Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: mrsSalvatore    02/11/2015    0 recensioni
Alison ha appena otto anni quando incontra Luke Hemmings, un ragazzino di un anno più grande di lei, antipatico e pieno di sé, con cui proprio non riesce ad andare d'accordo; e sebbene i due trascorrano di lì in avanti quasi tutte le giornate insieme, entrambi continueranno ad insistere sul fatto che non sono assolutamente, per niente, mai e poi mai nella vita, amici.
Ma se Alison, bambina viziata e strafottente, è sicura di questo, come mai per lei Luke e una semplice altalena in legno diventeranno le fondamenta della sua infanzia?
“La verità è che il mondo sarebbe migliore se tutti quanti almeno una volta al giorno andassero su un’altalena. Di sicuro sorriderebbero un po’ di più.”
Storia pubblicata anche su Wattpad
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Tesoro, non sei incinta nemmeno da un mese, è ovvio che non si vedano differenze.- Ashton le posa un bacio in fronte, prima di riprendere a preparare le valigie. Alison annuisce distratta: negli ultimi giorni non fa che guardarsi allo specchio, nella speranza di notare qualche cambiamento, ma il suo stomaco resta sempre piatto.
-Forse ci sono dei problemi.- mormora abbassandosi la maglietta per coprirsi la pancia. Si gira verso il letto, dove Ashton è indaffarato con pile di abiti. A mezzogiorno deve accompagnare sua madre e la sua futura suocera in aeroporto. La madre di Alison è rimasta lì solo per il weekend, sostenendo che deve assolutamente tornare a casa. Ha detto che non è mai stata per così tanto tempo lontana da Chloè, che ha appena un anno e mezzo, e che lei sentirà di sicuro la sua mancanza.
-Sai come è fatto tuo padre,- le ha detto –è già tanto se si è ricordato di darle da mangiare.-
Così riparte seguita dalla signora Irwin, e anche da Ashton, che deve andare in Massachuttes per un esame di medicina, e starà via per qualche giorno.
-Ti assicuro che è tutto nella norma.- replica il moro sorridendole. Le prende la mano e gliela carezza –Andrà tutto bene, non hai niente di cui preoccuparti.-
Alison abbassa gli occhi –Lo so, ma se non dovesse essere così?- Cerca di non darlo a vedere, ma il più delle volte ha una folle paura che qualcosa andrà storto, perché la vita che si sta costruendo è così precaria che le fa credere che cadrà in pezzi da un momento all’altro.
-Se preferisci che rimanga qui con te, dimmelo. Posso sempre posticipare l’esame.- soggiunge Ashton con voce premurosa.
Alison sorride lievemente e scuote la testa –Non voglio privarti della tua carriera. Tu vai pure, me la caverò.- mormora. Ashton le posa un bacio sulle labbra e le regala un altro sorriso.
-Sarò di ritorno tra meno di una settimana, te lo assicuro.- le promette. La ragazza annuisce: forse passare un po’ di tempo sola con se stessa l’aiuterà a venire a capo dei suoi problemi. O perlomeno lo spera.
 
