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Autore: Riveraythn    01/11/2015    1 recensioni
Harold Edward Styles non ha mai dovuto lottare per sopravvivere, il cognome prestigioso e i vestiti firmati sono sempre stato un vanto davanti alle altre casate nobili. La sua permanenza nel college privato ed estraniato dal solito sistema scolastico ne è una prova tangibile, la sua fama verrà affermata ancora una volta quando passerà dalla Day class alla Night class, dove effettuerà gli ultimi due anni formativi.
La Night infatti è un corso notturno avvolto dal mistero della notte, i peccati nascosti e i vizi secolari sono all'ordine del giorno, ma Harry non comprende la corruzione viva all'interno di questo mondo, i suoi intrecci pericolosi li ignora totalmente e per quanto creda negli ideali venir scoperto, etichettato perfettamente da un moro sconosciuto lo disturberà, facendogli ponderare la situazione con minuziosa attenzione. Ma Zayn non è un nobile facile da gestire e la rabbia provata tanto a lungo negli anni verso questo sistema corrotto risiede in ogni sua azione e parola.
Riusciranno questi due giovani, con fondamenta tanto simili quanto opposte, a provocare un decadimento monarchico o ne saranno soffocati come altri ragazzi prima di loro?
Riusciranno a diventare una 'Zattera della medusa' realmente viva?
#Zarry con tematiche delicate.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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“La scelta più coraggiosa che dovrai fare?
Avere fiducia in qualcun altro.”
Allegiant_

 
Harry pov.
Mi sistemai i ricci lunghi fino alle spalle, sbattei le ciglia lunghe quando il mio nome venne detto ad alta voce dal preside di bassa statura, con sopracciglia spesse come i baffi altrettanto neri, sollevai l’angolo della bocca in un sorriso di finta sorpresa e quando un applauso di gruppo si sollevò nella sala lo accolsi con un inchino simpatico, un po’ comico, ringraziai gentilmente gli altri alunni e mi diressi insieme a quelli che come me avevano passato l’esame per entrare nella Night Class, famosa per la libertà studentesca che la presidiava. Finalmente sarei entrato nel primo anno di questo corso notturno, la mia famiglia se ne sarebbe vantata con quelle deluse dai figli rimasti nella Day Class. Avevo studiato molto e quindi non ero stupito del mio voto soddisfacente, infondo era sempre così, solo i più intelligenti, i migliori, passavano queste selezioni.
Gonfiai il petto e mi misi con la schiena dritta quando mi passò la schedina plastificata, che permetteva di sorpassare la cancellata che portava nel college dove avrei condotto i miei ultimi due anni. Dovetti quindi salutare velocemente gli amici formati durante i tanti e lunghi mesi passati qui dentro, frettolosamente mi rifeci le molte valigie piene di vestiti e vari materiali per la cura igienica, infine mi unì agli altri ragazzi ventenni , ricchi come me e quindi stabiliti in questa scuola di classe diversa da quelle private, o pubbliche, con un sistema tutto suo che insegnava a noi giovani le redini dell’economia famigliare e non, ci istruiva per un brillante futuro dispendioso. 
