specchio, si aggiusta la giacca velocemente e non gli dice nulla, semplicemente si dirige verso la porta e Federico non può crederci.
“Davvero? Rilassati!”, gli dice, adesso ha un sopracciglio alzato ma in realtà gli viene da ridacchiare perché è bastato poco, davvero, davvero poco per scandalizzare Michael.
Quest’ultimo si ferma, gli da le spalle e la sua faccia è rivolta verso la porta, “tu ti fai del male. Quella cosa ti fa male ed è pericoloso il modo in cui lo fai.”
Fedez, per un secondo, si crogiola nel modo in cui la sua voce si alza leggermente nelle ultime parole e nella preoccupazione che trasuda quella frase.
“Non fumo spesso. Giuro. E’ una quantità misera, paragonabile a poco più che qualche sigaretta.”
Michael si gira verso di lui e alza le mani al cielo, “qualche sigaretta?”
“Niente paternale, avevamo detto?”
“Niente pa-pate-patrnale, infatti io vado via.”
Fedez sospira, “andiamo, guarda, vieni a sederti e ti farò notare che non è pericoloso”, non suona come una supplica, ma in qualche strano modo lo è perché se prima voleva stare solo, adesso preferirebbe che Michael restasse con lui.
Mika non risponde ma non va via, rimane lì fermo, lo guarda e Federico rotea gli occhi.
“Per favore?”, gli chiede Fedez mentre lo osserva e osserva il modo in cui la sua mascella è leggermente tesa e le mani sono quasi chiuse in un pugno, nota lo sguardo severo e il respiro alterato. Dura, comunque, solo per qualche secondo prima che Mika sospiri e “hai troppe cattive abitudini.”
Federico ride, “troppe?”
“Il fumo, — inizia, prendendo di nuovo posto sulla sedia di fronte a Fedez —, il sesso, YouPorn, le parolacce…”
“Il sesso non è una cosa negativa”, lo interrompe, guardandolo forse un po’ troppo intensamente, perché Michael arrossisce e sposta lo sguardo dietro la spalla del ragazzo, fissando la parete e annuendo piano, “touché”, dice.
“Allora, — Federico riprende a parlare perché adesso ha leggermente caldo e quella non è stata la frase più intelligente della sua vita — posso avere l’onore di farti vedere come si rolla una sigaretta?”
“Sigaretta?” Michael alza un sopracciglio.
Sigaretta”, ripete e Mika non ribatte.
“Per prima cosa, questo — sposta l’angolazione del palmo e fa osservare a Mika il quadrato che ha in mano — è fumo. Bisogna scioglierlo prima di fumarlo, anzi, squagliarlo e bisogna usare l’accendino, stare attenti e farlo arrivare al punto giusto”, detto questo, riaccende la fiamma e inizia a giocarci attorno agli angoli del quadratino.
Michael, per qualche motivo, lo osserva ed è quasi interessato, intrigato. Non approva, non approva per niente, ma il modo sicuro in cui Federico maneggia la fiamma i e la sua espressione concentrata, lo tengono con lo sguardo incollato sul più piccolo. Si sporge leggermente sulla sedia e Fedez sorride un po’, cercando di non farsi notare, mentre continua a tenere la fiamma contro la sostanza con l’accendino stretto tra la mano tatuata fino all’attaccatura delle dita.
Passa qualche secondo prima che smetta e alzi la testa, “vedi? Non è pericoloso.”
Mika grugnisce e fa spallucce, “ma non è… non fa bene. Il fumo. E’ droga.”
Federico decide di ignorarlo perché non è la sua visione delle cose e sì, lo sa che quella sua “visione delle cose” è leggermente fuori dall’ordinario e decisamente criticata da tutti, ma Michael è più rilassato, ora, e non vuole creare un’altra volta della tensione, tantomeno una discussione.
“Il resto è molto semplice”, dice, appoggia il fumo sulla bustina di plastica che è appoggiata sulla sua coscia e si allunga verso il pacco delle cartine, afferrandone una assieme al filtro bianco.