                                                                                              ***
La cerimonia funebre termina nell’esatto momento in cui Luke si alza in piedi. Non c’è molta gente in chiesa, al funerale. Suo padre ha mandato un biglietto di condoglianze senza degnarsi di venire, e quindi è presente solo qualche amico che sebbene Luke non conosca, non fa che dargli pacche sulla spalla.
Quella mattina c’è un caldo infernale. E’ luglio inoltrato, ma Luke si è messo ugualmente un abito scuro. Lila è stata seduta di fianco a lui per tutta la cerimonia, ma non gli ha ancora rivolto alcun gesto di compassione, è forse è meglio così: Luke ha sempre odiato la pietà non richiesta.
Percorre la navata della chiesa a grandi passi, e quando è finalmente all’aria aperta è costretto ad appoggiarsi al muro, e a prendere qualche respiro profondo.
-Luke?!- chiama Lila, che senza averlo visto continua a camminare davanti a sé. Forse lui fa un respiro troppo rumoroso, perché lei si gira e gli lancia uno strano sguardo, mentre gli si avvicina.
-Stanno chiudendo la bara, non vuoi salutarla un’ultima volta?- gli domanda con voce dolce, e lui si scolla dal muro ed inizia a passeggiare per il parcheggio accanto alla chiesa.
-Luke, mi hai sentita?- lo richiama la ragazza, e lui si volta all’improvviso verso di lei.
-Non voglio vederla morta in una bara.- sbotta –L’ultimo ricordo che ho di lei è quello in cui è distesa in un letto d’ospedale, e già quello è orribile di suo. Questo non farebbe che peggiorare la situazione.-
Lila lo raggiunge a passi veloci –Mi dispiace, Luke.- afferma.
-Lo so.- mormora lui annuendo –Negli ultimi giorni chiunque non ha fatto altro che ripetermi che gli dispiaceva davvero tanto, ma a me non importa. Non mi importa di tutti voi e del vostro dispiacere, perché a Natale, o a Capodanno, o il giorno del mio o del suo compleanno, non sarete voi quelli che staranno male. E quindi lo so bene che ti dispiace, a te e a tutti gli altri, ma a me non importa.- si lecca le labbra secche e deglutisce piano, cercando di mandare giù tutta quell’amarezza.
-Non devi per forza tenerti tutto dentro, puoi sfogarti, io sono qui.- ripete Lila, questa volta con la voce più bassa. La ragazza sussulta sorpresa quando lui prorompe in una risata.
-Perdonami, ma in questo momento non ho bisogno di sfogarmi, ho bisogno di essere lasciato in pace.- esclama Luke.
-Bene!- Lila lo guarda negli occhi con sfida, arrabbiata e ferita dalle sue parole –Me ne vado, ma ricorda che sei stato tu a chiedermi di venire con te, oggi. Sono qui solo per quello.- per qualche attimo resta ferma sul posto, indecisa sul da farsi, mentre gli occhi le si riempiono di lacrime. Poi si volta e fa qualche passo, prima di essere richiamata dalla voce di lui.
-Sono un idiota.- mormora –Ho buttato via il poco tempo che le era rimasto. Non le sono stato accanto perché non mi ero reso conto della sua malattia. E forse è proprio questo che l’ha fatta peggiorare, avrà pensato che non aveva più nessun motivo per restare in vita.- Il biondo si prende la testa tra le mani e si inginocchia per terra, stanco e affranto.
La ragazza si volta di nuovo, e sospira vedendolo lì a terra –Non è colpa tua, se è quello che pensi. Queste cose non possono essere curate con l’affetto o con l’amore. Tua madre era malata, e niente avrebbe cambiato quella situazione. Non c’era niente che tu potessi fare, ma ora invece sì. Puoi cambiare tutto questo.- afferma. Gli porge una mano e dopo che lui l’ha afferrata lo aiuta ad alzarsi.
-Devi darti un contegno, perché sei ancora in tempo per dare un senso alla tua vita, ma io in questo non posso aiutarti. Devi farcela da solo, capito?- gli domanda. Luke annuisce con lo sguardo basso, mentre sente Lila abbandonare la sua mano.
-Devi farcela da solo.- gli ripete, prima di riprendere a camminare e questa volta lasciarlo solo davvero.
 