 
****
 
Il fresco serale mi riempì i polmoni con la sua leggera brezza, il venticello leggero mi scostò appena la camicia ora aperta fino al petto e il preside si fermò davanti all’imponente portone di metallo, complimentandosi ancora una volta e augurandoci un ottima permanenza all’interno dell’istituto. Ringraziammo e solo allora fu aperto il cancello, con un suono rumoroso e profondo, quasi cupo, riempiendoci la vista dei bellissimi alberi dove i fiori resero l’atmosfera surreale, i petali rossi mischiati a quelli bianchi delle rose alla base delle radici crearono una bella composizione teatrale. C’era perfino un laghetto sulla destra, con una grande serra, il giardino effettivamente si stendeva molto e prendeva decisamente uno spazio immenso. L’edificio si elevò sopra le nostre teste e potei notare quattro piani, le tende bordeaux in velluto erano visibili fin qui, le finestre a forma di bifore con riadattamenti moderni quali la dimensione abbastanza grande per far passare l’interno corpo, le vetrate protettive e accanto a essi c’era dei piccoli balconi regali. Le scalinate erano in marmo bianco e i pilastri laterali rappresentavano figure gotiche, mistiche perlopiù, ovviamente dorate per mostrare la nobiltà del posto. Mi leccai fugacemente le labbra quando il pomello si mosse aprendo le ante del grande ingresso dinnanzi a noi e quando lo varcammo la sala in legno pregiato fu uno splendore. Sulla sinistra c’erano due porte e sulla destra un grande camino incassato nel muro, davanti a esso erano disposti svariati divanetti con cuscini anch’essi in velluto rosso, i margini però erano in legno d’orato, naturalmente. Arricciai il naso contrariato, ma spostai lo sguardo sulle scalinate laterali che si appiccicavano alle pareti, portando a un piano superiore dove si riunivano formando quindi una conca. In mezzo a esse c’era un altro accesso momentaneamente chiuso, sbuffai curioso e la mia attenzione fu catturata da delle domestiche che uscirono dalla prima soglia sulla sinistra, entrando nella seconda che ci mostrò due grandi tavolate dove capii si svolgesse la cena e il pranzo.
Quando una ventina di studenti entrarono dal passaggio finalmente aperto tra le scali vidi di sfuggita un porticato in marmo che conduceva a un’altra struttura di tre piani, in lontananza. Il giardino si ampliava anche dietro il dormitorio. I giovani fermi davanti all’uscio intuii fossero quelli del secondo, nonché ultimo anno della Night, dunque ventunenni. Contrassi gli angoli della bocca mordendomi l’interno guancia quando il loro gruppo si fuse al nostro amichevolmente, alcuni sguardi notai essere affamati, lussuriosi e altri superbi, furbi, ma ne rilevai solo uno disinteressato, schifato quasi, il bel moro però si allontanò velocemente dalla sala che compresi essere quella comune.
 
-Ehi Riccio.- Mi voltai di scatto riconoscendo la voce di Niall, quest’ultimo mi sorrise ampiamente e mi coinvolse in un abbraccio delicato, forte al tempo stesso, gioioso di rivedermi dopo quella separazione durata un anno. Effettivamente lui dodici mesi prima era entrato qui superando brillantemente il test, però sapevamo che ci saremmo rivisti non appena sarei cresciuto. –Mi sei mancato molto, amico- disse contento, dandomi una pacca sulla spalla e lo studiai velocemente notando i muscoli pronunciati sotto la canotta slabbrata e i bermuda in jeans, fissai le sue iridi azzurre come l’acqua pulita del mare e lo strinsi nuovamente con energia.
-Benvenuto alla Night, Bellezza- mi salutò un castano dai capelli lisci poggiati morbidamente sulla fronte dalla carnagione rosea, il sorriso felino e gli occhi color cobalto mi fecero ricambiare il saluto con un cenno del capo timido. Se ne andò stretto tra due alunni, con uno sguardo malizioso stampato sul volto e la parlantina continuamente riempita da doppi sensi udibili persino a me.