“In pratica — spiega —, apri la cartina e spezzetti il fumo un altro po all’interno di questa’”, ed è esattamente quello che fa.
Appoggia tutto sul pavimento, prende tra le mani, poco per volta, la sostanza e inizia a distribuirla lungo la carta, pian piano e con dei movimenti ben precisi, finendo poi con lo stringerla tra le pareti e infilando velocemente il filtro nell’estremità finale, esattamente dove l’erba termina.
“Questo potrebbe farti un po’ schifo”, premette e Mika storce il naso.
“Per far si che non si apra quando fumi, devi… leccare?, per fissare le parti tra loro, ecco.”
Fedez si schiarisce la gola e prende tra le dita la sigaretta e, senza avere un motivo ma solo perché è un deficiente, tira fuori la lingua e guarda Michael dritto negli occhi.
Poi bagna la carta con la sua saliva, con un movimento decisamente troppo lento e Mika arrossisce di nuovo ed è evidentemente che l’ultima cosa che sta provando in quel momento è lo schifo, ma questa volta tiene lo sguardo fermo su di lui e Federico non ha idea di quello che sta succedendo e del perché, qualunque cosa sia, non lo interrompa subito.
Passa un’altra volta la lingua contro le pareti della cartina ed è come ipnotizzato dal modo in cui Michael segue con lo sguardo il suo movimento e deglutisce un po’ a fatica, le guance ormai paonazze.
Quando Federico si allontana lentamente dalla paglia, il contatto sembra non spezzarsi del tutto, “e poi — il più piccolo accende la fiamma, incastra la sigaretta tra le labbra e brucia l’inizio della cartina — fumi”, gli dice e aspira a pieni polmoni.
Michael rimane in silenzio, completamente ipnotizzato dal ragazzo di fronte a lui e da quello che è appena successo e decide che è semplicemente il caso di non dire niente, perché ha caldo e la sua faccia è completamente andata in fiamme.
Fedez tossisce appena e Mika nota che le sue labbra, strette attorno alla paglia, sono ormai dipinte di un rosso acceso e il suo viso è più rilassato, gli occhi socchiusi ed ha quasi uno sguardo di piacere dipinto in volto, come se questa fosse la cosa più eccitante che abbia fatto nell’arco dell’ultimo periodo.
Federico percepisce ogni singola occhiata su di sé e gli piace, gli piace il silenzio poco imbarazzante che si è creato e gli piace il sapore amaro che si incastra sulla sua lingua, tra i denti e nei polmoni.
Apre gli occhi a pena, sente le voci di fuori ovattate, Michael è ancora seduto di fronte a lui, solo poco spazio a dividerli e, “offerta speciale per un amico speciale: vuoi provare?”, lo chiede ridacchiano. Apre le labbra e fa assumere loro la forma di una O, espirando il fumo sul volto di Michael.
Questo storce il naso infastidito e lo guarda male, il più piccolo conosce la risposta che gli verrà data; c’è qualche secondo di silenzio, prima che, Mika, per qualche motivo, gli dica di sì.
 
 
Federico sbatte gli occhi e lo guarda, la vista è leggermente appannata ma non è neanche minimamente vicino all’essere fatto, se si sentisse già completamente andato sarebbe preoccupante, forse anche un po’ da principiante.
“Sì?”, chiede a Mika.
Quello si passa una mano sul volto, non troppo cosciente del perché della sua scelta, sarà perché è una vita che si preoccupa di fare la scelta giusta e forse è molto stanco, troppo triste, “se non mi piace io ti picchierò.”
Fedez non si sente minimamente minacciato.
È un secondo prima che Federico cambi posizione, sposta la bustina di plastica dalla sua coscia, le gambe non sono più incrociate ed adesso si tiene sulle ginocchia ed è di fronte a Michael.
“Devi aspirare piano, ma non troppo. Tossirai e potrebbe essere sgradevole, ma la sensazione non è male”, gli spiega.