                                                                                              ***
-Okay, ciao, ti amo!-
-Poi ci sentiamo!-
-Va bene, ti amo.-
-Ciao, ti amo.-
-Ti amo anche io, ciao.- Alison si chiude la porta di casa alle spalle e sospira, sentendosi in colpa nel momento in cui comprende di essere finalmente libera. Per qualche giorno potrà svagarsi, guardare la televisione fino a tarda notte, mangiare pizza anche per colazione, potrà finalmente comportarsi da ventenne. Sorride allo specchio e afferra il telefono di casa, decidendo di ordinare cibo cinese per pranzo. Tutta quella situazione le piace: la cosa è vuota, silenziosa, finalmente libera da sua madre e la madre di Ashton che non hanno fatto altro che tormentarla il giorno prima.
Accende uno stereo e parte una canzone che ha già sentito un paio di volte, anche se ancora non ne conosce il titolo. Il ritmo le piace e si mette a ballare. Dimena i fianchi e scuote da una parte all’altra i ricci biondi, saltando in giro per le stanze di quella casa solitaria.
E’ in salotto che canta e che balla, quando suonano alla porta di casa. E’ costretta ad abbassare la musica e ad aprire al fattorino delle consegne del ristorante cinese. Le ha portato le ordinazioni, e tutto questo non fa che renderla ancora più felice.
Afferra le buste di carta col cibo e apre il suo portafogli per pagare il fattorino, quando si ferma con la mano a mezz’aria e il sorriso le muore sulle labbra.
-Signorina?- domanda il ragazzo. Alison si riscuote, e sorridendo nuovamente gli porge qualche banconota.
-Grazie ancora!- esclama chiudendo la porta quando questo se n’è andato. Appoggia la schiena alla porta chiusa e sbuffa infastidita quando apre di nuovo il portafogli e si trova davanti agli occhi un fogliettino azzurro sbiadito con scritto da Ali.
Era da un bel po’ di tempo che non lo vedeva più, essendosi perso tra vari documenti e scontrini nel suo borsellino, ed ora ritrovarsi a leggere quella scrittura infantile le crea un buco nello stomaco. Non ha più sentito Luke dalla volta in cui è partito per San Francisco, ma ovviamente ha pensato a lui ancora tante altre volte dopo. Ma durante il periodo tra la proposta di matrimonio e la scoperta della sua gravidanza quel capitolo della sua vita si era completamente chiuso.
Si siede sul divano tenendo in una mano il bigliettino ben stretto. Questo oramai è completamente consunto, ma non ha mai avuto il coraggio di gettarlo. Si domanda che fine abbia fatto Luke, se alla fine ha iniziato il college, se ha un lavoro, una vita. Queste banali domande la tormentano, ma ancora di più il pensiero che lui possa averla dimenticata, possa essere passato oltre ciò che sono stati e che si possa essere ricostruito una vita, proprio come ha fatto lei. Sa di essere egoista, ma ha sempre sperato di essere la sua esclusiva, e l’idea che lui frequenti altre donne la fa adirare in poco tempo.
Alison si lega i capelli in una coda di cavallo e sbuffa sonoramente. Si ritrova a chiedersi se tutta quella negatività influenzerà in qualche modo la crescita del suo bambino e decide di darsi una calmata. In fondo non può continuare a farsi influenzare da Luke ogni volta che le torna in mente.
Il suo cellulare emette uno squillo e lei lo afferra. Lo apre e legge un sms da parte di Ashton. Le dice che si è appena seduto al suo posto e che già gli manca. La ragazza sorride all’idea che qualcuno la ami a tal punto, e dopo avergli spedito una X si alza in piedi e si dirige a passo sicuro nella sua stanza. Getta alla rinfusa qualche abito in un borsone da viaggio, poi chiude la cerniera di quest’ultima e si avvia verso l’uscita. Sta facendo la pazzia più grande della sua vita, ne è più che consapevole, ma non può ad ogni modo evitarlo.
 