-Lui è Louis William Tomlinson, uno degli elementi più ricchi e infidi qui dentro, è entrato grazie al denaro- mi sussurrò Horan, passandomi un braccio intorno alle spalle con aria protettiva. Lo avevo immaginato vista la sua fama nella Day class e quella dei suoi genitori spilorci, ricercai l’adolescente scaltro visto poco prima senza trovarlo e dedussi fosse salito ai piani superiori. –Conoscerai tutti con calma, comunque- finì, prendendo alcune valigie e aiutandomi a condurle al piano superiore, sollevandole di forza. Quando salii notai quadri di pittori famosi, riproduzioni in piccolo e in grande, ma mi sorprese uno di essi, il mio preferito di sempre: La zattera della medusa, famoso quadro del romanticismo francese, olio su tela raffigurato in 80x50, a differenza di quello reale situato a Parigi, visto insieme ai miei genitori quando ero piccolo. Ancora oggi non capivo cosa mi coinvolgesse tanto, ma le varie sfumature di colore e la fusione della tragedia fusa insieme all’intensità della scena, lo studio dei dettagli come la pelle a contatto per troppo tempo con la superficie dell’acqua probabilmente gelida del mare. Sopravvivenza e morte nutrita dal dramma del tempo, una vicenda indelebilmente segnata nelle vite di quegli uomini accalcati in massa su quella provvisoria zattera che di centocinquanta, salvò solo quindici persone. La speranza scaturita dai corpi che in lontananza videro una nave, la potenza dell’oceano che lottò contro di essa e la sfiducia riposta nei cadaveri dispersi sul legno rotto in alcuni punti, la decomposizione e gli arti rappresentati con grande classicismo, il lungo studio dietro ogni particolare affascinante e intrigante.  
Era fantastico, eccezionale.
-Harry, seguimi.- Mi allontanai riluttante dal quadro e seguii il biondo verso una porta situata all’angolo del muro dove finivano le scale, ne notai altre che portavano ai piani superiori e con tranquillità le salii, raggiungendo il secondo piano del posto dove risiedevano i camerieri e gli insegnanti, continuai a percorrere i gradini in legno e raggiunsi il terzo piano per noi del primo anno, l’ultimo probabilmente era destinato a quelli del secondo.
 
Mi umettai le labbra e insieme al mio amico mi diressi alla stanza numero 14, sorrisi quando constatai fosse singola e mi lasciai ricadere sul letto stancamente, ma il maggiore mi tirò un calcio debole contro gli stinchi, intimandomi di alzarmi.
-Per oggi le lezioni sono sospese, ci sarà una festa di benvenuto organizzata da noi, voi dovrete solo divertirvi. Hai un’ora di tempo per sistemarti e scendere alla sala comune dove si svolgerà il tutto- spiegò, fissandomi con allegria e con educazione mi lasciò solo. Sospirai stanco e mi chiesi come potessi abituarmi a orari notturni, ma non mi crucciai nel quesito preferendo sistemare i vestiti negli armadi, l’intimo nella cassettiera accanto alla finestra e i vari profumi sul ripiano sotto lo specchio regale, dorato anch’esso sui margini. Scrollai i boccoli lunghi e finii di porre nei giusti posti gli oggetti per la mia cura igienica, osservando più balsami e bagnoschiumi già nella doccia, insieme a uno shampoo apposito per i ricci. Accorgendomi di aver perso mezz’oretta scrollai le spalle e guardai attentamente la camicia rosa antico con una fantasia nera, la indossai dopo essermi lavato, sciacquando anche i capelli e calzai degli skinny jeans, con tanto di stivaletti neri tipici del mio buon gusto. Una volta pronto mi asciugai i riccioli umidi ed ignorai le occhiaie profonde mostrate dallo specchio, sbuffai al pensiero di averle, ma non ci badai più tanto sapendo di avere molti altri pregi fisici che sicuramente le avrebbe coperte. L’ora a mia disposizione finì e fui costretto a lasciare il phone, sentendo comunque di aver terminato tutto appena in tempo.
Mi chiusi la porta alle spalle una volta che raccolsi la chiave lasciata sopra il comodino accanto al materasso e gli altri ragazzi mi passarono accanto raggiungendo la sala comune velocemente, timorosi di presentarsi in ritardo, a differenza mia che preferivo farmi sempre desiderare durante i party, come accadeva nella Day quando ci davano il permesso per poterli fare. Sapevo che tutti attendevano il mio ingresso per saggiare la mia immagine e conoscevo perfettamente i gusti di tutti, sessuali e non, essendo uno dei più popolari e più desiderati, ma non tutti avevano avuto l’onore di potermi toccare intimamente, non ero di certo una di quelle prostitute di cui molti all’interno del college avevano necessità per sfogarsi carnalmente. Immaginavo fosse facile coprire le prove della loro presenza all’interno dell’istituto, come credevo fosse facile coprire i vari peccati nascosti dalla notte nella Night class. Nessuno infatti conosceva cosa di preciso si facesse qui dentro e nessuno era in grado di preparare altri per un possibile vissuto in questo corso formativo.