Michael ha gli occhi verdi fissi nei suoi e Federico nota che la sua mano stringe il ginocchio con forza e sembra così indifeso che è quasi tentato dal ritirare l’offerta, ma l’idea della faccia d’angelo riccioluta che prova per la prima volta una sigaretta grazie a lui, lo affascina.
“Non è niente di che, ma stai attento”, Michael sente la premura nella sua voce roca, vedi lo sguardo attento che lo scruta, cerca di capire se è davvero il caso ma ormai è troppo tardi e il più grande non ha intenzione di ritirarsi e quelle è una cosa così poco da lui, ma in quel momento non gli interessa e non vuole preoccuparsi di farlo.
Federico si avvicina ancora di più a lui, misura i movimenti, poi appoggia nuovamente la canna tra le labbra e aspira un’altra volta, “il primo tiro lo fai dalla mia mano”, gli dice, un po’ di fumo gli sfugge dalle labbra.
Michael non risponde, semplicemente continua a far vagare lo sguardo dalla sua bocca, il modo in cui si stringono quando prende il fumo, alle sue mani che sono strette intorno al filtro, coperto dalla cartina.
Federico ingoia il fumo prima di girare verso le labbra di Michael la parte del filtro, “vacci piano”, ripete, il tono basso.
Prende la sigaretta tra il pollice e l’indice, avvicina piano la sua mano alla bocca del più grande e sfiora leggermente il filo di barba che gli incornicia il volto, pizzicandolo, Mika rimugina ancora un secondo, poi lo guarda e, finalmente, posa il filtro tra l’apertura delle labbra.
A primo impatto, ciò che percepisce è la saliva di Federico sulla carta e quello che sente successivamente sono le dita del più piccolo, che reggono la sigaretta, sfiorare il suo labbro inferiore e quasi accarezzarlo.
Fedez ha gli occhi quasi del tutto chiusi e quel contatto lo percepisce anche lui e non gli dispiace e vorrebbe fosse più intenso, per questo schiude leggermente le palpebre e incontra gli occhi di Michael.
Ci vuole solo un momento e quest’ultimo aspira forse un po’ troppo forte, perché l’attimo dopo sente il fumo impregnarli completamente i polmoni e crede, per un secondo, che le sue vie respiratorie siano bloccate.
Si piega leggermente e tossisce più forte di quanto ne abbia in realtà bisogno, Fedez ritrae la mano e apre gli occhi di scatto, “Mika”, dice, prendendogli il mento tra le dita e alzandogli il volto: stare piegato lo farà solo affogare di più, questo lui lo sa benissimo, ma nel momento in cui Michael ha di nuovo il volto rivolto verso l’altro, ancora incastrato nella sua mano, Federico si rende conto di una cosa.
Michael non tossisce più e sta ridacchiando.
“Ti avevo detto di non tirare troppo forte, sono troppo giovane per portare qualcuno sulla coscienza!” cerca di suonare divertito, non vuole risultare premuroso, ma la voce è dura e lui si è quasi spaventato e, Dio, perché è anche solo amico di Michael.
Mika ridacchia e tossisce un secondo ancora, “mi dispiace”, dice, grattandosi il mento, il volto completamente tinto di rosso e i suoi occhi che, per qualche motivo, brillano mentre appoggia una mano sulla spalla di Federico che si rende conto solo in quel momento di essere piegato tra le gambe di Michael. Da la colpa al fumo e decide di non spostarsi, di fingere che sia in piedi e tutto vada bene.
“Tu mi porti su strade… cattive”, afferma ed il suo alito ha il sapore pesante di ciò che ha appena aspirato, è a qualche centimetro dal suo viso e un sorriso stampato sul volto, scuote la testa perché questo non era nei suoi piani.
Federico ridacchia, annuisce ed alza le mani prima di aspirare ancora, “ma ora basta, non ho intenzione di farti diventare un drogato”, il fumo colpisce ancora il volto di Mika che, questa volta, non sposta il viso.
“Tu stai dicendo che sei un drogato, quindi?”
Federico scuote la testa, sorridendo appena e sente la pressione della mano di Michael sulle sue spalle, “sto dicendo che sei troppo naïve*.