                                                                                              ***
Sono le undici e un quarto di sera, e nell’appartamento c’è un caldo pesante. Luke è seduto sul divano, la camicia sbottonata e il nodo della cravatta slacciato. Continua a bere da una bottiglia di birra che tiene in una mano, mentre l’altro braccio è poggiato malamente sul divano. Ha lo sguardo vacuo e perso da tutta la giornata, e non ha fatto altro che crogiolarsi nel suo dolore dal momento in cui è tornato nel suo appartamento. Non gli importa molto del discorso di Lila, e non fa che ripetersi che cambierà dal giorno successivo. Lei l’ha abbandonato lì, dopo avergli sputato quelle parole taglienti, e lui se ne è tornato a casa a piedi, col sudore che gli inondava i capelli, ed era arrivato addirittura a chiedersi se tutto quel caldo che gli bruciava la pelle fosse solamente una sua allucinazione.
Allunga la mano con la birra di poco davanti a sé, e con voce tetra mormora –All’estate più brutta della mia vita.- prima di bere un lungo sorso dalla bottiglia. Poi si mette a ridere da solo quando si rende conto di aver appena brindato con se stesso.
-Oh Hemmings,- biascica ad alta voce –quando sei diventato questo schifo?- scuote il capo un po’ di volte e sorride senza alcun motivo, prima di scoppiare a piangere. Piange senza interruzioni, singhiozzando come un bambino, mentre continua a ridere da solo, e più piange più gli viene da ridere, e più ride più gli viene da piangere.
Si passa una mano tra i capelli biondi madidi di sudore e sobbalza appena quando sente suonare alla porta. Tracanna un altro sorso di birra mentre cerca di trovare la forza di alzarsi, e intanto pensa che non gli importa di aprire, perché devono rispettare il suo dolore e lasciarlo in pace, ma lo sconosciuto continua a suonare il campanello e così lui si rassegna. Si mette in piedi con fatica e traballando arriva fino al bagno, e in sottofondo il campanello continua a suonare. Guarda il suo volto allo specchio per un attimo prima di gettarsi un po’ d’acqua addosso, giusto per essere un minimo presentabile.
Non è nemmeno messo così male, nota. Quella stessa mattina si è fatto la barba, e i capelli hanno ancora un traccia del gel che li teneva fermi sulla testa. I suoi occhi paiono ancora più azzurri e le sue guance sono talmente arrossate che non riesce a capire se la cosa sia dovuta all’alchool o al caldo opprimente che ha addosso da tutta la giornata.
Ancora una volta il campanello di casa lo riscuote dai suoi pensieri, e così torna in salotto, diretto verso la porta d’ingresso.
-Arrivo!- esclama, anche se nessuno può sentirlo. Sbuffa sonoramente e mentre farfuglia qualche insulto al disgraziato che suona a casa sua a quell’ora, apre il portone.
-Ciao.- mormora Alison, la voce dolce, e un lieve sorriso sulle labbra.
Per qualche attimo tutto si ferma, e Luke si ritrova a pensare a come l’alchool abbia un effetto così immediato su di lui. Poi incontra i suoi occhi, pieni di rammarico e così distanti, e la bottiglia di birra che inconsapevole reggeva ancora in mano gli cade a terra con un tonfo sordo, e si frantuma in tante piccole schegge taglienti, più o meno come il suo cuore.


 
Angolo autrice:

Tadaaaannnn!!!
Ciao a tutti!
Siete contenti? Alison e Luke finalmente nella stessa stanza!
Okay, allora, andiamo con ordine: 
Non ho la più pallida idea se in Massachussets si fanno degli esami di medicina, ma avevo bisogno di un pretesto per far partire Ashton, e questa è stata l'unica cosa che mi è venuta in mente, quindi spero non dia fastidio a qualcuno il fatto che me lo sia inventata.
Poi, mi sono resa conto che Alison non fa che sbuffare e sospirare, e so che nel primo capitolo ho scritto che è una cosa che fa spesso, ma nella mia mente Alison è una ragazza con le palle, ma penso di essere un po' andata fuori strada mano a mano che i capitoli avanzavano, e adesso ho paura che sia noiosa. Quindi se voi non siete d'accordo ditemelo, se siete d'accordo ditemelo, se avete qualche dritta da darmi per farla apparire meno noiosa ditemelo, insomma: sono ben accette ogni tipo di critiche, sappiatelo.
Bene, spero di avervi lasciato sorpresi col finale, e soprattuto spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Un bacio grande ad ognuno di voi,

-Sve

P.S. Non ho idea di come si scriva Alchool, se c'è qualche O di troppo oppure se la H non c'entra nulla. Quindi niente, se qualche buon'anima me lo dice, correggo il capitolo!
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: mrsSalvatore