 
****
 
La sala era un bacchetto ricco di cibi pregiati, il caviale infatti era un alimento definito prelibato nel mondo della gastronomia, ma non me ne curai scegliendo di gustarmelo in tutta la sua bontà e semplicità, adoravo quel gusto forte.
-Ehi, hai intenzione di finirtelo?- Mi girai arrossendo sotto il rimprovero scherzoso di un ventunenne castano, un ciuffetto lungo sul capo era ordinatamente pettinato e gli occhi nocciola erano contenti, la barba rasata lo rendevano più maturo di quanto non fosse. Il gilet nero sopra la camicia azzurra era un ottimo abbinamento con i pantaloni neri e il capello largo scuro.
-Sono piuttosto goloso, lo ammetto- mi schernii da solo, sentendo in risposta una risata gentile e il gesto della mano mi fece intuire la rigida educazione ricevuta. La strinsi presentandomi e il giovane, figlio del signor Payne, mi chiarii il suo bel nome.
-Sei conosciuto qui dentro, sai?- Mi stupii dell’affermazione, ma ciò nonostante rimasi calmo e composto, andandomi elegantemente a sedere su una poltrona comoda davanti al camino, Liam James  mi imitò continuando a fissarmi curioso. –Dicono che a letto sei esperto- proferì e sorrisi malizioso, immergendo le mie iridi verdi nelle sue, in profondità, rispondendo accondiscendente, ma silenzioso. Strinsi tra le labbra carnose il calice in cristallo e lasciai che il liquido rosso colasse nella mia bocca, sparendo. Vino di ottima qualità, dedussi del sapore fresco. Passai il polpastrello intorno al contorto del bicchiere che riprodusse un suono tintinnante, ma alle mie orecchie bellissimo, quasi astratto e chiusi appena le palpebre concentrandomi su di esso.
-Si vede- bisbigliò Payne e riaprii gli occhi, per succhiare l’interno guancia divertito, sollevai un sopracciglio e annuii restando tuttavia tacito.
-Ti servirà, Harry- rivelò alzandosi, ponendo fine alla conversazione con un leggero inchino e andò via. Che intendeva? Perché ciò mi sarebbe servito? Mi aveva forse dato un avvertimento per il mio imminente futuro? Ma soprattutto, perché non era stato più chiaro di così? Serrai la mascella stringendo il calice tra le falangi con impertinenza e mi levai per raggiungere la scala sulla quale mi sedetti confuso, lontano dal massa di giovani che sembrò si mangiassero a vicenda con lo sguardo. Distinsi volti conosciuti con altri meno famosi, riconobbi coloro che potevano vantarsi un guadagno più alto di quello della mia famiglia e altri che non potevano permetterselo, ma tutti eravamo figli di nobili con un vissuto non difficoltoso alle spalle. Cresciuti per ereditare le potenze economiche dei nostri genitori.  Non importavano i desideri adolescenziali e i progetti personali, una volta all’interno della scuola eri legato indissolubilmente a una vita già programmata nei minimi dettagli, già dettata da qualcun altro, restava solo la libertà di camminare su quelle parole incise nel percorso scelto da altri. Fortunatamente tutti ci eravamo già condannati senza troppe difficoltà, infondo potevamo avere tutto quello che necessitavamo cosa che molti non potevano permettersi, quindi perché voltargli le spalle? Perché scappare? Non avrebbe avuto il benché minimo senso.
 
-Ti diverti?- Annuii quando Niall si accomodò al mio fianco e poggiò la guancia contro la mia spalla.