Mika alza un sopracciglio ed un ricciolo gli cade lungo la fronte lucida, “I’ll show you naïve”, è tutto quello che dice e Federico non sa se sia completamente andato o se quello è semplicemente un lato ancora a lui sconosciuto, tutto quello che sa è che il più grande gli afferra il polso e avvicina nuovamente la canna — ancora stretta tra le mani di Fedez — alle sue labbra, aspirando, questa volta con più consapevolezza.
Doma la tosse, costringendola lungo la sua gola e chiude gli occhi per cercare di darsi un tono.
È un momento prima che si pieghi ancora un po’ e arrivi all’altezza del volto di Federico.
Ed è un secondo, prima che le sue mani siano intorno al viso del più piccolo che lo guarda neanche troppo sorpreso — lo sapeva, quello che sarebbe successo —, ma Michael si ferma un secondo e lo rispetta.
Lo rispetta sempre, davanti alle telecamere non lo attacca mai, lo tocca con premura e non per troppo tempo, cerca il suo tocco ma non in modo invadente ed anche in quel momento cerca il permesso nel suo sguardo e Federico non sa cosa gli sia preso e non gli interessa, perché tutto quello che fa è strisciare con le ginocchia sul pavimento, avvicinandosi ancora di più, brama un contatto, di qualsiasi tipo esso sia.
Schiocca la lingua, cerca il sapore amaro che impregna ogni cosa, prima di mettere tra di loro la sigaretta che è ormai quasi completamente bruciata e non c’è imbarazzo quando, “apri la bocca”, dice piano, la voce roca.
Michael aggrotta piano la fronte ma esegue, si fida e schiude le labbra e Federico sente il suo respiro caldo scontrarsi contro la pelle, sulle guance e sulle labbra.
Gli sorride per un secondo, prima di catturare quel poco fumo rimasto di una sigaretta ormai consumata, tra le labbra, lo trattiene all’interno delle pareti della bocca mentre si piega velocemente sul pavimento per spegnere la fiammella che è giunta al termine.
Quando si tira su, guarda Michael, ancora seduto sulla sedia e con lo sguardo inebriato di qualcosa che non riconosce e lo giura non lo sa, non ha idea di cosa diavolo stia facendo quando poggia le sue labbra su quelle aperte del più grande e espira piano il fumo che il più grande, quasi automaticamente ingloba e butta giù nei polmoni.
Federico si sente strano ma è quasi piacevole e più di tutto apprezza il contatto con le labbra sottili e calde del riccio, a confermarglielo, il cavallo dei suoi pantaloni che è diventato maledettamente stretto. È per questo che aggancia una mano contro il collo di Mika, che ha il respiro pesante e le mani che sudano, e approfondisce il contatto.
Sente la mano di Michael correre lungo la sua spalla e il modo in cui assapora le sue labbra è quasi vorace, le bacia più volte, sono soffici e bollenti e tutto quello che ha voluto fino a quel momento.
Il sapore forte del fumo nella loro saliva si perde, mentre Federico mette la spalla leggermente più dritta ed inizia a sentire dolore alle ginocchia, che ignora, troppo preso dal modo delicato ed allo stesso tempo rude con cui Michael vuole quel contatto, preso dal modo in cui sente la mano premere sulla fine della schiena, incrociando le sue gambe, che sono state fisse dietro la sedia, dietro quelle di Federico.
Fedez apre per un secondo gli occhi e tutto quello che vede è il modo in cui Michael, con le sue ciglia lunghe, la barbetta sfatta e il viso completamente perso nel rosso, gli sfiori con le mani rugose prima le guance.
Lo desidera, sfiora il suo collo tatuato percorrendo con un dito il percorso intricato del disegno della ragnatela, gli stringe i capelli e intreccia la sua lingua con quella del più piccolo: vorrebbe qualsiasi cosa e a Federico basta rendersi conto di questo per gemere.
Nella sua bocca.
