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Autore: Shira    23/02/2009    2 recensioni
I pensieri di un servo della gleba durante il periodo Medievale. Il pensiero di chi si spacca la schiena su un campo e non gode dei frutti del suo lavoro.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sudore.

Fatica.

Il carro si incagliò, incapace di avanzare. Il terreno era troppo duro. E l’uomo non aveva più la forza di andare avanti.

Alrico si asciugò il sudore, portando lo sguardo verso il cielo, verso quel sole caldo che ustionava la pelle e rendeva il lavoro ancora più difficile. Un lavoro ingrato. Un lavoro i cui frutti non poteva godere. Perché lui non era nessuno, solo un contadino costretto a lavorare quella terra per vivere, quella terra che non gli apparteneva ma su cui gettava fatica e sudore. Quella terra i cui prodotti appartenevano al re, non a chi curava i semi fin dalla nascita, non a chi li faceva crescere, occupandosi di innaffiarli, di smuovere il terreno, di ripararli dalle intemperie. No, non a lui. Al re, a chi aveva tutto, non a chi non aveva niente.

Perché lui era solo un servo della gleba…

Servo…

Sospirò, cercando di smuovere il carro dal punto in cui si era incagliato.

Un rumore lo fece voltare, a quanto pareva il principe Filippo era tornato dalla sua passeggiata quotidiana.

La carrozza si stava dirigendo lentamente verso il castello, e dal finestrino era possibile vedere il bel viso dell’arrogante ragazzo.

Alrico emise un ringhio e sputò sdegnosamente per terra.

Se solo il mondo fosse stato giusto, se solo gli uomini avessero avuto un ruolo nella vita in base alle qualità morali. Se solo fosse stato così quel ragazzo non sarebbe mai stato un principe, sarebbe stato un servo, come lui. E avrebbe capito cosa significava spaccarsi la schiena tutto il girono per qualcosa che non ti appartiene.

Servo…

Alrico sputò nuovamente per terra e poi si rimise al lavoro, imprecando silenziosamente contro l’ingiustizia del mondo.

 

  
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