-Sono solo le tre e mezza, già stanco?- Scosse il capo e fece una smorfia notando alcuni studenti già ubriachi quelle prime ore.
-Il discorso di benvenuto è stato carino, l’anno scorso lo è stato maggiormente però, Sheeran era un ottimo leader all’interno della Night, ma a quanto pare a metà anno ha preferito lasciare tutto, ha mollato e sinceramente non capisco perché. Aveva tutto quello di cui aveva bisogno ed era il migliore, il più intelligente- affermò, mordicchiandosi nervoso il labbro inferiore e infine si ridestò dai ricordi quando Tomlinson si unì al nostro duo.
-Dicono avesse qualche problema mentale già da quando faceva parte della Day e che i genitori lo abbiano ritirato per non portare vergogna una volta che questi si iniziarono a presentare in presenza di terzi- rispose non curante, poggiando i palmi sulla nuca e addossandosi al muro dietro alla sua schiena. Mi portai le gambe al petto e posai il mento sulle ginocchia, ignorando la puzza alcoolica emanata dal suo corpo.
-E tu ci credi?- domandai seguendo la logica che si formò nella mia mente. Infondo se era davvero così intelligente, un ottima guida per gli altri con un ottima presenza scenica doveva aver pensato a questi problemi, aver trovato una soluzione per poter completare brillantemente gli studi ed uscire nella sua formazione totale. Louis mi squadrò, il cipiglio confuso e furbo al tempo stesso mi fece intendere di avere posto il giusto quesito.
-Non sarebbe comunque importante il mio pensiero, come quello di nessuno lo è qui, quindi non mi arrovello in queste complicanze effimere.- Tuttavia non ci credeva, si leggeva nelle sue iridi chiare che presto si illuminarono di lussuria, intercettando le figure di ventenni appena giunti nella Night, come me.
-Divertirsi è la miglior cosa che possiamo fare finché siamo ospiti qui- finì, senza salutarci e avvicinandosi ai due più piccoli di lui.
-Pensi lo stesso?- Horan scrollò le spalle, arricciando il naso mentre tirò su con esso, fissando il maestoso lampadario in cristallo sopra le nostre teste.
-Ha ragione in parte, sono dell’idea che non dobbiamo soffocarci solo per poter sopravvivere nel mondo adulto, dovremmo tirare fuori noi stessi adattando lo spazio intorno a ciò che siamo e non adattandoci a esso.- Sollevai un angolo della bocca e annuii, d’accordo con lui.
-Ma allo stesso tempo dobbiamo divertirci finché possiamo, senza preoccuparci troppo- continuò alzandosi per andare a prendere un altro bicchiere d’alcool. Mi guardai intorno annoiato, a differenza di Louis mi piaceva studiare gli aggrovigli complessi degli intrecci incomprensibili, enigmatici e misteriosi, senza risposte logiche, quindi non compresi la scelta di Sheeran e non l’accettai, infondo non aveva senso  il suo ritiro dalla Night, se davvero fosse stato così intelligente ora avrebbe terminato gli studi.
 
Sospirai e raggiunsi il mio primo piano seguendo i gradini e nuovamente notai il mio dipinto preferito, coinvolgente e terrificante al tempo stesso. Mi bloccai davanti ad esso e mi venne la voglia di toccarlo per sentirne la consistenza liscia sotto i polpastrelli.