Michael si ferma per un secondo, gli occhi ancora chiusi, sorride e capisce che questo è tutto quello che ha sempre voluto ed è un casino, un gran bel casino, ma a nessuno dei due sembra importare in quel momento, quando Federico appoggia una mano sulla coscia di Michael.
I polpastrelli vengono a contatto con il tessuto ruvido dei pantaloni stretti e blu, stringe la carne e la reazione del riccio è positiva, perché interrompe il contatto con la lingua del più piccolo, il fiato mozzato, ma non si allontana dalle sue labbra.
Federico è consapevole di aver fumato troppo poco per poter spiegare il suo comportamento usando quella scusa, è anche consapevole di quanto tutto quello sia sbagliato, ma neanche questo riesce a trattenerlo dal proseguire il percorso con la sua mano, che dalla coscia passa all’addome.
Michael è piegato verso di lui, ma percepisce chiaro il contatto delle dita di Federico che sbottonano solo un paio di bottoni della sua giacca e stringono la presa sulla t-shirt bianca che sta indossando, fino a proseguire lungo tutto il suo petto.
È famelico, Mika, ed è per questo che, nonostante il respiro corto, prende il labbro inferiore del ragazzo che è seduto — inginocchiato — di fronte a lui e lo succhia con forza, Federico sente le gambe formicolare e associa quella sensazione al piacere esagerato che sta provando mentre Michael bagna parte della sua bocca con la sua saliva e si sente estasiato, per questo deve allontanarsi per un secondo e riprendere fiato.
Piccole perle di sudore corrono lungo la fronte di entrambi, Federico avvicina il suo petto a quello di Michael, che si tira leggermente su e lo guarda, gli passa piano una mano tra i capelli e deglutisce, con la giacca ormai raggrinzita e leggermente sfilata dal braccio destro, la pelle candida del collo affiora dietro essa e Federico non può fare altro che osservarla.
C’è un odore pessimo nella stanza, ci sono capelli scompigliati e respiri corti. Nessuno dei due dice niente, nessuno dei due ha la forza di pronunciare qualsiasi cosa, i petti che si alzano e si abbassano con un ritmo scomposto.
Michael gli sorride e Federico è ancora di fronte a lui, quando qualcuno bussa alla porta e, “Fedez? C’è una puzza tremenda, ma che stai combinando boy? Che in inglese significa ragazzo”, è questo che Elio, con il suo fine umorismo, gli dice questo attraverso la porta.
Fedez non risponde subito, ridacchia e si stropiccia gli occhi, guardando Michael.
“Come lo spieghiamo a loro che hai delle pessime abitudini da rapper?”, sussurra questo, alzando le sopracciglia in modo ironico, Federico ride e risponde con un dito medio.
“Nelle pessime abitudini dei rapper c’è anche quella di baciare bravi ragazzi mentre si fuma?”
“Mh — riflette Michael, la spalla contro la sedia — da oggi sì”, è l’unica cosa che gli risponde, prima di piegarsi sulla sedia per l’ennesima volta in quella sera e baciarlo ancora una volta. Federico, come sempre, non può che dargli ragione.


 

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Helloooo! (ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧
(It's me)
(Scusate lo squallore, ma so che anche voi che avete ascoltato la nuova canzone di Adele siete entrati in fissa, non giudicatemi♡)

Sono tornata con una nuova one-shot sui due patatoni, questa volta leggermente diversa dall'altra (che potete trovare qui), avevo quest'idea in testa da ormai qualche giorno, solo che io sono una procrasinatrice DOC e quindi ci ho messo un bel po' prima di decidermi e mettermi a scriverla, il risultato è stato che l'ho scritta in una notte e non so se ne sono pienamente soddisfatta????
Ma, essendo che dubito sarò mai soddisfatta al 100% di quello che scrivo, la pubblico comunque sperando che vi abbia potuto tenere compagnia e che vi sia piaciuta quanto è piaciuto a me immaginare e plottare una cosa del genere (~ ̄▽ ̄)~
Un bacio grande grande,
alla prossima! ♡

chilometri.
  
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