-La zattera della Medusa, di Théodore Géricault.- Voltai il capo notando il moro di poche ore prima seduto sul davanzale della finestra aperta, non mi guardava, girato verso l’esterno. Una gamba cadente contro l’interno muro e l’altra piegata distrattamente per appoggiarci il gomito contratto per portare la sigaretta accesa alle labbra, la schiena accostata mollemente contro la cornice verticale destra. Le falangi della mano passarono tra le ciocche lasciate libere sulla parte destra del cranio, mentre sulla sinistra la rasatura mostrò gli zigomi e la mandibola duri, i tendini del collo esposti dalla nuca alla spalla scoperta piena di tatuaggi come il l’avambraccio sinistro, nonostante tutto potei intuire che la parte destra dell’addome fosse più ricca d’inchiostro sottopelle.  La barba incolta era nonostante tutto corta e gli orecchini neri pece risaltavano le ciglia lunghe, scure, le palpebre chiuse mentre ispirò il fumo e con lentezza le aprì mostrando l’ambra chiara, rifinita da perlescenze dorare che sfumavano diventando color miele legato intorno alla pupilla nera, profonda e oscura. Mi fissò con astio e si grattò indifferente il pomo d’Adamo, soffermandosi sull’esterno divenuto piovoso, le goccioline colpirono i suoi lisci, all’apparenza setosi, capelli corvini che sistemò con aria stanca.
-1.819 è la data scritta al museo del Louvre- dichiarai, spostando il peso da un piede all’altro e questo formò un sorriso compiaciuto sul suo viso che riconobbi essere una fusione anglo pakistana. Mi ci vollero un paio di secondi per ricollegarla a Yaser e Trisha, due esponenti famosi e pericolosi, nonostante di gran classe.  Lei era inglese, lui anglo pakistano, quindi avevo colto correttamente.
-Non si è sicuri, si pensa tra il 1.818 e il 1.819- mi informò, restando immobile nonostante si stesse bagnando la chioma che lo rendeva sexy nel suo complesso, magro e muscoloso, la linea dei muscoli infatti era definita e visibile sotto quel tessuto scuro leggero. -27 anni aveva il pittore quando lo ha finito e il suo quadro ha generato uno scandalo internazionale che ha provocato la caduta del governo, alcuni si sono schierati contro la monarchia francese infatti.- Mi guardò e notò il mio interesse che lo portò a scendere con un movimento abile dal davanzale umido e chiudere le ante della finestra, si sistemò il ciuffo e si voltò, dopo avermi mostrato i muscoli contratti vicino alle scapole nude sotto la canottiera nera. Si avvicinò, tenendo stretta la sigaretta tra le dita lunghe dalla carnagione anch’essa ambrata.
-Devi sapere che il re Luigi XVIII aveva dato l’incarico a un capitano che non navigava da circa venticinque anni e la sua negligenza, la sua fretta nel prendere decisioni senza conoscere le acque dove la Méduse stava navigando portò la nave ad arenarsi sul fondo. Duecentocinquanta persone riuscirono a salvarsi con le scialuppe e di quelle salite a bordo della zattera, lunga venti metri e larga sette..-
-Centocinquanta salirono- lo interruppi, facendolo bloccare dinnanzi a me senza espressioni mutabili sul volto. –Per l’esattezza- dissi intimidito dal suo sguardo neutrale.
-Solo quindici si salvarono. Géricault lo scelse apposta per lanciare il suo successo, ma ricevette molte critiche e solo in seguito lo rivalutarono- concluse soffiandomi il fumo sulla bocca schiusa dalla sorpresa della sua conoscenza in merito.
-Ti piace?- chiesi infatti, realmente curioso di conoscere la risposta che non tardò ad arrivare.
-Mi piace il fatto che sia stata una prova concreta della stupidità del re e dell’ignoranza del capitano, la prova che ha generato uno scandalo internazionale e non solo- rivelò, fissando il dipinto come se fosse al cosa più prestigiosa e importante della sua vita, fui invidioso, bramoso di avere quell’intensità riservata a me. Geloso della copia del mio quadro preferito, non lo avrei mai pensato e non avrei creduto potesse succedere, specialmente per il fatto che fu alquanto ridicola come cosa.
-Ma immagino che noi figli di papà non possiamo essere tanto profondi, tanto vogliosi verso qualcosa che non sia sesso e vittoria, denaro sporco e rubato a chi ne ha bisogno per davvero. Non possiamo vantarci di ambizioni tanto umili, infondo siamo una generazione condannata in sogni che non gli appartengono, incubi reali e non nascosti nel subconscio della nostra immatura mente abituata a vivere nel lusso e nella superbia, nella facilità più infida, non è così Styles?- Deglutii, serrando la mascella e abbassai il capo, colpito in pieno da quei giudizi sibilati con rabbia, furia cieca.
-Siamo migliori degli altri perché nati nella nobiltà o sbaglio? E questa la vanità che ci caratterizza, che ci rende ciò che siamo?- Mi vergognai di quelle parole, riconoscendone la veridicità sulla mia stessa pelle.
-La tua carnagione pallida è divenuta rossa, lo sai?- Lo fissai senza proferire parola e alzò il mento, scemando la collera che svanì, lasciando il posto a un castigo silenzioso. Spense la sigaretta contro il legno del parapetto della balconata collegata alle scale a conca, che si scurì in quel punto e mi concesse un’estenuante occhiata critica.
-La tua superbia si sente lontano chilometri, il tuo credere di essere migliore è così palpabile nell’aria da essere nauseante e nemmeno te ne rendi conto. Sei convinto di tutti questi ideali che ho affermato con ironia senza renderti conto della corruzione viva deposta in ogni lettera, in ogni cosa intorno a noi e sei disposto a lodarne i pregi, a esaltarla come se davvero meritassi questo decoro, questa grandezza rispetto a persone che purtroppo sono nate in una situazione dove devono lottare con le unghie e con i denti per sopravvivere. Vivi la vita con una leggerezza per la quale senza i tuoi vestiti costosi e il tuo cognome valido non saresti nulla e non varresti mezzo soldo, eppure sei così presuntuoso da crederti maggiore di altri, perfino della stessa gente presente in questa sala. Hai subito catalogato chi è più ricco e chi meno, ma quando ti accorgerai del sistema corrotto dove vivi cosa farai, Edward? Quando scoprirai che non è un vanto, ma uno schifo sarai troppo pieno di te per riuscire a coglierne i veri aspetti e a quel punto sarò troppo tardi per riuscire a trovare l’umanità per renderti conto che senza queste barriere di ricchezza, non sei niente più di chi non fa parte della Night, Harold- terminò di sputarmi addosso sentenze già masticate e conosciute, guardandomi con disprezzo, come se non contassi nulla e mi sentii talmente piccolo da voler scomparire, le sue ambre divennero troppo per essere sostenute e dovetti stringere il pugno per districarmi da quel fiume di parole tanto vere, da essere irreali. Mi sentii oppresso da una morsa che mi strinse i polmoni impedendomi di respirare e così aprii la bocca, prendendo a tentoni lunghi sospiri. Faceva dannatamente male essere etichettato perfettamente da uno sconosciuto in grado di vedere oltre il nome e le firme famose, era così doloroso da essere rivoltante. Davvero ai suoi occhi ero tanto ripugnante? Davvero credeva quello che aveva detto perlopiù con sarcasmo? Davvero non gli piaceva stare dove stava? Barcollai per qualche secondo e infine appoggiai il palmo al muro sotto il dipinto, come se volessi sorreggermi a quella zattera resistente raffigurata tra le onde.
-Tu stesso vivi e sei cresciuto con queste percezioni, il tuo cognome è di gran lunga superiore a quello di tutti qui dentro, Malik- accentuai l’ultima per fargli rendere conto che non aveva giudicato solo me, ma anche se stesso.
-Non sono io quello che naviga in acque che non conosce.- La voglia di colmare la distanza tra i nostri corpi e appendermi a quella figura che sentii più stabile di me fu tanto grande da essere soffocante. Mi costrinsi a restare fermo conscio che si sarebbe infastidito a un nostro possibile contatto.
-Non sono io quello che ha pagato per entrare nella Night.- Mi misi sulla difensiva, attaccandolo nella consapevolezza della onestà di quell’esclamazione detta con reali basi fondate, a differenza del suo sproloquio.
-Non sono io che ho voluto farlo e non sono io quello che è disposto a schiacciare i suoi amici pur di entrare qui, abbandonandoli per poter avere una formazione così sottile da essere più una minaccia che una bella realtà- si avvicinò un altro po’, schiacciandomi contro il muro accanto alle scale e rubò l’aria direttamente dalle mie labbra screpolate contro la mia lingua, scostandosi con furia, disgustato. –Non sono io a volere il mio futuro e accettarlo, quello sei tu, che non vedevi l’ora di entrare in questo mondo per confermarti come nobile di ricche vedute, superiore a chiunque non faccia Styles di cognome.- Si allontanò senza più onorarmi di un’altra occhiata e tossendo richiamò l’attenzione di tutti gli studenti. Il silenzio calò in sala. Ero così dannatamente in imbarazzo.
 
-Voi che credete di aver raggiunto il successo entrando nella Night class dovete davvero ricredervi, qui non c’è preside e non ci sono insegnanti disposti a padroneggiare, siamo noi i comandanti di noi stessi che prendiamo decisioni sulla nostra permanenza. Se vogliamo fare una cosa la facciamo, se non abbiamo voglia non ci sono problemi, la nostra ricchezza comanda per quanto mi faccia schifo come cosa. Ma se credete che voi, primini, avrete vita facile sbagliate di grosso, per entrare nel secondo anno e per affermare la vostra nominativa all’interno del corso potete prendere due strade. – Gli alunni del secondo anno sorrisero crudeli e si allontanarono, posizionandosi ai lati del salone, vidi Niall restare fermo in mezzo ai miei compagni, quasi timido delle rivelazioni che il moro gridò.
-Concedere il vostro corpo al desiderio della carne dei maggiori e potrete evitarlo solo nel caso avrete abbastanza soldi da soffocare la lussuria. La volontà stomachevole di ampliare il proprio denaro come se già non ne avessimo abbastanza  spesso è più forte di notti di sesso.- Notai gli occhi splendere di sgradevole coscienza e mi chiesi perché fosse tanto restio davanti a questo mondo.
-Oppure combattere per la vostra dignità nel torneo di lotta libera organizzato da noi e solo in caso di vittoria vi sarà concesso di restare qui. In ogni caso dovrete guadagnarvi il vostro primo anno e dovrete scegliere come, ma non scoraggiatevi, per quelli di voi che entreranno nel secondo gli aspetta una vendetta coi fiocchi verso i primini futuri.- Si allontanò sotto l’applauso dei ventuenni famelici che si riavvicinarono amichevoli verso i miei coetanei e mi superò, per respirare aria meno grave.
-Tu quale hai scelto?- chiesi prima che sparisse, annebbiato da quelle confessioni e lui corrugò le sopracciglia incattivito, mordendosi il labbro inferiore.
-Sceglierò sempre di lottare per i miei ideali, qualsiasi costo comporti.- Scomparve dopo aver scosso il capo e mi lasciò da solo in corridoio. 




Angolo autrice:
So che dovrei concentrarmi sulle due ff in corso, ma l'ispirazione mi ha obbligato a scrivere e pubblicare il primo capitolo di questa nuova Long non troppo lunga. Il tema è delicato e tratta appunto della corruzione all'interno di un sistema di radici nobiliari e c'è una similitudine col dipinto 'La zattera della Medusa' sopracitata, che dovrà essere capita nei prossimi capitoli. 
Questa è una semplice introduzione all'intero contesto che chiara i ruoli di tutti all'interno nella storia.
Ho preso ispirazione dall'anime Vampire Knight per i nomi dei due corsi (Day e Night class per l'appunto), mentre per il torneo di lotta libera da Never Back Down, uno dei film che adoro, per il resto è puramente inventato da me senza l'intenzione di offendere nessuno. 
Pubblicherò i prossimi capitoli terminata He's enough strong e la porterò avanti insieme alla ff scritta a quattro mani. 
Grazie a chiunque leggerà o seguirà questo scritto e chi recensirà. 
Ren xx
  
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